IW, Federer: "Pensavo sarebbe stata molto più dura, e invece..."

Interviste

IW, Federer: “Pensavo sarebbe stata molto più dura, e invece…”

Indian Wells interviste, ottavi di finale: [9] R. Federer b. [5] R. Nadal 6-2 6-3. L’intervista del dopo partita a Roger Federer

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Nell’intervista in campo hai menzionato di aver notato che il footwork di Rafa oggi era un po’ sotto tono, e tu hai sicuramente giocato aggressive, togliendogli il tempo. Lo hai notato fin dall’inizio? Ha cambiato la tua strategia?
No. Insomma, per me si trattava semplicemente di andare lì fuori e provare a giocare come avevo fatto in Australia. Non pensavo fosse possibile fino a questo punto, ad essere onesto, perché il terreno qui ha un rimbalzo più alto ed è più ruvido, quindi è più difficile togliere la palla dal gioco. Avevo visto anche, come contro Johnson ieri, che quando servi bene e rimani offensivo e metti pressione, qui puoi giocare del tennis davvero buono e aggressivo. È difficile cavarti fuori da una fase difensiva, perché la palla non scivola via quando attacchi, e penso di aver fatto di nuovo bene oggi. Avevo detto che sarebbe stato più uno sprint che una maratona, quindi portarmi in vantaggio era cruciale. Una volta che ho ottenuto il break anche nel secondo set e sono riuscito a conservarlo, lui non ha trovato un modo per entrare con più frequenza. Un attimo dopo era già finita. Ho giocato davvero un ottimo match, penso.

È sembrato un match facile. Puoi spiegarci come mai?
Fisicamente è stato facile, perché non abbiamo giocato molti scambi lunghi. Non è stato molto intenso, non sono state le tre ore e mezza di Melbourne, ma lo sapevamo già quando siamo entrati in campo. Se guardi la maggior parte degli incontri, come quello tra Kyrgios e Djokovic, non ci sono scambi lunghi a meno che non lo vogliano i giocatori. Quando un giocatore non vuole scambi lunghi può servire forte, colpire in modo più rischioso. Rafa sapeva che avrebbe dovuto fare anche quello. Non bastava rimettere la palla in gioco. Per questo i punti sono rimasti corti. È stato un bene conservare energie per il resto del torneo, ma anche per il resto della stagione e in generale per la vita, perché ogni passo in più che fai sul campo ha un effetto lungo la strada, credo. (Sorride)

Differenze di superficie a parte, cosa pensi ci sia stato di profondamente diverso tra oggi e la finale degli Australian Open?
Non penso che oggi abbiamo avuto il ritmo che abbiamo avuto in Australia. E lui, specialmente da fondo, non controllava la palla altrettanto bene. Io mi sono sorpreso di me stesso per come la stavo controllando oggi, perché ieri facevo davvero fatica a farlo. Perciò pensavo che sarei impazzito ancora di più contro Rafa, col suo spin e il suo gancio mancino e tutto il resto. Pensavo sarebbe stata molto più dura, anche perché stamattina in allenamento non ho messo in campo quasi nessuna risposta. Invece quando siamo scesi in campo e ci siamo riscaldati, in quei cinque minuti mi sono sentito: Wow, ho una bella sensazione e lo spin non mi sta dando molto fastidio. Mi domando come mai. E la sensazione positiva è rimasta per tutto il match.

Sono passati quasi due anni dall’unica occasione in cui hai giocato contro Nick Kyrgios. Quali sono i tuoi pensieri per il match di domani?
Sono contento che stavolta non si giochi il giorno del compleanno dei miei bambini, perché mi manca stare con loro. Dovetti sprecare match point e perdere, mi sentivo come: Che spreco, vado sempre in fondo a Madrid. Sono contento che la mia famiglia sia qui e non sia il compleanno di nessuno, e io possa concentrarmi soltanto sul giocare a tennis. Non vedo l’ora, per il resto non so cosa dire: è un gran tennista, ha giocato benissimo di nuovo oggi, dopo Zverev e Acapulco. Sarà interessante sapere se giocheremo di giorno o di notte, non so come possa influire sulla sfida.

Continui a dire di essere nel tuo “comeback”.
Fino ad aprile. Mi serve tempo. Sto giocando in continenti diversi. Ho giocato in Australia, in Medio Oriente, ora sono qui. Quando avrò finito qui e sarò tornato in Europa ad aprile, il “comeback” sarà completo. È così che l’ho vista a novembre, e continuerò a vederla così. Avendo vinto in Australia sono decisamente in anticipo sulla tabella di marcia, non ho avuto alcun contrattempo. La superficie che c’è qui è dura per il fisico, perché puoi cambiare direzione su un fazzoletto. Perciò giocare qui a Indian Wells e Miami è il test finale. Sono molto soddisfatto di come ha reagito il mio corpo, ed è fantastico vedere che sto giocando così bene. Non me lo aspettavo, perché a Dubai ero ancora molto stanco, penso c’entrassero l’Australia e il recupero dall’infortunio. Poi ho ritrovato l’energia e la scintilla nelle gambe e nel mio gioco.

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