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L’indefinibile Sloane Stephens

La vincitrice degli US Open 2017 è una delle figure più complesse sul piano tecnico e caratteriale del tennis di oggi

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In Sloane è evidente il DNA sportivo ereditato dai genitori: la mamma, Sybil Smith, è stata una nuotatrice di alto livello (arrivata sino ai Trials olimpici USA negli anni ’80), mentre il padre, John Stephens, è stato una stella del football americano nei New England Patriots. Stando alle parole del suo coach di allora, Raymond Berry, John è stato addirittura il miglior atleta che avesse mai allenato in vita sua (“Aveva tutto”). Miglior rookie offensivo della NFL dell’anno nel 1988, la sua carriera aveva però avuto un calo di rendimento dopo che durante un match aveva paralizzato un avversario: un contrasto durissimo che aveva lasciato il suo opponente  a terra, incapace di muoversi dalla testa in giù. Dopo la riabilitazione ospedaliera la paralisi era stata “contenuta” solo al braccio destro, ma si diceva che da allora Stephens avesse perso la grinta dei primi tempi: forse per il timore di menomare nuovamente qualcuno, o forse che potesse capitare a lui. E così la sua carriera era declinata. In NFL aveva trovato l’ultimo ingaggio nel 1993, lo stesso anno in cui era nata Sloane.

Subito dopo la sua nascita però il matrimonio era fallito, i genitori avevano divorziato e Sloane era rimasta con la mamma, senza che il padre si interessasse più a lei. Sybil si era risposata e una delle ragioni che l’avevano spinta a portare sua figlia a giocare a tennis era stata proprio la grande passione per il tennis del secondo marito. Ma quando Sloane aveva 14 anni il suo secondo padre era morto di cancro, perdendo la persona che seguiva con più passione la sua attività sportiva.

In quello stesso periodo si era fatto vivo il padre naturale per conoscerla. John nel frattempo aveva avuto una vita piuttosto movimentata e controversa: altri nove figli da sette donne diverse, e una accusa per violenza carnale in corso. Come sarebbe evoluto il rapporto tra Sloane e il padre naturale? Domanda senza risposta perché John era morto in un incidente d’auto il primo settembre 2009, proprio in concomitanza con i primi US Open giocati dalla figlia (che aveva ricevuto dalla Federazione una wild card per le qualificazioni). Sul suo rapporto con il padre biologico Sloane ha detto in proposito: “Su di lui ho solo buoni ricordi. Sono contenta di averlo potuto conoscere e che fossimo diventati amici”.

 

Dunque non è stato un periodo facile quello passato tra i 14 e i 16 anni. La mamma ha raccontato come in seguito alla morte per cancro del secondo marito Sloane si fosse rifiutata di giocare a tennis per sei mesi. Come se la perdita di chi in famiglia aveva così tanto entusiasmo verso quello sport avesse spento la passione anche in lei. Ma poi aveva ripreso l’attività, e il tennis era diventato anche un modo per superare la perdita degli affetti, e trovare una forma di stabilità in una fase tanto critica.

Queste vicende così personali sono ampiamente pubblicate e divulgate, ma ugualmente avrei evitato di raccontarle se non pensassi che potrebbero avere influito sul modo di percepire il tennis da parte di Stephens. E sul suo modo di stare in campo. Perché se torniamo al discorso iniziale, vale a dire alla difficoltà di inquadrarla come giocatrice, un tema particolarmente complesso ha a che fare con le questioni mentali.
Sloane è una giocatrice aggressiva o prudente? Coraggiosa o timorosa? Il tennis le piace davvero o no? Ancora una volta per me è difficile essere definitivo, perché in partite e situazioni diverse ho avuto sensazioni contrastanti. Per provare a spiegarmi devo di nuovo prendere le cose alla lontana.

Stephens, pur essendo ancora giovane, in carriera ha già vissuto alti e bassi, con tre picchi ben individuabili: il primo nel 2013, quando arrivò in semifinale agli Australian Open, nei quarti di finale a Wimbledon e agli ottavi al Roland Garros e US Open. Ad appena 20 anni, questo rendimento negli Slam l’aveva fatta diventare la migliore giovane nei grandi tornei di quell’anno, con un best ranking di numero 11 a fine stagione. Però c’era chi la criticava: quasi top ten non solo senza avere mai vinto un torneo WTA, ma senza nemmeno avere raggiunto una finale. Insomma, una eterna piazzata, incapace di vincere davvero.

Dopo l’ottimo 2013 Sloane si era un po’ persa: non tanto sul piano tecnico, quanto su quello mentale. Faticava a dare continuità al suo rendimento, e dava l’impressione di avere difficoltà a reggere la vita del circuito WTA: i lunghi viaggi, l’impegno del match quotidiano e dei tornei in serie, la routine da globetrotter. Questi aspetti della professione sembravano molto duri da assorbire per lei. La ricordo completamente distante e disinteressata (al limite della maleducazione, cosa per lei del tutto inusuale) durante un coaching con il suo vice allenatore in un match della trasferta araba (Doha + Dubai). Mentre il coach parlava, sembrava volesse essere ovunque tranne che su un campo da tennis.

Proviamo a ragionare sul calendario di una tennista: dopo i tornei australiani le giocatrici europee tornano a casa, e poi affrontano Doha e Dubai. Per una statunitense invece rientrare in patria è più complicato. Dopo l’Australia è più semplice andare direttamente in Medio Oriente, rendendo però la trasferta più lunga e pesante. E infatti dal 2015 Sloane ha tolto dal suo calendario l’arabian swing dove, naturalmente, aveva sempre perso al primo turno (a parte una vittoria contro Anna Tatishvili).

Aggiungo un ricordo personale; nel 2015 a Wimbledon nel post-match mi aveva colpito per due ragioni: nella saletta interviste c’era un solo giornalista americano presente (in totale eravamo in due), eppure malgrado tutto aveva mostrato nel rispondere molta pazienza e attenzione, che non ricordo uguali in nessuna giocatrice appena sconfitta (aveva appena perso contro Lucie Safarova). Quando le avevo chiesto quali erano i suoi programmi post-Wimbledon aveva risposto: “Torno a casa!”. In quel momento mi sono reso conto che per una americana la stagione terra rossa/erba è davvero lunga e si svolge, senza pause, tutta in Europa. E così anche una uscita prematura in uno Slam può avere qualche lato positivo.

Questi episodi accrescevano i miei dubbi su quanto Stephens amasse il tennis e quanto fosse disposta ad applicarsi per valorizzare le sue doti. In quegli anni durante i match mostrava sempre sprazzi di grande talento, ma spesso la conduzione della partite mancava di consistenza: troppi errori gratuiti e distrazioni. Dopo il 2013 si sarebbe di nuovo espressa ad alti livelli?

a pagina 3: i successi del 2016, l’infortunio e la vittoria nello Slam

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WTA Strasburgo, il tabellone: le prime due teste di serie sono Linette e Mertens, nessuna italiana presente nonostante l’ottima tradizione

A seguire, terza e quarta forza del seeding francese rispettivamente, la cinese Shuai Zhang e la croato-statunitense Bernarda Pera. Impossibilitata a difendere il titolo conquistato nel 2022 Angelique Kerber, impegnata con il primo bebè

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Magda Linette - Australian Open 2023 (foto Twitter @rolandgarros)

E’ in procinto, a partire dalla prossima settimana, di prendere piede quella che si prospetta una sette giorni ricca di bellezza tennistica sulla terra rossa del capoluogo della regione francese dell’Alsazia: il WTA 250 di Strasburgo.

Il torneo, che si svolge nello storico impianto del Tennis Club de Strasbourg, è giunto a quella che sarà la sua 37esima edizione dato che la fondazione e la conseguente introduzione nel Tour professionistico risale al lontano 1987.

Un albo d’oro di primissimo livello con fior fior di campionesse Slam

L’evento ha sempre goduto di un parterre de Roi – per dirla alla transalpina – grazie alla propria posizione strategica nel calendario anticipatrice del Roland Garros, l’appuntamento conclusivo di questa parte di stagione, ma soprattutto perché offre condizioni praticamente quasi del tutto assimilabili con quelle che poi si ritrovano allo Slam di Bois De Boulogne in termini di superficie e palle utilizzate.

 

Non a caso, infatti, l’albo d’oro può mettere in mostra nomi illustri del calibro di Jana Novotna, Lindsay Davenport, Steffi Graff, Jannifer Capriati o ancora Maria Sharapova. Ossia tutte campionesse Major che hanno scritto, di questo sport, pagine di storia eterna per poi giungere a tempi più recenti ed appurare come nulla sia cambiato: le ultime vincitrici della manifestazione sono manco a dirlo una campionessa del Roland Garros (2021) e, la detentrice del trofeo, una il cui palmares è sprovvisto proprio del “solo” Open di Francia per potersi fregiare del riconoscimento del Career Grand Slam.

Stiamo parlando di due mancine, la ceca Barbora Krejcikova e la tedesca Angelique Kerber. La 35enne di Brema, però, quest’anno non sarà ai nastri di partenza per difendere il titolo poiché affaccendata con la maternità, dato che meno di tre mesi fa è nata la figlia Liana e quindi la priorità assoluta al momento non può che essere direzionata verso la famiglia, con il tennis che inevitabilmente è scalato in secondo piano.

A guidare il tabellone dell’Internationaux de Strasbourg saranno la polacca Magda Linette, ad inizio anno spintasi clamorosamente sino alle semifinali dell’Australian Open ma ora alla ricerca di nuovi risultati che le ridiano fiducia dopo un periodo di forma abbastanza opaco, e la belga Elise Mertens.

La 31enne di Poznan ricoprendo il ruolo di prima testa di serie del tabellone, presiederà la parte alta del seeding e avvierà la sua campagna opponendosi alla rumena Cristina Bucsa; mentre a far compagnia alla 27enne di Lovanio – nella serata romana in campo per la finale di doppio (lei che è ex n. 1 di specialità) degli Internazionali BNL d’Italia in coppia con l’australiana Hunter per giocarsi il titolo al cospetto del forte duo a stelle e strisce Gauff/Pegula: n. 3 e n. 4 della classifica di doppio, prima accoppiata per quanto concerne la Race grazie anche alle due finali 1000 dell’anno con successo a Miami e KO a Madrid -. Nella metà bassa fra le altre sarà ai nastri di partenza pure Elina Svitolina, ancora in cerca della forma migliore dopo il ritorno nel Tour in seguito alla gravidanza prima e alle ripercussioni psicologiche del conflitto scoppiato in Ucraina poi.

Qualora Elise ed Elina vincessero i rispettivi match d’esordio, per Mertens l’avversaria è l’americana Katie Volynets, si incrocierebbero al 2°T.

Terza e quarta forza del main-draw, che vorranno certamente recitare un ruolo da protagoniste, saranno rispettivamente la cinese Shuai Zhang e la croata – naturalizzata statunitense – Bernarda Pera. Da segnalare anche, tra le giocatrici in odore di percorso importante, la recente semifinalista al WTA 1000 di Miami Sorana Cirstea e la svizzera Jil Teichmann, quest’ultima con l’obiettivo di dare linfa alla sua stagione dopo alcuni mesi di mero compitino: sono state sorteggiate in due lati diversi del tabellone, con la 25enne nativa di Barcellona pronta ad insidiare la favorita numero uno Linette partendo dal secondo spicchio; al contrario la rumena è stata dislocata nel terzo, il primo della parte sottostante.

Tante francesi, nessuna azzurra nonostante l’ottima tradizione

Infine evidenziamo, come sempre, la nutrita truppa francese al via: ben 6 giocatrici presenti nel tabellone principale di un torneo che in passato è stato testimone di tre conquiste casalinghe, Aravane Rezai – di origini iraniane – nel 2009, Alizé Cornet nel 2013 e l’attuale n. 1 di Francia Caroline Garcia nel 2016. L’unica di queste a ballare anche nel 2023 sarà la 33enne di Nizza, che debutterà con la bulgara Viktorija Tomova.

Mentre non ci sarà alcuna italiana a giocarsi le sua chances, nonostante l’ottima tradizione tricolore che può infatti vantare ben 5 allori: la prima in assoluto ad alzare il trofeo nella sede del Parlamento Europeo fu Sandra Cecchini nel 1988 alla seconda edizione dell’evento – e che fu finalista anche nella prima -, poi fu la volta della tripletta di Silvia Farina tra il 2001 e il 2003 e dulcis in fundo Flavia Pennetta nel 2012.

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Camila Giorgi riparte da Linz, per Trevisan doppia avventura a Doha e Abu Dhabi: il febbraio delle tenniste italiane

Dopo un Australian Open non proprio esaltante, ecco le partecipazioni azzurre ai tornei WTA di febbraio.

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Mettersi alle spalle l’Australian Open, tuffarsi in un febbraio che deve servire a trovare conferme per Camila Giorgi e Jasmine Paolini, ad accumulare ancor più punti in vista di Indian Wells e Miami per Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Sullo sfondo c’è anche la voglia di Sara Errani di tornare tra le prime 100 nel ranking WTA.

Le belle notizie dal tennis femminile, in questo avvio di 2023, sono arrivate proprio da Giorgi e Paolini. Il cammino della n. 69 del ranking all’Australian Open si è interrotto al terzo turno per merito di Belinda Bencic, testa di serie n. 12. Un’eliminazione in due set, dopo le vittorie su Pavlyuchenkova e Schmiedlova, ma che hanno dato indicazioni importanti su un percorso positivo da intraprendere in questo 2023. Sconfitta nettamente da Ljudmila Samsonova al primo turno a Melbourne, Jasmine Paolini è in corsa per una semifinale al WTA di Lione. Avversaria odierna, Caroline Garcia, beniamina di casa.

Il gennaio di Lucia Bronzetti è stato esaltante nella United Cup, competizione che ha galvanizzato la n. 62 del ranking, uscita, però, al primo all’Australian Open Siegemund in tre set.

 

Il match più esaltante fin qui disputato dalla n. 1 del tennis femminile, Martina Trevisan lo ha disputato alla United Cup. La vittoria in tre set su Maria Sakkari è stato un gran sussulto in questo nuovo anno. Male all’Australian Open, uscita al primo turno contro Anna Schmiedlova.

Sarà ancora il cemento il grande protagonista nei tornei femminili di tennis del mese di febbraio.

Dal 6 al 12 si giocherà contemporaneamente ad Abu Dhabi e a Linz.

Nel tabellone principale di Abu Dhabi l’Italia sarà rappresentata da Martina Trevisan. Ons Jabeur ha, invece, annunciato il forfait: sarebbe stata la testa di serie n. 1 del ranking.

In Austria, invece, al WTA di Linz ci saranno Lucia Bronzetti e Camila Giorgi. La partecipazione di Sara Errani, invece, passerà dalle qualificazioni.

Dal 13 al 19 febbraio si giocherà a Doha. Già in tabellone Martina Trevisan, dovrà affrontare le qualificazioni Jasmine Paolini.

Il febbraio delle principali tenniste italiane.

6/12 febbraio: Trevisan ad Abu Dhabi, Bronzetti e Giorgi a Linz, Errani alle qualificazioni

13/19 febbraio: Trevisan e Paolini a Doha

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United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik

Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

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Stan Wawrinka - United Cup 2022 (Twitter @UnitedCupTennis)

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.

Grecia – Bulgaria 4-1

Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1

 

Sakkari – Tomova 6-3, 6-2

Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4

La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.

USA – Repubblica Ceca 4-1

Kvitova – Pegula 7-6, 6-4

Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac

Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7

Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.

Francia – Argentina 4-0

Garcia – Podoska 6-2, 6-0

Mannarino – Coria 6-1, 6-0

La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.

Australia Gran Bretagna 1-3

Dart – Inglis 6-4, 6-4

Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)

Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.

Svizzera – Kazakhistan 4-0

Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2

Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)

Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.

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