[3] S. Wawrinka b. A. Dolgopolov 6-4 7-6(5) 7-5 (da Parigi, Carlo Carnevale)
Il bel sole parigino, non afoso come nei giorni scorsi: il Philippe Chatrier finalmente vicino al tutto esaurito, entusiasta e partecipe durante lo spettacolo. Uno scenario che esalta Stan Wawrinka, campione qui due anni fa, che riesce a districarsi nella pazzoide ragnatela di Alexandr Dolgopolov. Tre set combattuti e gradevoli, molto più tirati di quanto ci si potesse aspettare alla vigilia del match: l’ucraino scende dal lato giusto del letto e decide di combattere, pur alternando come al solito risposte frettolose o scambi di ritmo forsennato che la folla apprezza rumorosamente. Il rovescio è il colpo chiave per entrambi, Dolgopolov anticipa all’estremo per togliere il tempo all’avversario e punge spesso in diagonale, mentre Wawrinka lascia rimbalzare la palla per caricare al massimo il suo colpo preferito. Le velocità sono sostenute, non ci sono fasi di stanca: Stan risolve l’enigma nella volata conclusiva di ciascun parziale, approfittando delle disattenzioni puntuali dell’avversario che gli permettono l’accelerata.
Nel primo e terzo set Dolgopolov rientra con grinta quando sotto di un break, trovando anche splendide soluzioni di volo, sia profonde che smorzate: gli applausi si sprecano e sono doverosi, mentre sugli spalti una bambina tiene alta, per quanto può, una bandiera ucraina. Wawrinka si incita con convinzione per tutto l’incontro, consapevole di quanto una distrazione potrebbe costargli: terrificanti i vincenti con il rovescio stretto che gli permettono di mettere alle corde l’avversario nel finale, quando il tiebreak del secondo parziale, dominato, gli aveva permesso una maggiore tranquillità. Bello vedere Dolgopolov in condizioni positive, che spesso gli difettano a causa della Sindrome di Gilbert, una malattia autoimmune che gli causa stanchezza dopo viaggi lunghi e stress prolungato: il best ranking al numero 13 è lontanissimo (attualmente è 89), ma poter calcare campi importanti sarà senz’altro fonte di fiducia. Per Wawrinka un successo di grande carattere, anche di umiltà per la solidità con cui ha acettato di soffrire e ripartire quando riagganciato nel punteggio: al prossimo turno adesso la probabilissima sfida con Fabio Fognini, che aprirebbe poi la strada verso le fasi finali: 4-1 i precedenti per lo svizzero, con l’unico successo di Fabio giunto nel 2013 ad Acapulco quando ancora si giocava sul rosso.
K. Khachanov b. [13] T. Berdych 7-5 6-4 6-4 (Giovanni Vianello)
Si sfidano in un secondo turno dal gusto di scontro generazionale Tomas Berdych e Karen Khachanov. E il match sembra segnare proprio un passaggio generazionale. Il match si apre con un primo set molto combattuto, che si conclude 7-5 per il russo. Il set è piuttosto spettacolare, i due giocatori picchiano duro soprattutto con servizio e dritto; a fare la differenza è il maggior peso di palla di Khachanov con il rovescio, che fa breccia nell’angolo sinistro di Berdych spesso e volentieri. Il set è equililibrato, ma chi va più in difficoltà sul proprio servizio è il ceco, quindi, prendendo in prestito il regolamento del pugilato, si può dire che il set vada meritatamente a Khachanov, che se l’è guadagnato “ai punti”. Il secondo set è più facile per il russo, che opera un break nel terzo gioco e mantiene il vantaggio fino al termine del set. Dal punto di vista tecnico-tattico, il set non si discosta molto dal primo, entrambi continuano a spingere da fondo ed è sempre Khachanov il più pericoloso in risposta. Karen si aggiudica il parziale 6-4. Il terzo set è quasi una fotocopia del secondo, Khachanov trova un’altra volta un early-break (addirittura nel primo gioco) e poi gestisce con pochi problemi i propri turni di battuta, vincendo il match 7-5 6-4 6-4. Prova di grande maturità da parte di Khachanov, che ha saputo gestire molto bene l’emozione di giocare contro un grande giocatore come Berdych e, soprattutto nel primo set, non ha mostrato segni di rabbia per l’aver sprecato molte palle break prima dell’undicesimo gioco, in cui finalmente ha strappato la battuta all’avversario. Al terzo turno per il next-gen russo c’è John Isner, che ha oggi sconfitto il nostro Lorenzi. La sfida tra il russo e l’americano si preannuncia, come quella odierna, all’insegna del servizio e dritto.
[29] J. del Potro b. N. Almagro 6-3 3-6 1-1 rit. (Emmanuel Marian)
Finisce con Palito seduto vicino ad Almagro, nell’angolo del murciano ferito e confortato proprio da colui che più di chiunque altro ha sofferto le pene dell’inferno e degli infortuni che ne hanno menomato una carriera da star assoluta. Ve lo immaginate, cosa avrebbe potuto fare delPo se quel polso bizzoso lo avesse lasciato in pace? No? Nemmeno noi. Sembrava una giornata propizia per la torre di Tandil, favorito nello scontro con lo scostante Nicolas per un posto al terzo turno del Roland Garros dopo cinque anni di assenza, e le cose si erano messe subito bene. Un break ottenuto a zero nel secondo game dell’incontro è stato sufficiente alla testa di serie numero 29, poco incline a concedere favori al servizio, ad aggiudicarsi con tranquillità il primo parziale, perfetto presupposto per mettere al muro un avversario che nella propria biografia non vanta rimonte notevoli da tramandare ai posteri. Ma nella seconda frazione il match ha smesso di essere tale, trasformandosi in un simbolo del calvario scalato dai due giocatori nelle ultime tormentatissime annate. Smarrito il servizio nel quarto gioco, del Potro ha accusato un risentimento all’adduttore della gamba destra che lo ha costretto a chiedere un preoccupante MTO, e, rientrato in campo dopo una lunga pausa, le sue movenze lasciavano temere un ritiro ormai prossimo. Almagro ha così potuto vincere il secondo set giocando pressoché da solo, obbligando nel frattempo gli allibratori di tutto il mondo a sospendere le quote sulla partita. Atterrando da un servizio slice a inizio di terzo parziale, tuttavia, lo spagnolo ha capito che l’infortunio al ginocchio sinistro, in effetti parso discretamente serio, subìto a Roma contro Nadal, era tornato a tormentarlo. Stoico ma disperato, Nicolas ha provato a resistere qualche minuto, prima di crollare a terra e in lacrime sull’uno pari al terzo. Juan Martin, attraversato il campo, è stato il primo soccorritore dello sfortunato rivale, e, scortatolo fino alla sua seggiola, lo ha accarezzato sulla nuca sussurrandogli che sì, anche i momenti peggiori possono essere battuti. Se lo dice lui, con quello che ha passato, bisogna credergli.
[8] K. Nishikori b. J. Chardy 6-3 6-0 7-6(5) (Tommaso Voto)
Pomeriggio tranquillo per il n.8 del seeding Nishikori che elimina in tre set il tennista di casa Chardy ed approda al terzo turno, dove affronterà il vincente tra Chung e Istomin. C’è da dire che Jeremy parte subito bene, tanto è vero che conquista il break in apertura, tuttavia il giapponese opera un immediato controbreak e controlla le operazioni con discreta facilità. Il transalpino è un avversario pericoloso, perché non dà ritmo e con il combinato disposto servizio-dritto è in grado di far male. Kei copre il campo magnificamente e con il rovescio ribalta lo scambio a proprio favore con discreta continuità. I gratuiti del trentenne di Pau aumentano vistosamente, mentre l’asiatico è sempre più padrone della scena e, al primo momento di difficoltà, affonda i colpi. Chiuso il primo set con il punteggio di 6-3, Chardy scompare dal campo, in quanto subisce nove giochi consecutivi, che sembrano mettere la parola fine alla sua partecipazione al torneo parigino. Poi arriva il medical time out chiesto da Nishikori sul 3-0 del terzo set, che disegna una nuova storia seppur temporanea. Il n.8 del mondo ha, come è noto, un fisico di cristallo che spesso ha compromesso la sua carriera ed ha condizionato le sue prestazioni. Da quel momento il francese si galvanizza e Kei perde di intensità, soprattutto con il servizio che diventa un colpo attaccabile. Jeremy rimonta ed addirittura passa avanti 5-4, uno scenario incredibile fino a qualche minuto fa. A chiudere le ostilità è il tie break, che premia la maggior solidità del tennista asiatico, anche se il suo stato di forma va valutato attentamente nel corso del torneo. Al prossimo turno il coreano Chung, uno che il suo tennis sembra averlo studiato proprio da Nishikori.
F. Lopez b. [30] D. Ferrer 7-5 3-6 7-5 4-6 6-4 (Emanuela Palmieri)
La prima partita di oggi sul Campo 3 è un derby fra veterani spagnoli: infatti, si giocano l’accesso al 3° turno David Ferrer e Feliciano Lopez (entrambi 35enni) in un match che sa di remake poiché, appena 15 giorni fa, i due si sono scontrati al 1° turno del torneo di Roma, e lì l’esito è stato a favore di Ferrer, così come a favore di Ferrer sono gli H2H (11-7). Il match di oggi è molto combattuto fin dall’inizio con un Lopez che nel primo set appare meno centrato rispetto a Ferrer, e infatti è il valenciano a breakkare per primo, ma Feliciano non solo recupera ma riesce anche a vincerlo il set per 7-5. Molto lottato anche il secondo set dove fioccano le palle break da entrambe le parti e dove alla fine è Ferrer a spuntarla e ad aggiudicarsi il set. Nel terzo parziale Ferrer appare abbastanza in affanno e infatti arriva presto il break che porta Lopez in vantaggio ma David si dimostra davvero un gran combattente e, nel momento in cui il suo avversario serve per il set, riesce ad agguantare il controbreak rimettendo tutto in discussione, però le energie fisiche di Ferrer non sono inesauribili come le sue energie mentali e così alla fine Lopez ci riesce comunque a portarsi a casa il terzo parziale. Ma si è mai visto un match in cui il valenciano mollasse prima della stretta di mano finale? E non accade nemmeno oggi poiché Ferrer mostra di essere ancora uno capace di risorgere dalle ceneri agguantando il quarto set e portando così la partita, dopo più di tre ore di gioco, al quinto e decisivo set dove, in un susseguirsi di break e controbreak, alla fine la vittoria va a Lopez che al 3° turno dovrà vedersela con Cilic.
[1] A. Murray b. M. Klizan 6-7(3) 6-2 6-2 7-6(3) (da Parigi, Laura Guidobaldi)
Martin Klizan non sfrutta le defaillance di un Murray incostante e falloso e, nonostante il vantaggio di un set (il primo) e del 5-2 al quarto, si fa rimontare da Andy che, alla fine, accede comunque al 3° turno dello slam parigino con lo score di 6-7 6-2 6-2 7-6. Non del tutto sufficiente la performance dello scozzese che, però, al bisogno, fa appello al suo savoir faire e all’abitudine dei rendez-vous importanti. Ma attenzione al prossimo round, in cui dovrà alzare ulteriormente il livello del proprio tennis.. Martin Klizan, n. 50 Atp, non brilla per un rendimento costante ma, se incappa in una giornata particolarmente positiva, è capace di mettere in difficoltà anche i più forti. Al primo turno Andy Murray ha perso per strada un set per mano di Kuznetsov e viene da un inizio di stagione scandito da partite deludenti e l’infortunio al gomito. L’appuntamento parigino è tappa fondamentale per la sua stagione 2017, dovendo difendere i punti della finale dell’anno scorso. Lo slovacco, classe 1989, ha un antico feeling con il Roland Garros, avendoci trionfato nel 2006 da junior. Ex n. 24 del mondo nel 2015, nel 2016 vince a Rotterdam il titolo più importante in carriera.
Notevoli difficoltà per Murray fin dal primo gioco, che si prolunga ai vantaggi. Sull’1-1 il break slovacco non si fa attendere con lo scozzese che scivola nei primi malaugurati gratuiti mentre Klizan sale agevolmente 3-1 e 5-3. Regolare e aggressivo soprattutto con il dritto mancino, Martin parte in quarta in questo avvio di match. Ma ecco che, servendo per il primo set sul 5-4, lo slovacco perde l’occasione di chiudere il parziale, “offrendo” il break allo scozzese causa i troppi errori. Dovrà aspettare il tie-break per far suo il primo set, in cui si impone per 7 punti a 3. Il britannico si scuote e riesce a rovesciare l’inerzia del match, mettendo a segno il break sul 2-2 per poi allungare il passo sul 4-2. A quanto pare Andy si è ricordato di essere il n. 1, “aiutato” peraltro dallo stesso Klizan che perde rapidamente la freschezza sfoggiata nel primo set. La seconda frazione va via veloce, agguantata da Murray per 6-2. Il britannico continua in scioltezza: realizza il break in apertura di terzo set per poi prendere poi il largo sul 4-1. Lo slovacco stacca la spina e, in 36 minuti, Andy si aggiudica la terza frazione con un altro 6-2. Il match è destinato a scorrere lungo le montagne russe poiché lo slovacco si desta dal torpore al quarto, ricominciando a picchiare con i fendenti di dritto e a far fare il tergicristalli a Andy che deve rincorrerlo sul 3-0, sul 4-1 e sul 5-2. Nuovamente in difficoltà, lo scozzese subisce l’aggressività di Klizan, in particolare in risposta. Ma lo slovacco è imprevedibile, poiché dal 5-3, fallendo uno smash da “calcio di rigore” dà la possibilità di rimonta ad Andy, che ora serve per raggiungerlo sul 5-5. E pareggio sia. Buon segno per Murray perché ritrova il ruggito mostrando i canini; ha a disposizione due palle break ma sfumano. Continua la saga degli errori per il n. 1 del mondo; subisce l’ennesima smorzata vincente di Klizan che torna in vantaggio sul 6-5. Ed è tie-break. I tentativi dello scozzese di variare e far muovere Klizan vanno a buon fine e Murray sale rapidamente in vantaggio 4-2 per poi procurarsi 4 matchpoint sul 6-2. Spreca il primo ma il secondo è quello che vale il 3° turno a Porte d’Auteuil. L’esperienza e la maturità del britannico la spuntano sull’incostanza di Klizan. Al prossimo round ci sarà del Potro. Una prova del nove per Andy che dovrà ritrovare il suo miglior tennis.
K. Anderson b. [18] N. Kyrgios 5-7 6-4 6-1 6-2 (Pierluigi Maienza)
Dopo la maratona del derby spagnolo, il campo 3 ospita un match tutt’altro che banale tra la tds n.18 Kyrgios e Anderson. Le insidie per il favorito australiano non sono poche: innanzitutto il suo avversario che, pur essendo uscito dai primi 50 del seeding (attualmente è n. 56) a causa di molteplici infortuni che ne hanno compromesso anche l’inizio della stagione attuale, è un ex n. 10, che conserva nella potenza di gioco e nel servizio un’arma molto efficace. E l’esito dell’incontro lo dimostrerà, seppur con il generoso contributo di Kyrgios. Che dal canto suo, possiede un’artiglieria simile e ha dimostrato finora nella sua breve carriera professionale una capacità di giocare bene sulla terra rossa: ne sono esempi il titolo dell’ATP di Estoril due anni fa, come le vittorie su Federer e Wawrinka a Madrid nel 2015 e 2016. Al tempo stesso non ha la continuità di rendimento tra le sue caratteristiche notevoli. Il sudafricano conduce nell’unico precedente di Chengdu dell’anno scorso che rappresenta, per Anderson, anche la sua ultima vittoria contro un Top 20.
Il primo set è segnato dalla prevalenza del servizio: la svolta all’undicesimo gioco quando Anderson con due errori non forzati di diritto concede un vantaggio a Kyrgios che non riesce a recuperare e cede 7-5. Quando Kyrgios ottiene il break all’inizio del secondo set si ha l’impressione che anche questa partita sia indirizzata a favore dell’australiano. Anderson ha il merito di rimanere in partita pronto a sfruttare eventuali occasioni di recuperare nel punteggio: queste non tardano ad arrivare; alcune sono rimediate da Kyrgios con il servizio ma nell’ottavo gioco un vincente di diritto ed un errore dell’australiano ristabiliscono la parità 4-4. Nel turno di servizio successivo, un errore gratuito di diritto e due doppi falli consecutivi consegnano il set ad Anderson per 6-4. Le paventate perplessità di “tenuta” di Kyrgios si manifestano decisamente nel terzo set: al quarto gioco ancora un errore di diritto ed un doppio fallo e al sesto gioco ancora un gratuito di rovescio ed un altro doppio fallo (in tutto saranno 9, nel terzo e quarto set tutti fatti in momenti delicati) chiudono velocemente il set per 6-1 a favore di Anderson. La reazione che ci si aspetterebbe a questo punto da Kyrgios è inefficace e comunque lontana da quella consistenza necessaria per riaprire il match: sia nel secondo che nel quarto gioco Kyrgios non sfrutta 3 palle break, mentre cede il servizio per due volte. Quando Anderson si porta a servire per il match sul 5-2, Kyrgios va avanti 30-0 ma il primo a non crederci più sembra lui: una risposta di diritto spedita lunga concede il primo match point che Anderson trasforma con un ace (il n.21 dell’incontro). Grande soddisfazione per il 31enne di Johannesburg che, al prossimo turno, contro Edmund (primo incontro tra i due) testerà le proprie ambizioni di rilancio.
Gli altri incontri (Giacomo Capra)
Tutto liscio per la testa di serie numero 7 Marin Cilic che si sbarazza facilmente del russo numero 129 del ranking Kostantin Kravchuk. Prova molto solida del croato che non ha mai perso il servizio in tutto il match concedendo un’unica palla break. Lo attenderà al terzo turno un ben più probante test contro Feliciano Lopez (precedenti: 4-2 per Cilic). Sul campo 14 arriva la perentoria affermazione del giovane coreano classe ’96 Hyeon Chung che supera in tre set l’uzbeko numero 80 ATP Denis Istomin. Primo set dominato dal 20enne numero 67 del mondo che brekka per tre volte di fila l’avversario chiudendo con un comodo 6-1. Più combattuto il secondo parziale con Denis che non trasforma una palla che l’avrebbe portato al tie-break prima di cedere 7-5. Il terzo set è una passeggiata per il sudcoreano con l’avversario che rischia addirittura il bagle prima di cedere nuovamente per 6-1. Il suo prossimo incontro lo vedrà impegnato in un derby asiatico con Kei Nishikori. A senso unico anche il match tra Gael Monfils e Thiago Monteiro. Il francese ha avuto vita facile contro il brasiliano numero 95 del mondo e si è potuto permettere il lusso di deliziare lo Chatrier con alcune delle sue spettacolari giocate. Non riesce invece Renzo Olivo a dare seguito alla grande impresa del primo turno che l’aveva visto estromettere dal torneo Jo-Wilfried Tsonga. Il 25enne argentino ha ceduto in tre set al britannico numero 49 delle classifiche Kyle Edmund. Nessun problema per Pablo Cuevas che regola con un triplice 6-4 un altro argentino classe ’92, Nicolas Kicker, recentemente balzato agli onori della cronaca per aver battuto Nick Kyrgios a Lione. Ad affrontare l’uruguaiano nei sedicesimi sarà Fernando Verdasco che, dopo aver eliminato Sascha Zverev all’esordio, batte al quinto set il 26enne francese Pierre-Hugues Herbert. Molto da recriminare per il transalpino ex numero 1 al mondo di doppio che è stato avanti 2 set a 1 e ha mancato ben quattro palle break in apertura di quinto parziale. Infine nell’ultimo incontro di giornata sul Susanne Lenglen arriva un’ennesima vittoria in tre set, in questo caso ad opera di Richard Gasquet sul veterano classe ’80 Victor Estrella Burgos. Encomiabile il dominicano che dopo aver collezionato un solo game nei primi due parziali prova in tutti i modi a rimanere attaccato al match nel terzo. Il numero 25 ATP però si dimostra giocatore di livello decisamente superiore e chiude con un 6-4 in meno di due ore di gioco. Il pubblico parigino potrà dunque gustarsi un terzo turno tutto francese tra Gasquet e Monfils (precedenti: 7-6 per Gael).
Risultati:
[3] S. Wawrinka b. A. Dolgopolov 6-4 7-6(5) 7-5
[15] G. Monfils b. T. Monteiro 6-1 6-4 6-1
[1] A. Murray b. M. Klizan 6-7(3) 6-2 6-2 7-6(3)
[24] R. Gasquet b. V. Estrella Burgos 6-1 6-0 6-4
[7] M. Cilic b. K. Kravchuk 6-3 6-2 6-2
[8] K. Nishikori b. J. Chardy 6-3 6-0 7-6(5)
[29] J.M. del Potro b. N. Almagro 6-3 3-6 1-1 rit.
F. Verdasco b. P.H. Herbert 6-3 3-6 4-6 6-3 6-3
F. Lopez b. [30] D. Ferrer 7-5 3-6 7-5 4-6 6-4
K. Anderson b. [18] N. Kyrgios 5-7 6-4 6-1 6-2
K. Khachanov b. [13] T. Berdych 7-5 6-4 6-4
K. Edmund b. R. Olivo 7-5 6-3 6-1
[21] J. Isner b. P. Lorenzi 6-3 7-6(3) 7-6(2)
H. Chung b. D. Istomin 6-1 7-5 6-1
[22] P. Cuevas b. N. Kicker 6-4 6-4 6-4
[28] F. Fognini b. A. Seppi 6-4 7-5 6-3