Krajicek in esclusiva: "Zio Toni, no! Nessuno credeva in me..."

Interviste

Krajicek in esclusiva: “Zio Toni, no! Nessuno credeva in me…”

ROTTERDAM – Il direttore del torneo, ex numero 4 del mondo e campione di Wimbledon: “Non cambierei come ha suggerito Toni. Il movimento olandese è in difficoltà, ma quando ero giovane non mi avrebbero dato una lira…”

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ATP Rotterdam: gli incontri del Day 2

Sorridente, in giacca e camicia senza cravatta, e privo di qualsiasi badge di riconoscimento. Tanto lo conoscono tutti qui, lui che sulle pagine sportive olandesi ci era già finito a dodici anni, quando vinse il torneo nazionale di categoria. Si ripeterà due anni dopo nell’Under 14, prima di dare inizio alla sua carriera da professionista: diciassette titoli in singolare, tra i quali troneggia ovviamente il successo a Wimbledon ’96, nella sorprendente finale contro MaliVai Washington. Si capiva fosse un incontro inaspettato e fuori dall’ordinario, già quando durante le foto pre-match di rito, una donna nuda invase il campo saltellando davanti ai due protagonisti impietriti e sorridenti. Richard Krajicek oggi è il direttore del torneo di Rotterdam, per il tredicesimo anno consecutivo: dopo una chiacchierata con i colleghi conterranei, ha concesso a Ubitennis un’intervista esclusiva in cui ha detto la sua sul futuro del tennis, sulle idee di Toni Nadal e sulla situazione del movimento olandese.

Poca fortuna quest’anno, Nadal e Wawrinka si sono ritirati poco prima dell’inizio del torneo. Comunque c’è un bel campo di partecipanti, cosa ti aspetti?
Direi che avremo comunque un evento di grande livello: ci sono un paio di top 10 (Cilic e Thiem, ndr), in tutto sette top 20 (Goffin, Berdych, Dimitrov, Tsonga e Pouille. Ha dato forfait Bautista Agut, ndr). Non solo giocatori posizionati bene in classifica, ma sopratutto tennisti in un ottimo stato di forma: Dimitrov e Sascha Zverev hanno vinto tornei la scorsa settimana, Gasquet e Goffin hanno fatto finale, sono tutti qui. Ci divertiremo.

A proposito della scorsa settimana: Zverev e Dimitrov sembrano aver ingranato le marce giuste ormai, Federer per quanto fiducioso ha comunque osservato che non sta certo ringiovanendo. Come vedi il tennis nel futuro?
Difficile dirlo: Andy e Novak sono ancora i migliori e credo domineranno ancora nei prossimi anni. Rafa e Roger rimarranno ad alti livelli ancora per qualche tempo, non credo le cose cambieranno presto. Giocatori come Dimitrov, Raonic e perché no Zverev, che ora è in top 20 e presto sarà in top 10, sono tutti top players, rendono tutto piuttosto vago. All’improvviso capita l’exploit di Pouille agli ultimi US Open e sembra che nessuno abbia mai tirato così forte. Siamo in un momento in cui tutti stanno migliorando, ci sono molti nomi nuovi e di gran livello, e credo che la maggior parte di loro sia a Rotterdam quest’anno.

Tornando con la mente agli Australian Open: tutti  i giocatori hanno descritto la superficie di Melbourne come molto veloce. Tomas Berdych, nella conferenza stampa di domenica, ha detto che anche quella di Rotterdam sembra più veloce dello scorso anno. Tu hai vinto Wimbledon in un periodo in cui l’erba era quella “vera” e in generale i ritmi erano molto diversi. Cosa pensi di questi cambiamenti, una sorta di ritorno al passato?
La superficie qui dovrebbe essere la stessa dello scorso anno: la cambiammo quattro anni fa, avevamo problemi e lamentele di vari giocatori perché troppo veloci. Trovammo una buona soluzione tra campo e palline, e negli ultimi anni  sempre stato uguale. Ai miei tempi influiva la quantità di sabbia che veniva messa nella pittura, oppure se le pennellate erano applicate in orizzontale o verticale, era molto più facile che cambiasse tutto da un anno all’alto. Adesso si fa al computer, si regolano quantità e dosi, quasi non c’è margine di errore.

Parlavo proprio di cambiamenti del tennis. Ad esempio, in una delle ultime interviste, Toni Nadal ha suggerito di cambiare la tipologia di palla. Quali credi potrebbero essere degli aggiustamenti utili per il tennis in generale?
Di che tipo di palle parlava?

Più leggere.
Non so, non sono molto d’accordo. Interverrei di più sulle superfici. Già adesso, rispetto ai miei tempi, le palline sono più leggere. Nel periodo in cui giocavo io molti tennisti hanno avuto problemi alle braccia: Rafter si ritirò per la spalla, Ivanisevic aveva un braccio malmesso, io stesso ho sofferto per un gomito, tutto questo perché spesso cambiavano palla, era difficile abituarsi. Se si pensa che il gioco debba cambiare, si intervenga sui campi: ci sono stati già troppi infortuni a causa delle palline. In generale, a me piace vedere il tennis di adesso, non saprei cosa cambiare: mi piacerebbe non ci fosse più tutta la sequela di dettagli che precede il riscaldamento, e la partita stessa. I giocatori entrano tra luci e suoni, a volte li fumo, poi si siedono, si preparano, poi il lancio della monetina, poi gli scambi iniziali, poi siedono di nuovo. Sarebbe meglio per il pubblico se invece i giocatori entrassero e iniziassero a lottare da subito.

Un ultima domanda sul tennis olandese. C’è Robin Haase che galleggia nei primi cento, Thiemo de Bakker è stato numero uno Juniores e ha vinto Wimbledon, poi però è sparito anche per problemi fisici. Cosa ne pensi?
Di certo siamo in difficoltà. La generazione di de Bakker, Haase, Sijsling era di livello altissimo da Juniores. Hanno tutti fatto almeno semifinale negli Slam, Thiemo addirittura ne ha vinto uno ed ha chiuso come numero 1 Juniores. Non è facile passare ai professionisti, è sempre stata una sfida. Non si può fare molto al riguardo. Credo che i nostri giocatori siano comunque di buon livello, Haase a vinto un paio di tornei, de Bakker ha raggiunto i primi 50 del mondo. Abbiamo dei giovani davvero buoni, Tim van Rijthoven è il migliore da un punto di vista di talento. Anche Tallon Griekspoor, a cui ho dato wild card qui quest’anno, è un bel prospetto. Lavora duro, si impegna, l’anno scorso l’ho visto per la prima volta e ne sono rimasto impressionato. Hanno comunque tutti bisogno di più esperienza. Speriamo di farli viaggiare insieme, in modo da migliorarsi a vicenda. Se sono rose fioriranno, no? A volte capita che una buona generazione di giovani si perda nel passaggio ai pro, ma può succedere il contrario. Jan Siemerink ed io siamo quasi coetanei, e quando stavamo crescendo gli addetti ai lavori dicevamo che eravamo di livello discreto, ok, ma nulla di più: nessuno ci dava una lira (sorride). Eppure io ho vinto Wimbledon e sono arrivato nei top 5, Jan ha sfiorato la top 10. Non si può sapere, dobbiamo solo lavorare e vedere cosa succede. Al momento non è una situazione ottimale, certo, ma non disperiamo.

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