Wimbledon: Muguruza e Venus perfette. Grande Rybarikova

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Wimbledon: Muguruza e Venus perfette. Grande Rybarikova

WIMBLEDON – Venus non si fa irretire da Ostapenko e vola in semi. Muguruza schianta Kuznetsova di pura solidità, Rybarikova impone a Vandeweghe il suo tennis da erba

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M. Rybarikova b. [24] C. Vandeweghe 6-3 6-3 (da Londra, Luca Baldissera)

Con la costante spada di Damocle della pioggia pendente su Wimbledon, scendono in campo sul Court 1 la statunitense Coco Vandeweghe (25 anni, 25 WTA) e la slovacca Magdalena Rybarikova (28 anni, 87 WTA), al terzo confronto diretto, con Magdalena vincitrice in entrambe le partite precedenti, sull’erba di Birmingham nel 2011 (6-2 6-1), e al primo turno del Roland Garros poco più di un mese fa (6-1 6-4), due belle stese insomma, segno che Coco soffre il tennis di Magdalena a prescindere dalla superficie. C’è un bel pubblico nonostante il pomeriggio nuvoloso e freddino.

Nel game d’apertura Coco va subito in crisi al servizio, subisce le ficcanti risposte d’incontro di Magdalena, e cede la battuta dopo due vantaggi. Pat Cash, coach di Vandeweghe, inizia già a scuotere la testa in tribuna. Le ragazze giocano comunque bene, si vede la mano dell’australiano (campione qui esattamente 30 anni fa, 1987, in finale su Ivan lendl, con conseguente scalata degli spalti ad abbracciare amici e parenti, e immediata diffusione a livello globale della moda della bandana a scacchi bianchi e neri), infatti Coco scende spesso a rete anche dietro l’ottimo servizio, dal movimento fluido e velocissimo. Però si vede bene da subito anche un problema serio di match-up tecnico tra le due, ovvero la meravigliosa compattezza delle aperture di Magdalena, che se giocasse con la schiena appoggiata a un muro, non lo urterebbe con la testa della racchetta, opposta alle clamorose e amplissime sbracciate di Coco. E quando una praticamente colpisce la palla anticipandola a schiaffetti rapidissimi giocati davanti al corpo, mentre l’altra ancora un po’ e apre dal campo di fianco, il tutto terribilmente evidenziato dall’erba viscida e umida, per la “sbandieratrice” le cose non sono semplici. Infatti non solo Rybarikova non rischia mai nulla al servizio, ma piazza anche un secondo break al nono gioco, chiudendo il primo set per 6-3.

Reagisce giustamente, e di rabbia, la potente Vandeweghe, e in avvio di secondo set per la prima volta non solo arriva a 40 sul servizio dell’avversaria, ma anche al break. Che però restituisce subito, le succede davvero troppo spesso di trovarsi aggredita dalle risposte anticipate e veloci di Magdalena. Sul 2-2, purtroppo, inizia nuovamente a piovere, e le giocatrici fanno rientro negli spogliatoi: può essere un piccolo vantaggio per Coco, che potrà solo giovarsi di un confronto con il suo esperto coach. Gli spettatori infreddoliti riamngono stoicamente sugli spalti, io me ne torno al coperto con Coco e Magdalena, in attesa di sapere se in caso di perdurare del maltempo verranno spostate sul centrale alla conclusione di Konta-Halep.

E alle 19.15, poco dopo aver festeggiato la nuova numero uno del mondo Karolina Pliskova, incoronata a distanza dalla vittoria di Johanna su Simona, rientrano in campo Vandeweghe e Rybarikova, per l’appunto sul centrale coperto dal tetto. Purtroppo per Coco, però, cambia il palcoscenico ma non cambia la sceneggiatura: Magdalena tiene il servizio, lei invece con due gravi doppi falli consecutivi lo cede, siamo 4-2, che diventa subito dopo 5-2. Si sprecano gli errori gratuiti della statunitense, 26 finora a fronte di soli 15 vincenti, sta soffrendo terribilmente gli anticipi secchi e precisi con cui Rybarikova entra sulla palla, dal punto di vista tecnico e della meccanica esecutiva è a mio avviso la miglior giocatrice da erba vista qui finora. Cash nel player’s box è una maschera, Vandeweghe sta seduta a occhi bassi al cambio campo. Nel game successivo Coco spara lungo uno smash e si trova ad affrontare match point, lo annulla col drittone, ne concede un altro affondando una volée di rovescio in rete, ancora ben annullato in attacco, poi di nuovo si consegna al passante avversario, annulla anche il terzo match point con il dritto, e infine tiene la battuta, 5-3, ma che agonia. Gran contestazione, ma aveva ragione l’arbitro, per una chiamata errata ma ininfluente, che però rimanda solo di poco la conclusione, con Magdalena che chiude 6-3 conquista la sua prima semifinale Slam. Bravissima Rybarikova, totalmente fuori ritmo Vandeweghe, la slovacca è attesa da Garbine Muguruza, con cui è 2-2 nei precedenti, ma l’unico match giocato su erba (Birningham 2015) lo ha vinto 6-3 6-1. Vista la qualità del suo gioco sui prati, la spagnola dovrà fare molta, ma molta attenzione.

[14] G. Muguruza b. [7] S. Kuznetsova 6-3 6-4 (da Londra, Laura Guidobaldi)

Il derby tra campionesse Slam finalmente s’ha da fare sul Court n. 1. Tra un piovasco e l’altro, Garbiñe Muguruza, n. 15 WTA, e Svetlana Kuznetsova, n. 8, riescono a scendere in campo per il loro primo incontro sull’erba. I precedenti sono a favore della spagnola che ha vinto gli ultimi tre dei loro quattro scontri diretti, disputatisi su cemento e terra rossa. Con tanto di ombrelli pronti all’uso, felpe e copertine di lana, gli spettatori in tribuna non rinunciano ad assistere all’atteso match tra Garbiñe e Sveta.

L’iberica parte con il turbo, macinando da fondo con i suoi colpi tesi e profondi, facendo spostare la russa come un tergicristalli. Continua ad affondare Garbiñe pressando a più non posso Svetlana, che non riesce a prendere possesso del campo. La spagnola sale così 5-2 mentre la Kuznetsova cerca spesso di variare con il back di rovescio e di muovere il gioco per destabilizzare l’avversaria. Contro Radwanska era riuscita a prendere il sopravvento con la potenza ma anche con un tennis vario; quest’oggi, almeno per ora, l’avversaria, molto più aggressiva e potente di “Aga”, non glielo consente. Insomma, dopo 32 minuti il rullo compressore Muguruza stordisce la Kuznetsova con un solido 6-3.

Svetlana cerca di cambiare registro, attaccando ulteriormente e cercando di prendere il tempo alla Muguruza che, però, non intende cedere di un millimetro. Nonostante Sveta talloni la spagnola sul 2-2, Garbiñe fa ancora la differenza. Ribatte al martellamento della Kuznetsova – che tra l’altro fallisce alcuni tentativi di accorciare lo scambio – e prende il largo sul 4-2 e poi sul 5-3. Finisce qui. Per la quarta volta, Garbiñe Muguruza fa soffrire Svetlana Kuznetsova e, in 1 ora e 15 minuti, regola la duplice campionessa slam con lo score di 6-3 6-4. Ora Muguruza aspetta la vincente tra due avversarie dai gesti tennistici opposti, Magdalena Rybarykova e Coco Vandeweghe. Il dato interessante è che Svetlana ha messo a segno un maggior numero di vincenti, 21, a fronte dei 14 di Muguruza ed ha commesso 12 gratuiti contro i 15 della spagnola. Tuttavia, ha commesso ben 33 errori forzati, a conferma di quanto la tennista di origine venezuelana sia stata aggressiva, solida e centrata.

[10] V. Williams b. [13] J. Ostapenko 6-3 7-5 (da Londra, AGF)

Quarto di finale di prestigio al Centre Court, che vede l’una contro l’altra due campionesse Slam. La più anziana vincitrice di un Major in attività (Venus, 37 anni) e la più giovane (Jelena, 20 appena compiuti). Il tabellone di Wimbledon ha proposto un curioso cammino a Venus, con tre giocatrici nate nel 1997 da affrontare una dopo l’altra: Osaka, Konjuh e oggi Ostapenko.

Si gioca con il tetto chiuso per evitare le sorprese di un tempo estremamente instabile. Jelena vince il sorteggio e decide di ricevere. È noto come il servizio di apertura sia quello più a rischio break, ma Venus smentisce tutti con una partenza bruciante: sfodera un game in cui serve addirittura 3 ace. Williams è entrata in campo decisissima: lo si capisce dal piglio con cui attacca qualsiasi seconda di servizio dell’avversaria, anche a costo di sbagliare. E il rischio paga, visto che ottiene immediatamente il break. 2-0 Venus, che poi consolida senza problemi (3-0). Dopo i primi game la partita fila via veloce: chi serve tiene la battuta facilmente, senza nemmeno andare ai vantaggi, e senza palle break. Solo una parità nell’ottavo game. Williams arriva a servire per il set sul 5-3 e non ha particolari problemi a chiuderlo. Anzi, suggella con un ace il set, così come con un ace lo aveva aperto. 6-3 in 29 minuti

Un set in cui non si è scambiato moltissimo, ma è subito apparso chiaro il piano di gioco di Venus: non concedersi palle interlocutorie, ma al contrario forzare su ogni colpo per non lasciare il comando tattico (e psicologico) del match all’avversaria. E, anche a 37 anni, se Venus decide di spingere, la sua palla non viaggia meno di quella dell’avversaria ventenne. Dal vivo il confronto è ancora più immediato. E così in qualche raro caso si sono avuti palleggi a velocità vorticosa, con parabole a non più di 30-40 centimetri dalla rete.

Nel secondo set il match tatticamente non cambia, ma c’è la prima novità di una palla break concessa da Venus nel secondo gioco. Williams non solo l’annulla ma infila una serie di dieci punti consecutivi che le permettono di tenere la battuta, strappare il servizio dell’avversaria a zero, e mettere in sicurezza anche il game del 3-1.
Già sotto di un set, il passaggio a vuoto fra il secondo e il quarto game potrebbe costare a Jelena addirittura il match. In teoria a Venus basterebbe tenere la battuta per portare a casa la partita, ma nel sesto game Ostapenko comincia a impattare meglio in risposta, riesce più spesso ad entrare nello scambio e si procura due palle break; subito sfruttate grazie a un doppio fallo di Venus.
Ristabilito l’equilibrio, per quattro game si segue la regola del servizio. La svolta decisiva è quella dell’undicesimo gioco: Venus risponde bene, e questo è un suo merito, ma il break arriva anche per qualche gratuito di troppo con il dritto da parte di Jelena, che sbaglia un paio di colpi giocabilissimi. Sul 6-5 Venus chiude addirittura a zero il game della vittoria: 7-5 in 44 minuti.

Come era già accaduto nel match con Camila Giorgi, si è visto quanto sia pericolosa Ostapenko sugli scambi nei quali si allargano le geometrie. Contro Ostapenko giocare il lungolinea può essere un’arma a doppio taglio: se non si è sicure di metterla realmente in difficoltà Jelena è prontissima a spingere l’incrociato e a buttare fuori dal campo l’avversaria con i sui colpi stretti e rapidissimi.
Ma Venus è riuscita ad essere più efficace nelle occasioni in cui più che sulle aperture di gioco ci si è basati sulla profondità dei colpi. E soprattutto è stata più costante nel rendimento; Ostapenko ha avuto un paio di passaggi a vuoto che alla fine hanno fatto la differenza. Giocare bene nei momenti importanti a tennis è fondamentale, e così si vince anche a dispetto delle statistiche. Infatti il saldo complessivo di Ostapenko (vincenti/errori non forzati) è positivo: +2 (20/18), quello di Venus negativo: -2 (13/15).

Risultati:

[14] G. Muguruza b. [7] S. Kuznetsova 6-3 6-4
[10] V. Williams b. [13] J. Ostapenko 6-3 7-5
M. Rybarikova b. [24] C. Vandeweghe 6-3 6-3
[6] J. Konta b. [2] S. Halep 6-7(2) 7-6(5) 6-4

Konta brucia i sogni di Halep. Pliskova sarà n.1

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