Australian Open: un Ken Rosewall troppo discreto non osa disturbare Federer

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Australian Open: un Ken Rosewall troppo discreto non osa disturbare Federer

MELBOURNE – La leggenda del tennis australiano: “Sono un fan di Federer. Ecco perchè gli scrivo ogni anno”

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Leggete l’intervista che il direttore Ubaldo Scanagatta ha fatto a Ken Rosewall, a proposito di Federer, durante l’ultimo torneo di Wimbledon

Ci sono persone, e personaggi, che si riconoscono simili a livello istintivo. Non importa la differenza di età, quando si è fatti della stessa pasta lo si comprende senza nemmeno bisogno di esprimerlo a parole. L’uomo che sa cosa significa “essere Federer”, perchè lo è stato davvero, sia come risultati sul campo che come atteggiamento, eleganza, e appeal sul pubblico, infatti, lo fa nel modo più signorile, deliziosamente retrò e discreto che si possa immaginare: con una lettera scritta a mano. Uno che accarezzava la palla come Ken, che la faceva schioccare di rovescio come forse nessuno prima o dopo di lui, senza nemmeno scomporsi il ciuffo di capelli, in un’epoca dove le buone maniere nel tennis e nella vita contavano ancora qualcosa, non è certo tipo da utilizzare strumenti quali le e-mail o peggio, i social network.

Da anni ormai, ogni singola edizione, il Signor Ken Rosewall (maiuscola voluta), 8 Slam vinti, 55 saltati a causa della deplorevole, reazionaria e ipocrita resistenza del concetto di dilettantismo di facciata che escluse tanti fenomeni dalle competizioni tradizionali, prende carta e penna, e scrive, in bella calligrafia, poche frasi su una mezza paginetta: buona fortuna per il torneo, spero che tu e la tua famiglia stiate bene. Cose semplici, non serve essere prolissi, basta far sapere che si è rivolto un pensiero. Ken vinse gli Australian Open del 1972 a 37 anni, Roger si presenta a difendere il titolo a 36. Ma come ha raccontato Rosewall, “se vuole avere la lettera di quest’anno, dovrà vincere un paio di partite, io potrò arrivare a Melbourne Park solo venerdì. Gli scrivo, invece che salutarlo di persona, anche se ci siamo incontrati tante volte, perchè il mio pass di accredito non mi permette di entrare negli spogliatoi, ma non lo farei comunque, per discrezione, so che il tempo di Roger è contato e organizzato in modo molto preciso. E poi non mi sognerei mai di far pesare il mio nome o la mia storia in questo sport, i ragazzi della security fanno solo il loro lavoro, e credo anche che difficilmente riconoscerebbero uno della mia età. Potrei aspettare nel ristorante giocatori che lui passi di lì, ma davvero, non voglio fargli perdere tempo“. Serve commentare?

Federer, di Ken, parla in modo deferente, e conferma di essere commosso e grato per le sue lettere: “Credo che non si parli abbastanza di una persona come lui. Di un’intera generazione di giocatori, Rosewall, e i più giovani Roche, Laver, Emerson. Li adoro tutti. Solo il fatto di venire accostato a loro mi onora“.

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