Polemica Bahamonde: italiano per contratto, ma tifa Argentina

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Polemica Bahamonde: italiano per contratto, ma tifa Argentina

Il ventenne di origine argentina è da due anni sotto contratto con la FIT, che lo sovvenziona in cambio della sua naturalizzazione italiana. Durante l’ultimo tie di Davis non ha però nascosto la sua preferenza

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Di tanto in tanto la questione degli oriundi tiene banco persino in uno sport estremamente individuale come il tennis. Non di rado capita infatti che qualche tennista, specialmente se molto giovane, cambi nazionalità per ottenere dalla federazione adottiva un vantaggio di qualche tipo (strutture per allenarsi, sovvenzionamenti e così via). I nodi di solito vengono fuori al pettine della Coppa Davis, l’unica occasione in cui i tennisti giocano per davvero sotto una qualche bandiera. Esempio dello scorso weekend è Spencer Newman, ragazzo mai diventato “pro”, che per avere l’autorizzazione a rappresentare le Bahamas nel modesto tie di Davis contro il Venezuela ha dovuto restituire alla USTA i 27.000$ investiti nella sua crescita.

Un altro esempio, stavolta nostrano, è quello di Francisco Bahamonde. Il talentino nato a Mendoza, in Argentina, è stato naturalizzato italiano nel 2015 dopo una contrattazione tra la FIT e il suo agente. “Panchito” – questo il suo soprannome – spese belle parole per l’Italia e il suo ambiente tennistico, ma ammise quasi immediatamente e con candore che la decisione era stata dettata principalmente da una convenienza di tipo materiale: fondi federali, centri per allenarsi, guida tecnica, possibilità di ottenere wild card in un paese che ospita un gran numero di tornei ITF e Challenger.

Posizionato in classifica oltre la cinquecentesima posizione, Bahamonde ha potuto soltanto fare da spettatore nel tie tra Argentina e Italia dello scorso weekend. Non ha però nascosto di parteggiare per la selección, commentando gli incontri su Twitter con un trasporto che alcuni italiani hanno considerato spudorato e poco rispettoso. Resosi conto delle reazioni scatenate, Francisco ha dapprima cancellato qualcuno dei suoi “cinguettii”, poi l’ha buttata sul ridere con un sondaggio intitolato “Vamos”, le cui opzioni per i followers erano Pella (che ha vinto con l’85% dei voti) e Fognini.

A differenza dell’assai più voluminosa questione-Giorgi, nel contratto firmato da Francisco non pare esserci alcuna voce che preveda da parte sua un obbligo futuro di vestire la maglia dell’Italia in Davis – tanto è vero che lui stesso ha recentemente annunciato di sognare quella argentina. A maggior ragione, quindi non ce ne sarà una che lo costringe a tifare per gli azzurri in caso di “derby”. In fin dei conti, perciò, chi ha ragione tra lui e gli indignati? Manca, come spesso accade, una verità finale. Non che questa consapevolezza sia mai servita a frenare qualche lingua, però.

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