ATP Roma: Djokovic investe Thiem

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ATP Roma: Djokovic investe Thiem

ROMA – Un solo game lasciato all’austriaco. Ottava finale a Roma, per reagire alla crisi

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da Roma, il nostro inviato

[2] N. Djokovic b. [8] D. Thiem 6-1 6-0

Sarebbe dovuta essere la partita del giorno, dopo il boccone con del Potro e i venti minuti prima del ritiro di Muguruza. Sarebbe potuto essere il match della certezza di un nuovo vincitore in un Masters 1000, flebile speranza di alternativa al Fab-cannibalismo. Si è invece assistito ad un terrificante assolo, frutto di una paurosa concentrazione di Djokovic e di un Thiem in scarsissima vena, sicuramente nemmeno cugino di terzo grado di quello visto ieri con Nadal. Se contro lo spagnolo Dominic tirava a tutta disegnando il campo avanzando progressivamente, stasera i gratuiti sono fioccati lunghi di metri, senza un disegno tattico chiaro e con ancora meno fiducia. “Novak è molto diverso da Nadal, non mi ha dato tempo di prendere in mano il gioco”. Anche la vittoria con Rafa ha inciso: “Sono stanco mentalmente, non ne avevo più”. Djokovic dal suo canto rimane una macchina, concentratissimo e cattivo come ai tempi migliori: l’incontro dura sessantuno minuti, in cui allo strapotere su piano del gioco il serbo accompagna una grinta leonina. Dopo ciascuno dei cinque break arriva il ruggito, come a scrollarsi di dosso qualsiasi incertezza e mettere ben in chiaro che quando punto nell’orgoglio, Nole ha ancora argomenti solidissimi da presentare. 

Il primo scambio del match, ben oltre i dieci colpi e chiuso da un vincente di dritto stretto di Thiem, lasciava sognare un incontro ad alta tensione, di quelli che hanno alimentato la leggenda di Djokovic: il successivo dominio ha invece sopito ogni speranza di scontro del futuro in finale, rimandato dall’orgoglio di Novak. Come a dire che i giovani, ancora una volta, possono attendere. “Non giocavo così da dieci mesi, forse più. Ma è ancora un processo, non voglio fermarmi”. Novantasettesima finale, la quarantaduesima in un Masters 1000. L’ottava a Roma, che ha vinto nel 2008, 2011, 2014 e 2015. Con Zverev, il più giovane finalista in un Masters 1000 da quando proprio Djokovic vinse Miami nel 2007, uno scontro inedito che troppo facilmente potrebbe essere additato come probabile passaggio del testimone: la prestazione di stasera conferma che per il cambio al vertice c’è ancora tempo.

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