WTA, da Bencic a Konjuh: le prospettive della generazione 1997

Al femminile

WTA, da Bencic a Konjuh: le prospettive della generazione 1997

Belinda Bencic, Daria Kasatkina, Jelena Ostapenko, Naomi Osaka, Ana Konjuh: confronti e possibilità di cinque talenti che stanno per compiere vent’anni

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Come promesso, chiudo il piccolo ciclo di approfondimento sulle giocatrici nate nel 1997 con questo articolo di sintesi e confronto.
Si avvicina la stagione 2017, e fra marzo e dicembre ognuna di loro compirà vent’anni. Un momento significativo: fine dell’età da teenager, del periodo di apprendistato nel circuito, ingresso in una nuova fase professionale. Come vivranno il periodo della maturazione? Prima di entrare nel merito ecco l’elenco dei pezzi già pubblicati:

Belinda Bencic, storia di una predestinata
Una diciottenne fra le prime 50 del mondo: Daria Kasatkina
Una diciottenne fra le prime 50 del mondo: Jelena Ostapenko
Una diciottenne fra le prime 50 del mondo: Naomi Osaka
Una diciottenne fra le prime 60 del mondo: Ana Konjuh

Questi articoli costituiscono la premessa a quello di oggi, e tenendo conto di quanto scritto precedentemente eviterò di tornare su alcuni temi, in modo da poter fare ragionamenti di natura differente.

– Belinda Bencic (SUI)
nata il 10 marzo 1997 – classifica attuale: 42
best ranking: 7 (febbraio 2016)
match giocati in carriera: 246
vinte/perse in carriera: 157/89 (63,8%)
vinte/perse nel 2016: 20/21 (48,7%)
Tornei WTA vinti: 2 (Eastbourne 2015, Toronto 2015)
Slam, migliori risultati:
AO: 4T (2016) – RG: 2T (2015) – Wim: 4T (2015) – USO: QF (2014)
contro le top 10 (vinte/perse): 11/9 (55,0%)
contro le top 20 (incluse top ten): 16/22 (42,1%)
giocatrice sconfitta con classifica più alta: 1, Serena Williams

Da Junior:
best ranking: 1 (giugno 2013)
vinte/perse: 112/25 (81,7%)
tornei grade A vinti:
Abierto Juvenil Mexicano, Trofeo Bonfiglio, Roland Garros, Wimbledon (tutti nel 2013)

Bencic, la più anziana (se così si può dire) delle cinque, ha vissuto un 2016 difficile, che ha interrotto un percorso di crescita che ad un certo punto sembrava inarrestabile. Problemi di peso e una serie di guai fisici (prima una frattura all’osso sacro, poi un infortunio al polso) hanno reso molto complicata la stagione appena conclusa.
Nelle fasi di crisi delle giovanissime riaffiorano i ricordi di altre teenager prodigio che per ragioni diverse non sono riuscite a confermarsi sul lungo periodo; cito i primi nomi che mi vengono in mente: Tracy Austin, Andrea Jaeger, Anna Kournikova, Nicole Vaidisova. Ad esempio Tracy Austin ebbe problemi alla schiena tali da obbligarla al ritiro a 21 anni.
Al momento però mi pare assolutamente prematuro prefigurare questi scenari negativi per Bencic: credo si possa considerare fisiologico un periodo di assestamento dopo tanti anni passati a giocare a tennis in costante progresso.

Nel confronto con le sue coetanee Belinda può vantare i risultati migliori in quasi tutti i dati presi in considerazione, e quello che già oggi è riuscita a fare nella WTA rimane comunque notevolissimo. Il settimo posto nel ranking è un traguardo eccezionale per una teenager e a questo va aggiunta la straordinaria vittoria di Toronto. La sottolineo in modo particolare non tanto perché fosse un torneo prestigioso (livello Premier 5), ma piuttosto perché perché Belinda lo ha vinto superando avversarie di classifica altissima: Bouchard 25, Wozniacki 5, Lisicki 24, Ivanovic 6, Serena 1, Halep 3.
Di recente nessuna giocatrice per aggiudicarsi uno Slam ha mai dovuto sconfiggere un lotto di concorrenti tanto qualificato e, se non sbaglio, negli ultimi cinque anni mai è accaduto che per vincere un torneo si dovessero superare quattro top 10 (nel caso di Belinda addirittura quattro delle prime sei al mondo).
Aggiungo che nella stagione 2015 Serena finì per perdere sul campo (non tenendo quindi conto dei forfait pre-match) solo tre partite: a Madrid contro una Kvitova stratosferica, agli US Open nella famosa semifinale contro Roberta Vinci (mancando il Grande Slam), e appunto a Toronto contro Belinda Bencic.

In quel torneo Bencic aveva mostrato di possedere il gioco necessario per sconfiggere anche le giocatrici più forti, smentendo il giudizio che mi ero fatto su di lei. Infatti sino ad allora pensavo fosse senza dubbio una giocatrice sagace tatticamente e solida tecnicamente, ma senza i colpi killer che occorrono per affermarsi ai massimi livelli. In sintesi: una quasi sicura top ten che però difficilmente avrebbe vinto i tornei dove era presente tutta la concorrenza più qualificata.
Invece a Toronto aveva sfoggiato costanza nel giocare molto profondo, capacità di entrare nel campo e colpire senza aspettare la palla, pazienza nel costruire il punto unita alla decisione nel concluderlo al momento giusto: doti che l’avevano portata all’exploit, a coronamento di una serie di ottimi risultati che l’avrebbero effettivamente proiettata nella top ten (almeno in questo non avevo torto).

Certo, ripensando alla Bencic dell’ultimo periodo, fuori peso e fuori forma, si fatica a ritrovare gli entusiasmi che aveva suscitato allora. Ma prima di ritenerla una meteora credo sia obbligatorio aspettare i prossimi mesi, per non dire i prossimi anni. Le crisi di crescita accadono spesso alle giocatrici che compiono importanti salti di qualità, figuriamoci poi se si verificano da minorenni. Belinda ha ancora tanto tempo davanti a sé, e le potenzialità per fare bene ci sono tutte.

A pagina 2: Daria Kasatkina e Jelena Ostapenko

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