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I match dell’anno: la top 5 di Olimpiadi e Coppa Davis

Ripercorriamo gli incontri più significativi delle manifestazioni a squadre del 2016. Juan Martin del Potro protagonista assoluto

Last updated: 24/03/2017 12:23
By Gabriele Ferrara Published 30/12/2016
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17 Min Read


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3) Giochi Olimpici, SF: J.M. del Potro b. [3] R. Nadal 5-7 6-4 7-6(5)

Juan Martin del Potro è arrivato in semifinale dopo aver vinto quattro partite sofferte, mentre Rafa Nadal ha approfittato di un tabellone favorevole. A Rio fa caldo, il cemento ribolle ed aspetta i due campioni scendere in campo. Sarà battaglia vera, feroce, all’ultimo sangue. Lo spagnolo cerca con insistenza il rovescio di Palito col suo dritto mancino, facendolo poi muovere repentinamente verso destra. Ciò nonostante, del Potro all’inizio riesce a colpire spesso di dritto dalla parte sinistra, andando così avanti di un break, salvo poi farsi rimontare nel sesto game. Il rovescio di Rafa oggi è penetrante come nei giorni migliori, così come la sua difesa. Un dritto in diagonale dell’argentino che si spegne in rete consegna il primo set all’iberico, ma l’unseeded inizia a picchiare ancora più forte col suo colpo migliore, trovando diversi vincenti nell’angolo sinistro del suo avversario. Dopo aver centrato il break al terzo gioco ed averlo difeso fino alla fine, il verdetto della sfida viene rimandato al parziale decisivo.

La terza frazione di gioco è epica. Sul 2 pari DelPo si guadagna due break point, ma Nadal si salva alla grande – splendido il dritto lungolinea in controbalzo con cui annulla il primo. Del Potro continua a fare i buchi per terra col servizio e il dritto e, dopo un’accelerazione sensazionale con l’inside-out, centra il break e va a servire per il match sul 5-4. Qui il maiorchino gioca in maniera magistrale e, dopo essere salito 0-40 grazie ad un buon riflesso a rete, torna in parità grazie ad un passante di dritto fuori dal mondo colpito da oltre tre metri dietro la riga di fondocampo. Nadal è carico come una molla, il pubblico in delirio. La testa di serie numero 3 salva tre palle break nel gioco successivo (con almeno due brutti errori del sudamericano), ma del Potro non demorde: il match dovrà essere deciso dal tiebreak finale. Juan Martin spinge alla grande col dritto per salire 3-0 e poi 5-4 con due servizi a disposizione. Un ace esterno gli regala due match point, ma sul primo Rafa si salva col passante di rovescio dopo uno scontro ravvicinato a rete. Sul 6-5, tuttavia, lo spagnolo mette in corridoio un dritto inside-out tutt’altro che impossibile. Del Potro cade a terra. Dopo tre operazioni chirurgiche al polso sinistro nel giro di poco più di un anno, è in finale al torneo olimpico. Il giorno dopo perderà, ma il meglio deve ancora venire.

4) Giochi Olimpici, R64: J.M. del Potro b. [1] N. Djokovic 7-6(4) 7-6(2)

Quando Juan Martin del Potro ha visto il sorteggio del tabellone di singolare del torneo olimpico, ha ammesso di aver pensato che sarebbe tornato a casa dopo pochi giorni, visto che al primo turno avrebbe dovuto affrontare Novak Djokovic, reduce dalla sconfitta prematura a Wimbledon, ma anche dalla vittoria in quel di Toronto. Del Potro nelle settimane precedenti ha avuto la possibilità di allenarsi con continuità ed intensità ed in campo e, infatti, è agile e reattivo come ai bei tempi. Dopo che il serbo riesce a salvarsi nel primo gioco, sul 4 pari annulla un altro break point con un bel passante di rovescio. L’argentino serve alla grande, spinge col dritto come nei giorni migliori e viene spesso a rete a chiudere il punto. Si arriva al jeu decisif, dove il sudamericano attacca bene col rovescio in diagonale per il 5-2, trovando poi due accelerazioni spaventose col dritto lungolinea che gli consentono di archiviare il parziale d’apertura.

Del Potro adesso è sempre più in fiducia, ma Nole risponde colpo su colpo (meraviglioso lo scambio che vince nel secondo game sul 15-0 per lui, coprendo alla grande la rete e conquistando il punto con un pregevole lob al volo). Il fuoriclasse di Belgrado è un guerriero indomito e si salva in più occasioni – bravissimo soprattutto nel sesto e nel decimo gioco – difendendosi alla grandissima dalle accelerazioni dell’avversario e servendo molto bene nei momenti importanti. Si giunge nuovamente al tiebreak, dove il numero uno del mondo attacca troppo verso il dritto di Palito, il quale piazza due passanti in corsa con lo stesso e vola 5-0, chiudendo poi al nono punto dopo la benedizione del nastro. Dopo l’abbraccio finale, entrambi piangono, seppur per ragioni diverse. Da quel momento Djokovic perderà sempre più fiducia, mentre il sogno di del Potro è soltanto all’inizio. D’altronde, quando era solamente un bambino alto e magro, il suo primo allenatore, Marcelo ” El Negro” Gomez, gli disse di sognare e, se l’avesse fatto, che avrebbe potuto realizzare qualsiasi cosa avesse desiderato. Dopo quattro operazioni chirurgiche, la storia è ben lontana dall’essere giunta al capolinea.

5) Coppa Davis, R1: A. Murray b. K. Nishikori 7-5 7-6(6) 3-6 4-6 6-3

Andy Murray e Kei Nishikori entrano in campo a Birmingham con sensazioni ed aspirazioni diverse: il primo deve regalare alla sua nazione la terza qualificazione consecutiva ai quarti di finale della Coppa Davis senza ricorrere al quinto match, mentre il secondo vuole fare in modo che lo stesso venga giocato. Le gambe del samurai di Shimane girano come nei giorni più felici, ma Andy si difende egregiamente e cerca di non subire troppo l’aggressività dell’avversario evitando di perdere terreno. Nishikori cerca di incidere col dritto lungolinea e con la risposta, ma lo scozzese in difesa è irreale e, dopo un rovescio in rete del rivale, conquista il primo set 7-5. Nel secondo Kei parte forte e va avanti 2-0, ma Murray entra molto bene con la risposta sulla seconda di servizio del nipponico. Si va avanti fino al 6 pari (bravo il giapponese a salvare due set point sul 5-6), dove il britannico – dopo essersi fatto rimontare dal 4 a 0 in suo favore – ha la meglio solamente al quattordicesimo punto, approfittando di un errore di rovescio dell’ospite, reo di non aver chiuso a rete un’ottima accelerazione col dritto lungolinea.

Nishikori non cede di un millimetro e continua ad imporre il suo ritmo asfissiante, venendo anche a rete per raccogliere diversi punti. Murray, sotto 4-3, ha un piccolo passaggio a vuoto e commette un doppio fallo e un gratuito di rovescio che gli costano il terzo set. All’inizio del quarto il giapponese deve sudare le proverbiali sette camicie per tenere i suoi primi due turni di battuta, ma, scampato il pericolo, strappa il servizio per due volte consecutive al rivale, il quale ormai è sempre più vittima dell’aggressività del nipponico. Quest’ultimo, nonostante ceda uno dei due break, allunga così la sfida fino alla frazione di gioco decisiva. Ora il servizio non ha più alcuna rilevanza, come dimostrano i quattro break nei primi cinque giochi del parziale. Murray adesso ritorna a giocare in maniera propositiva, aggredendo la seconda di servizio dell’avversario ed attaccandolo soprattutto sull’angolo sinistro dopo essersi aperto il campo dall’altra parte. Andy opera il sorpasso decisivo sul 4-2, salvandosi poi nel game seguente, che si rivelerà essere quello decisivo. Kei ci prova fino alla fine, lo scozzese sembra aver esaurito la benzina, ma con una difesa prodigiosa si procura tre match point sul 5-3 40-0. Dopo aver subito una risposta vincente, Murray conquista il match grazie ad un errore di rovescio dell’avversario, costretto a capitolare dopo 4 ore e 54 minuti di battaglia memorabile.

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