Spaccava le racchette. È diventato il più grande (Clerici, Repubblica)

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Spaccava le racchette. È diventato il più grande (Clerici, Repubblica)

RASSEGNA STAMPA – Lo Scriba sulle pagine di Repubblica. Da Big Bill Tilden al Divino Federer. “È il più grande tennista mai esistito”

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Spaccava le racchette. È diventato il più grande (Gianni Clerici, Repubblica del 17/02/2018)

Federer è il più grande tennista mai esistito. Son stato restio ad affermarlo dal giorno in cui lo vidi, giovanissimo tennista, spaccare una racchetta nel Centro di Macolin, sotto gli occhi, metà irritati, metà comprensivi, di Peter Carter, uno dei suoi primi allenatori che oggi lo guarda dal cielo. Ho messo molto, ad ammettere, con me stesso prima che con i lettori, quanto arrivo oggi ad affermare. Un giornalista normale, più disinvolto di me, non ha dubbi riguardo all’affermazione della prima riga. Io ho sempre dubitato. C’erano molti perché. Un perché si chiamava Big Bill Tilden. Tilden era nato nel 1893. Aveva perso un dito della prodigiosa mano destra, prima di arrivare a Wimbledon nel 1920 poi, vinto il Torneo dei Tornei, aveva rifiutato il biglietto del piroscafo, dicendo agli avversari: se volete battermi, venite in America… [SEGUE]. L’avevo visto, Big Bill, a Hollywood, ma non avevo avuto il coraggio di chiedergli un autografo.

Non l’ho chiesto nemmeno a Roger, dopo aver avuto il privilegio di parlargli tre volte, il privilegio di esserne sgridato, quando gli domandai se davvero non sapeva chi fosse Freud. Non avevo ancora capito che per diventare un tennista come Federer non resta il tempo di leggere. Infatti ho capito che, per divenire una Divinità non rimane tempo di altro da vivere, sarebbe come chiedere a Leonardo da Vinci di far qualcosa diverso da quanto ha fatto nella propria vita. Lo si capisce bene leggendo il dodicesimo libro su Federer, scritto dal mio amico Stefano Semeraro, titolo “Il Codice Federer”, edizione Pendragon, un volume che non poteva uscire in un momento migliore. Non so se sia il caso di citare gli altri volumi mentre il Divino è ancora in vita, e non sa come finirà la sua vita sui campi, prima di accedere all’Olimpo come Coppiere degli Dei, il maggior reggitore di Coppe che ora sono ammassate in due camere della sua Villa in montagna, a Lenzerheide. Scusate se ancora accenno a me stesso, domandandomi come si sentissero gli Evangelisti nel citare avvenimenti già mitizzati, mentre io ho appena visto una sorta di allenamento agonistico che ha portato il Divino a superare Haase (4-6, 6-1, 6-1) in un cosiddetto match di tennis, meraviglia extraumana come mille altre, dal primo torneo vinto a Milano, torneo che rimane solo nei miei ricordi e di altri pochi perché scomparso.

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