Mal di testa Bouchard vs USTA: domani il verdetto

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Mal di testa Bouchard vs USTA: domani il verdetto

La canadese avviò l’azione legale a seguito della caduta sul pavimento che le costò il ritiro dagli US Open 2015. Chiede un risarcimento economico per aver saltato il finale di quella stagione

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Dopo oltre due anni, arriva a sentenza l’azione legale intentata da Eugenie Bouchard contro la USTA, ente organizzatore degli US Open. Per chi avesse (legittimamente) perso di vista la vicenda, la causa scatenante risale al 2015: la canadese durante lo Slam americano scivolò entrando in una stanza destinata alla fisioterapia e batté la testa sul pavimento. Fu costretta al ritiro dal torneo e precauzionalmente – essendogli stata diagnosticata una commozione cerebrale, per quanto non grave – chiuse in anticipo la stagione rinunciando ai successivi appuntamenti in Asia. L’ex numero cinque del mondo decise a quel punto di intentare una causa, rivolgendosi alla Corte federale di Brooklyn. La federazione tennis statunitense è stata accusata di negligenza, come spiegato all’epoca dagli avvocati: “La signorina Bouchard è caduta ed ha battuto la testa a causa di una sostanza sconosciuta e pericolosa presente al suolo”, riferì il legale argomentando che la zona circostante gli spogliatoi non sarebbe stata predisposta nel rispetto delle minime condizioni di sicurezza.

DIVIETO D’ACCESSO – Bouchard quindi chiede che le sia riconosciuto il danno economico derivante dall’aver rinunciato a quel torneo e agli appuntamenti successivi. Nella giornata di ieri – secondo quanto riporta il New York Times – l’attuale numero 116 del mondo è stata chiamata a testimoniare di fronte al tribunale newyorchese. La disputa si regge sulla legittimità (o meno) dell’ingresso della giocatrice nel locale attiguo agli spogliatoi, dove – secondo l’organizzazione – non sarebbe stata autorizzata in quel momento a entrare da sola.

IN COPERTINA – L’inizio di stagione della 23enne di Montreal ha lasciato tracce (ma davvero?) più fuori che dentro al campo, dove resta agli atti la precoce eliminazione a Melbourne per mano di Simona Halep. Sembra procedere a gonfie vele la frequentazione più che mai social con l’ormai familiare amico di Twitter; peraltro l’attività virtuale della canadese sembra essere uno dei punti contestati dalla difesa, che riconosce la condizione di ‘benessere’ manifestata a mezzo social incompatibile con la tesi del danno morale oltre che economico avanzata dai legali di Genie. Ci sarebbe anche la conferma sulle pagine di Sports Illustrated, dove quest’anno ha condiviso con Sloane Stephens l’ambito ruolo di testimonial per i costumi da bagno più alla moda. Se non parliamo strettamente di tennis, di quest tempi Genie è abituata a vincere. Perché non provarci anche nell’austerità delle giudiziarie? Un collegio di quattro giurati domani pronuncerà il primo verdetto di cui vi daremo conto. Benché la vicenda non sia delle più interessanti.

@pietroscogna

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