La guida a Wimbledon maschile - Pagina 2 di 4

Wimbledon

La guida a Wimbledon maschile

Potrebbe essere l’ottava volta di Federer, la quarta di Djokovic o la terza per uno degli altri due Fab Four. Oppure l’All-England Club ci regalerà un nuovo campione?

Pubblicato

il

 

9) Kei Nishikori
Fisico di cristallo se ce n’è uno, il simpatico Kei non è che abbia fatto sfracelli sull’erba nemmeno quando non era infortunato (al massimo due ottavi di finale a Wimbledon). Il suo gioco non sarebbe neanche male per i prati, in particolare il fulminante anticipo di rovescio e le gran risposte, ma il servizio non è sufficientemente esplosivo per fare la differenza. Comunque, c’è poco da disquisire sugli aspetti tecnici riguardo a Nishikori, finchè non riuscirà a fare qualche stagione di fila senza fermarsi ogni due mesi per magagne muscolari e articolari assortite. E l’erba, dal punto di vista fisico, chiede molto ai tennisti, sempre costretti a stare bassissimi, a muoversi con passi brevi, e a dimenticarsi delle scivolate. Anche per lui, la seconda settimana sarebbe un bel risultato, dovesse riuscirci stando a posto col fisico.

10) Alexander Zverev
Il capofila (in termini di classifica) dei famosi NextGen sta dimostrando buona adattabilità all’erba, e appare in crescita con tutti i colpi. In attesa di vedergli sviluppare un gioco e degli schemi di volo degni di essere chiamati tali, e in questo va apprezzato l’impegno di giocare tanti doppi a fianco del fratello volleatore, è l’unico ad aver messo in saccoccia un titolo pesante (il masters 1000 di Roma) in questo 2017 all’infuori di Federer e Nadal. Sui prati ci vorrà ancora lavoro in fase offensiva, ma il superservizio e le legnate da dietro con entrambi i fondamentali, più uno slice di rovescio niente male, lo hanno già portato a buone prove per esempio a Halle, sia l’anno scorso che una settimana fa. E insomma, non è che ti ritrovi tutte le volte Federer in God-Mode dall’altra parte. Potrebbe piazzare anche qualche sgambetto importante a Londra.

11) Tomas Berdych
Tecnicamente nella stessa situazione di Cilic e Zverev, gran bombardamento con i tre colpi fondamentali, e il vantaggio di esecuzioni meno liftate della norma. Queste qualità lo hanno già portato a una finale a Wimbledon (2010), e l’anno scorso alla semifinale, ma la linearità eccessiva dei suoi schemi, e la difficoltà a creare variazioni e a utilizzare la rete in modo incisivo lo hanno anche molto limitato sia in carriera in generale, che in particolare sui prati. Soffre terribilmente gli specialisti che lo attaccano togliendogli il ritmo (rimanendo a Londra, ricordiamo una sconfitta tre set a zero con Mardy Fish al quarto turno, l’anno successivo alla finale disputata). In ogni caso, rimane uno dei colpitori migliori del tour, e quando è in giornata bisogna starci molto attenti, come sa bene anche Federer da quel 2010.

12) Jo-Wilfried Tsonga
Considerando come gioca, il livello dei suoi picchi di rendimento, e l’attitudine offensiva che mette in campo sempre e comunque, le due semifinali conquistate in carriera a Wimbledon (2011 e 2012) sono ampiamente meritate, anzi forse gli stanno pure un po’ strette. Botte con servizio e dritto, buoni attacchi a rete, esplosività fisica e anche doti acrobatiche: tutto quello che serve per vincere su erba. Ma la continuità necessaria per il risultato di prestigio ultimamente sembra smarrita. Bei risultati e diverse eliminazioni precoci in questo 2017 per Jo, che in ogni caso è uno dei pochi che, almeno potenzialmente, è in grado di far dipendere le partite esclusivamente da sé stesso. E poi, diciamolo: vedere i suoi 90 e rotti chili di muscoli che volano in tuffo sui prati è sempre uno spettacolo.

13) Grigor Dimitrov
Dal punto di vista tecnico, ineccepibile, siamo a livelli di tennis stellare. Ma ogni singola volta in cui ci fa dire “finalmente, eccolo!” come agli Australian Open, dove servì un Nadal da urlo per superarlo in semifinale, poi l’inciampo successivo, quando non intere serie di prestazioni sottotono, arrivano con puntualità disarmante. Per uno che gioca così, solo una semifinale a Wimbledon (2014) è un bottino assolutamente troppo carente, anche perchè a livello di talento manuale (ma dovrebbe andare a rete più spesso) siamo al top degli ultimi anni. Verrebbe voglia di attribuirgli possibilità almeno uguali a un Cilic o a un Raonic per Londra, ma ormai ci ha fregato tutti troppe volte. Finchè non lo rivedremo in semifinale, non ci crederemo. Ma ne sarei felicissimo, il ragazzo è un piacere per gli occhi quando mette insieme tutti i pezzi del suo tennis.

14) Lucas Pouille
Fresco vincitore sull’erba di Stoccarda, l’anno scorso fermato a Wimbledon nei quarti da Berdych, sta diventando sempre più forte, e con servizio e dritto fa veramente male un po’ a tutti. Visto il livello tecnico raggiunto, ci si aspetta il gran risultato negli Slam da un momento all’altro, per migliorare il bottino di due quarti di finale (dopo Londra, arrivò nei primi 8 anche agli US Open 2016, eliminando Nadal lungo il cammino) ottenuto finora. Sul verde sa giocare, e ha tante armi a disposizione: non raggiungere la seconda settimana sarebbe da considerare una delusione per lui. Ma dovrà stare attento ai cali di concentrazione, come quelli che gli sono recentemente costati la sconfitta con l’eclettico Florian Mayer a Halle, l’erba non perdona, se ti scappa un game di servizio sei fritto.

15) Gael Monfils
Mai oltre il terzo turno a Wimbledon, e le motivazioni tecniche sono evidenti: togli a “tiramolla” Gael la possibilità di scivolare difendendo in spaccata, e lo limiti enormemente. Oltre a questo, l’autentica idiosincrasia per i movimenti in verticale (sta sempre, sempre tre metri fuori dal campo), e la conseguente desuetudine al gioco di volo completano la “frittata” del gioco su erba di Monfils. Ed è un peccato, perchè con quel servizio e quel talento manuale anche nelle variazioni con taglio sotto la palla qualcosa in più di due partite di fila vinte a Londra sarebbe stato doveroso ottenerlo. Difficile imaginare che faccia di meglio quest’anno, in un torneo che comunque non ha mai amato, arrivando a disertarlo diverse volte anche se non infortunato.

16) Gilles Muller
Erbivoro d’altri tempi, mancino, gran servizio e splendide volée, il trentaquattrenne del Lussemburgo è alle ultime possibilità di fare meglio del terzo turno (massimo risultato raggiunto in carriera a Wimbledon), e potrebbe essere la volta buona per vederlo nella seconda settimana. Ha iniziato sull’erba alla grande (vittoria a s-Hertogernbosh battendo Alexander Zverev e Ivo Karlovic), e sinceramente un piazzamento di prestigio sui prati di Londra un giocatore del genere se lo meriterebbe tutto. In ogni caso, affrontarlo sarà una brutta gatta da pelare per tutti, top-player compresi. E vederlo giocare sarà un piacere comunque.

a pagina 3: le altre teste di serie, italiani e outsider

Pagine: 1 2 3 4

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement