Focus
Match for Africa 4: Federer chiama, Bill Gates risponde [AUDIO]
Più di due milioni di dollari raccolti per la Fondazione Roger Federer che aiuta i programmi educativi per i bambini dell’Africa. Grande atmosfera e tanto affetto per la “prima” a Seattle dello svizzero

dal nostro inviato a Seattle
Nonostante il brevissimo preavviso con cui era stata annunciata (i biglietti sono andati in prevendita solamente il 6 di aprile, 23 giorni prima dell’evento), l’esibizione a scopo benefico organizzata dalla Roger Federer Foundation con l’aiuto del magnate Bill Gates e dell’associazione benefica che porta il nome suo e di sua moglie Melinda, ha visto la KeyArena di Seattle riempire tutti i 17.000 posti per l’esordio del campionissimo svizzero nella “Emerald City”. Nonostante la pressoché totale assenza di manifesti in giro per Seattle, ed i prezzi non proprio popolari (110 dollari per il secondo anello, 250 per il primo anello e 1500 per i posti VIP nelle prime file), la novità di Roger Federer in questo angolo di Stati Uniti che raramente può ammirare da vicino gli assi della racchetta (Il torneo più vicino è ad Indian Wells, a più di tre ore di volo) si è dimostrata un richiamo irresistibile per tutti gli appassionati.
Naturalmente parte dell’attrattiva dell’evento era rappresentata anche dall’inedita coppia Roger Federer/Bill Gates, che all’inizio del pomeriggio (l’orario d’inizio era stato fissato per le 17.30 locali, forse per favorire la diretta di Tennis Channel ed i relativi ascolti sulla East Coast) si è cimentata in un doppio pro-am contro la coppia formata da John Isner e dal chitarrista dei Pearl Jam Mike McCready, dopo che quest’ultimo si era esibito un originale interpretazione con la chitarra elettrica dell’inno nazionale americano. Grandissimo entusiasmo per Bill Gates al suo ingresso in campo, in tutto e per tutto paragonabile alla “standing ovation” tributata a Federer. Forse è stato un segno di riconoscimento per aver portato il campione elvetico a Seattle, o forse un tributo per le sue numerose iniziative filantropiche (al 2013 Gates ha donato alla sua fondazione quasi 28 miliardi di dollari), fatto sta che l’uomo più ricco del pianeta potrà inserire anche questo nella lista dei suoi numerosi successi. A parziale consolazione per tutti gli esseri normali, va detto che Gates almeno a tennis non è un gran ché: diritto molto rudimentale eseguito puramente di braccio, un rovescio bimane nemmeno malvagio nell’esecuzione ma piuttosto incerto, ed un servizio che manca completamente di tecnica nella parte sopra la spalla.

Bill Gates, CEO Microsoft, impegnato in doppio durante il Match for Africa 4 a Seattle, 29 aprile 2017
Il fondatore della Microsoft ha giocato in maniera molto rilassata, esibendosi il qualche occasionale ma pregevole intervento al volo ed ha dato il suo contributo alla vittoria per 6-4 dell’unico set disputato. Dall’altra parte del campo, nonostante il grande impegno e la carica agonistica di McCready, la coppia ha pagato la scarsa consistenza alla battuta del chitarrista, cedendo l’unico break del set, risultato poi decisivo.
Nonostante i quattro protagonisti fossero tutti microfonati, sono state pochissime le battute tra uno scambio e l’altro, ma il pubblico ha dimostrato comunque di gradire lo spettacolo, che ha sopperito al basso livello tecnico con l’originalità degli scambi. Intervistati a fine match dall’onnipresente speaker Andrew Krasny (è lui a fare il maestro di cerimonia in quasi tutti i tornei professionistici americani), i protagonisti si sono lasciati andare a qualche battuta per il beneficio del pubblico: Isner ha spiegato come “dal 2-2 Bill ha preso in mano il gioco, ed il suo compagno non è che abbia fatto molto”, e Gates ha graziosamente risposto come Roger fosse stato “talmente gentleman da lasciarmi colpire la maggior parte delle palle”.

Roger Federer e Bill Gates durante il Match for Africa 4 a Seattle, 29 aprile 2017
Spariti i microfoni per la sfida di singolare tra Federer ed Isner, i due hanno comunque fatto del loro meglio per intrattenere la folla, la quale però sembrava più che soddisfatta nel godersi il match di tennis senza siparietti di sorta. Il boato più assordante, con tanto di standing ovation, è arrivato quando Federer si inventava un tweener quasi impossibile, seguito da un passante di rovescio stretto vincente che spingeva Isner a lanciare la racchetta dall’altra parte della rete dalla disperazione. Un Roger più giullare del solito ha giocato a rimpiattino con una troupe televisiva, si è improvvisato capo tifoso comandando le grida della folla con un solo gesto della mano, ed alla fine ha chiuso il match in due set rimontando il tie-break del secondo set da 2-4.
Dopo il lungo giro di autografi e selfie, il breve incontro con i giornalisti di Federer, che si sente a disagio nel sentirsi definito ‘famoso’: “Mi ritengo soltanto una persona fortunata perché giocando a tennis riesco a fare cose meravigliose come questa, che mi permettono di aiutare tanti bambini. Finora la Fondazione ha aiutato più di 600.000 bambini, e puntiamo a superare il milione entro la fine del 2018. Sono enormemente grato a Seattle per come ha risposto, e non voglio assolutamente che questa sia la mia unica volta in questa città, cercherò in tutti i modi di tornare per ripetere questa magnifica esperienza”.
In un protocollo abbastanza inusuale, l’incontro con la stampa ha avuto luogo in mezzo al campo, mentre gli altoparlanti sparavano ancora musica a tutto volume e diverse migliaia di tifosi erano rimasti sugli spalti reclamando un autografo da Roger.
Per chi come noi non è abituato a sentirsi “circondato” da questo straripante entusiasmo, è stata un’esperienza incredibile poter sperimentare in prima persona quello che Federer vede e sente ogni volta che entra in campo: ogni suo gesto, ogni sua mossa viene accompagnata dall’affetto e dall’attenzione della folla, e nonostante i tanti anni trascorsi in questa condizione, si percepisce dall’espressione e dal linguaggio non verbale del campione svizzero che c’è sempre un misto di sorpresa e gratitudine per il trattamento che gli viene riservato. Anche questo, probabilmente, fa parte del segreto della sua grande longevità.
ATP
ATP Miami, Fritz: “I Big 3 non erano completi come Alcaraz quando avevano la sua età”
Lo statunitense ha parlato di cosa vuol dire affrontare il murciano: “Penso che non ti conceda nulla, quindi devi lavorare molto per vincere, per vincere praticamente ogni punto”

Le parole a caldo di Taylor Fritz dopo la netta sconfitta per mano di Carlos Alcaraz nei quarti di finale del Miami Open
IL MODERATORE: Che sfortuna, Taylor. Era la prima volta che affrontavi Carlos. Cosa lo ha reso così difficile da battere stasera?
TAYLOR FRITZ: Penso che non ti conceda nulla, quindi devi lavorare molto per vincere, per vincere praticamente ogni punto. Voglio dire, penso che stasera abbia giocato incredibilmente bene i punti importanti. Sai, penso che abbia vinto tutti i punti importanti della partita, quindi ha fatto una grande differenza.
D. Cosa hai sentito che non funzionava per te stasera? Ovviamente indipendentemente da quanto bene ha giocato, cosa ti è sembrato mancasse nel tuo gioco?
TAYLOR FRITZ: Sì, se stiamo solo parlando di quello che stava succedendo nel mio gioco, non puoi semplicemente dare via il tuo servizio per iniziare entrambi i set. Ero davvero entusiasta di iniziare il secondo set, perché mi sentivo, a volte esci, e non ero, immagino, pronto alla velocità a cui avremmo suonato. Nel primo gioco, mi sono fatto breakkare durante la partita, ma dopo mi sentivo come se avessi giocato molto bene per il resto del set. Non aveva più possibilità di breakkarmi. Ho avuto la possibilità di strappare il servizio a lui. Avevo voglia di entrare nel secondo set, avevo davvero buone possibilità. Poi ho buttato via di nuovo il mio servizio per iniziare il secondo set. Quindi è stato estremamente, immagino, demoralizzante, perché ora devo giocare un altro set di rincorsa. È solo più fuori dai miei errori. Ovviamente giocando con il miglior giocatore del mondo, non puoi semplicemente abbassare il rendimento al servizio per iniziare entrambi i set. Inoltre, mi sentivo come se avessi commesso troppi errori. Gli ho dato troppi punti gratis.
Q. Immagino che tu probabilmente volessi affrontarlo da un po’ ormai, e Tommy l’aveva affrontato, Frances ovviamente ci ha giocato. Riguardo a quello che ti aspettavi cosa puoi dirci? Hai detto che avevi qualche problema ad adattarti, non eri pronto per il ritmo, ma…
TAYLOR FRITZ: Ero pronto per il ritmo. Era più come la prima volta che giochi contro qualcuno, come la tattica prima della partita, in un certo senso capire con quali colpi posso farla franca e con cosa non posso farla franca, con quali colpi mi punirà e su quali colpi non mi punirà. Ovviamente quando giochi con giocatori diversi, alcune persone ti faranno male, immagino, solo a diversi livelli di colpi. Quindi nel primo set penso di aver giocato un po’ troppo sul sicuro, non volendo sbagliare, e lui mi ha punito. Quindi ho capito, ok, dovrò aumentare la velocità media solo un po’ di più. Si trattava di trovarlo, che sentivo di aver trovato dopo il primo o il secondo gioco. È uscito davvero pronto. Mi sentivo come se il terzo gioco della partita, il secondo gioco che ho servito, fosse probabilmente il gioco di livello più alto della partita. Come se stesse colpendo vincenti su tutto, vincenti sui colpi aggressivi che ho colpito, e poi ho pensato di avergli preso le misure, ma ero tipo, wow, se questo è il livello, allora sarà davvero dura. Ma sentivo che quello non era effettivamente il livello. È uscito estremamente eccitato e ha giocato davvero bene in quel gioco, ma dopo mi sono sentito come se mi fossi sistemato. Per il resto del set, sai, sono stato in alcuni giochi di servizio e mi sono tenuto abbastanza bene. Ma, sì, ci sono stati molti scambi su cui mi aspettavo di essere al sicuro e su cui sono stato punito.
Q. Penso che siano state quattro buone settimane per te. Ti avevo detto al Delray Open che avresti vinto quel torneo e che avresti avuto delle belle partite. La mia domanda è con tutti i cambiamenti di ieri, pensi che ti riguardino oggi? Hai parlato con Tommy Paul del match di oggi con Carlitos? Perché ha giocato ieri.
TAYLOR FRITZ: No, non credo che il fatto di non aver giocato ieri abbia davvero influenzato qualcosa, ad essere onesto. Penso che probabilmente sarei stato più impreparato a giocare ieri, perché mi hanno detto tutto il giorno che sarebbe stato — ho solo sentito parlare del tempo tutto il giorno che avrebbe piovuto. Quasi mi aspettavo di non giocare. Quindi non penso che ciò abbia influenzato i cambiamenti. Non ho parlato con Tommy, perché, primo, posso guardare la partita ed essere conscio di come mi sento, e poi anche io e Tommy giochiamo in modo incredibilmente diverso. Non posso giocare come gioca lui. Gli piace molto andare a rete ed è uno dei ragazzi più veloci del tour. Quindi direi che non avrebbe molto senso per qualunque strategia
Q. Hai giocato contro Roger, hai giocato contro Rafa, contro Novak, e Carlitos ha appena detto due giorni fa che vuole partecipare a quella conversazione. Vuole essere una leggenda di questo sport. Cosa c’era di simile? Cosa hai trovato oggi? Ovviamente è stato il tuo primo incontro, ne avrai molti altri, ma cosa hai visto oggi che lo confermerà?
TAYLOR FRITZ: Non è qualcosa che ho visto oggi. È quello che vedo da un po’ di tempo. L’ho detto un anno fa quando l’ho visto giocare, per quanto è giovane, ha tutti gli strumenti, sai. Può andare a rete, può tirarti un dropshot, può lanciarti, è incredibilmente veloce, ha tutta la potenza, il suo diritto è buono, il suo rovescio è buono. E’ molto raro vedere qualcuno così giovane così, immagino, appena sviluppato nel loro gioco e non avere davvero nulla su cui lavorare così tanto. Ha tantissimi modi diversi di giocare e può incorporare tantissimi piani di gioco diversi per giocare con giocatori diversi perché ha così tanti strumenti per vincere una partita. Penso che sia qualcosa che non direi che nessuna di quelle persone avesse in così giovane età. Ci sono sempre cose su cui le persone devono migliorare. Inoltre, solo parlando della partita di oggi, ho sentito che il livello delle prime tre partite era assolutamente insopportabile. Stava colpendo vincenti netti a 110 miglia all’ora di seconda di servizio che stavo indirizzando al suo corpo. Sto intensificando e schiacciando i cross di rovescio, e lui tira vincenti sulla linea di rovescio in posizione aperta. Quello non era il livello per il resto della partita. Sono stato in grado di ambientarmi molto di più, e lui non lo ha fatto per tutta la partita. Ma ovviamente possiede quel livello, e per quei primi due giochi è stato piuttosto travolgente.
Q. Come lo paragoni alla prima volta che hai affrontato Roger, Rafa e Novak?
TAYLOR FRITZ: Oh, mi sentivo decisamente come se avessi più respiro contro quei ragazzi che in questa partita. Penso che, sai, siano diversi stili di gioco. Novak fa questi scambi lunghi, ma lentamente ti fa uscire dalla posizione e ti travolge. Sento ancora di poter restare a lungo in questi scambi e avere più possibilità di attaccare. Penso che tornerei ai primi due game della partita. Ha appena vinto molti colpi, vincenti e colpi che mi hanno ferito quando altri giocatori normalmente non mi fanno male. Decisamente meno. Ho solo sentito che era più offensivo e mi ha pressato molto di più.
ATP
ATP Miami: impresa Sinner, batte Alcaraz e vola in finale
Tre ore di grande tennis all’Hard Rock Stadium di Miami mandano Jannik Sinner alla sua seconda finale Masters 1000. Seconda sconfitta stagionale per il n. 1 Alcaraz.

(da Miami il nostro inviato)
[10] J. Sinner b. [1] C. Alcaraz 6-7(4) 6-4 6-2

Volendo esagerare un poco, ma nemmeno tantissimi, si potrebbe dire che Jannik Sinner ha dominato la semifinale del Miami Open presented by Itaú contro il n. 1 del mondo Carlos Alcaraz, considerando tutte le chance avute nel primo set poi perso al tie-break. Infatti la vittoria in tre set di Sinner è arrivata dopo aver ceduto per 7-4 il tie-break del primo parziale nel quale era stato in vantaggio per 4-1 leggero, aveva avuto sulla racchetta lo smash per andare a due palle del 5-1, e poi, dopo aver annullato un set point sul 5-6 (per la verità omaggiatogli con un doppio fallo da Alcaraz), era andato in vantaggio 4-2 nel tie-break commettendo poi due errori piuttosto banali sul proprio servizio.
Poi Sinner ha dato prova di grande maturità, tenendo il controllo dei nervi e del suo gioco, approfittando del calo di tensione di Alcaraz all’inizio del secondo set per andare in vantaggio, e non si è innervosito nemmeno quando quel diavolaccio di spagnolo ha rimontato subito sul 2-2.
Certamente bisogna segnalare che verso la fine dell’incontro, giocato per oltre un’ora a ritmi siderali, Alcaraz ha palesato qualche problema muscolare che lo hanno certamente limitato, ma d’altra parte la condizione fisica fa parte di ciò che è necessario a un tennista per prevalere, e oggi Sinner si è dimostrato certamente il migliore nella giornata.
PRIMO SET – Siccome è stato Sinner a perdere l’ultima partita tra i due, è lecito aspettarsi che sia lui il primo a cambiare qualcosa. Nei primi due turni di battuta fa 11 su 12 di prime, dopo che a Indian Wells era rimasto sotto il 50% in tutta la partita. E sulle seconde di Alcaraz è sempre a rispondere con i piedi nel campo. La tensione di inizio match per l’altoatesino si esaurisce nei quattro diritti sbagliati nel primo game che lo fanno andare ai vantaggi, e la sua pressione su Alcaraz si fa subito sentire. Lo spagnolo esordisce nel quarto game con un doppio fallo, con due gratuiti da fondo si trova 15-40, e quando il suo diritto in recupero vola oltre la riga di fondo Sinner e il suo angolo esplodono in giubilo per il break del 3-1.
Sinner gioca benissimo, Alcaraz è chiaramente scosso dalla partenza dell’italiano, si inguaia sulla battuta sul 15-30, ma quando ha sulla racchetta la chance per due palle del 5-1, Sinner mette in rete uno smash non impossibile, e la partita cambia direzione. Alcaraz tiene un game da 12 punti nel quale commette anche un doppio fallo, ma senza concedere palle break.
Un neonato in tribuna piange e strilla a pieni polmoni, ma è l’unico a non divertirsi, soprattutto quanto i due mettono in scena uno scambio di 25 colpi da cineteca con tutti i colpi del campionario tennistico e chiuso da un passante di rovescio incrociato stretto di Sinner che lascia Alcaraz a terra. Ma la percentuale di prime di Sinner cala, Carlitos si esibisce in una delle sue splendide demi volée, e quando tocca a Sinner giocarne una simile la palla finisce in rete e il break di vantaggio svanisce.
Con paio di magie in pallonetto Alcaraz impatta sul 4-4, ma Sinner non si scompone e ricomincia a macinare punti sul suo servizio per il disappunto dello spagnolo, che tira una pallata di stizza attraverso il campo, e anche per il disappunto del pubblico, chiaramente in gran parte favorevole ad Alcaraz.
Sul 5-5 è invece Alcaraz a spingere in risposta per andare sullo 0-30, si procura due palle break e sulla seconda chiude una volée di diritto colpita nemmeno troppo bene ma comunque vincente. Sinner rimane agganciato al set azzannando le seconde di Alcaraz, e la tattica paga dividendi perché dopo che Jannik si è mangiato una volée a campo aperto sul 30-30, Carlitos commette doppio fallo sul set point e finisce per perdere la battuta rimandando la soluzione del set al tie-break.
È Sinner ad andare avanti per primo, approfittando di un errore di Alcaraz per il 4-2, poi però commette due errori che gli costano il parziale: sul 4-3 mette una palla corta senza senso in mezzo alla rete, e sul punto successivo sbaglia un diritto da fondocampo dopo che Alcaraz aveva rimandato un pallonetto difensivo atterrato nell’ultimo metro di campo.
Lo spagnolo questa volta non ha bisogno di altro e chiude il set dopo 77 minuti di gioco infilando gli ultimi cinque punti consecutivi.
SECONDO SET – La lunga durata del primo set ha messo a dura prova il pubblico americano che durante i primi giochi del secondo parziale svuota per metà gli spalti. Durante questa pausa fisio-gastronomica degli spettatori succede che Sinner strappa subito il servizio a un Alcaraz in calo adrenalinico dopo il rush finale della prima frazione, e poi consolida sul 2-0, ma il vantaggio è di breve durata, perché al successivo turno di battuta l’intensità di Sinner si affievolisce, arriva anche un doppio fallo e alla terza palla del controbreak un errore di diritto rimette tutto in parità.
Si procede seguendo i servizi con un’intensità leggermente minore, ma sempre con una qualità di gioco elevatissima. Il tema principale è la grande aggressività dei due sulla seconda dell’avversario, e spesso anche sulla prima. Alcaraz risponde sempre a tutto braccio, sempre in spinta, indipendentemente da come sia il servizio dell’avversario. E Sinner non gli è da meno, anche se sulla prima rimane leggermente più indietro.
Sul 3-4 l’altoatesino viene fuori da un game complicato rimediando a un paio di errori di direzione sui suoi attacchi con delle buone battute, cancellando sue palle break che avrebbero mandato lo spagnolo a servire per il match. Alcaraz non reagisce bene alla mancata occasione: sul 4-4 inizia il turno di servizio con un doppio fallo, poi gioca una palla corta di rovescio lungolinea senza troppo senso, e con due errori di diritto cede la battuta a zero con Sinner che così si trova a servire per il set. Carlitos allora cambia qualcos’altro, estrare dalla sua immensa faretra un’altra arma e comincia a togliere ritmo sulla “diagonale rovescia” con colpi tagliati e bassi. Sinner risponde bene, si prende il 30-15 con un passante di rovescio lungolinea appoggiato nel “sette” e dopo due ore e 12 minuti si va al terzo set.
TERZO SET – Nell’intervallo Alcaraz prende la sua borsa e va a cambiarsi d’abito mentre Sinner rimane in campo a fare saltelli per rimanere caldo e concentrato. Passano quasi 10 minuti tra la fine del secondo set e l’inizio del terzo, e mentre Alcaraz è fuori dal campo il cronometro viene pure fermato sull’1:01 in attesa del ritorno dello spagnolo. Non una novità, ma quando accade è sempre il caso di segnalarlo.
I volti scuri di Juan Carlos Ferrero e del resto dell’angolo del n. 1 del mondo venivano spiegati alla ripresa del gioco: Alcaraz gioca un game di peste, cede il servizio a “quindici” con quattro gratuiti e nel gioco successivo prende un ace senza quasi muoversi, dando segno di avere un principio di crampi alla gamba destra.
Sullo 0-2 gioca un game in grande libertà e riesce a tenere agevolmente la battuta, ma mentre il suo team prepara una bevanda energetica per reintegrare i sali minerali persi ci si rende conto che il match potrebbe precipitare da un momento all’altro. Sinner disputa un game esemplare tenendo la prima a tre quarti velocità e angolata per far spostare Alcaraz, e quest’ultimo sbaglia quattro risposte.
Lo spagnolo modifica leggermente il servizio a causa del problema muscolare e prova ad adattare il suo gioco alla nuova situazione, va sotto 0-30 e poi comunque riesce a rimanere aggrappato al suo turno di battuta. Sinner si impappina servendo sul 3-2, commette due gratuiti che omaggiano Alcaraz della palla del 3-3, ma Carlitos mette in rete la risposta su una seconda a 87 miglia orarie di Sinner. Jannik trova comunque il 4-2 e si aggrappa al game successivo durante il quale Alcaraz chiede tutto l’aiuto del pubblico dopo aver chiuso la volée del 40-30, ma due ace esterni e un tuffo per evitare il contropiede non gli bastano per evitare il doppio break. Infatti due sanguinosi doppi falli consecutivi, seguiti da un errore su un diritto anomalo lo condannano al 2-5.
Un diritto incrociato vincente dopo tre ore e un minuto di gioco pone fine a questa splendida partita e manda Jannik Sinner alla sua seconda finale qui al Miami Open e nei tornei Masters 1000.
L’ultimo atto del torneo lo vedrà dunque opposto a Daniil Medvedev, che lo ha sconfitto nella finale dell’ABN AMRO Open di Rotterdam poche settimane fa nell’ultimo dei cinque confronti diretti tra i due, tutti andati ad appannaggio del tennista russo.
Questa affermazione garantisce a Sinner il ritorno alla posizione n. 9 della classifica mondiale, suo best ranking finora, che potrebbe però migliorare in caso di vittoria nel torneo quando si isserebbe addirittura al n. 6.
Flash
WTA Miami: Kvitova, prima finale al Sunshine Double
Petra Kvitova vince in rimonta il primo set poi chiude di slancio il secondo sconfiggendo Sorana Cirstea. Per lei l’ostacolo Rybakina per tentare il ritorno in Top 10

(da Miami il nostro inviato)
[15] P. Kvitova b. S. Cirstea 7-5 6-4

Nella sua novantanovesima apparizione in un torneo WTA 1000 Petra Kvitova è riuscita a raggiungere la sua prima finale al Miami Open sconfiggendo in due set una delle giocatrici più calde di questo periodo di stagione, la rumena Sorana Cirstea.
Un irresistibile strappo tra la fine del primo set e l’inizio del secondo che le ha permesso di vincere sette giochi consecutivi ha deciso la partita in favore della ceca, che dopo aver iniziato il match sbagliando un po’ troppo alla ricerca di angoli molto accentuati, ha poi messo a fuoco il mirino ed è stata assolutamente irresistibile facendo letteralmente a brandelli la seconda dell’avversaria (2 punti su 13 per un 15% nel primo set, per poi chiudere con un globale 26% a fine match).
PRIMO SET – Inizio di partita molto equilibrato tra due giocatrici che si conoscono molto bene, essendosi incontrate già 10 volte in oltre un decennio a tutte le latitudini e su tutte le superfici. Kvitova provava a sfruttare le sue traiettorie mancine tagliando il campo con angoli molto acuti. La ceca arrivava per prima alla palla break, ma Cristea rispondeva alla situazione molto bene. Sul 3-2 era Cirstea che con tre splendide risposte vincenti (o quasi) si conquistava tre palle break, tutte però annullate da colpi lungolinea di Cirstea che mancavano il bersaglio. Sulla quarta però il suo rovescio incrociato finiva in corridoio concedendo il primo allungo alla rumena.
Kvitova continuava imperterrita a cercare gli angoli, ma la precisione le faceva difetto, e Cirstea, dopo che i suoi fan erano stati redarguiti dall’agente di Kvitova per aver fatto rumore tra la prima e la seconda di servizio, rimontava da 0-30 issandosi 5-2.
Nel game in quale Cirstea serviva per il set sul 5-3, Kvitova trovava tre splendidi colpi risalendo da 40-15 a palla break, ma mancava poi la risposta sul punto decisivo. Due punti più tardi le andava meglio, affondando il rovescio dell’avversaria con un lungolinea e recuperando il break di svantaggio per il 5-4.
Con un parziale di 13 punti a 1, Kvitova rivoltava il set come un calzino recuperando il break di svantaggio e mettendosi nella posizione di servire per il set sul 6-5. Anche per la ex campionessa di Wimbledon servire per il set non era una cosa banale: un doppio fallo e un gratuito da fondo la portavano 0-30, ma quattro punti consecutivi le consentivano di chiudere il parziale 7-5 dopo 58 minuti di gioco, 16 minuti più tardi rispetto ai set point avuti da Cirstea.
SECONDO SET – La furia di Kvitova non si arrestava anche nel secondo parziale: portava a sette i giochi consecutivi vinti sprintando subito sul 2-0. Petra sembrava incapace di sbagliare, tutti i suoi colpi finivano sulla riga, tanto da indispettire un po’ Cirstea che chiamava “il falco” per controllare il punto di rimbalzo della palla. Sullo 0-2 15-40, con due chance del secondo break, la rumena aveva un’impennata d’orgoglio e metteva a segno quattro vincenti per rimanere in scia dell’avversaria.
Da lì in poi però Kvitova diventava sempre meno trattabile sui suoi servizi, arrivava a servire per il match sul 5-4 quando sciupava il primo match point con un doppio fallo, ma sul secondo una micidiale curva mancina le consegnava la sua prima finale a Miami per tentare di conquistare il suo nono titolo WTA 1000.
Con questo risultato Kvitova è sicura di risalire almeno al n.11 del ranking WTA lunedì prossimo, e potrà rientrare nelle Top 10 in caso di vittoria del torneo. Nel match decisivo di sabato (ore 15 locali, le 21 in Italia), Kvitova affronterà Elena Rybakina, contro la quale ha disputato due incontri, peraltro piuttosto recentemente (a Ostrava a fine stagione nel 2022 e lo scorso gennaio ad Adelaide), portando a casa una vittoria nell’ultima occasione.