[25] F. Fognini b. E. Donskoy 2-6 6-3 6-4 6-1 (da Melbourne, Luca Baldissera)
HEAT RULE CERCASI – Bella prova di solidità, e resistenza fisica, per Fabio Fognini, che esce vittorioso, e indenne, da un match giocato in condizioni di caldo torrido al limite del rischio per la salute dei tennisti. Il campo numero 7, lato ovest di Melbourne Park, è un autentico forno, in questa giornata torrida e assolata all’Australian Open. Temperatura di 39 gradi, ma sul cemento, che riflette il calore, dev’essere anche peggio. Gli spettatori cercano rifugio all’ombra delle tribune, ma si soffoca comunque. Sinceramente, le condizioni sono tali da auspicare l’implementazione della “heat rule”, con sospensione delle partite nei campi all’aperto, vedremo cosa succederà.
PARTENZA DIESEL – Evgeny Donskoy, il russo numero 72 ATP, 27 anni, avversario di Fognini in questo secondo turno, è balzato agli onori delle cronache l’anno scorso per essere stato uno dei 5 giocatori che hanno battuto Roger Federer nell’intera stagione (insieme a Haas, Alex Zverev, del Potro e Goffin), a Dubai, poco dopo la vittoria di Roger qui a Melbourne. Fabio, appena entrato in campo, si fa fasciare sotto il ginocchio sinistro, e appare da subito piuttosto impacciato negli scatti e negli allunghi, non sappiamo se abbia un problema fisico, o se stia – comprensibilmente – soffrendo la tremenda canicola di oggi. In effetti, nemmeno Evgeny sembra un fulmine di reattività, ma come detto, si può ben capire. Fognini subisce break in apertura, commettendo qualche errore. Si vede poco gioco, scambi brevi, parecchi gratuiti da una parte e dall’altra. Ma è il russo a riuscire a dare una parvenza di ordine al suo tennis, brekka ancora al quinto game, e poco dopo si prende il primo set 6-2. Brutta partita, inevitabilmente, e non è certo colpa di Fabio e Evgeny, come si fa a giocare bene in un forno simile? In tribuna vediamo gente che boccheggia, passandosi bottigliette di acqua fredda sul collo, e siamo all’ombra.
CAMBIA L’INERZIA – Reagisce molto bene, però, Fognini, trova la misura dei suoi colpi, e inizia a muoversi in modo più sciolto. Ovviamente, la differenza di qualità, a questo punto, viene fuori tutta. Donskoy cerca di ribattere in contenimento tutto quello che può, ma se a uno come Fabio inizia a scorrere bene la palla, non c’è molto da fare per un onesto fondocampista come il russo. 6-3 per l’azzurro, e siamo un set pari. L’inerzia del match è decisamente cambiata, ora, rivediamo con piacere le belle accelerazioni e gli anticipi di Fabio, mentre Evgeny sembra decisamente calato, sia fisicamente – il caldo non dà tregua, ammirevoli entrambi i ragazzi in campo – che tecnicamente, e viene sempre più spesso costretto in difesa dal dritto di Fognini. Un break all’inizio del terzo set, conservato senza problemi da Fabio (che non concederà più alcuna opportunità all’avversario sul proprio servizio), decreta il 6-4. Il linguaggio del corpo di Evgeny fa capire già ora che la crisi è irreversibile. Quarto set senza storia, 6-1, e terzo turno per un Fognini ottimo, soprattutto considerate le condizioni estreme di gioco. Per il ligure, ora, Julien Bennetteau.
[29] R. Gasquet b. [Q] L. Sonego 6-2 6-2 6-3 (Matteo Polimanti)
Si ferma al secondo turno la splendida favola di Lorenzo Sonego, sconfitto in tre rapidi set dall’ex numero 7 del mondo Richard Gasquet. Il ragazzo torinese esce comunque a testa altissima dal primo Slam della sua carriera, in cui ha dimostrato di avere il talento e soprattutto il carattere per poter competere nel tennis che conta. Se fino a pochi mesi fa Lorenzo era costretto ad alternare tornei Challenger e Futures per costruirsi una classifica dignitosa, grazie a questo risultato entrerà per la prima volta nella top 200 (dovrebbe stagliarsi intorno alla posizione numero 170) e potrà così affrancarsi gradualmente dal circuito minore.
IL MATCH – Ai nostri inviati a Melbourne, Sonego aveva espresso il desiderio di giocare su un campo importante vista la caratura dell’avversario ed infatti il match si disputa sullo Show Court numero 3, davanti ad un discreto numero di spettatori. Se la grinta e la tenacia avevano permesso al torinese di superare giocatori del calibro di Bernard Tomic e Robin Haase, questa volta Lorenzo fin dalle prime battute dimostra di sentire la pressione e commette numerosi errori per la troppa frenesia. Nel primo set Gasquet non fa niente di straordinario, si limita a mantenere una buona solidità da fondocampo e grazie ad un parziale di 5 game consecutivi dal punteggio di 1-1, chiude la prima frazione 6-2 in poco più di 30 minuti. Il piano studiato con lo storico coach Gianpiero Arbino è quello di provare a togliere ritmo al transalpino, spingendo quando sia possibile contro il suo dritto; tuttavia anche nel secondo parziale, Lorenzo non trova mai una buona continuità con i colpi di rimbalzo e come nella frazione precedente, subisce il break nel terzo e nel quinto gioco. Gasquet dal canto suo non concede nessuna chance all’avversario nei propri turni di battuta e dopo 1 ora di gioco archivia la seconda frazione con lo stesso punteggio di quella precedente.
Scrollatosi ormai la pressione di dosso per un match che sta scivolando via troppo velocemente, Sonego riesce nei primi giochi del terzo set a rimanere attaccato all’avversario, mettendo in campo quelle variazioni che tanto ci avevano colpito nei match precedenti. Nel quinto gioco però arriva un altro passaggio a vuoto di Lorenzo, che sul 30-30 commette due gravi errori con il colpo successivo al servizio, consegnando il break decisivo al transalpino. Gasquet mantiene senza patemi il vantaggio e chiude con il punteggio di 6-2 6-2 6-3 in 1 ora e 54 minuti di gioco. Questa sconfitta non deve assolutamente scalfire le certezze che Lorenzo aveva acquisito con la qualificazione e la vittoria di martedì, in vista di una stagione che si prospetta un viatico fondamentale per la sua carriera. Gasquet si presenta alla probabile sfida contro Roger Federer in un discreto stato di forma, anche se c’è da dire che i primi due turni non sono stati così probanti. Lo svizzero conduce 16-2 nei precedenti.
[18] A. Barty b. C. Giorgi 5-7 6-4 6-1 (da Melbourne, Vanni Gibertini)
BRAVA COMUNQUE CAMILA – Un gran bel set e mezzo da parte di Camila Giorgi, per lunghi tratti padrona del campo e degli scambi sullo scintillante palcoscenico della Rod Laver Arena che così tanto le piace, non è sufficiente per arrivare al terzo turno degli Australian Open. Troppo più completa Ashleigh Barty, ex bambina prodigio arrivata dai tornei junior al professionismo attraverso un anno di militanza in una squadra professionistica di cricket, troppo più attrezzata per trovare l’arnese adatto a disinnescare il “tennis stocastico” di Camila Giorgi. La maceratese ha detto più volte che il suo tennis è fatto così e non cambierà mai, e visto la caparbietà con cui rimane del suo parere nonostante le innumerevoli sconfitte, cominciamo (a malincuore) a crederle.
UN GRANDE PRIMO SET – Barty comincia tenendo il 100% di punti sulla prima di servizio nei primi tre turni di battuta, ed al quarto game riesce pure a procurarsi una chance dell’allungo, ma Camila con una bella accelerazione di diritto le chiude la saracinesca in faccia. Sul 3-3 basta una risposta d’incontro di Giorgi su una robusta prima di Barty che la giocatrice di casa si scompone quel poco che basta perché Camila metta a segno il break. Tuttavia, nel game in cui serve per il set, sul 5-4, con uno smash in rete, un doppio fallo e due diritti lunghi Giorgi rimette in gara l’australiana che fino a quel momento era sembrata quasi sempre sulla difensiva durante i palleggi da fondo. Rinfrancata dall’ottenuto pareggio, Ashleigh sembra prendere un po’ più l’iniziativa, ma l’illusione di un’attimo si infrange su tre gratuiti consecutivi dal 40-30 che restituiscono il vantaggio a Giorgi e le consentono di chiudere il set.
PUNTO A PUNTO – Sarà il caldo, solo in parte stemperato dalle ore dell’imbrunire, sarà la sensazione da “gruppo di supporto” che serpeggia ogni qualvolta c’è un incontro serale seguito dal match di Federer, ma gli applausi del pubblico a sostegno della giocatrice di casa sembrano molto tiepidi, e nemmeno il gruppo di tifosi con maglietta gialla dello sponsor Vegemite (un prodotto tipico australiano il cui disgustoso odore è oggetto di discussione da secoli) riescono a produrre più di qualche sporadico battimani ritmato. Barty sembra inquieta, in preda al tormento interiore di chi sente di non riuscire a fare ciò che dovrebbe e saprebbe fare, ed inciampa in errori evitabili. Paradossalmente sembra essere Camila la più equilibrata delle due, oltre a quella che ha di gran lunga maggiori potenzialità di accelerazione: se si dicesse ad un novizio del tennis che una delle due è la n. 17 del mondo e l’altra è la n.78, sarebbe interessante vedere se sarebbero in grado di indovinare chi è l’una e chi è l’altra. Un break per parte all’inizio del set sembra contribuire a confondere Barty, che nonostante abbia decisamente più varietà dell’avversaria tende ad incaponirsi con gli scambi allo sparafucile da fondo. Verso la fine del secondo set, tuttavia, l’australiana prova a sfruttare la sua maggiore capacità di recupero con i colpi “da squash” in allungo, la variante del cross corto sulla diagonale diritta e soprattutto il rovescio tagliato basso per infastidire i colpi piuttosto piatti di Camila. Tre break consecutivi sul 4-3 Barty mandano la partita al set decisivo dopo 1 ora e 35 di gioco, senza ancora riuscire a coinvolgere del tutto il pubblico della Rod Laver Arena.
LA MUSICA CAMBIA – All’inizio del terzo set, quasi d’incanto, si capisce come mai ci sono 60 posizioni di differenza tra le due giocatrici in favore dell’australiana: appena Barty cambia modo di giocare, affidandosi al rovescio tagliato nel palleggio ed aprendosi le traiettorie con il diritto, la musica cambia istantaneamente. In 20 minuti l’australiana sale 5-0, innescando il primo “aussie, aussie, aussie, oi, oi, oi” della serata (ed era anche ora), e poco dopo il match finisce con due ace che regalano al pubblico la speranza di andare avanti in questo torneo. E, ovviamente, la fine dell’attesa per il match di Federer.
Risultati:
[25] F. Fognini b. E. Donskoy 2-6 6-3 6-4 6-1
[29] R. Gasquet b. [Q] L. Sonego 6-2 6-2 6-3
[18] A. Barty b. C. Giorgi 5-7 6-4 6-1
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