Bouchard e il fardello dell'essere la numero uno del Canada

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Bouchard e il fardello dell’essere la numero uno del Canada

Con un paio di risposte in punta di fioretto e condite da sorrisi beffardi, Genie Bouchard ha punzecchiato i media canadesi, rei di riservarle attenzioni un po’ morbose

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Due anni fa, alla vigilia della Rogers Cup, che come quest’anno si giocava in Ontario, Genie Bouchard rivelò in conferenza stampa di non vivere un momento felice. La crisi di risultati in cui era incappata, dopo un 2014 superlativo, le stava creando qualche problema anche a livello personale. Questione di serenità, che provò a ritrovare lontano dall’ex coach Sam Sumyk, oggi nel box di Garbine Muguruza.

Ne è passata di acqua sotto i ponti in questi ventiquattro mesi, ma la classifica di Bouchard è la stessa di quell’agosto e anche le parole scandite in conferenza stampa, questa volta non alla vigilia del torneo, ma dopo la pesante sconfitta con Donna Vekic (6-3 6-4) sono ancora le stesse: “Non ho fiducia ed è difficile rimontare un match del genere quando vivi un momento così”

Da numero cinque del mondo e futura stella WTA (due semifinali e una finale Slam nel 2014), Genie è precipitata in una crisi che l’ha completamente destabilizzata. In Canada le aspettative su di lei, che a febbraio ha compiuto ventitre anni, sono ancora molto alte, ma la pressione potrebbe presto alleggerirsi, causa la precoce ascesa di Bianca Andreescu, classe 2000, che a Washington ha ottenuto il primo successo nel circuito WTA. E con quel sorriso che sembra più che altre tenerle a bada il fegato, Genie non ha risparmiato una frecciatina alla stampa canadese presente in sala: “Mi sono allenata con lei a Washington la scorsa settimana. È un’ottima giocatrice, un’altra che sarà presto pronta a portare il fardello del Canada”.

La smorfia di sarcasmo, quasi disinteressata, che Genie ripropone ormai in ogni incontro con la stampa, sembra voler celare la frustrazione derivante dall’ennesima sconfitta. Dopo il buon inizio di stagione in Australia, Bouchard non ha più trovato continuità e sul cemento sono arrivate 6 sconfitte in 7 match, tutte con avversarie che abitavano un gradino più basso nel ranking WTA (Tomljanovic ad Acapulco, Beck a Indian Wells, Barty a Miami, Sorribes Tormo a Monterray e Petkovic a Washington).

Quando le chiedono qual è la soluzione al problema, fa spallucce e risponde: “Vincere partite“. Liscio come l’olio, se non fosse che di partite, negli ultimi due anni, Bouchard ne ha vinte poche e quando è sembrata ritrovarsi, come a Madrid quest’anno, non è riuscita a dar seguito al buon momento:“Sono ancora relativamente giovane, ma sono nel circuito da un po’ e credo sia importante sentire la pressione dettata dagli anni che passano, reagire e non rilassarsi, convinti di avere ancora molti anni davanti. Quella è la cosa peggiore che potrei fare” – pausa – “e se i media evitassero di riporre su di me troppe aspettative , beh, sarebbe carino”

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