Focus
La settimana degli italiani: Fognini tiene alta la bandiera
La vittoria contro Tsonga da lustro al torneo di Fabio. Wawrinka ferma Lorenzi. Gaio cresce. Segnali di ripresa per Vinci ed Errani. La schiena blocca Giorgi

Il tennis italiano è arrivato ad Indian Wells, sede del torneo che per molti addetti ai lavori è il “quinto Slam” della stagione, dopo un mese di febbraio pessimo, nel quale il nostro movimento professionistico ha avuto una sola piccola gioia: la finale raggiunta a Quito da Lorenzi, in un mare di delusioni e risultati sconfortanti. Non si sa da dove iniziare a ricapitolarli, tra i problemi fisici per quattro nostre giocatrici di punta (tendine per la Vinci, adduttore della coscia per la Errani, schiena per Giorgi, nuova operazione al ginocchio per Knapp), la bocciatura umiliante in Fed Cup della nostra rappresentativa, l’uscita di Errani dalla top 100 e risultati pessimi nel circuito, dove per due settimane al mercoledì eravamo già fuori da tutti i tornei e per una terza abbiamo raggiunto con un solo giocatore i quarti (Fognini al modesto ATP 250 di San Paolo).
In questo fosco scenario, ecco che i risultati raggiunti in California sembrano fare intravedere dei segnali di ripresa: Fognini che dopo due anni torna a battere un top ten (Tsonga); i nostri numeri 1, Lorenzi e Vinci, che fanno il loro dovere per poi perdere dignitosamente da avversari di gran livello e in eccellente forma (rispettivamente Wawrinka e Kuznetsova); Gaio che per la prima volta partecipa con le proprie forze al tabellone principale di un Masters 1000; Errani che torna a vincere una partita e lotta alla pari contro una top 20; Schiavone che si qualifica per la quindicesima volta al tabellone principale del Premier Mandatory californiano. Nulla di trascendentale, come si legge, ma pur sempre abbastanza per far dire in sede di ricapitolazione che alla prova di Indian Wells il tennis italiano sia andato, se non bene (sarebbe eccessivo), sicuramente meglio di quanto ci si potesse aspettare, mostrando dei segnali di ripresa.
Partiamo in sede di analisi da chi si è comportato meglio di tutti: Fabio Fognini è tornato a giocare per la nona volta ad Indian Wells, torneo nel quale solo in una circostanza aveva vinto due partite di fila nel tabellone principale (nel 2104, quando sconfisse Harrison e Monfils, prima di arrendersi a Dolgopolov). Il ligure in California è tornato a competere, due mesi dopo gli Australian Open, in un torneo sul cemento all’aperto: al primo turno ha trovato un avversario a lui inedito, Konstantin Kravchuk, n°96 ATP, 32 enne russo con onesta carriera costruita nei Challenger (solo 8 vittorie complessive nel circuito maggiore, l’ultima contro Pella nel 2016 sulla terra rossa di Gstaad). Le premesse sembravano indicare una partita facile, ma non lo è stata, anzi. Fabio, autore di una brutta prova al servizio (8 doppi falli a fronte di due soli ace, diversi falli di piede), ha perso il primo set in appena venti minuti e si è trovato sotto anche nel secondo, dove il russo è andato a servire per il match sul 5-4 senza aver dovuto annullare sino a quel momento neanche una palla break. La paura di vincere dell’avversario inesperto a questi livelli e scenari, ed un Fabio che finalmente iniziava a leggere il servizio avversario hanno insieme cambiato l’inerzia di un match che ha visto l’ex numero 13 del mondo fare due break consecutivi e portare la partita al terzo. Nel parziale decisivo Fabio ha commesso l’errore di non chiudere l’incontro, facendosi controbrekkare dopo aver strappato servizio ad inizio del terzo ed ha anzi dovuto annullare tre pericolose palle del 5-3 a Kravchuk, prima di allungare nel gioco successivo e chiudere incontro dopo 2 ore e 18 minuti con il punteggio di 0-6 7-5 6-4 ed ottenere il prestigioso traguardo della 250°vittoria nel circuito ATP.
Al turno successivo, Fognini ha incontrato una sua bestia nera, Jo-Wilfried Tsonga: contro il 31enne n°8 ATP, reduce dalle vittorie consecutive di Rotterdam e Marsiglia, il tennista azzurro aveva vinto un solo set dei nove giocati nei quattro confronti tra i due. In condizioni climatiche decisamente non ideali (gran caldo, sebbene secco) nel primo pomeriggio californiano Fabio ha vinto il primo set al tie-break, con merito ed un pizzico di fortuna (un nastro decisivo nella fase calda del gioco decisivo), per poi pagare a caro prezzo un break subito nel terzo gioco e ritrovarsi al terzo set, dove, dopo una serie di favori scambiatisi gentilmente (entrambi hanno perso due volte il servizio), alla terza palla break del nono game il nostro giocatore è riuscito a convertirla ed a poi servire con successo per il match, chiudendo dopo 149 minuti col punteggio di 7-6(4) 3-6 6-4. Una vittoria che rappresenta una doppia soddisfazione perché è l’ottava contro un top ten, dopo quelle con Verdasco (n° 9) a Wimbledon 2010, Berdych (6) e Gasquet (9) a Monte Carlo 2013, Murray (8) in Coppa Davis nel 2014, Nadal nel 2015 a Rio de Janeiro (quando era 3), a Barcellona (quando era 4) e all’Open degli Stati Uniti (quando era 8).
Nel terzo turno l’incontro con il trentunenne uruguagio Pablo Cuevas rappresentava per il nostro giocatore la più classica delle prove del nove: non perché il numero 30 ATP sia un giocatore scarso, anzi, ma trattasi tecnicamente di un tennista due spanne sotto al francese. Fabio tra l’altro è sceso in campo conscio di aver dalla sua la fiducia proveniente dagli scontri diretti, vinti in ben 4 occasioni su 5, considerando anche quello a livelli Challenger. Purtroppo Fognini, che pure era partito bene strappando d’acchito la battuta a Cuevas, era in pessima giornata, specialmente col fondamentale del dritto, trovandosi durante tutto l’arco del match a subire la regolarità e la profondità di palla dell’avversario. Inevitabilmente, l’ex numero 13 del mondo ha in malo modo smarrito il primo set in appena 21 minuti di gioco (nei quali Cuevas ha fatto il doppio dei punti, 28 a 14). Il maggiore equilibrio del secondo set, deciso da un break a favore dell’uruguagio nel terzo game, non è bastato a Fabio, che non ha sfruttato l’unica palla break avuta nel corso del quinto gioco: dopo meno di settanta minuti, Cuevas aveva archiviato il suo accesso agli ottavi, grazie ad una facile vittoria, arrivata col punteggio di 6-1 6-4.
Il nostro numero 1, Paolo Lorenzi, è tornato per la quinta volta a Indian Wells, dove nelle ultime due partecipazioni aveva raggiunto il secondo turno. All’esordio ha trovato di fronte Robin Haase, 29enne olandese al 47° posto del ranking ATP, contro il quale aveva vinto unico precedente. Sia una prova centrata e tatticamente astuta di Lorenzi, sia un Haase molto falloso hanno fatto in modo che in entrambi i set Paolo scappasse avanti di due break, e di gestire così la parziale, inutile, reazione dell’olandese. Il toscano, senza troppo patire ha chiuso con merito il match in 1 ora e 24 minuti col punteggio di 6-4 6-3. L’impegno successivo, contro Stan Wawrina, contro il quale aveva perso, senza vincere un set, i due precedenti, datati 2013, era proibitivo, a meno che il campione in carica degli US Open lo avesse aiutato con una prova incolore. Purtroppo il numero 3 del mondo è sceso in campo centrato e non è bastato il solito ardore del toscano, che non ha demeritato ed anzi ha giocato quasi alla pari con il 31enne svizzero: il primo set è stato deciso dall’unica palla break concessa da Paolo nel quarto gioco, che invece non è riuscito a convertire le due guadagnate nel settimo. Nel secondo, Paolo ha avuto la forza di annullare ben 8 palle, prima di vedersi strappare il servizio sul 4 pari e far chiudere la partita a Wawrinka dopo 1 ora e 18 minuti col punteggio di 6-3 6-4. Lorenzi è uscito dal campo senza rimpianti, ma per il numero 1 azzurro l’appuntamento con la prima vittoria in carriera contro un top ten è rimandato.
All’appuntamento con il Masters 1000 californiano, disertato da Andreas Seppi, nessun altro tennista italiano aveva la classifica per entrare direttamente in tabellone e solo uno, Federico Gaio, dei 5 azzurri (gli altri erano Giannessi, Vanni, Fabbiano e Napolitano) che godevano della classifica per entrarci, ha deciso di provare la strada delle quali: una scelta molto opinabile, visto che la scalata nel ranking passa dall’esperienza nei grandi tornei, tanto più se sul duro, la superficie dove si giocano la maggioranza dei tornei. Il faentino, 159 ATP, è stato premiato per il coraggio nella sua programmazione, riuscendo ad accedere al main draw grazie ai successi prima sul 31enne ucraino Sergiy Stakhovsky, 11o ATP (ma ex 31, ricordato da molti per il suo successo su Federer nel secondo turno di Wimbledon 2013), ottenuto col punteggio di 7-6(3) 6-3 in 1 ora e 28 minuti; poi sull’australiano Andrew Whittington, eliminato in 1 ora e 25 minuti con un netto 6-2 7-5. Purtroppo non è stato poi fortunato nell’accoppiamento nel tabellone principale: al primo turno si è trovato di fronte il 30enne sudafricano Kevin Anderson, reduce da un 2016 pieno zeppo di problemi fisici (ginocchio sinistro e spalla destra) ed attuale n°79 ATP, ma top ten meno di due anni fa. Federico, sopraffatto nelle primo set dalle bordate al servizio ed alla risposta dell’avversario, si è trovato sotto in 20 minuti 0-5 ed è veramente entrato in partita solo nel secondo set, nel quale è risalito dal 2-4 al 4 pari, prima di cedere nuovamente il servizio e dare la possibilità ad Anderson di chiudere con un 6-1 6-4 dopo 1 ora e 17 minuti che hanno eliminato Gaio dal torneo, ma non cancellato le sensazioni positive e le conferme di una lenta, ma graduale crescita.
Segue a pagina 2: la settimana delle azzurre
ATP
ATP Miami: Fognini non supera l’ostacolo Struff

(dal nostro inviato a Miami)
[Q] J-L. Struff b. F. Fognini 6-4 5-7 6-4

Si è chiusa con l’ennesima racchetta rotta l’avventura in singolare di Fabio Fognini al Miami Open presented by Itau, al termine di una partita per lunghi tratti molto equilibrata e certamente divertente che ha intrattenuto il folto pubblico del campo Butch Buchholz durante una splendida serata primaverile con 23 gradi e senza la minima brezza.
Il match è stato deciso dai due break subiti alla fine del primo e del terzo set da Fognini, il quale dopo una partenza un po’ traballante si era comunque disimpegnato piuttosto bene giocando un match di oltre due ore e mezza a un ritmo di scambi piuttosto elevato con un avversario che si era qualificato e quindi aveva dimostrato di essere in condizione su questi campi e con queste palle.
PRIMO SET – Inizio decisamente lento per Fognini, protagonista di diversi errori (saranno ben 21 al termine del parziale) anche abbastanza fuori misura; al contrario Struff sembrava in serata di grazia, tutti suoi colpi finivano dentro tanto da involarsi subito sul 2-0. L’incantesimo però durava poco per il tedesco, che non appena calava il ritmo da fondocampo si rendeva conto che Fognini sugli scambi tesi in progressione non è un tennista da prendere alla leggera.
Sul 3-3 il ligure si esibiva in una strepitosa corsa in avanti per recuperare una palla corta per andare 15-30, ottenendo poi il break del 4-3 grazie a due errori con il diritto di Struff. Purtroppo però Fognini non è riuscito a consolidare il vantaggio, dal 30-15 ha perso nove punti consecutivi che gli sono costati il controbreak e lo 0-30 nel turno di servizio successivo sul 4-5. Una risposta di Struff e un diritto oltre la riga di fondo hanno fatto il resto e il primo set si è concluso 6-4 per il tedesco in 46 minuti.
SECONDO SET – Fognini ha avuto la chance di ottenere il break in apertura di seconda partita, ma due prime sopra le 120 miglia orarie di Struff hanno raddrizzato il game. Era sempre il tedesco a fare più fatica sui suoi turni di battuta: una palla break sul 3-3 finiva in corridoio con il diritto, un ace di seconda faceva andare Fognini su tutte le furie, monopolizzando i suoi monologhi verso il suo angolo dove erano seduti Bolelli, Vavassori e altri membri del suo team. Sul 5-5 la prima abbandonava momentaneamente Struff ed era la volta del break, ottenuto grazie a uno smash sbagliato su un “gocciolone” difensivo di Fognini. Dopo 1 ora e 38 minuti il match andava al terzo set con entrambi i giocatori che si dirigevano verso lo stadio per una sosta fisiologica.
TERZO SET – Le tribune del campo Butch Buchholz, intitolato al fondatore del Miami Open e alla sua famiglia, non erano gremite, ma l’atmosfera creata dal comunque numeroso pubblico presente era piacevole, e lo spettacolo in campo era tutt’altro che disprezzabile: le doti difensive di Fognini venivano spesso esaltate dai colpi veloci e radenti di Struff, che si avvantaggiava della superficie in Laykold decisamente più rapida di quella di Indian Wells. Ancora una volta però era Fognini il primo ad arrivare alla palla break, sull’1-1, ancora una volta però cancellata da una conclusione a rete di Struff. Nonostante il braccio ancora clamoroso che gli permette di giocare accelerazioni strappa applausi Fabio giocava buona parte dei punti in difesa, mettendo in mostra anche le sue grandi doti di recupero ma concedendo a Struff il pallino del gioco.
I giochi si allungavano, nessuno ormai riusciva a tenere la battuta rapidamente: si arrivava sempre ai vantaggi, ma non c’erano più palle break fino al game del 5-4, quando dal 40-15 si arrivava alla parità grazie a due risposte aggressive di Struff. Altre due palle game per Fognini se ne andavano con Struff che picchiava con il rovescio. Con un diritto in rete il ligure omaggiava il suo avversario del match point, che veniva convertito subito grazie a un rovescio in contenimento di Fognini che terminava appena oltre la riga di fondo.
Con questa sconfitta al primo turno Fognini scivolerà probabilmente indietro di qualche altra posizione nel ranking mondiale (lo scorso anno aveva raggiunto il secondo turno) avvicinandosi pericolosamente all’uscita nella top 100. L’arrivo della terra dovrebbe aiutare l’azzurro, dato che il rosso è sicuramente la sua superficie preferita; tuttavia tra aprile e maggio Fognini ha 190 punti in scadenza che sarà necessario difendere per non rischiare di dover giocare le qualificazioni nei tornei del Grande Slam.
Flash
WTA Miami: Andreescu lascia un set a Raducanu. Muchova continua a piacere, Andreeva vince il match tra giovanissime
Bianca Andreescu si aggiudica la sfida con Emma Radicanu tra campionesse dello US Open. Sasnovich impone la sua classe contro Galfi, Gracheva troppo forte per Zanevska

B. Andreescu b. E. Raducanu 6-3 3-6 6-2
Bianca Andreescu si aggiudica il primo incontro “completo” con Emma Raducanu (nel loro primo match, a Roma lo scorso maggio, vinse sempre la canadese ma per ritiro della britannica nel secondo set). Le due giocatrici, entrambe di origini rumene, vincitrici teenager dello US Open e nate a Toronto, si sono fronteggiate per due ore e trentacinque minuti in un match che, nonostante la conclusione al terzo set, non ha mai visto la più giovane inglese veramente in lizza per la vittoria finale.
Andreescu si presenta tesa e concentrata, probabilmente consapevole di avere molto più da perdere della rivale e non smette mai di incitarsi e di incrociare con il proprio sguardo quello del suo coach alla ricerca di conferme, che peraltro il campo le fornisce presto.
Si è infatti visto come sin dall’inizio la palla della ex numero quattro del mondo pesasse ben di più di quella della più giovane rivale, che comincia in salita, non capendo subito come contrastare le geometrie avversarie. Per la canadese una vittoria psicologicamente importante e ora un altro match di alto livello: per lei la testa di serie numero sette Maria Sakkari, che ha beneficiato di un bye al primo turno.
Primo set, Andreescu parte a razzo
Il set finisce 6-3 con un solo break, nel secondo gioco. Ma la differenza in campo tra le due contendenti appare presto superiore al divario minimo sopraddetto. Andreescu è centratissima nei colpi ed esprime un forcing che Raducanu non contiene che a sprazzi. Dopo un parziale in apertura di 3-0, Andreescu spreca una palla-break (una su cinque al termine della frazione per lei) che l’avrebbe portata a servire sul 5-1. Alla battuta concede sei punti soltanto e mette a segno quattro ace, contro nessuno della rivale, che ovviamente non arriva mai a palla-break e nemmeno ai vantaggi nei game di risposta.
Dopo una palla-set sul 5-2, al quarto setpoint nel game successivo la frazione va in archivio in quarantacinque minuti.
Secondo set, Raducanu rischia e viene premiata
Per cercare di capovolgere un incontro a senso unico, Raducanu punta a esasperare i colpi di anticipo, per togliere tempo ad un’avversaria che fino a quel momento aveva potuto scegliere con cura e calma i propri colpi d’attacco. La giovane inglese escogita così soluzioni che tolgono sicurezza alla rivale sin dalla battuta, con la percentuale di punti vinti con la seconda palla che scende al 50%.
Raducanu coglie il punto del 3-2 con un passante di dritto in mezza volata che segue altri due colpi in drop su una percussione in attacco della canadese: è il momento migliore per lei che in un incredibile ottavo gioco coglie, alla settima palla-break e dopo ventisei punti complessivi, un meritatissimo break. Pochi minuti dopo il game del 6-3; quasi un’ora di gioco e una prestazione-super alla battuta per lei, con due ace ma soprattutto il 100% di punti sulla seconda palla!
Terzo set, Raducanu paga lo sforzo
Sull’abbrivio di un set giocato splendidamente, la numero 72 del ranking sale subito 0-40 sul servizio della rivale: è il turning point dell’intero incontro. Andreescu cancella le chanche appena concesse e sulla parità tocca quasi terra con le ginocchia per rimettere in gioco una risposta profondissima di Raducanu, per poi aggredire con un dritto vincente in cross. Non vuole più concedere nulla e ai vantaggi mette a segno una palla corta di dritto ed esce dalla trappola indenne.
Da qui in poi la canadese cederà solo altri quattro punti sulla propria battuta e si dedicherà con insistenza a ribattere al meglio sulla seconda di Raducanu, che raccoglierà con il colpo in questione solo tre punti con il 38%. La britannica subisce il break al sesto gioco e spreca una occasione nel game successivo per tornare in equilibrio. Nell’ottavo gioco la conclusione, con un dritto fuori misura della britannica: 6-2.
[WC] E. Andreeva b. [WC] A. Krueger 7-5 6-2
Erika Andreeva vince lo scontro tra wild card diciottenni al Miami Open con la statunitense Ashlyn Krueger, prendendosi così assai presto la rivincita dopo che a fine febbraio ad Austin era stata sconfitta nelle qualificazioni per 1-6 7-5 6-1. La esile russa conferma in tal modo i buoni risultati ottenuti proprio in Texas, quando superò un turno e perse dopo non aver convertito un matchpoint nel turno successivo contro Anna Lena Friedsam.
Nel match odierno ha controllato agevolmente il gioco con il proprio ritmo nei colpi di rimbalzo ed è rapidamente salita 5-1. Ha subito il ritorno della rivale americana, ricalcando quanto era successo ieri a Camila Giorgi, ma ha chiuso comunque al dodicesimo gioco.
Nel secondo set ha vinto con una striscia vincente finale di quattro giochi, non concedendo nessuna palla-break alla padrona di casa. Per Krueger è stato comunque il terzo tabellone principale della stagione dopo Austin appunto e Indian Wells. Per Andreeva ora la sfida con la favorita numero 26, la cinese Zhang.
A. Sasnovich b. D. Galfi 6-3 7-6(5)
L’esperta Aliaksandra Sasnovich spegne le velleità della magiara Dalma Galfi, ma nel secondo parziale deve ricorrere al tie-break. La bielorussa numero 45 del ranking fa sfoggio dei suoi appuntiti colpi da fondocampo, in particolare il rovescio bimane, per fare sua la prima frazione senza rischiare più di tanto e facendo leva anche su discrete percentuali al servizio (72% e 67% di conversione rispettivamente con la prima e la seconda palla).
Nel secondo parziale, dopo che le protagoniste si tolgono vicendevolmente il servizio nei primi due giochi, Sasnovich concede e annulla tre palle-break nel sesto e nell’ottavo gioco molto delicate, per poi chiudere la contesa appunto allo jeu decisif. Per lei, che con questa vittoria si riavvicina alla top 40, un problematico secondo turno con Barbora Krejcikova, campionessa di Dubai e che a Indian Wells si è arresa solo a Sabalenka.
[Q] K. Muchova b. J. Teichmann 6-0 6-2
Continua il buonissimo periodo di Karolina Muchova. La ceca ha impiegato un’ora scarsa per superare l’elvetica Jill Teichmann, che la sopravanza di 23 posizioni nell’ultimo ranking. Teichmann ha subito un parziale di otto giochi a zero dall’inizio del primo set; è stata annichilita dal servizio della rivale ma soprattutto dal suo gioco a tutto campo già espresso anche al cospetto di Elena Rybakina a Indian Wells, che l’aveva portata, unica nel torneo, a togliere un set alla kazaka. In precedenza ricordiamo anche il piazzamento nei quarti di finale a Dubai, quando fu fermata da Jessica Pegula.
Il match non ha avuto storia, la ceca si riavvicina così alla top 50 e misurerà la solidità delle proprie ambizioni con la testa di serie numero 32, la cinese Zhu.
[Q] V. Gracheva b. M. Zanevska 6-1 7-5
Ancora una vittoria per una giocatrice che proviene dalle qualificazioni: è il turno della russa Gracheva, che supera la belga Zanevska.
La ventiduenne moscovita è una delle giocatrici “calde” del circuito. Ha raggiunto il proprio best ranking all’inizio della settimana e con questa affermazione entra nella top 50 dal prossimo lunedì. Ha disputato la finale ad Austin ed è anch’essa è uscita nella prima parte del sunshine double solo per mano della trionfatrice Rybakina.
Nell’incontro odierno ha tolto il fiato all’avversaria attaccandola sulla seconda palla e lasciandole solo cinque punti nei game di battuta. Nella seconda frazione la belga ha servito più prime (70% contro 65% del primo set) e ha trovato maggiore profondità nel servizio, tenendo meglio a bada la russa, che sfruttava però l’unico momento di pausa della sfidante per cogliere il break a zero nell’undicesimo gioco. Pochi mintui dopo l’epilogo.
Per la russa ora l’esame con Ons Jabeur, match difficile ma con una avversaria non nel suo migliore momento di forma.
Altri risultati:
M. Brengle b. A. Anisimova 7-6(5) 5-2 ret.
S. Cirstea b. [WC] F. Contreras Gomez 7-6(6) 6-2
[WC] R. Montgomery b. A. Bogdan 3-6 6-3 6-3
M. Vondrousova b. T. Maria 6-4 6-1
S. Kenin b. [Q] S. Hunter 6-0 7-6(5)
T. Townsend b. A. Bondar 6-4 6-0
ATP
Miami, il programma di giovedì 23 marzo: Sonego e Giorgi a mezzanotte, poi tocca a Trevisan
Due sfide di cartello per gli italiani: Lorenzo esordisce con Dominic Thiem, Camila affronta un’avversaria pericolosa come Victoria Azarenka. Martina trova Hibino. In campo le teste di serie della parte alta del tabellone WTA

Giornata di primi e secondi turni a Miami, e sono molti i match degni di nota.
Aprono il programma, sul centrale, Marcos Giron e Cristian Garin (le 17.00 italiane). A seguire, esordio per la testa di serie numero 3 in ambito femminile, Jessica Pegula (trova la qualificata canadese Sebov) e per la numero 6, ancora un’americana, Coco Gauff (sempre contro una canadese, Rebecca Marino). A mezzanotte, il match clou: Lorenzo Sonego affronta Dominic Thiem. I pronostici si sono ribaltati da quella serata di maggio del 2021, in cui a Roma, in un Grandstand i cui spettatori erano stati costretti ad evacuare causa coprifuoco pandemico all’approssimarsi del parziale decisivo, il torinese scriveva una bellissima pagina del libro del tennis italiano eliminando l’allora “Dominatore” della terra rossa. Oggi Thiem è l’ombra di ciò che fu, ma il match rimane interessante e per nulla scontato. Chiude il programma del centrale la campionessa di Indian Wells, Elena Rybakina, che trova la russa Kalynskaya.
Sul Grandstand di nuovo in campo Camila Giorgi, una delle due italiane rimaste: la numero quarantaquattro della classifica trova la sempre ostica Victoria Azarenka. Il match è programmato per mezzanotte, in contemporanea con Sonego. Martina Trevisan, invece, ha un compito più agevole, che risponde al nome della giapponese Hibino: il match è l’ultimo in programma sul campo numero uno. Tale programma sarà aperto alle ore 16.00 dall’interessante sfida fra Federico Coria e Jiri Lehecka.