Per raggiungere le semifinali della metà alta del tabellone, Stan Wawrinka dovrà battere nei quarti Marin Cilic e Andy Murray dovrà fare altrettanto con Kei Nishikori. Sono infatti loro i maggiori candidati, Wawrinka (7-5,7-6,6-2 all’ultimo superstite francese Monfils) e Andy Murray (6-3,6-4,6-2 al russo Khachanov, 21 anni, n.53 ATP). Lo svizzero è il campione qui del 2015, lo scozzese il finalista battuto da Djokovic nel 2016. E nella serata di martedì sapremo dopo i primi quarti se Nadal-Djokovic sarà la semifinale “bassa” e più attesa. Oltre che più pronosticata fin dal momento del sorteggio. Nadal è superfavorito con Carreno-Busta e Djokovic a dispetto del 6-0 6-1 di Roma (troppo netto per esser vero) lo è di meno con Thiem, unico ad avere battuto sul “rosso” Nadal (al Foro). Djokovic ha vissuto certamente seri problemi dal primo trionfo qui. Di vario tipo: familiari, psicologici, tecnici. Ne abbiamo scritto mille volte. Ha licenziato il team di coach noti e meno (Becker e Vajda), si è fermato ai 12 Slam vinti, si è rivolto a Andre Agassi che, insieme al cambio di mise da Uniqlo a Lacoste, in Francia si è dimostrata – ed era facilmente prevedibile – formidabile operazione di marketing.
Grazie a un paio di colleghi serbi che lo hanno intervistato in esclusiva sintetizzo per Ubitennis.com e Ubitennis.net (la home inglese) i passi più salienti dell’intervista con i virgolettati delle dichiarazioni di Novak Djokovic:
– “Agassi non ha sempre tempo per me. Insieme a lui cerchiamo un altro ex tennista, più giovane, più presente, più capace di trasferire energie positive”. (Ma meno campione di Andre onde evitare contrasti; si tende a ricostruire un binomio simile al Becker-Vajda, una leggenda e un buon giocatore capace di dirigere ma… anche di obbedire); Ivanisevic, intervistato oggi dopo il divorzio da Berdych è scettico: “Se Agassi non ha tempo non può funzionare!”
– “Non sono più lo stesso tennista dacchè sono padre, sono cambiate le mie priorità”.
– “Che io abbia perso per la dieta vegeteriana e “gluten-free” come si legge, è ridicolo” (ma intanto ora rimangia pesce e uova; si è convinto che le proteine servono, non si vive di sole “erbe” e insalate)
– “I serbi vengono chiamati aquile (c’è sulla bandiera… e si chiamano Eagles un po’ come i nostri atleti invece sono chiamati “azzurri”), ma io come nonno Vlada e le nostre radici montenegrine sono per i falchi che non attaccano le prede ferite” (sul suo zaino mostra il disegno di 4 falchi per i 4 Slam, emoticon di sorrisi blù per i Masters 1000, gialli per le finali ATP di Londra).
– “Non sono superstizioso” (ma porta croce ortodossa e altri ammennicoli nella borsa, fra racchette, lenti a contatto, calzini… “però dimentico sempre cellulare e portafogli”).
– “Farei qualunque cosa, senza condizioni, per il mio Paese. Non voglio nulla indietro, né scuole né monumenti intestati a me, ci mancherebbe. Ma ringrazio Air Serbia che ha chiamato un aereo Novak Djokovic e le poste per un francobollo, la cosa mi lusinga e al mio Paese darò sempre tutto quello che ho da dare. Sarò sempre serbo fino in fondo, anche se vivendo da 10 anni a Montecarlo e in giro per il mondo ci torno ormai poco spesso… ma quando ci torno sento sempre le farfalle nello stomaco”.
– “Bello portare Stefan, mio figlio, in giro qui a Parigi. Siamo andati al museo di storia naturale, lui è rimasto affascinato dagli animali. E anche sulla Torre Eiffel era tutto eccitato. Quando eravamo lassù in cima Stefan voleva guardare Parigi al telescopio, ma non avevo 1 euro! (ironia della sorte per un multimilionario…) Gli ho dovuto dire che era rotto! È un ragazzino in gamba: parla già oltre al serbo l’inglese e anche un po’ di francese…perché abitiamo a Montecarlo. Ma Edoardo (Artaldi, il suo manager) gli sta insegnando anche qualche parolina in italiano”.
– “Il nome del nostro secondo erede (si dice sia una figlia ma Nole non lo vuol dire) non l’abbiamo deciso”.
– “Che sia stata Jelena a spingermi a cambiare dieta è ridicolo: lei sta mangiando anche carne soltanto perchè è incinta. Ma sulla sanità del mio tipo di dieta non ho dubbi”
La dieta di Djokovic nacque in un certo senso nel 2010, quando Novak conobbe il dottor Igor Cetojevic che esercita la sua professione a Cipro. Novak soffriva allora di parecchie allergie. Il dottore si fece vivo con Nole a seguito del match perso in Australia con Tsonga. Novak era avanti due set a uno 6-7 7-6 6-1, quando fu preso da conati di vomito e dovette rifugiarsi negli spogliatoi. Poi tornò in campo e perse al quinto. Lì il medico lo convinse che c’era bisogno di studiare il problema e risolverlo. La famosa dieta è stata la conseguenza. E per l’appunto il dottor Cetojevic in questi giorni è a Parigi: segue infatti il n.1 del tabellone junior, il serbo Miomir Kecmanovic. Invece l’incontro con Pepe Imaz, il discusso psicologo (e… non il guru, parola che ha un’accezione negativa), avvenne a Marbella 3 o 4 anni fa, perché lui si occupò di Marko Djokovic, il fratellino di Novak che era piombato in acuta depressione perché era un continuo paragonarlo, da parte degli avversari e dei media, al fratello troppo più forte. Ci voleva uno psicologo che lo tirasse su, che gli parlasse sempre in termini positivi. È stato lì, quando si è dimostrato capace di tirar fuori dalla crisi Marko, che Novak ha imparato ad apprezzarlo. E a cominciare a usare i suoi servigi, anche perché ora con Nole c’è sempre anche Marko (che però non è stato abbastanza forte da potergli fare da vero coach… anche se Novak da un lato sarebbe stato felice di dargli questa opportunità).