I nuovi punteggi che tolgono il privilegio di pensare (Clerici), Rublev, Khachanov e Medvedev come ai tempi di Kafelnikov e Safin (Semeraro), Next Gen un futuro alla Del Potro? (Azzolini), Modelle al sorteggio. Bufera sul tennis (Piccardi), Il corpo delle donne e quel made in Italy fatto di indecenza (Audisio)

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I nuovi punteggi che tolgono il privilegio di pensare (Clerici), Rublev, Khachanov e Medvedev come ai tempi di Kafelnikov e Safin (Semeraro), Next Gen un futuro alla Del Potro? (Azzolini), Modelle al sorteggio. Bufera sul tennis (Piccardi), Il corpo delle donne e quel made in Italy fatto di indecenza (Audisio)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

I nuovi punteggi che tolgono il privilegio di pensare

 

Gianni Clerici, la repubblica del  07.11.2017

 

Ho non soltanto visto un match quali” della Next Generation, che vi immetteva, grazie al principio di ospitalità, un italiano, assegnandogli anche un piccolo premio di 50.000euro. Preferirei prescindere dal successo di Quinzi avendoci giocato il giorno che Riccardo Piatti mi presentò, al Foro Italico, un bambino dodicenne. Riccardo mi chiese cosa ne pensassi, e io gli risposi, così come di Camila Giorgi in procinto di stabilirsi a Como: «Caro Riccardo, non darò mai un giudizio su qualcuno che ha appena raggiunto un diploma delle elementari. Vincerà il Premio Nobel, che per noi è Wimbledon?». Più d’uno, tra i presenti, che io chiamo aficionados, e che per solito giocano a tennis, mi ha chiesto non solo dell’ex vincitore del Wimbledon jr, vicenda che ebbe un precedente con Nargiso, che non divenne un grande singolarista, limitandosi a essere un buon doppista, ai tempi in cui il doppio ancora non era una specialità peri falliti in singolare. Ho risposto che il risultato del nuovo punteggio che limita a quattro game ognuno dei set fa si che il tennista non abbia più il tempo di pensare. Il tennis era uno sport nel quale esisteva il tempo di scegliere una tattica e, insieme, di considerare un set già destinato a uno dei contendenti quando la perdita di un paio di servizi pareva pregiudicarlo. Con il nuovo punteggio scompare la differenza che fa di un 40.0 e servizio e di un quaranta pari due vicende diverse. Tutti i punti divengono eguali, o quasi eguali, e il gioco diviene in assoluto, una vicenda muscolare. Ho già trovato, nelle chiacchiere a bordo campo, qualche aficionado pronto a osservare che , col nuovo tipo di punteggio, si abbreviano vicende troppo lunghe e quindi noiose. «Anche il teatro a tre atti è quasi scomparso, mi ha detto uno spettatore ». E un altro : «Lei è vecchio, caro Clerici». Alla seconda affermazione non ho potuto oppormi.

 

Rublev, Khachanov e Medvedev come ai tempi di Kafelnikov e Safin

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 7.11.2017

 

Unico ad azzeccare uno dei due campioni che a Milano hanno vinto il loro primo titolo Atp è stato Denis Shapovalov, diciott’anni, numero 51 del mondo, il più giovane della truppa – e anche quello che nella disgraziata cerimonia di sorteggio domenica sera, stretto fra modelle abbastanza disinvolte, era sembrato meno imbarazzato. «So di sicuro che uno è Roger Federec L’altro… boh». Gianluigi Quinti ci ha provato: «Gasquet?», Boma Coric in fondo ci è andato vicino: «Ivanisevic!». Goran il torneo indoor di Milano, che non esiste più dal 2005, l’ha vinto due volte, nel ’96 e nel ’97, ma l’altro campione in questione è Stefan Edberg, che trionfb nel 1984: giusto a 18 anni. Shapovalov, che quest’anno ha seccato sia Nadal sia Del Potro, è canadese, ma è nato a Tel Aviv ei Andrey e Karen sono grandi amici e si allenano a Barcellona suoi genitori sono entrambi russi, come decisamente russa sembra essere, almeno a giudicare dal passaporto dei partecipanti alle Atp Next Gen Finals che partono oggi al Padiglione 1 della Fiera di Milano-Rho, la new wave del tennis mondiale. A parte Sascha Zverev, che nonostante i geniton russi è tennisticamente 100 per cento tedesco, e che sarebbe stato il n.1 di queste Finals se non si fosse già conquistato un posto nel Master dei grandi la prossima settimana (ma sarà a Milano oggi per una esibizione con il greco Tsitsipas), i primi due per classifica sono Andrey Rublev, 20 anni, n. 37 del mondo, quarti di finale quest’anno agli US Open e Il suo amicone – in tutti i sensi: è alto 1,98 – Karen Khachanov, anni 21, n.45, un torneo Atp vinto l’anno scorso a Chengdu. L’ultimo a qualificarsi è stato invece Daniil Medvedev, 21 anni anche lui, n.65 Atp, una finale a Chennai e lo scalpo di Wawrinka a Wimbledon Daniil è noto anche per le sue intemperanze in campo quest’anno, famoso anche per le sue intemperanze in campo (ai Championships ha accumulato 14.500 dollari di multe per litigi assortiti e l’anno scorso a Savannah fu squalificato per commenti razzisti). t dai tempi di Safm e Kafelnikov, due n.1 (Evgeny si impose anche a Milano nel 1995) che la Russia non produce veri fuoriclasse, con questa Next Gen sembra arrivato il riscatto. «Perché, avete qualcosa contro i russi?», sghignazza il simpaticissimo Khachanov, che è già sposato, studia Scienze Motorie, ama La Scala e l’Opera e Dostoevsky almeno quanto il suo compare Rublev adora Celentano, a chi gli chiede conto della presenza massiccia a Milano. «Scherzi a parte, non aedo ci sia un vero motivo. Ci paragonano spesso a Marat, ma lui era un’altra cosa, aveva un Carisma pazzesco, mentre noi non abbiamo ancora vinto nulla. Credo sia un caso che siamo in tanti qui, poi ci alleniamo insieme e questo sicuramente aiuta». Aiuta anche il fisico: Khachanov è alto un metro e 98 e ha un servizio che spaventa; Medvedev anche, Rublev “solo” 1 e 88 ma con diritto e rovescio muove la palla con una velocità impressionante e rischiando su tutti i colpi. Khachanov è figlio di una pallavolista, Rublev di un pugile diventato businessman (infatti adora Mike Tyson e tira di boxe per allenarsi), e come Medvedev, che da tempo si è trasferito in Francia («Mosca è una città difficile, c’è troppo traffico…») si allenano all’estero: Karen con Galo Blanco, l’ex coach di Milos Raonic, e Rublev con Fernando Vicente, entrambi a Barcellona. Cromosomi giusti, modelli di riferimento niente male, tanta voglia di sfondare e di sfruttare – proprio come fece Safin – l’esperienza delle sue principali scuole tennistiche europee, la spagnola e la francese. I] futuro, in fondo, non è difficile da decifrare

 

Next Gen un futuro alla Del Potro?

 

Daniele Azzolini, tuttosport del 7.11.2017

 

Il tennis alza il velo sul suo futuro. Lo fa con mossa audace. Via tutta Regole, arbitri, punte; . A Milano va in scena il tennis come potrebbe essere. Giocatori che forse saranno campioni, forse Top Ten, o forse no, e regole che forse un giorno verranno applicate. Forse… Sono le Next Gen Finals, il Master degli Allievi. Un controsenso? Non proprio, ma un pizzico di fantascienza circolerà fra le tribune dello stadio tirato su alla Fiera e, se vi piace il genere, non mancheranno spunti stimolanti. Questi sono tutti di collaudata professionalità, nonostante l’adolescenza da poco messa alle spalle. Next Gen è un modo nuovo per indicare gli Under 21, secondo i dogmi della Santa Comunicazione, ma di questo si tratta. I 21 di Karen Khachanov e Jared Donaldson, di Hyeon Chung e Daniil Medvedev; i 20 anni “anziani” di Borna Coric, che nel circuito razzola da quattro stagioni, quelli spiritati di Andrey Rublev, e i 18 di Denis Shapovalov, il talentino in attesa di diventare talento o talentone. Tre russi, un americano, un coreano, un croato, un canadese. L’ottavo sarà un italiano, Gianluigi Quinzi, anche lui 21, uscito da un torneo di qualifica che ha bruciato d’acchito il migliore (secondo classifica) dei nostri giovani, Matteo Berrettini, ma ha riscoperto il vincitore junior di Wimbledon 2013 e lo rilancia contro avversari più volte incontrati e battuti. Quando erano bimbi. LESIBIZIONE DI ZVEREY Non c’è il più forte, Sasha Zverev, vincitore di Roma e Montreal e da ieri numero tre Atp. Lui è nei quartieri alti e può permettersi di sfidare pervie dirette Federer e Nadal nel Master adulto, a Londra. Farà una capatina a Milano, secondo contratto, per un’esibizione (questa sera, dopo gli incontri Next Gen, contro Stefanos Tsitsipas) e per mostrare al pubblico un prototipo ancora più perfezionato del “Next Gen alfa” chele Finals dovranno eleggere. Alto, rapido, violenta Pure troppo. Se di evoluzione della specie tennistica si tratta, il modello non è Nadal e meno che mai Federer. Semmai Del Potro. Sono figli suoi questi ragazzini del Prossimo Futuro, tutti servizio e dritto, due colpi e via, ché il terzo sono capaci di spararlo in direzione di Malpensa. Difficile dire, oggi, se avranno di Delpo anche la pellaccia che gli ha permesso di resistere a infinite operazioni al polso. Di certo appartengono a una generazione i cui connotati più evidenti sono la fretta, l’impazienza. ‘Ritti fra i primi 100, però, là dove fino a tre anni fa degli “under” non v’era traccia Si va dal 37 di Rublev, che nel circuito considerano un vero duro, al 65 di Daniil Medvedev. Ultimo, Quinzi, che non è riuscito ancora a esprimersi. È numero 306. Si cerca anche “un altro tennis”. La sperimentazione è a tutto campo. Si giocheranno seta 4 game, tie break sul 3 pari, ma i match saranno di 5 set. Ecco il “no adv; sul 40 pari vince chi fa il punto, e il “no let, sul servizio il nastro non ferma il gioco. Tennis televisivo, dicono. Un set a quattro lo vedi anche sul telefonino, con un set normale scarichi la batteria. Può darsi, ma più si velocizza il gioco, più il tennis sarà in mano a giganti dal servizio a catapulta È questo il futuro che cerchiamo? Milano indicherà la strada anche per gli arbitri. Ma qui la scelta è più comprensibile. Il tennis segue le leggi dello sport, dove l’unica cosa che conta è la certezza del risultato finale, e ritiene che “il fattore umano” vada sempre più limitato. Prima si è tentato aumentando il numero degli arbitri (14 occhi vedono meglio di 2), ora ci si affida alla tecnologia A Milano l’arbitro sarà uno solo, le righe saranno tenute a bada dall’evoluzione dell’Occhio di Falco, dunque da un reticolo di telecamere incrociate. Come si vede, è l’opposto del Var calcistico. E non ci saranno “out” urlati come al mercato del pesce. Una voce impastata di elettronica avviserà i contendenti dell’errore. Il dibattito se sia meglio uno sport umano e fallibile, o uno sport privo di errori e anche di sacrosante recriminazioni, è ufficialmente aperto.

 

Modelle al sorteggio. Bufera sul tennis

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 7.11.2017

 

«The future is now», il futuro è adesso. Sui maxi cartelloni che tappezzano la città lo slogan di Next Gen Atp Finals, il torneo tra i più forti tennisti Under 21 del circuito che scatta oggi a Milano, poggia soave sulle guglie del Duomo: sotto, con l’espressione compresa di chi sta facendo la storia, gli otto apprendisti stregoni (tre russi, un canadese, un americano, un coreano, un croato e un italiano, Gianluigi Quinzi) che sognano di rimpiazzare Roger Federer e Rafa Nadal nel cuore dei tifosi. Altro che futuro, però: per una sera è sembrato di tornare alla preistoria. L’idea di associare Milano alla moda e, quindi, di ingentilire la (di solito noiosissima) cerimonia del sorteggio con la presenza di otto modelle, una per ciascun atleta, è sfuggita di mano trasformandosi in uno spettacolo squallido, che ha sollevato accuse di sessismo: solo svelando la lettera A o B sul corpo delle ragazze, infatti, il giocatore veniva a sapere in quale girone era stato inserito. Tra l’imbarazzato e l’incuriosito, gli otto sventurati sono stati al gioco mentre sui social si scatenava il finimondo. Il video della serata ha fatto il giro del mondo, attirandosi commenti pesantissimi sulle donne-oggetto e gli spogliarelli di terz’ordine, culminati con il «vergogna!» twittato dall’ex numero uno del mondo Amelie Mauresmo e l’«orribile!» lanciato nell’iperuranio della Rete da Judy Murray, mamma di Andy, due volte campione di Wimbledon. Momento cult da (non) tramandare ai posteri: il coreano nerd Hyeon Chung, occhiali da miope e apparecchio per i denti, che sfila con i denti il guanto nero di una modella. Travolta dalla polemica, l’Associazione dei tennisti professionisti (Atp) si è assunta la responsabilità del misfatto insieme allo sponsor Red Bull («Ci scusiamo per l’offesa provocata. L’intenzione era L’evento • La prima edizione di Next Gen Atp Finals scatta oggi alla Fiera di Milano Rho: mette in palio un montepremi di 1.275.000 dollari tra i sette migliori tennisti Under 21 del mondo più Quinzi, l’italiano uscito dalle qualificazioni • E l’occasione per mettere alla prova nuove regole: si giocherà al meglio dei 4 game (tie break sul 3-3) e dei cinque set, il net vale, il campo non avrà corridoi e gli spettatori potranno muoversi liberamente quella di integrare il ricco patrimonio di Milano capitale mondiale della moda. Tuttavia la realizzazione dell’evento è stata di cattivo gusto e inaccettabile. Non si ripeterà in futuro»), esimendo la Federtennis italiana, che organizza il torneo, da qualsiasi colpa diretta. «Il nostro sbaglio è stato non sindacare ciò che l’Atp aveva concordato con Red Bull: ci siamo fidati di un soggetto che nel tennis ha enorme esperienza e che la settimana prossima organizzerà il Master dei grandi a Londra — spiega Sergio Palmieri, direttore di Next Gen —. Dell’errore, commesso anche sulla nostra pelle, si sono scusati pubblicamente: il presidente dell’Atp, Chris Kermode, ci ha messo la faccia. Credo alla loro buona fede. Da oggi si gioca: sono certo che questa scivolata non comprometterà la riuscita del torneo». Nuove regole, volti freschi, un format inedito da sperimentare nel tentativo di rinnovare lo sport. Vecchi stereotipi. Ma nel tennis, dopo un rovinoso doppio fallo, c’è sempre un servizio con cui ricominciare.

 

Il corpo delle donne e quel made in Italy fatto di indecenza

 

Emanuela Audisio, la repubblica del 7.11.17

 

Ci risiamo: spogliami e ti dirò dove giochi. All’ (ab)uso del corpo delle donne nello sport. Al vecchio voyeurismo: Colpo Grosso invece di colpo vincente. Sai che novita? Atp e Red Bull si scusano, meglio farebbero i dirigenti responsabili a licenziarsi. In un momento in cui c’è una seria riflessione sul sessimo, sul razzismo, sulle diversità, ecco che ti arriva la modella che si denuda al torneo di tennis. Sotto il vestito: tutta l’indecenza dei mandanti. Mentre nei cinema la battaglia dei sessi di Billie Jean King è ormai un film storico, il Made in Italy ne propone una versione indecorosa. Ma quando la smetteranno: con le Miss in mini al Giro, con quelle con l’ombrellino in Fl, con quelle che contano i round sul ring, con le madrine svestite agli eventi sportivi? Ma veramente c’è ancora qualcuno che pensa che quello spettacolo fantozziano sia sexy e faccia ascolto? Perfino i giovani tennisti, molto più avanti di chi li rappresenta, erano imbarazzati. Già nel 2011 nacque e subito aborti Miss Italia Sport, una fascia che aveva avuto il benestare del Coni ( presentata anche al Foro Italico ) per premiare l’atleta più bella. E che subito suscitò reazioni e polemiche da parte delle campionesse azzurre. Sei anni fa non sei secoli scorsi. Chi oggi organizza eventi ha il dovere di essere informato su dove va il mondo. Riepiloghiamo: in America non si possono ospitare finali di grande basket in impianti che non abbiano servizi igienici non solo per lui o lei, ma anche per altro (other). Un giocatore di baseball, Yuli Gurriel, 33 anni, non un ragazzino, primo baseman degli Houston Astros, squadra campione, perderà 320 mila euro ( multa) e cinque giornate da scontare nel prossimo campionato perché in gara-3 di finale ha fatto gli occhietti a mandorla. Gesto ritenuto offensivo nei riguardi del giapponese Darvish. Per cui dovrà anche sottoporsi a una terapia di riabilitazione. Lo sport è di tutti e per tutti. Chi in Usa scherza o fa allusioni alle giornaliste viene denunciato e portato in tribunale. Fai lo spiritoso a casa tua, non nello spogliatoio. L’Italia non è l’Afghanistan o l’Arabia Saudita: le donne hanno fatto la resistenza correndo in bicicletta, combattendo in montagna, le atlete italiane prima e dopo Ondina Valla (oro nel ’36 a Berlino ) si sono affermate nel mondo, fuori dagli stereotipi. Se c’è un momento in cui il made in Italy, versione sportiva, deve riflettere e cambiare è questo. Ha l’occasione per voltare pagina, per dimostrare sensibilità sul tema ( sensibility training, per dirla all’americana ). Invece che fa: accusa una giovane arbitra, Sara Mainella, 23 anni, di essere troppo donna: quindi fragile, inadatta, paurosa, perché ferma una partita stanca delle aggressioni verbali contro di lei. Non doveva, si capisce. Un uomo ( arbitro cornuto) non l’avrebbe fatto. Si dirà: la cerimonia delle modelle è stato solo un gesto di cattivo gusto. Proprio per questo il sindaco di Milano, città internazionale, patria del design, dovrebbe querelare per offesa all’immagine. E ai promotori dell’iniziativa andrebbe ritirata ogni licenza per rifarlo di nuovo. Si spoglino loro: di un maschilismo brutto e fuori moda. le “ombrelline” che riparano i piloti del mondiale di motociclismo dal sole sulla griglia di partenza; in basso, il classico bacio al vincitore delle gare di ciclismo, in questo caso Peter Sagan

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