Camila Giorgi e la paura di vincere

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Camila Giorgi e la paura di vincere

Terzo turno pieno di rimpianti per Camila Giorgi, sconfitta dalla campionessa in carica del Roland Garros Jelena Ostapenko

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Dopo i primi due turni di scrematura, negli Slam cominciano ad arrivare i match importanti. In linea puramente teorica, se fossero rispettate le gerarchie, al terzo turno le teste di serie dovrebbero cominciare a scontrarsi fra di loro. In realtà a Wimbledon 2017 solo un match di quelli giocati nel day 5 aveva queste caratteristiche: Cibulkova contro Konjuh; vale a dire la testa di serie 8 contro la 27. Tutti gli altri confronti erano “zoppi”, con una sola testa di serie presente. E uno, Azarenka contro Watson, non ne aveva proprio.

A match disputati, la situazione è diventata questa: Konjuh ha battuto Cibulkova, le altre teste di serie hanno tutte vinto e Azarenka entra nella seconda settimana come unica giocatrice unseeded della parte bassa del tabellone. Gli accoppiamenti negli ottavi saranno:

Konjuh (25) vs V. Williams (10)
Ostapenko (13) vs Svitolina (4)
Konta (6) vs Garcia (21)
Azarenka vs Halep (2)

Nel tardo pomeriggio al campo 2 è uscita dal torneo l’ultima giocatrice italiana, Camila Giorgi, sconfitta 7-5, 7-5 da Jelena Ostapenko. Che la campionessa in carica del Roland Garros superi la numero 86 del ranking sembra del tutto logico e naturale. Ma quello che il punteggio non racconta è l’andamento del match, con due set quasi identici. Infatti in entrambi Giorgi è arrivata a servire per il set sul 5-3, poi ha perso la battuta e quindi anche i game successivi, finendo per cedere, appunto, 5-7.

Una partita di tennis è fatta di tante componenti: tecniche, tattiche, fisiche, psicologiche. Quando cerco di analizzarla di solito provo a occuparmi di tutti gli aspetti. Ma in questo caso mi pare che la questione mentale e psicologica abbia avuto una preponderanza quasi assoluta. Per me è difficile spiegare altrimenti il match, se non con la difficoltà da parte di Camila nel gestire la pressione. La pressione di una giocatrice che riesce a portarsi avanti rispetto all’avversaria più quotata, sino ad arrivare a un passo dal chiudere il set; e ogni volta, al dunque, subisce un parziale di 4 game a zero.
Personalmente non sono riuscito a individuare cambiamenti tecnico-tattici significativi tra i primi otto game dei set (quelli del parziale 5-3 Giorgi) e i successivi quattro (parziale 4-0 Ostapenko). Quindi non mi rimane che la questione psicologica per spiegare il repentino cambio di risultato. Ad esempio l’incidenza dei doppi falli mi pare un aspetto che conferma il problema di eseguire al meglio i colpi nei momenti decisivi.

Nel tennis la difficoltà a chiudere i set e i match pur essendosi trovati a un passo dal vincerli viene chiamata braccino. E se è stato coniato un termine specifico significa che è una “malattia” piuttosto diffusa. Avevo cominciato a pensare che Camila ne soffrisse in occasione del suo match perso agli Australian Open 2015, quando le era sfuggita la vittoria contro Venus Williams. Ne avevo parlato in questo breve articolo. A Wimbledon 2017 il secondo set perso contro Madison Keys (anche in quel caso a un passo dalla vittoria) è stato un altro segnale in questa direzione. I due contro Ostapenko sono, a mio avviso, una ulteriore conferma.

Non è facile tenere a bada la paura di vincere. Ma non è detto sia una “malattia” incurabile. Per guarire, però, occorre trovarsi con maggiore frequenza in queste situazioni. Quanto più spesso si affrontano questo tipo di match, tanto maggiore è la possibilità di imparare a gestire lo stress. Fino a vincere le partite che prima si perdevano. Ma per trovarsi in queste situazioni occorre giocare bene, e Camila nel recente passato faticava a farlo con continuità. Piccoli acciacchi, malanni di gravità varia le hanno spesso impedito di allenarsi e giocare al meglio.

Perché una cosa secondo me è certa: non è vero che le ultime stagioni di Giorgi sono state tutte uguali. Sento spesso descrivere Camila come una giocatrice impronosticabile, che può vincere o perdere con chiunque. Anche questo secondo me non è vero. Guardate in questo link il suo rendimento contro le top 20.

– Fino all’aprile 2015 Camila aveva un bilancio in positivo (16 vinte 13 perse). Sottolineo che stiamo parlando del confronto con le migliori 20 giocatrici al mondo.
– Dall’aprile 2015 al maggio 2017 contro le migliori 20 del mondo Camila ha vinto un solo match (contro Sara Errani, il successo contro Bencic è arrivato per ritiro) e ne ha persi 18. Quindi non era poi così impronosticabile: contro le più forti in questo periodo Giorgi perdeva praticamente sempre. Segno che il rendimento era chiaramente peggiorato. E il ranking, che non si preoccupa delle sensazioni e conteggia i risultati, lo aveva confermato: dopo due stagioni da top 30-40 Giorgi ha perso 50-70 posizioni.
– Poi dal maggio 2017, su 5 match contro le top 20 ne ha vinti 4 e perso 1 (appunto quest’ultimo contro Ostapenko). Un drastico cambio di registro.

Ecco, se Camila riuscisse a mantenere questa condizione fisico-tecnica, potrebbe moltiplicare le occasioni nelle quali mettere alla prova la sua forza mentale. E prima o poi secondo me potrebbe riuscire a guarire dal braccino. Ma alla base di tutto, ancora una volta, ci deve essere la salute fisica e una forma tennistica all’altezza.
Per questo credo che non fossero frasi fatte quelle che Camila ha costantemente ripetuto nelle conferenza stampa di Wimbledon: “In questo periodo sto bene, riesco ad allenarmi bene e per questo sono sicura di poter risalire nel ranking e fare buoni risultati”.

Naturalmente a Wimbledon non c’è stata solo Ostapenko vs Giorgi, e ogni partita giocata in questo day 5 di Wimbledon meriterebbe almeno un breve approfondimento. Purtroppo non mi è possibile, dato che non le ho viste tutte. Da inviato sul posto cerco di seguire le partite dal vivo, lasciando perdere i monitor della sala stampa, che consentirebbero di vederne più di una contemporaneamente, ma in modo molto più superficiale. Per questo prendo solo un piccolo spazio per accennare a tre partite.

Ana Konjuh ha eliminato la seconda top ten del torneo (dopo Pliskova) recuperando un primo set che sembrava ormai perso (7-6, 3-6, 6-4); una impresa non da poco perchè Cibulkova sembrava in crescendo rispetto a qualche settimana fa. Se aggiungiamo anche il successo di Ostapenko abbiamo la conferma che la generazione del 1997 è davvero tosta e con un notevole potenziale. L’altra 1997 ancora in gara, Naomi Osaka, ha perso ma ha giocato piuttosto bene (per la parte di match che sono riuscito a seguire) contro Venus Williams (7-6, 6-4). Venus ha vinto la partita da campionessa: alzando il livello quando i punti erano davvero pesanti. Credo che tutte dovranno fare i conti con lei, perché di sicuro non si eliminerà da sola da questo Wimbledon. La Williams dell’ultimo periodo infatti, ha recuperato stabilità di rendimento e non va più incontro a giornate-no nelle quali “regalare” le partite.

E attenzione anche a Vika Azarenka. Oggi ho visto solo il suo terzo set, e non mi pare abbia giocato particolarmente bene. Ma intanto ha portato a casa una partita contro una giocatrice in forma e sostenuta da tutto lo stadio come Heather Watson (3-6, 6-1, 6-4). Per Vika il prossimo match contro Halep potrebbe essere quello della verità. Contro la numero due del mondo capiremo fino a che livello può salire il suo tennis in questo momento.

Chiudo con una brevissima nota sulle partite del day 6. Nella parte alta di tabellone la situazione è quasi identica a quella della parte bassa: un match fra due teste di serie (Radwanska vs Bacsinszky) cinque match con una sola testa di serie, e due partite fra “unseeded” (Martic vs Diyas e Rybarikova vs Tsurenko).
Nel day 5 tutto sommato le gerarchie di classifica sono state rispettate. Per il day 6 ho la curiosità di vedere se qualche giocatrice fuori dalle prime 32 riuscirà a smentire il ranking. La maggior indiziata per me è Anett Kontaveit, che affronterà Caroline Wozniacki. Per le agenzie di scommesse è però favorita Wozniacki (1,72 contro 2,10), e di solito i bookmaker non sbagliano. Ne riparleremo a giornata conclusa.

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