Il 2017 è stato indubbiamente un anno da ricordare per Viktor Galovic. Il 27enne tennista croato, ma italiano d’adozione dato che vive nel nostro paese da quando aveva cinque anni, è riuscito finalmente a fare quel salto di qualità lungamente inseguito per anni. Ad essere precisi dall’inizio del 2013, quando si spinse sino al n. 332 del ranking, una posizione che era più che lecito facesse sognare un giocatore che fino ad un anno prima non era mai entrato tra i primi mille in classifica. Invece Viktor in quella stagione – come ebbe modo di dichiarare successivamente – tra qualche difficoltà economica e qualche scelta tecnico-organizzativa sbagliata, così com’era salito velocemente altrettanto velocemente sprofondò oltre la ottocentesima posizione, per poi ritrovarsi negli anni seguenti a galleggiare tra la 500esima e la 600esima.
Fino alla svolta arrivata nella seconda metà della scorsa stagione. A dire il vero i primi segnali che il vento per Viktor stava cambiando erano arrivati con le due finali a livello Future conquistate tra maggio e giugno, che andavano ad aggiungersi a quella raggiunta a marzo e gli avevano consentito di sfondare nuovamente, dopo più di tre anni e mezzo, “il muro” che lo divideva dai primi 500 al mondo. Ma il salto di qualità vero e proprio arriva grazie ai risultati a livello Challenger. Nelle prime due settimane di luglio conquista la vittoria nel torneo di Recanati e subito dopo la finale a Braunschwieg, che gli valgono l’entrata – per la prima volta – tra i top 250. Poi a fine stagione la semifinale a Brescia gli regala l’accesso ai top 200, consolidato con i quarti ad Andria. Nel frattempo, a settembre, era arrivato anche un altro regalo: la convocazione in Coppa Davis con la Croazia, nel delicato match di spareggio per la permanenza nel World Group in Colombia. Con tanto di esordio vincente, seppur a punteggio acquisito. E proprio in occasione della sua seconda convocazione in Coppa Davis, nel match di primo turno di quest’anno tra Croazia e Canada, Galovic ci ha concesso una breve intervista in esclusiva, nella quale abbiamo parlato dei suoi programmi futuri.
Viktor, per te è sicuramente un bel periodo. Sei riuscito ad entrare nei top 200 e a rimanerci stabilmente, sei stato convocato in Coppa Davis per due volte di fila. E pensare che hai rivelato che all’inizio della scorsa stagione avevi addirittura pensato di mollare se non riusci a fare il salto di qualità. Ebbene, il salto l’hai fatto… E adesso? Qual’è lo scalino in più del 2018 di Viktor Galovic?
Diciamo che lo scalino in più dello scorso anno era riuscire ad avere qualcuno che girasse con me nei tornei, non importava che fosse l’allenatore o il preparatore. Sono riuscito a portare con me il preparatore, ad averlo con me tutto l’anno, e mi è servito molto per riuscire ad essere più costante. Era quello che mi serviva e ci sono riuscito. Quest’anno verrà con me anche l’allenatore. Un altro step in più, per aiutarmi soprattutto nel gioco ma anche dal punto di vista mentale, nell’approccio alla partita. Quindi mi aspetto di fare ancora meglio quest’anno.
Perciò Daniel Panajotti (il coach con cui si allena dal 2011, ex coach di Francesca Schiavone, ndr) sarà al tuo fianco nei tornei?
Sì, ci sarà Daniel con me.
Hai parlato di fare ancora meglio, dicci di più dei tuoi obiettivi. Sono esclusivamente di classifica?
Sì, di gioco non credo. Il gioco ormai è quello che è, non ci sono cose da stravolgere. Ci sono piccole cose da migliorare, come la risposta. Le miglioreremo, ma l’obiettivo è andare avanti in classifica, è avvicinarsi ai primi cento e magari entrarci.
E quindi entrare di conseguenza anche nei tabelloni dei tornei ATP.
Entrare dove si guadagna (risponde con un sorriso – un po’ amaro – Viktor). Adesso si guadagna ma si spende troppo. E si è sempre in pari.
Dicci un po’ di più, si sente sempre dire che chi riesce a guadagnare sono solo i top 100, mentre già oltre la centesima posizione si fa fatica. Spiegaci meglio.
I top 200, quelli che se la cavano bene, guadagnano 100-150mila euro l’anno, ma c’è da considerare quanto bisogna spendere. Perché più sali e più hai bisogno dell’allenatore, del preparatore, magari di avere tutti e due nello stesso torneo e quindi ci sono spese che uno neanche si immagina. Solo di biglietti, tanto per fare un esempio, 4.000 euro per andare in Australia. Quel che guadagni spendi, ecco.
Quindi al tuo livello attuale…
Se riesci a tenerti qualcosa sei fortunato.