Wimbledon, focus tecnico day 4: da non perdere oggi

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Wimbledon, focus tecnico day 4: da non perdere oggi

Sfide tra NextGen, clamorosi gap di altezza, e qualcuno che aspettavamo da tanto tempo

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(dal nostro inviato a Londra)

Ritorna in campo la parte bassa del tabellone maschile. Nella speranza che la sgradevole faccenda dei ritiri più o meno annunciati sia definitivamente alle spalle, i suggerimenti per oggi sono:

Frances Tiafoe vs Alexander Zverev (quarto match, campo 3, precedenti 1-0 Zverev)

Una partita che se le attese verranno rispettate, ci abitueremo a vedere molte altre volte, a livelli sempre più alti. Di Sascha si è già detto e scritto fin troppo, il predestinato con la P maiuscola. Ha tutto, meno il gioco al volo e il ritmo delle discese a rete, e nonostante un buco tecnico del genere riesce ad andare in fondo senza problemi anche ai tornei su erba. Sta irrobustendosi fisicamente, gioca molti doppi con il fratello specialista del serve&volley (lo avesse fatto di più Novak Djokovic…), e la cosa che dovrebbe preoccupare i suoi avversari presenti e futuri non è tanto la qualità del suo tennis, quanto i margini di miglioramento enormi che ha, nonostante sia già fortissimo. Se la vedrà con uno dei migliori prodotti della nuova generazione statunitense, un giocatore dai fondamentali potenti, e l’esplosività fisica tipica degli atleti di colore. Ma Frances non rinuncia alle variazioni, come i drop shot. a seguire le sequenze di botte con cui manda lontani dal campo i suoi avversari, e gli piace rischiare a tutto braccio senza grossi margini. Entrambi avrebbero preferito giocare questo match sul cemento, il motivo di interesse è proprio vedere chi dei due (favorito d’obbligo Zverev, che ha vinto tre set a zero l’unico confronto diretto al primo turno degli Australian Open 6 mesi fa) saprà utilizzare meglio le caratteristiche della superficie.
Consigliato a chi è curioso di dare un’occhiata a quello che ci aspetta nei prossimi anni di circuito.

Grigor Dimitrov vs Marcos Baghdatis (12.30 ora italiana, campo 2, precedenti 7-1 Dimitrov)

La scelta di questo match deriva dalla curiosità di verificare il livello del talentuoso bulgaro Grigor, di cui stiamo tutti attendendo un vero exploit da tanti, troppi anni. Se hanno vinto uno Slam del Potro e Cilic (con tutto il rispetto e l’ammirazione possibili per due fenomenali colpitori quali sono l’argentino e il croato), è un delitto che non ci sia ancora riuscito Dimitrov. Prima o poi uno spiraglio la banda di cannibali detta Fab 4 lo lascia, ed è doveroso cogliere le occasioni. Grigor ha un tennis estremamente adattabile all’erba, un rovescio a una mano da applausi, qui si è già spinto fino in semifinale (2014), e tecnicamente vederlo giocare sul veloce è un piacere. Affronta l’ormai veterano cipriota Marcos, che è stato top-ten e finalista Slam (Melbourne 2006), e che se è a posto fisicamente è in grado di produrre un gran bel tennis, fatto di accelerazioni continue, grande footwork, e ammirevoli qualità agonistiche. Di persona, poi, è simpaticissimo, con quello sguardo insieme furbo e stralunato, e la sua tipica, scanzonata allegria mediterranea. Favoritissimo Grigor, ma se Baghdatis entra in ritmo e in lotta, correndo e passando da ogni lato del campo, il test potrebbe diventare impegnativo. E divertente per il pubblico.
Consigliato a chi, contro ogni evidenza, spera ancora di vedere uno dei migliori talenti degli ultimi anni passare da piccolo Federer a grande Dimitrov.

Dudi Sela vs John Isner (12.30 ora italiana, campo 12, precedenti 4-0 Isner)

Lo confesso da subito: la grande curiosità, qui, è per la stretta di mano finale tra due giocatori separati da 35 centimetri di differenza in altezza. Il trottolino israeliano Dudi arriva con i capelli al petto del pivot statunitense prestato al tennis John, e la speranza è di rivedere l’esilarante scena avvenuta all’Open di Colombia nel 2014, quando Sela, sconfitto con due tie break da Ivo Karlovic, alto quanto Isner, prese una seggiola e la portò a rete per abbracciare l’avversario.

Ma scherzi a parte, il buon Dudi a tennis gioca molto, ma molto bene, ovviamente l’1.70 scarso che si porta in giro (non credete al sito ATP che lo dà a 1.75, io sono 1.80 giusti, e stando accanto a lui lo superavo di quasi una spanna) lo limita enormemente nel tennis dei super atleti sparapalle di oggi, però ha un bellissimo rovescio a una mano, serve discretamente per le caratteristiche fisiche che ha, e sull’erba stare bassi di natura aiuta molto. Potrebbe dirci qualcosa in più, rispetto al match vinto con un Taylor Fritz molto sottotono, sulle condizioni di Isner, che su questi campi va sempre considerato una mina vagante.
Consigliato a tutti quelli sotto l’1.70, perché si può sognare in grande, per esempio di giocare a Wimbledon, anche dal pianterreno.

Juan Martin del Potro vs Ernests Gulbis (secondo match, campo 3, precedenti 3-2 del Potro)

Pare proprio che il buon vecchio GianMartino, in questo tabellone di Wimbledon 2017, sia abbonato a testare le condizioni di forma di giocatori al rientro dopo lunghi periodi di pausa agonistica, sia per infortuni vari, che per momentacci di forma e motivazione. La buona vittoria sul rientrante (e come si è visto, combattivo) Thanasi Kokkinakis, al primo turno, consegna a “Palito” il match contro uno dei paradigmi tennistici della proverbiale combinazione “genio e follia”, il lettone Gulbis. Istrionico, carismatico e pieno di qualità istintiva per l’accelerazione della palla, Ernests è un personaggio che esula dal tennis stesso: gran viveur e – dicono – donnaiolo impenitente, è miliardario di famiglia (figlio di un oligarca del metano, proprietario di gasdotti), ma del tipo acculturato e cresciuto a pane, sport e moltissimi libri, basti dire che il suo nome è un omaggio a Hemingway. Tale sfaccettata e affascinante personalità si traduce in campo in un tennis brillante, basato su servizi potenti, un rovescio naturale anticipatissimo e illeggibile, e un dritto al contrario terribilmente ballerino, di cui ha cambiato la meccanica della preparazione almeno tre volte in carriera. In sala stampa è uno dei pochi, pochissimi non banali, senza peli sulla lingua, ed è dotato di una salutare ironia – e ancor più importante, autoironia – che riporta giustamente il tennis a quello che è, un gioco, non certo un affare di stato. Il tutto, in mezzo a intemperanze spesso colorite ma mai volgari o aggressive, e una lodevole collezione di racchette frantumate. Quando c’è, fisicamente e mentalmente, è in grado, come si suol dire, di nasconderla a chiunque, e diversi dei top-player ne hanno un ricordo certamente non piacevole. Era dal Roland Garros 2016 che il “folle Ernesto” non si trovava oltre il primo turno in uno Slam, e ci era mancato davvero molto. La sua classifica è precipitata al 589 del mondo, ma in particolare sull’erba vale sempre la pena di vedere cosa combinerà.
Consigliato ai nostalgici delle conferenze stampa di Sua Maestà Andy Roddick.

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