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Al femminile

Mladenovic-Siegemund: novità da Stoccarda

Il torneo tedesco ha dimostrato che spesso le giocatrici evolvono nel tempo. Quali sono i cambiamenti delle due finaliste?

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Se posso rivendicare una certa lungimiranza rispetto all’evoluzione del tennis di Siegemund, devo al contrario riconoscere di aver avuto torto nei confronti di Kiki Mladenovic. In diverse occasioni, infatti, ho scritto che non pensavo avrebbe avuto la possibilità di esprimersi ad altissimi livelli a causa della debolezza del suo rovescio, e della conseguente difficoltà nel gestire i passaggi decisivi dei match, quando il colpo meno naturale tende a perdere di affidabilità.
Non riuscivo proprio a togliermi il dubbio che fossa la tipica giocatrice che alterna partite in cui il colpo debole si mantiene su standard accettabili ad altre (spesso quelle fondamentali) in cui diventa un handicap insostenibile. Invece a Stoccarda ho avuto la sensazione di un progresso sostanziale, che ha fatto di lei una tennista strutturalmente più simmetrica. Forse è presto per un giudizio definitivo, ma di sicuro si capisce che Mladenovic ha seriamente lavorato sui propri limiti, dimostrando che si può crescere tecnicamente anche ben oltre i vent’anni (ne compirà ventiquattro fra qualche giorno), e si è impegnate ormai da molte stagioni nel circuito professionistico.

Di solito ho un modo abbastanza semplice per verificare la solidità di un colpo: aspetto di vedere cosa accade sui punti importanti, meglio ancora (e non è un paradosso) quando vengono persi. Se cioè, alla fine, a provocare gli errori decisivi è quasi sempre il colpo debole, significa che ci si ritrova con una zavorra difficilmente eliminabile dal proprio gioco. Invece Kiki anche nel match perso contro Siegemund non si può dire abbia sofferto per i troppi gratuiti di rovescio.

Ma prima ancora della finale, è stato nel big match (sul piano mediatico) contro Sharapova, che Mladenovic ha dato prova dei suoi miglioramenti.
Proviamo a soppesare il confronto sotto l’aspetto tecnico-tattico. Sintetizzando si potrebbe dire che sulla carta le due giocatrici si equivalevano sulla diagonale dei dritti e forse anche nel rendimento al servizio (per entrambe di altissimo livello). Si poteva invece pensare che Sharapova avrebbe avuto un vantaggio sulla diagonale dei rovesci, mentre Mladenovic appariva più forte nelle variazioni sulla verticale e nel gioco di volo (palle corte, volèe, etc.). Ed effettivamente su quest’ultimo aspetto il match ha confermato la superiorità di Kiki.

Quello che però in realtà non è emerso è il vantaggio di Sharapova negli scambi sulla diagonale sinistra. Mladenovic ha mixato con molta intelligenza i colpi in top, quelli slice e le palle corte, che sono da sempre la variabile a cui ricorre per punire l’avversaria che insiste troppo sul suo rovescio.
Non solo: Kiki ha stupito con la scelta di rinunciare a spostarsi a sinistra per rispondere con il dritto anomalo sulle seconde di servizio di Sharapova. Di solito è una sua mossa abituale, che invece non ha praticamente mai utilizzato nel confronto contro Maria. E con questa impostazione inattesa secondo me ha ottenuto un triplice vantaggio. Primo: si è trovata più centrale nella posizione in campo subito dopo la risposta, e quindi più pronta e meno vulnerabile nella fase di avvio del palleggio. Secondo: eseguendo più spesso la risposta di rovescio ha finito per “esercitarla” e trovarsi in ritmo sul servizio avversario. Terzo: ha mandato un messaggio tattico e psicologico a Sharapova, che si potrebbe sintetizzare in questo modo: “Continua pure a servirmi sul rovescio, tanto non lo sbaglio; e nemmeno ho bisogno di fare ricorso alla scappatoia dell’inside-out di dritto. Sei sicura che valga la pena insistere con questa soluzione?”
Naturalmente tutte questo è possibile se le intenzioni tattiche sono effettivamente supportate dalla solidità esecutiva: si può bluffare per qualche scambio, forse per qualche game, ma certo non per un match di 2 ore e 38 minuti in cui sono disputati 198 punti (3-6, 7-5, 6-4).

Per chiudere con le questioni tecniche della semifinale, devo però confessare che il colpo che difficilmente dimenticherò del match non è stato un rovescio, ma il dritto che Kiki ha giocato sul 4-2, 40 pari terzo set, in uscita dal servizio; un colpo eseguito con mano dolcissima e timing perfetto: una demivolèe che, anche se concepita in una frazione di secondo, è apparsa assolutamente voluta e meditata: una di quelle cose che nessuno può insegnare e che si possono catalogare solo alla voce “talento”. Eccola:

https://youtu.be/bASxGuo6oPY?t=8392

L’altro aspetto nel quale Mladenovic ha compiuto passi avanti, ma forse non altrettanto convincenti quanto sul piano tecnico, è quello mentale. Intendiamoci: qualsiasi tennista ha difficoltà a vincere i match, perché non è mai facile chiudere a proprio favore la battaglie più accese. In passato però Kiki aveva mostrato la tendenza a crollare arrivata a un passo dal traguardo. In inglese si chiama choker questo tipo di giocatore, e la parola ha cominciato ad aleggiare quando Mladenovic ha corso il rischio di farsi recuperare da Sharapova dopo aver condotto 5-2 nel terzo set.
Oltretutto, considerando l’importanza dell’avversaria e le dichiarazioni che Kiki aveva rilasciato sulla questione doping, il match si annunciava con un surplus polemico e una potenziale ulteriore pressione. Il fatto che ne sia uscita vincitrice è una importante iniezione di fiducia.

Le cose per lei sono andate un po’ meno bene nella finale contro Siegemund. La partita ha avuto diversi cambi di leadership, specie nel set finale. Quando Mladenovic si è portata a condurre 6-5, sembrava avere l’inerzia dalla sua, invece nel dodicesimo game non è riuscita a mettere pressione all’avversaria a causa di una serie di risposte sbagliate o poco incisive. Ma probabilmente Kiki avrà i maggiori rimpianti per il vantaggio non sfruttato nel tiebreak conclusivo: avanti 4-1, ha subito un parziale contrario di 6 punti a 1 finendo per perdere 7-5.
Come dire che sotto questo aspetto c’è ancora strada da fare. Ma dopo essere stato smentito dai progressi sul piano tecnico, non me la sento certo di escludere che possa crescere in modo significativo anche sul piano mentale. I prossimi tornei sulla terra battuta saranno una prima verifica importante.

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