NOLE, UN ALTRO PASSO – “È bello ritornare sulla Rod Laver Arena. Come sta il mio gomito? Puoi farmi tutti le domande che vuoi nello spogliatoio”. Provato dalla temperatura atmosferica ma al contempo soddisfatto, Novak Djokovic alza gli occhi al sole di Melbourne. E sorride. Il cemento ardente della Rod Laver Arena si allea con Nole e fa sciogliere letteralmente Monfils, che nel secondo set raggiunge già il punto di cottura. E fa fatica a rimanere in piedi. Da quel punto in poi non c’è più partita. A tratti non si comprende perché il francese decida di andare avanti, per quanto sia plateale nel linguaggio del corpo a manifestare il suo malessere. Fresco trionfatore a Doha, Monfils arrivava da una striscia di cinque match vinti ma avrebbe avuto bisogno delle gambe migliori per scalare il suo personale Everest: contro Nole, infatti, era finito ko in tutti i 14 precedenti. Se il serbo aveva convinto all’esordio, è giusto essere cauti stavolta nel trarre indicazioni da un match che è stato vero solo nel primo set, quando – tra l’altro – i nostri eroi sembravano tutt’altro che sul pezzo. L’ha vinto Monfils, in una rumba di 47 minuti al ritmo di cinque break, undici doppi falli complessivi e un netto predominio dei gratuiti sui vincenti. Non un bello spettacolo. Nel cuore del secondo parziale LaMonf inizia a piegarsi sofferente al servizio, a cercare gli angoli d’ombra, a protestare per i “soli” 25 secondi di pausa tra un punto e l’altro. Guai a fidarsi troppo di un istrione, ma da quel momento l’ex numero uno deve solo controllare le operazioni: ha di fronte un avversario reattivo nelle gambe soltanto nei primi due o tre scambi di ogni punto. Djokovic al terzo turno troverà Ramos, sempre battuto nei quattro precedenti. In una partita vera, andranno testati i segnali positivi che arrivano dalla resistenza di fondo (non scontata per chi è rientrato dopo sei mesi) e dalla rinnovata meccanica del servizio, modellata sul gomito sofferente. Oggi è bastato rimanere in piedi, e a 39 gradi non era così scontato.
Pietro Scognamiglio
BENNETEAU ROSOLA GOFFIN, CHUNG IMPRESSIONA – Tocca ripetersi, ma è evidente che la parte centrale del programma di questo mercoledì abbia per protagonista un caldo annunciato, ma non per questo meno sopportabile. A farne le spese più di tutti è stato David Goffin, settima testa di serie, che dopo aver vinto agevolmente il primo set contro Julien Benneteau ha seguito pressapoco il percorso di Monfils: è evaporato, con tutto il suo tennis, uscendo dal torneo. Non un crollo verticale quello del belga, che ha sempre cercato di ribellarsi a un destino che lentamente gli si faceva avverso, ma una incapacità piuttosto evidente di essere lucido nelle scelte e nelle esecuzioni. Specie con il dritto, che più e più volte lo ha tradito. Emblematico il colpo fiacco che fermandosi sul nastro ha regalato a Benneteau due match-point nel tie-break del quarto set, circostanza in cui il francese non si è fatto pregare dopo averne sprecati due sul 5-4 dello stesso parziale e affronterà ora Fognini. Il belga, che approfittando di tre doppi falli avversari e di un paio di nastri favorevoli era ritornato in corsa, si era premurato di sciupare persino un set point sul 6-5 che gli avrebbe consegnato la parità e forse un vantaggio consistente nella frazione decisiva. Così non è stato e la seconda testa di serie eliminata nel day 4 – dopo la sconfitta di Querrey (13) contro l’ungherese Fucsovics – lascia a Melbourne oltre 300 punti per non aver difeso il quarto di finale della scorsa edizione. Una sconfitta che sorprende specie alla luce dell’ottimo stato di forma mostrato da Goffin nell’esordio stagionale in Hopman Cup, ma se due indizi fanno una prova basterà riportare alla mente la complicata vittoria a Indian Wells contro Khachanov, con ancora il caldo protagonista, per rendersi conto di come le alte temperature siano mal digerite dal folletto belga. Chi invece del caldo e dell’avversario ha fatto un sol boccone è Hyeon Chung. Il coreano ha dominato nettamente la (ex) sfida Next Gen contro Daniil Medvedev, fresco vincitore a Sydney, e promette ora di riprovarci contro un Next Gen effettivo e di caratura superiore, Sascha Zverev. Avanti in tre set Ramos-Vinolas (21), in quattro set Berdych (19) e Mannarino (26) che risolve un non semplicissimo derby mancino contro Vesely. Ancora più lottato l’altro derby mancino di giornata, quello tra il tedesco Marterer e lo spagnolo Verdasco. La spunta a sorpresa Marterer, di resistenza, dopo tre ore e mezza di gioco. Ora una ghiottissima occasione (affronterà Sandgren) per cogliere il primo ottavo Slam in carriera; appena quattro giorni fa il n.90 ATP aveva giocato e perso un solo incontro in un Major (US Open 2017, vs Young).
A.S.
DELPO VINCE LA SFIDA DEI DRITTONI – La Hisense Arena è gremita e fremente perché si aspetta uno “scontro tra titani” nel senso più epico del termine: in campo due ‘giganti’, l’argentino Juan Manuel Del Potro (testa di serie n°14) e il russo Karen Khachanov, che fanno del gioco di sfondamento il loro unico credo. Gli ingredienti ci sono tutti e alla fine i presenti al banchetto possono ritenersi soddisfatti: vince Del Potro in quattro set, contro la statistica e contro problemi fisici che sembravano condannarlo all’ennesima resa. Il match scorre in maniera lineare (dire scontata sarebbe ingiusto nei confronti dei due atleti in campo, che mai si sono risparmiati) per i primi due set, vinti entrambi dall’argentino, e fino al dodicesimo gioco della terza frazione, quando Delpo entra in campo per chiudere un punto con il rovescio. Effettuato il colpo, il suo volto si contorce in una smorfia e la mano tocca la coscia sinistra: il pubblico rimane stranamente silente, il colosso di Tandil inizia il tiebreak con un doppio fallo e lo chiude senza realizzare un punto, facendo nascere nuove speranze nel rivale. Il giocatore argentino al cambio campo si siede pesantemente e tutto lascia presagire l’inevitabile medical timeout: e invece inizia il quarto set e Delpo ricomincia a martellare, apparentemente muovendosi con maggiore cautela, ma sempre con assoluta sicurezza al servizio, senza nulla concedere al giovane Karen. Forse proprio la gioventù gioca un brutto scherzo al gigante di Mosca: concede tre palle break nel quinto gioco, salva la prima ma sulla seconda del Potro sfonda e si avvantaggia per poi dare sfoggio di estrema saggezza (o scaltrezza?), chiamando il medical timeout in un momento psicologicamente cruciale. Ma le emozioni non sono ancora finite: sul primo match point nel decimo gioco, Delpo scaraventa in corridoio un diritto e lascia tutti con il fiato in sospeso ancora per qualche minuto, sull’occasione successiva inchioda il suo avversario e lo costringe all’errore. Per il bene del torneo e del tennis, speriamo tutti che l’infortunio subito da Del Potro non sia grave e gli consenta di affrontare sabato Tomas Berdych nel terzo turno, sarebbe triste dover rinunciare per l’ennesima volta – a causa di un infortunio – a un giocatore che alla sfortuna ha pagato un tributo fin troppo salato.
Andrea Franchino
CHE FATICA DOM – Ad inaugurare la quarta giornata degli Australian Open sulla Margaret Court Arena è Dominic Thiem, numero 5 del mondo e del tabellone. Il suo avversario è lo statunitense Denis Kudla. Unico precedente tra i due proprio in Australia, a Brisbane, negli ottavi di due anni fa: facile vittoria in due set per l’austriaco. Questa volta sarà tutta un’altra storia. Thiem parte subito forte e strappa il servizio a 15 nel secondo gioco, issandosi, in poco meno di 20 minuti, sul 3-0. Sul 4-1 l’andamento del match cambia, Kudla recupera nel settimo game il break e nel decimo gioco strappa di nuovo il servizio all’austriaco, portandosi sul 6-5. Denis non sfrutta l’occasione offrendo il controbreak a “Dominator”. Si va dunque al tie break. A sorpresa a spuntarla, dopo aver annullato due set point, è Kudla in un’ora e 15 di battaglia. Nel secondo set l’equilibrio regna sovrano fino al 4-3 per lo statunitense che nell’ottavo gioco approfitta dei tanti errori di dritto del suo avversario e strappa il servizio andando a servire per il secondo set: Denis annulla due palle del contro break e si porta in vantaggio di 2 set a zero. Thiem è con le spalle al muro. Il terzo set è infinito. Molti dei game al servizio di Kudla durano minuti. Thiem riesce finalmente nell’ottavo gioco ad ottenere il break, chiudendo il parziale per 6-3. Siamo a due ore e 50 minuti di partita, e la maggior resistenza di “Dominator” comincia a venir fuori. Ad inizio terzo set è subito break per l’austriaco, che porta a casa senza soffrire il parziale (6-2), senza offrire alcuna palla break. Si va dunque al quinto e decisivo set (il primo a Melbourne per Thiem). Come spesso accade in questi lunghi match, il favorito, e rimontante, prende nettamente il sopravvento: è infatti subito break a favore di Dom nel primo gioco. Kudla comincia a mostrare i segni della stanchezza e sbaglia tantissimo da fondo. Thiem viaggia finalmente in discesa e chiude la maratona tennistica per 6-2 dopo quasi 4 ore di gioco. Al terzo turno affronterà Mannarino (che ha battuto Vesely in quattro set) e avrà bisogno di un tennis molto più brillante di quello mostrato oggi, contro un avversario non all’altezza negli ultimi tre parziali.
Domenico Giugliano
Risultati:
[5] D. Thiem b. [Q] D. Kudla 6-7(6) 3-6 6-3 6-2 6-3
N. Kicker b. L. Lacko 6-2 7-5 1-6 7-5
M. Fucsovics b. [13] S. Querrey 6-4 7-6(6) 4-6 6-2
[21] A. Ramos-Vinolas b. [WC] T. Smyczek 6-4 6-2 7-6(2)
[19] T. Berdych b. G. Garcia-Lopez 6-3 2-6 6-2 6-3
[26] A. Mannarino b. J. Vesely 6-3 7-6(4) 5-7 6-3
[25] F. Fognini b. E. Donskoy 2-6 6-3 6-4 6-1
H. Chung b. D. Medvedev 7-6(4) 6-1 6-1
[12] J.M. del Potro b. K. Khachanov 6-4 7-6(4) 6-7(0) 6-4
[14] N. Djokovic b. G. Monfils 4-6 6-3 6-1 6-3
[29] R. Gasquet b. [Q] L. Sonego 6-2 6-2 6-3
J. Benneteau b. [7] D. Goffin 1-6 7-6(5) 6-1 7-6(4)
M. Marterer b. F. Verdasco 6-4 4-6 7-6(5) 3-6 6-3
[4] A. Zverev b. P. Gojowczyk 6-1 6-3 4-6 6-3
[2] R. Federer b. J.L. Struff 6-4 6-4 7-6(4)
T. Sandgren b. [9] S. Wawrinka 6-2 6-1 6-4
IL LIVESCORE DEL DAY 4: UOMINI – DONNE
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