Nessuno crea qui più problemi a Nadal dell’arbitro

Editoriali del Direttore

Nessuno crea qui più problemi a Nadal dell’arbitro

Rafa fra i punti impiega 35 secondi. Finora non ha perso tempo altro che al servizio. Nell’ultimo match i soli problemi glieli ha causati l’arbitro Ramos che l’ha ammonito due volte. L’abuso dell’asciugamano. I 17 rimbalzi di Djokovic

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PARIGI – Non è una cosa nuova. E non è nuovo nemmeno che Rafa se ne lamenti. Qualcuno ricorderà la sua polemica con l’arbitro brasiliano Carlos Bernardes, nei confronti del quale aveva chiesto di esercitare una sorta di diritto di ricusazione (che io non trovavo assolutamente giustificabile, perché anche se ci sono stati precedenti, se si autorizzano atteggiamenti del genere gli arbitri verrebbero condizionati pesantemente). Lo dissi chiaramente a Rafa che non gradì, ma quello era ed è il mio pensiero. Se Bernardes non poteva più arbitrare i match di Rafa (per via di un time-violation segnalato in un torneo in Brasile) non avrebbe più potuto arbitrare tutte le finali sulla terra rossa che Rafa si fosse trovato a disputare. E sarebbe stata una cosa profondamente ingiusta. E altri arbitri si sarebbero forse ben guardati dal segnalare quell’infrazione e ammonire Rafa (o uno qualsiasi dei big… che hanno più ascendente; si sa che nella vita, e non solo nel tennis, le regole non sono uguali per tutti). La sudditanza psicologica non esiste mica soltanto nel calcio e per la… (mmm stavo per scrivere la Juventus, ma chissà quanti lettori invece di sorridere lascerebbero per sempre Ubitennis!).

Ma al di là di quest’ultimo episodio, e del caso Bernardes, non c’è dubbio che la regola introdotta quasi cinque anni fa, il 12 settembre 2012, che sanciva un tempo massimo per 25 secondi fra la conclusione di un punto e l’inizio del successivo (valida per l’ATP, ma non per i tornei ITF dello Slam che ne autorizzano come massimo 20… il che rende ancora più complicata la gestione del proprio tempo al giocatore abituato a certe routine che non possono essere modificate per 4 Slam all’anno) non ha ancora trovato un’uniformità d’applicazione. Nadal e Djokovic, Maria Sharapova, talvolta anche Murray, sono i casi più eclatanti di infrazione alla regola, ma francamente non so quanto i due – che ovviamente sono più monitorati di altri – siano consapevoli di infrangerla. Secondo me sono abitudini, più legate alla ricerca di trovare la giusta concentrazione, che alla necessità di prendere fiato. Ciò anche se una risposta di Nadal indurrebbe a pensare il contrario: Se vuoi giocare bene devi consentire ai giocatori di respirare un po’, non siamo macchine. Bisogna anche poter pensare… Quest’arbitro (stavolta Ramos, l’altra volta Bernardes, e non ricordo francamente se Rafa abbia polemizzato con altri arbitri a suo dire eccessivamente rigidi nell’applicazione della regola che… ricorderete una volta contro Nadal anche Roger Federer si trovò ad invocare), sta tentando, in un certo modo, di cercare i miei errori” (in inglese il transcript delle sue parole“What else can I say? I’m telling you this with some sadness, because I don’t want to have any problems. But this umpire is, I think, trying, in a certain way, to look for my faults, my errors. If you want to play well, you have to let players breathe a little. We’re not machines that cannot think”.

“In teoria – ha aggiunto Rafa che pensa che certi arbitri sono più rigidi di altri che invece tengono conto anche di certe temperature che possono esserci in certi Slam dove i match si giocano sulla lunga distanza – gli arbitri dovrebbero essere in grado di analizzare un match. Non sono qui per azionare un orologio, altrimenti tanto varrebbe metterlo sul campo. Alcuni si comportano in un modo, altri in un altro. Se cambierò? No. Gli ho detto che se non ho fatto a tempo a prendermi l’asciugamano mi può dare tutte le ammonizioni che vuole…”. Nell’occasione il suo avversario, Bautista Agut, ha appoggiato Rafa (l’avrebbe fatto un… non spagnolo? Dubitare è lecito). “Rafa e io dobbiamo giocare un sacco di punti. E correre davvero tanto per conquistarli. Non abbiamo bisogno anche della pressione degli arbitri per fare più presto. Non sono d’accordo con quella regola”. Quando il defunto e compianto ATP Executive Brad Drewett la introdusse disse: “Crediamo che questa regola sarà uno strumento utile a combattere troppe pause non necessarie. La regola non ridurrà in modo serio la durata del match, ma dovrebbe avere un impatto positivo su uno svolgimento più fluido della partita”.

Federer, Rosol, diversi giocatori si sono lamentati, perché Djokovic è capace di far rimbalzare la palla anche 17 volte prima di servire, perché Nadal ha tutto quel campionario interminabile di tic (si mette a posto il posteriore dei pantaloni, si tira la maglietta su sopra le spalle, si gratta il naso, si riporta i capelli prima dietro l’orecchio sinistro e poi dietro quello destro, poi qualche rimbalzo di palla anche lui, sei o sette, e finalmente ecco il via al punto. Per chi sta dall’altra parte non è tanto divertente, salvo che debba prendere fiato). Da una parte c’è chi cerca la concentrazione, dall’altra parte della rete chi rischia di perderla se si innervosisce nell’attesa. Gente che conta i secondi e magari arriva a 45 o più. I pareri sono contrapposti naturalmente. Chi travalica sempre o quasi i 20 (e i 25 secondi) rifiuta l’idea dell’orologio. Chi non ci va nemmeno vicino ai 20 secondi la invoca. Chi – un esempio è Fognini, un altro è Monfils – serve dopo due o tre rimbalzi, e non dà tempo neppure a se stesso per concentrarsi,  nemmeno si esprime.

Ho chiesto io a Djokovic se era favorevole all’orologio, già conoscendo la risposta e ha subito detto: “No”. Nemmeno modulando i secondi sulla base degli scaabi giocati? Altro: “No”. Ma allora come risolveresti questo problema? “Guarda io so di essere sul… radar perché faccio rimbalzare tante volte la palla, per certe mie routines, e accetto di beccarmi il warning, quando cioè l’arbitro ti avverte di sbrigarti… perché tu non lo sai se sei in ritardo o no. Insomma può accadere. Se mi preavvertono e poi mi ammoniscono non dico mai una parola. Anche se talvolta è frustrante quando l’arbitro non si rende conto delle circostanze in cui ti trovi perché a volte non dipende da te. Dipende dai tempi in cui l’asciugamano ti viene portato (ma lui, Nole, l’altro giorno se l’è fatto portare fin dal primissimo game…), dal raccattapalle che perde la palla… e ti ritrovi sotto pressione perché hai le tue routine quando arrivi sulla riga a battere. Anche Nadal, tutti lo sappiamo. A volte ci vorrebbe comprensione, tolleranza. Ma le regole devono essere rispettate. Nulla da dire contro ciò. È uguale per tutti. Ma penso che tutti partecipiamo al match. Anche gli arbitri. Loro non corrono da destra a sinistra, ma conoscono il tennis molto bene. La maggior parte di loro è brava.  Ma accade anche che nel bel mezzo di una gran lotta ti prendi un warning e non lo trovo giusto, o magari è la prima volta che superi i 20 secondi. Superi il limite e subito vieni ammonito. Siamo tutti umani, facciamo tutti i nostri errori e diamo giudizi che crediamo siano i migliori in quel momento…” concede Novak filosofeggiando.

Ricordo che una volta Murray si ribellò ad un’ammonizione perché il megaschermo sul campo aveva mostrato un replay di un punto e lui si era distratto, insieme al pubblico, a riguardarlo. “Non abbiamo e non possiamo sempre avere la cognizione del tempo che stiamo impiegando…”. In passato Nadal aveva accennato all’umidità di certi posti in Sud America (Cile, Brasile, Argentina) e sottolineato come i punti migliori alla fin fine fossero sempre quelli “che arrivano dopo lunghi ed emozionanti scambi. Se giochi un punto faticosissimo, non puoi giocarne immediatamente subito dopo un altro. Dopo uno scambio di 30 punti occorre che il tempo sia maggiore se non volete vedere del brutto tennis”. Insomma Rafa ne fa anche una questione di qualità del tennis. Al contrario Federer ricorda che “in tv le pause sembrano ancora più lunghe, i telespettatori si annoiano se i ritmi non sono un po’ più veloci”.

Adesso si vorrebbe mettere l’orologio a fondocampo ma alcuni giocatori lo ritengono un fatto distraente. “Mentre ti devi concentrare, servire,  guardare la posizione dell’avversario, e magari hai corso come un matto per rincorrere una palla fino a 5 secondi prima, e c’è la palla che ti arriva dal raccattapalle, l’asciugamano dall’altro, non puoi metterti a guardare anche l’orologio e a far di fretta… Mi spezzerebbe il ritmo” ha detto John Isner, che al miglior modo per servire senza distrarsi deve fare ancora più attenzione di altri. Ma anche lasciare piena discrezionalità all’arbitro può non essere la migliore idea. E poi ci sono le tv che premono perché l’orologio invece sia introdotto. Nel torneo junior dell’US Open lo scorso anno fu introdotto l’esperimento. Vedremo cosa accadrà quest’anno.

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