ATP Sydney: Lorenzi passa, Fognini perde e s'arrabbia

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ATP Sydney: Lorenzi passa, Fognini perde e s’arrabbia

Giornata in chiaroscuro per gli azzurri. Fognini cede a Kohlschreiber e al nervosismo, Lorenzi resiste a Mayer. Ma da Sidney non è tutto

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Seconda giornata di torneo ufficiale a Sydney, con non molto pubblico ma finalmente qualche match di punta. La giornata ha visto l’esordio dei portacolori italiani, che han giocato gli ultimi due incontri maschili in programma. Verso le 16:30 australiane ha fatto il suo ingresso in campo Paolo Lorenzi, opposto a Florian Mayer. Entrambi reduci da un ottimo 2016 (di Lorenzi sappiamo, Mayer è rientrato nei top50 dopo una lunga degenza che pareva a tratti definitiva, imponendosi ad Halle), i due han mostrato in campo, come ci si aspettava, un confronto di stili fra la coriacea regolarità del senese e l’imprevedibile eresia stilistica del tedesco.

Il primo set va a Lorenzi, che si impone al tiebreak dopo un parziale in cui nessuno ha davvero mai rischiato al servizio, e si aggiudica anche un coinvolgente scambio concluso con un passante incrociato alla cieca dopo aver rincorso un lob. Nel secondo set Mayer comincia a usare qualche serve and volley, e soprattutto incrementa l’efficacia del suo mortifero e atipico back di rovescio a due mani, con cui maschera anche molto bene delle sopraffine palle corte con drop a uscire che anche un corridore come Lorenzi fatica a raggiungere. Nei primi due giochi girandola di break, ma il tedesco trova l’allungo decisivo al settimo game e porta il match al set decisivo. Nel terzo parziale si procede spediti come nel primo, nessuna palla break e solo due game ai vantaggi per un quasi scontato epilogo al tiebreak, dove un minibreak provvidenziale al decimo punto manda Lorenzi a match point. Il secondo sul proprio servizio è quello buono e il senese passa al secondo turno con il punteggio di 7-6 4-6 7-6 dopo 2h35’ di gioco.

Il match più interessante si è svolto nella serata Australiana, ultimo sul centrale, con il nostro Fognini opposto alla prima testa di serie ad entrare in gioco (e unica di oggi), il numero 5 del tabellone Kohlschreiber. Parte bene il nostro portacolori che al primo game in risposta ottiene il break. Favore reso poi nel quarto con il tedesco che si riporta in parità. Nel sesto gioco Fognini si innervosisce per due chiamate del giudice di linea che gli contesta dei falli di piede, il secondo dei quali gli costa un doppio fallo. Ci sono anche un challenge fortunato per Kohlschreiber e uno errato dal ligure, ma alla fine Fognini tiene il servizio a 30, e nel gioco successivo è il suo avversario a commettere un doppio fallo e due non forzati con il dritto incrociato che portano Fognini a palla break, annullata con un vincente di rovescio. Anche nel turno successivo al servizio Fabio commette un fallo di piede e deve annullare una palla break, missione compiuta con una buona prima. Nel fatidico decimo game però, “Kohli” sale di ritmo, trova una riga col dritto e sul set point indovina una fulminea risposta di rovescio aggiudicandosi il primo parziale, nel quale entrambi han servito appena il 50% circa di prime.

 

Il secondo set comincia senza troppi scossoni, nel quarto game Fognini sul 40-0 diverte il pochissimo pubblico con un tweener frontale da fondo campo, alla Monfils, perde il punto ma vince poi il game. Nel gioco successivo ci sono due palle break per l’azzurro, sulla seconda un dritto anomalo finisce in corridoio con susseguente lancio della racchetta da parte di Fognini, ripetuto una seconda volta nel punto successivo e accompagnato da un “so lucky” rivolto al tedesco. Al terzo tentativo di rottura della racchetta arriva un warning. Quando Fognini si comporta così è segnale piuttosto chiaro che con la testa sta uscendo dal match. Interviene il fisioterapista per un MTO, tutto pare ok ma nel primo punto del settimo game Fognini scivola pesantemente, preso in controtempo, cadendo sul fianco sinistro. Nel primo punto del nono game va in scena una discussione con l’arbitro, reo secondo Fognini di aver corretto troppo tardi la chiamata out del giudice di linea. Il successivo falco chiamato dal ligure conferma la chiamata arbitrale e per il nostro giunge anche un penalty point per un commento non ortodosso. L’epilogo è a quel punto prevedibile, con un Fognini irrequieto e Kohlschreiber che intelligentemente attende da fondo l’errore dell’azzurro. Tre non forzati consecutivi da 30-15 consegnano il match al tedesco con un duplice 6-4.

Cinque sono gli australiani in tabellone, nessuno ci è arrivato in maniera tradizionale: 3 wild card e due qualificati. Sono quest’ultimi ad aver giocato oggi. Il primo è stato Matthew Barton, che ha giocato sul centrale come primo incontro alle 12 locali. Il numero 198 ATP si è guadagnato gli onori della cronaca sconfiggendo il più quotato Edmund con un doppio tiebreak, anche se nel secondo è stato aiutato da due doppi falli sanguinolenti del britannico, uno fondamentale sul 4-3 con minibreak di vantaggio. Come indica il punteggio la partita è stata dominata dal servizio con la miseria di quattro palle break in tutto il match, nessuna convertita, anche se l’unica per Edmund, nel secondo set, era al contempo un set point. Di Chris O’connell avevamo già accennato ieri, dopo la sua vittoria nell’ultimo turno contro Lopez-Perez. A 22 anni si è guadagnato il suo primo incontro in un tabellone ATP, e non gli è andata nemmeno male perché ha trovato un altro qualificato, Gastao Elias. Fra i due ci sono comunque 150 piazze di divario in classifica, ma è un’occasione d’oro per andare a giocare il prossimo match sul centrale, dato che sarà contro la testa di serie numero uno Thiem. L’asutraliano se l’è giocata senza timori ed è andato a un passo dal sogno. Ha vinto il primo set al tiebreak e poi è salito 4-1 nel secondo, ma lì si è spenta la luce e Elias ha infilato un parziale di cinque giochi consecutivi, e di 11-1 in totale, che gli han dato l’incontro. O’connell può anche recriminare per due palle break non sfruttate sul 4-3 del secondo set che lo avrebbero mandato a servire per l’incontro. Brutte notizie dunque per il One hand backhand appreciation corner, che in questo torneo punta tutto sul numero un Thiem. Per chiudere coi risultati, su un campo laterale completamente disertato dal pubblico, Evans si è imposto su Monteiro col punteggio di 6-3 4-6 6-3. Fin qua, quello che anche voi potete vedere in tv o sul livescore.

Per l’angolo degli scoop, purtroppo la pacchia e finita e il direttore dei media ha limitato le scorribande dei giornalisti alla sola zona ufficiale per le conferenze stampa. Non è più possibile importunare i giocatori nei loro momenti di relax. Forse non lo è mai stato a essere sinceri. Si incrociano ancora nei vialoni principali, quando vanno ad allenarsi e a  firmare autografi, e ti accorgi una volta di più come tutti, uomini e donne, siano molto più grossi e prestanti di quanto paiono in tv. Fra le poche eccezioni la Kerber, la Kasatkina che sarà sua avversaria al secondo turno (ma ha 19 anni e può ancora costruirsi fisicamente) e Maria Sakkari, che ha sfidato oggi la Vinci ma non vi dico come è finita così sarete costretti a cliccare qui.

L’atmosfera del torneo è data anche e soprattutto dallo sciame di lavoratori che si muove dietro le quinte. Più ancora che dal pubblico, un po’ scarsino finora. Per cui ecco a voi Ivan Comis, francese che si occupa di grafica ed è felicissimo di mostrarmi ogni dettaglio del suo lavoro. Lui e Taylor viaggiano 6 mesi l’anno seguendo il circuito Wta un po’ ovunque, mentre mi parlano incrociano una ragazza che si occupa di interviste alle giocatrici e cercano di ricordare se si son visti a Stoccarda o Madrid. Segue la produzione per Tennis Australia, ogni singolo output ricevuto dal giudice di sedia quando pigia il suo touchpad viene raccolto e convogliato in statistiche, che ogni tanto appaiono sugli schermi quando Ivan clicca un pulsante sul suo pc. È fra i responsabili di molto di ciò che vediamo e diamo per scontato sui nostri schermi, e può controllarlo (quasi) a piacere. La persona giusta da conoscere se si vuole fare una proposta di matrimonio a sorpresa coi fiocchi alla propria metà.

Vorrei tanto mostrarvi delle foto dei container dove son montate le sale di regia, grafica live e produzione. Ma per fare una foto occorre mandare un’email a una persona che non è nemmeno a Sydney al momento, e Ivan stesso dice che solo in Australia sono così fiscali. Per cui dovrete accontentarvi del suo ritratto sottostante.

Foto 2

Era giusto lasciare per ultima la notizia più importante. Due settimane fa ha annunciato il suo ritiro dal singolare Edouard Roger-Vasselin, l’eroe della scuderia Bagel, noto a chi ha seguito la rubrica. Ho cercato un segno della sua presenza, un’apparizione come quella dei maestri Jedi a Luke alla fine del sesto episodio. E finalmente si è manifestato, grazie a questo spettatore australiano che in mezzo a miriadi di cappellini con marchio RF, mostrava fiero il suo berretto griffato dal diversamente Roger, l’impareggiabile RV. Notare come anche lo stile e la grazia del font siano proporzionali all’aura espressa dai due Roger. Grazie mille teenager sydneyano, mi hai risolto la giornata. Anche perché non mi hai chiesto di mandarti una mail per fotografarti.

Foto 1

Risultati:

[Q] M. Barton b. K. Edmund 7-6(3) 7-6(5)
D. Evans b. [Q] T. Monteiro 6-3 4-6 6-3
[Q] G. Elias b. [Q] C. O’Connell 6-7(3) 6-4 6-1
P. Lorenzi b. F. Mayer 7-6(4) 4-6 7-6(5)
[5] P. Kohlschreiber b. F. Fognini 6-4 6-4

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Roland Garros: Djokovic diesel batte Khachanov alla distanza, è semifinale

Per la dodicesima volta in carriera, Novak Djokovic raggiunge almeno la semifinale a Parigi. Il russo vince il primo set ma cala d’intensità. Si attende Alcaraz-Tsitsipas

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Novak Djokovic – Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

[3] N. Djokovic b. [11] K. Khachanov 4-6 7-6(0) 6-2 6-4

Novak Djokovic ha dovuto cedere un set prima di iniziare la sua partita e vincere, 4-6 7-6 6-2 6-4 contro Karen Khachanov, conquistando la semifinale del Roland Garros.

 

Kachanov conclude così uno dei periodi migliori della sua carriera. Anche oggi la partenza del russo è stata ottima, sicuro delle sue scelte e in netto comando con il dritto, accompagnato da un servizio nettamente superiore a quello di Djokovic che sembrava alla ricerche di iniziative ma senza trovarle. Troppo distante in risposta e fuori ritmo con il rovescio, il serbo che ha dovuto aspettare di concludere il secondo set per ritrovare la sicurezza nei colpi che ci ha abituati a vedere. L’equilibrio del secondo set infatti, poteva far pensare di arrivare anche fino al quinto set. Ma il russo ha iniziato a perdere la benzina (forse non ce n’era più abbastanza per un avversario come il serbo) proprio nel momento in cui Djokovic stava decidendo che avrebbe vinto la partita, come sempre, ad ogni costo. E con un tiebreak a senso unico, dove il serbo ha portato a casa tutti i punti, ha messo fine alla partita di Khachanov. Tanti applausi lo stesso per il russo che tornerà in top 10 (non succedeva dall’ottobre del 2019) dopo aver dimostrato che la stoffa per essere un giocatore da seconda settimana in uno Slam c’è e non si è trattato di un singolo episodio. Non possiamo dire che sia stata una partita eseguita alla perfezione quella di Djokovic, che però, può concedersi il lusso di non pensarci. Perché quel che conta davvero adesso è che Novak Djokovic giocherà la sua 45esima semifinale in un torneo del Grande Slam, nonché 12esima semifinale del Roland Garros dove aspetterà il vincente tra Alcaraz e Tsitsipas.

Primo set: un solido Khachanov si dimostra superiore al servizio e comanda il gioco su un falloso e poco fantasioso Djokovic

Già dai primi game entrambi si mostrano solidi al servizio: comandano gli scambi e lasciano poche chance all’avversario. Nel quinto game, però, ecco arrivare le prime difficoltà sul turno di battuta del serbo. Khachanov riesce a spingere molto con il dritto, costringendo Djokovic a giocare dietro la linea del campo. Grazie a questo, insieme anche a un doppio fallo di Nole, il russo conquista due palle break consecutive, che però il 22 volte campione Slam annulla con un dritto all’incrocio delle righe, venendo fuori da vincitore dopo uno scambio estenuante. Il numero 3 del mondo non sfrutta un’occasione per fare suo il game e, dopo altre due palle break annullate (di cui una non concretizzata da Khachanov che sbaglia uno smash sopra la rete), alla quinta occasione strappa il servizio all’avversario dopo uno sventaglio di dritto impressionante. Quest’ultimo conferma il break nel game successivo e si rende pericoloso anche nel settimo gioco, ma Djokovic è bravo a gestire la pressione e si porta sul 3-4. Il russo grazie al servizio allunga sul 5-3, e proprio nel nono gioco si guadagna 2 set point, che però Nole è bravo ad annullare grazie a un rovescio vincente e a un servizio sulla “t”. Nel game successivo non trema il braccio di Karen che, grazie a 3 errori del serbo e una buona prima di servizio, conquista il primo set per 6 giochi a 4.

Secondo set: equilibrio per tutto il set, ma il tie-break è un assolo di Djokovic

L’inizio del secondo parziale si mostra molto simile al primo: entrambi tengono il servizio piuttosto agevolmente, anche se Djokovic fatica a essere incisivo. Nel quarto gioco il russo è costretto ai vantaggi dopo un game in cui ha giocato poche prime; riesce comunque a riagganciare il serbo sul 2-2, giocando una smorzata che lascia fermo il numero 3 al mondo. Nel quinto gioco è Nole a dover faticare, ma con un vincente di dritto e un errore in risposta di Khachanov si porta avanti 3-2. I 4 giochi successivi vengono tenuti bene dai giocatori al servizio, che incrementano la percentuale di prime in campo e difficilmente fanno partire lo scambio. Nel decimo game il 27enne di Mosca, con freddezza, si porta a casa il gioco ai vantaggi senza aver bisogno di annullare set point. Djokovic vola facile sul 6-5, e di nuovo il numero 11 al mondo ha bisogno dei vantaggi per riuscire ad agganciare il serbo. È tie-break quindi sul Philippe-Chatrier. Nole parte fortissimo: strappa due servizi all’avversario con una palla corta sublime e un dritto vincente, tiene i suoi due turni di servizio e di nuovo guadagna un mini-break con un rovescio lungolinea. Sul 6-0 chiude in bellezza il set con palla corta e volee, lasciando a bocca asciutta il russo.

Terzo set: Khachanov diminuisce l’intensità, Djokovic gioca di esperienza

Carico del set appena conquistato, Djokovic parte subito forte nel terzo parziale. Costringe Khachanov ai vantaggi e, dopo due palle break (le prime conquistate dal serbo) annullate bene dal numero 11 al mondo, alla terza occasione strappa il servizio all’avversario grazie a una palla corta aiutata dal nastro. Il 36enne di Belgrado conferma con sicurezza il break, e nel terzo gioco impensierisce Khachanov costringendolo ai vantaggi. Il russo, però, grazie a un dritto in corsa lungolinea spaventoso e un nastro fortunato rimane ancora in corsa: 2-1 per Djokovic. Il 3-1 arriva in poco più di 2 minuti, e il quinto gioco racconta la stessa storia: Khachanov lo tiene a 0 con ben 2 ace consecutivi. Sul 4-2 il russo appare decisamente sottotono e Djokovic ne approfitta. Il numero 11 al mondo gioca ormai 2 metri dietro la linea del campo, e il serbo non si fa scappare l’occasione: guadagna 2 palle break consecutive e, alla prima, concretizza il break. Il game successivo è una pura formalità per il serbo, che con esperienza si porta a casa il secondo parziale per 6 giochi a 2.

Quarto set: Khachanov prova a tirare fuori le ultime cartucce ma ormai Djokovic è entrato in modalità vittoria

Già nel primo gioco Khachanov si trova in difficoltà: rimonta da 0-30 sul suo servizio e, grazie a due dritti fulminanti, parte in vantaggio nel quarto set. Djokovic, dopo aver tenuto facilmente il servizio, nel terzo game mette pressione in risposta e riesce a breakkare l’avversario. Il russo cerca la reazione e si carica spingendo bene con il dritto. Il serbo arriva ancora tardi di rovescio e commette un brutto errore che gli costa una palla break a favore del russo che non ne aveva più viste dai tempi del primo set. Djokovic cancella questo brutto momento tenendo e dominando perfettamente lo scambio con l’angolo stretto di dritto. Due doppi falli non consecutivi incatenano Djokovic ai vantaggi di questo quarto game, Khachanov non sfrutta questi momenti preziosi. Il serbo sbaglia ancora, questa volta una volée facile sotto rete, ma alla fine chiude il quarto game dopo aver cancellato due palle del contro-break e allunga la distanza 3 giochi a 1. Il russo dimostra di essere ancora dentro questa partita con tutto sé stesso. Lascia per strada un solo 15 per colpa di un doppio fallo ma chiude in maniera impeccabile un ottimo game: 3-2 Djokovic. Sui turni di servizio del serbo però, Khachanov non legge più le traiettorie, le sue risposte sono troppo deboli. Lo sconforto del sesto game che vede Djokovic avanti 4-2, fa iniziare male il russo che va subito sotto 0-30 sul suo turno di servizio. Un altro errore di dritto di Kachanov concede due palle break al serbo che potrebbe vedersi già negli spogliatoi. Ma il russo tira fuori il braccio di ferro e cancella tutto grazie al servizio perfetto che gli spiana la strada verso l’ultima speranza: 4-3. La tenacia precedente di Khachanov viene subito ripagata dal passaggio a vuoto di Djokovic (forse si era già visto sotto la doccia) e con un doppio fallo rimette il russo in parità: 4 giochi pari.  Ma l’amnesia del serbo dura poco; nel giro di un minuto Djokovic recupera il vantaggio lasciando il russo a 0 sul suo turno di servizio e si prepara a servire per il match avanti 5-4. Kachanov non ci crede più e lo sprint finale del serbo lo lascia ancora a 0. Djokovic vince 6-4 ed è in semifinale al Roland Garros per la 12esima volta.

Con la collaborazione di Andrea Binotto

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Roland Garros: Sascha Zverev dal crac ai quarti. L’anno travagliato (con lieto fine) dell’ex predestinato

Battendo Dimitrov il ventiseienne tedesco si è assicurato un posto nei quarti dello Slam parigino contro Etcheverry. Dal tremendo infortunio alla caviglia sono passati poco più di dodici mesi

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Alexander Zverev – Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

Conciso. Focalizzato, direbbero adesso quelli molto addentro a un certo tipo di questioni. Sascha Zverev concede poco ai giornalisti stranieri nella conferenza stampa seguita al successo negli ottavi del Roland Garros contro Grigor Dimitrov. Quasi nulla, in realtà; tre risposte secche, un osso scarnificato che sa di fretta, perché di altro tempo da perdere ce n’è poco, in fondo all’annus horribilis durante il quale la sua mente dev’essere stata attraversata dai propositi più funesti. “Perché ti sei messo a provare il servizio alla fine del match?“, gli chiedono. “Perché sul 3-0 nel terzo mi sono deconcentrato, ho perso consistenza, mi sono inconsciamente convinto di aver già vinto e il servizio è andato un po’ a spasso. Volevo ritrovarlo, recuperare la confidenza con il movimento prima di andarmene a letto“. Una risposta apparentemente di circostanza e che invece dice tutto: il giovane, o forse ex giovane Sascha non può permettersi di buttare altre chance nel vortice della distrazione o, peggio, dell’autocompiacimento.

Oggi sono un anno e tre giorni da quel nefasto tardo pomeriggio di venerdì tre giugno 2022, campo Philippe Chatrier, tetto chiuso; fuori, diluvia. Dentro, sauna non richiesta. Zverev affronta Rafa Nadal, il presidentissimo della Repubblica della terra battuta, il notabile più in vista del Fauburg Saint-Germain declinato al rosso. Ma parte deciso; deciso a non sperperare l’inaspettato vantaggio delle condizioni indoor e, soprattutto, a non farsi irretire dalla trama delle leggendarie chele avversarie. Sascha prende e tira, mette i piedi in campo, accelera con il rovescio e insomma, anche se si stenta a crederlo, Rafacito annaspa, rema, si contraria. Come sempre, da sempre, avviene quando qualcuno abbia l’ardire di prevaricarlo, e specie a casa propria, Nadal mette in campo l’estrema difesa, rappresentata non tanto da uno dei suoi leggendari colpi, ma dalla trasposizione sul rettangolo dell’immagine di sé stesso che il ragazzo dall’altra parte della rete si è costruito nella mente guardandolo giocare per anni davanti alla tv. Senza apparenti spiegazioni plausibili, in coda a un set dominato sul piano del gioco, Zverev si trova inspiegabilmente a fronteggiare tre set point, ma li annulla con altrettanti vincenti. L’inerzia è forse ancora dalla sua parte, ma, come ha scritto il nostro Vanni Gibertini nella cronaca originale dell’evento, “il tie break della prima frazione è di quelli destinati a farsi ricordare a lungo“. Sascha scappa a martellate sul 6-2, ma contro Rafa un conto è avvantaggiarsi, un altro convertire. Come finì lo sapete tutti.

Eppure, presa una legnata che avrebbe abbattuto un bisonte, in fondo a 91 minuti di un set dominato eppure concluso con un pugno di mosche in mano, il ragazzo di Amburgo si rialza, va avanti 5-3 nel secondo, mentre Rafa litiga con il servizio, ma si fa di nuovo recuperare: 6-5 per lui, 40-30 per la leggenda, che lo attacca sul dritto, a un passo da un nuovo tie-break, e sono già passate tre ore, c’è odore di record di durata. Zverev corre sulla propria destra, prova a tirare un passante complicatissimo, mette male il piede. Urla, disperazione, sanitari in campo, Nadal che lo fissa in piedi, da un metro, con un’espressione sinceramente terrorizzata disegnata in volto. Torneo finito, la carriera chissà. Fino a un istante prima che la sciagura si materializzasse, Zverev era ancora in lizza per diventare il nuovo numero uno del mondo, risultato che i più avevano predetto sin da quando, ragazzino, egli aveva dominato l’importante Challenger di Heilbronn massacrando vecchie lenze del settore come Zeballos, Struff e Guido Pella. Pochi giorni dopo il crack arriverà la conferma: intervento chirurgico in Germania, “riuscito perfettamente”, ma i tre legamenti laterali della caviglia destra sono strappati.

 

Non so quando ritornerò“, il prevedibile commento a caldo, e nessuno, del resto, vista la situazione, si aspettava vaticini di sorta. Un tentativo per lo US Open, ma le complicazioni, dietro a un infortunio tanto serio, sono dietro l’angolo: “Immaginavo di essere pronto per New York – ha in seguito dichiarato Sascha – ma si è presentato un edema osseo, altri tre mesi di stop. Ho pensato di non poter tornare più quello di prima. Forse ho accelerato troppo per volontà di rientrare presto, e allora mi sono detto di staccare, ho fatto le valigie e sono andato in vacanza“. Meglio tornare al lavoro con calma, approcciando pratiche più soft. L’attrezzo del mestiere rimesso in borsa per l’esibizione araba alla Diriyah Tennis Cup e una pesante sconfitta contro Medvedev, poi la vittoria dell’auspicabile rinascita, nella World Tennis League di Dubai contro Novak Djokovic. Un brodino, sì, ma quando si è digiunato a lungo non c’è nulla di più rincuorante.

Gli alti e bassi erano in preventivo, anche se retrocedere di un passettino quando con enormi fatiche se n’era appena fatto uno avanti è complicato da accettare. Inizio d’anno e United Cup, pesante rovescio al cospetto di Jiri Lehecka: “Il mio tennis è molto lontano da dove vorrei che fosse“, dichiara Sascha, il cui orizzonte è di nuovo incupito da nuvole cariche di cattivi pensieri. “Per l’Australian Open non ho nessuna aspettativa“. E in effetti l’inverno si complica: sconfitte al secondo turno a Melbourne contro Michael Mmoh e a Rotterdam contro Tallon Griekspoor; un paio di buone prestazioni, con la semifinale colta a Dubai e un terzo turno a Indian Wells ceduto in volata a Daniil Medvedev, che si rivelerà il crash test primaverile utile a provare i miglioramenti sulla strada del ritorno ai vertici. Un buco clamoroso a Miami, umiliato da Taro Daniel e il cauto approccio alla stagione sul mattone tritato. In mezzo, l’assoluzione per insufficienza di prove dalle accuse di violenza domestica rivoltegli dall’ex fidanzata Olya Sharypova.

Eccezion fatta per il tonfo al primo turno del torneo casalingo di Monaco di Baviera – “fatico a reggere la pressione quando gioco in Germania“, dirà – la stagione sulla terra rossa restituisce piano piano al pubblico una versione credibile di Zverev. La sconfitta a Montecarlo condita da abbondante contorno di polemiche al tie-break del terzo set contro Daniil Medvedev è la prestazione più convincente degli ultimi mesi, e se Carlitos Alcaraz, che gli lascia appena tre game in quarto turno a Madrid insieme a ulteriori dubbi sulla permanenza in vita del suo dritto, è al momento una spanna sopra le possibilità di pressocché chiunque, e un altro ko a Roma contro il futuro campione Daniil Medvedev l’avrebbe volentieri evitato, la sensazione è che Sascha, il ragazzo rientrato in campo sulla sedia a rotelle per salutare Nadal e il pubblico lo scorso, maledetto tre di giugno, sia di nuovo un giocatore di tennis. L’uscita dalla top 20 ATP dopo sei anni di continuativa permanenza è solo il risultato di un calcolo del computer.

Domani affronterà il sorprendente argentino Etcheverry per un posto nella semifinale del Roland Garros. Ad attenderlo ci sarebbe uno dei due vichingi da clay, Casper Ruud oppure Holger Rune. Il risultato, già adesso, a poco più di un anno dal rovinoso infortunio, pare eccezionale. “Ti chiamano leone – la bizzarra domanda di un giornalista nella conferenza di ieri – ti sei mai chiesto perché?“. “Non saprei – la risposta -, forse perché i leoni dormono diciotto ore al giorno e per le restanti sei mangiano o fanno sesso? Mi sta anche bene!“. Probabilmente non sono le uniche caratteristiche che accomunano Sascha nostro al Re della foresta.

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ATP

ATP ‘s-Hertogenbosch: wild card a Jannik Sinner

Il giocatore altoatesino inserisce un terzo torneo su erba nella sua programmazione. Sarà al via in Olanda la prossima settimana

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Jannik Sinner - Wimbledon 2022 (Twitter - @Wimbledon)
Jannik Sinner - Wimbledon 2022 (Twitter - @Wimbledon)

Jannik Sinner aggiunge un torneo al programma della sua stagione su erba. Il giocatore italiano ha infatti ottenuto una wild card dall’ATP 250 di ‘s-Hertogenbosch, torneo in Olanda al via la prossima settimana, come reso ufficiale dallo stesso Libema Open tramite i canali social. Jannik, che è stato eliminato al secondo turno del Roland Garros, eviterà quindi di stare fermo a lungo, inserendo un torneo che può essere utile sia in ottica Race che in ottica ranking (non ha punti da difendere nella stagione su erba). Nell’entry list del Libema Open sono iscritti altri due top ten: Daniil Medvedev e Felix Auger-Aliassime. Dopo la tappa in Olanda, salvo variazioni, Sinner sarà impegnato in Germania nell’ATP 500 di Halle e ovviamente a Wimbledon.

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