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La guida a Wimbledon femminile

Dopo Jelena Ostapenko al Roland Garros, a Wimbledon 2017 avremo un’altra vincitrice inattesa?

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Le altre teste di serie (17-32)
Al di fuori dalle prime sedici teste di serie non mancano le giocatrici che potrebbero essere avvantaggiate dall’erba. Comincerei con le grandi colpitrici.
Madison Keys ha raggiunto a Wimbledon un quarto di finale nel 2015 e gli ottavi nel 2016, ma dopo l’operazione al polso fatica a ritrovare la condizione migliore. Coco Vandeweghe sembra in un momento di crescita: semifinalista quest’anno agli Australian Open, sull’erba ha vinto i suoi unici due tornei in carriera e a Londra vanta, esattamente come Keys, un quarto di finale nel 2015 e gli ottavi 2016. Mirjana Lucic-Baroni ha nel suo curriculum la semifinale raggiunta a Wimbledon 1999, appena diciassettenne. Se ritrovasse la condizione che l’ha portata alla semifinale a Melbourne 2017 potrebbe sperare di fare di nuovo strada nel prossimo Slam.

Ci sono poi le giocatrici meno potenti, ma abili a muoversi sull’erba, che sui prati riescono a impostare un gioco più articolato e creativo: Barbora Strycova (quarti di finale nel 2014 a Wimbledon), Anastasia Sevastova e Daria Gavrilova.
Infine Lucie Safarova (semifinalista a Wimbledon nel 2014), in una fase di risalita dopo la malattia di fine 2015 che le ha compromesso la stagione scorsa. Se l’infortunio accusato alla gamba a Birmingham non la penalizzerà, potrebbe proseguire la sua scalata nel ranking verso le posizioni di prestigio già raggiunte un paio di anni fa.

Le giocatrici italiane
Non è il miglior momento per il tennis femminile italiano. Dopo i fasti degli anni passati una generazione forse irripetibile sta per concludere la sua parabola. Pennetta si è ritirata, Vinci e Schiavone potrebbero essere al loro ultimo anno. In attesa di scoprire se Jasmine Paolini e Martina Trevisan supereranno le qualificazioni, sono quattro le giocatrici sin da ora ammesse al main draw: Vinci, Schiavone, Errani, Giorgi.
Roberta Vinci dovrebbe avere il vantaggio della testa di serie (probabilmente numero 31, salvo forfait davanti) e sull’erba si trova bene (quarto turno a Wimbledon nel 2012 e 2013): se non troverà qualche mina vagante e le condizioni fisiche la sorreggono, penso abbia concrete possibilità di superare qualche turno. Poi potrebbe dipendere da come si mette il tabellone.

Più complicate le cose per chi non è testa di serie, e dunque con maggiori possibilità di incappare subito in sorteggi negativi. Francesca Schiavone dalla sua ha la conoscenza della superficie (un quarto di finale a Wimbledon nel 2009), ma potrebbe soffrire contro avversarie molto più potenti di lei.
Opposta la situazione tra Errani e Giorgi. Inutile girarci intorno: Sara Errani proprio non ama l’erba; ci si trova male, a partire dal rimbalzo basso delle palla che, come lei stessa ha dichiarato, la obbliga a una postura inusuale con la quale fatica a eseguire i soliti movimenti in campo. Poche le speranze per lei.
Differenti le aspettative per Camila Giorgi, che sull’erba ha raccolto i migliori risultati in carriera: il quarto turno a Wimbledon (nel 2012, partendo dalle qualificazioni) e la vittoria nel torneo di ‘s-Hertogenbosch. Il suo gioco aggressivo viene valorizzato dai campi rapidi e quindi parte con la speranza di andare oltre quello che il suo attuale ranking indicherebbe. Molto, come sempre in questi casi, potrebbe dipendere dal sorteggio del tabellone, ma anche dalle sue condizioni di forma (a Birmingham si è ritirata, forse in via cautelativa, per un problema alla gamba).

Le giovani
Dopo il successo di Ostapenko al Roland Garros non è impossibile aspettarsi altri exploit da parte di teenager (o poco più) che hanno già dimostrato di poter fare strada ad alti livelli. Le nuove leve nate nel ’96 (Barty, Siniakova, Vekic) nel ’97 (Konjuh, Osaka, Vikhlyantseva), nel ’99 (Bellis e Vondrousova), sono i primi nomi che mi vengono in mente. Ricordo anche che Kasatkina (nata nel 1997) pur essendo ritenuta più giocatrice da terra, l’anno scorso a Wimbledon perse solo 7-5, 4-6, 10-8 dalla futura semifinalista Venus Williams.

Ma forse quella più pronta sembra essere Anett Kontaveit (nata nel dicembre 1995), che in questo momento vale sicuramente più del suo numero 37 in classifica, e sarà una delle mine vaganti del tabellone. Un’avversaria che qualsiasi testa di serie si augura di evitare al momento del sorteggio, e che sarebbe un peccato se dovesse scontrarsi con una big nei primi turni, visto che si perderebbe troppo presto una potenziale protagonista.

Outsider e nomi da seguire
Nell’estremo equilibrio di questo periodo della WTA diventa difficile non tanto individuare dei nomi, quando fare l’esercizio opposto: decidere chi non segnalare.
Ci provo lo stesso. Per i risultati raccolti in passato o la condizione di forma attuale indicherei: Riske, Bouchard, Makarova e Rybarikova, che sembra essere rientrata in ottime condizioni dopo un lunghissimo stop. E chissà che non riesca a rinnovare la sua tradizione londinese ad alto livello Tsvetana Pironkova, che a Wimbledon vanta una semifinale nel 2010, un quarto nel 2011 e un ottavo nel 2013.
Se invece vi piace il serve&volley, dovete ringraziare gli organizzatori che hanno deciso di dare una wild card alla statunitense Bethanie Mattek-Sands, la giocatrice che, secondo gli statistici del torneo, ha seguito più spesso la battuta a rete negli ultimi anni.

Due (o tre?) ritorni eccellenti
Breve capitolo a parte per le giocatrici che tornano in uno Slam dopo una lunga pausa e che troveranno spazio grazie al ranking protetto. Dovrebbe rientrare Sloane Stephens, che è ferma da quasi un anno per una operazione al piede. Lo ha annunciato via social, ma visto che quello di Wimbledon dovrebbe essere il primo impegno agonistico in assoluto dopo l’intervento, penso avremo la certezza della sua presenza solo il giorno del match. Dovrebbero invece esserci sicuramente Azarenka e Lisicki.

Sabine Lisicki la scorsa settimana a Mallorca ha giocato le prime partite del 2017 dopo il lungo stop per problemi alla spalla. Alla finalista di Wimbledon 2013 non penso si possa chiedere molto, se non recuperare la condizione progressivamente e, soprattutto, poter giocare senza problemi fisici: tanto potente quanto fragile, il suo passato testimonia che le stagioni disputate senza infortuni sono state pochissime.

Anche Vika Azarenka è tornata a Mallorca dopo la maternità. Bruciando le tappe, visto che in un primo momento si era parlato di Stanford come primo torneo. Ha mostrato una condizione di base molto soddisfacente, con fisico asciutto e una discreta mobilità. Sul piano del tennis sembra però che ancora non abbia recuperato l’incisività dei giorni migliori; anche per lei credo occorrerà del tempo per averla di nuovo ad alti livelli. Chissà, forse a Wimbledon un sorteggio non troppo difficile nei primi turni potrebbe aiutarla a ritrovare il gioco strada facendo.

a pagina 4: le quote prima del torneo + Appendice

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