La guida a Wimbledon maschile

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La guida a Wimbledon maschile

Potrebbe essere l’ottava volta di Federer, la quarta di Djokovic o la terza per uno degli altri due Fab Four. Oppure l’All-England Club ci regalerà un nuovo campione?

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La guida a Wimbledon femminile

Fare previsioni e pronostici è probabilmente l’esercizio giornalistico più difficile e pieno di insidie, ma ci proviamo lo stesso. I primi sei mesi del 2017 hanno consegnato agli archivi del tour professionistico maschile di tennis una semplice e chiarissima evidenza: o ha vinto Roger Federer, o ha vinto Rafael Nadal (sconfitto dallo stesso Federer nei primi tre tornei importanti della stagione). Per tutti gli altri, rimanendo in ambito Slam e Masters 1000, solo le briciole (Alexander Zverev a Roma). Due-tre inciampi a testa fino qui, che ci possono assolutamente stare (Donskoy e Haas per Roger, che ha avuto match-point in entrambe le partite, Raonic, Querrey e Thiem per Rafa), e poi, a parte gli scontri diretti tra loro, il nulla lasciato al resto della compagnia. Considerando che parliamo di due plurivincitori di Wimbledon (7 Federer, 2 Nadal), è davvero difficile evitare lo scontatissimo pronostico di considerarli i primi due favoriti, con alte probabilità di uno scontro in finale, ma tant’è, anche se riguardo allo spagnolo la preparazione su erba quasi inesistente potrebbe pesare molto.

In ogni caso, il bello del tennis su erba è sempre stata la possibilità della sorpresa anche nei primi turni, altra cosa che sia Federer che Nadal sanno benissimo avendola subìta entrambi, e nonostante una prima metà di stagione terribile, è sempre difficile dare per spacciati due tipi come Andy Murray e Novak Djokovic, tenendo anche presente che a parte la zampata di Federer nel 2012 in finale contro Murray (e fu un match che avrebbe potuto girare decisamente in favore del britannico a fine secondo set, se non fosse stato per le due celebri magie a rete di Roger), delle ultime 6 edizioni di Wimbledon 5 le hanno vinte loro, 3 Novak e 2 Andy. Ma andiamo con ordine, e proviamo a dare un quadro generale di quello che ci aspetta nelle prossime settimane erbivore a Londra.

Programma di gioco
Questo il calendario delle due settimane di torneo del singolare maschile, al netto dei ritardi per pioggia che già hanno già fatto capolino sui campi britannici.

Prima settimana
Lunedì 3 luglio (day 1): primo turno
Martedì 4 (day 2): primo turno

Mercoledì 5 (day 3): secondo turno
Giovedì 6 (day 4): secondo turno

Venerdì 7 (day 5): terzo turno
Sabato 8 (day 6): terzo turno

Domenica (day 7): riposo

Seconda settimana
Lunedì 10 luglio (day 8): quarto turno (ottavi di finale)

Mercoledì 12 (day 10): quarti di finale

Venerdì 14 (day 12): semifinali

Domenica 15 (day 14): finale

Basandoci sul lavoro di conteggio ben svolto dal nostro Jonathan Spinoni, andiamo a fare il punto della situazione analizzando in ordine le teste di serie.

Le prime sedici teste di serie

1) Andy Murray
Il numero uno del mondo esce da un periodaccio, né più né meno, durante il quale ha perso tanti match senza dare l’impressione di avere nè la voglia nè la capacità di lottare fino in fondo. Però ci è voluto un Wawrinka sontuoso per batterlo al quinto set in semifinale a Parigi, e sappiamo tutti quanto Andy possa giocare meglio sull’erba rispetto che sulla terra battuta. Se durante i primi turni farà attenzione, nella seconda settimana, con il pubblico tutto per lui, e una giusta voglia di riscatto, Murray sarà da tenere d’occhio con attenzione. In fin dei conti è pur sempre il primo del ranking, e il campione in carica.

2) Novak Djokovic
Stessa situazione di Murray, con l’aggravante di apparire sempre meno convinto a livello mentale. Le risorse emotive e nervose, come è noto, sono le più difficili da mantenere ad altissimo livello, e quando un giocatore inizia a scricchiolare di testa, il rischio è che ceda l’intera struttura del suo gioco. Un problema tecnico si risolve con il lavoro, un problema di motivazioni no. Ma l’altra faccia della medaglia è che la scintilla positiva può anche riaccendersi all’improvviso, specialmente negli appuntamenti più importanti. E se si riaccende la luce nella testa di uno che gioca come Novak, cioè una macchina da tennis quasi mai vista prima, possono di nuovo essere problemi serissimi per chi lo affronta.

3) Roger Federer
Come detto, è praticamente inevitabile considerarlo il favorito numero uno. Si è fermato dopo il rush da leggenda tra Australia e USA, ci ha ovviamente messo un paio di settimane a trovare il ritmo partita sull’erba, e il risultato è stata una delle finali più belle, tecnicamente pazzesche, e dominate della sua intera carriera, la terrificante lezione di tennis impartita a Halle ad Alexander Zverev. Quando gioca in quel modo, di chi ci sia dall’altra parte della rete a Roger non può importargliene di meno: certo che soffre i topponi di Rafa, i rovesci di Nole e i passanti di Andy, li soffrono tutti, ma se la palla non gliela fa nemmeno toccare, che problema c’è? Se il livello sarà questo (e non è assolutamente scontato, intendiamoci), poco da fare per chiunque.

4) Rafael Nadal
Il dominatore insieme a Federer (ma Rafa ha giocato sempre) di questo 2017, nel pieno di una rincorsa che sembra inarrestabile verso il numero uno del ranking. Tecnicamente gioca alla grandissima, l’unico dubbio riguarda la condizione fisica e il ritmo partita, Rafa è fermo dalla finale di Parigi per precauzione, ed è un giocatore che ha bisogno di stare in campo per raggiungere il suo massimo potenziale. Detto che è inevitabile attribuirgli i favori del pronostico appena sotto a Roger, i primi match credo saranno molto delicati per lui, al rientro dopo un mese di sosta. Se evita di andare a sbattere contro il Brown o il Rosol di turno, dalla seconda settimana rischia di prendere l’abbrivio e andare fino in fondo come un treno. Magari non spazzando via dal campo tutti come al Roland Garros, ma non si può mica sempre vincere tre set a zero, no?

5) Stanislas Wawrinka
Stan-The-Man, ormai lo sanno tutti, dà il meglio negli Slam. Compresi gli ultimi due, dove è stato fermato solo dai mostri del 2017, prima Federer in semifinale a Melbourne (match tiratissimo), poi Nadal in finale a Parigi (una stesa, ma quel Rafa lì su terra non lo avrebbe battuto nessuno). Il problema di Stan sull’erba, però, è tecnico, le aperture ampie e la tendenza a stare indietro in risposta sul verde non perdonano: se nonostante il suo livello a volte stratosferico di tennis, potenza devastante con tutti i fondamentali, non si è mai spinto oltre i quarti a Londra un motivo c’è. Non credo che il surplus di motivazione che porta giocare l’unico Major che manca al completamento del Career Grand Slam sarà sufficiente per consentirgli di fare più strada, ma sarei felicissimo di essere smentito. E anche molto sorpreso.

6) Milos Raonic
In decisa involuzione rispetto alla bella crescita che l’anno scorso lo aveva portato in finale a Wimbledon e al numero 3 del ranking, soprattutto a causa di una condizione fisica perennemente incerta. Milos è un ragazzone serissimo, e vuole allenarsi perfino troppo, arrivando a crearsi guai muscolari a ripetizione. Quel tipo di fisico è molto delicato, le leve lunghe vanno gestite, e in questa fase della carriera il canadese sembra in difficoltà. Ma nel 2016 sull’erba ha fatto finale Slam, e con il servizio devastante che si ritrova sarà sempre un pericolo per tutti. Un buon piazzamento a Londra potrebbe rilanciarlo in vista del cemento americano, ma deve stare sano per un po’ di partite di fila.

7) Marin Cilic
Uno dei primi della “seconda schiera” di favoriti, magari non per la vittoria finale, però può sempre succedere di tutto. Sull’erba Marin gioca benissimo, serve alla grande, spinge con poca rotazione sia il dritto che il rovescio, e sa come si va in fondo agli Slam. Nelle ultime due settimane, sui prati lo hanno fermato solo un bombardiere come Karlovic che ha piazzato il capolavoro di tennis percentuale, e uno specialista mancino come Lopez che ha fatto forse il suo miglior match di sempre. Non sarà un cliente facile per nessuno, come sostiene anche il suo ex-coach e mentore Goran Ivanisevic, uno che l’erba la conosce bene.

8) Dominic Thiem
Stessi problemi tecnici di Wawrinka, ma più estremizzati ancora. Dominic è un piccolo fenomeno, e sarà probabilmente (un poco lo è già) il nuovo Stan-The-Man, con pregi e difetti annessi. Potenza, preparazioni super elaborate, servizio ottimo ma che si esalta più con il kick che con l’imprescindibile slice da erba, poca propensione ad aggredire il campo in verticale: a Wimbledon, per quanto tu possa essere fortissimo, è dura andare avanti senza altre armi sia tecniche che tattiche. Infatti Thiem non ha mai vinto più di due match di fila sui prati di Londra, e ritengo che un approdo alla seconda settimana sarebbe già da considerare un ottimo risultato per lui. Sperando che con gli anni impari ad adattarsi, cosa che gli tornerebbe tanto ma tanto utile anche sul cemento.

a pagina 2: le altre otto teste di serie

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