Tennis, rivoluzione Davis. Tutto in una settimana (Crivelli). La Davis cambia, dal 2019 fase unica a novembre con i miliardi di Piqué. "Sarà il festival del tennis" (Sisti)

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Tennis, rivoluzione Davis. Tutto in una settimana (Crivelli). La Davis cambia, dal 2019 fase unica a novembre con i miliardi di Piqué. “Sarà il festival del tennis” (Sisti)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Tennis, rivoluzione Davis Tutto in una settimana

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 27.02.2018

 

Dalla Coppa dei Campioni alla Coppa Davis. Serviva lo sguardo laico di un altro sportivo (insieme a un bel pacco di denari, va detto), nello specifico uno dei più forti calciatori di questo secolo, per lanciare un macigno nelle acque stagnanti della più antica manifestazione a squadre del tennis, destinata altrimenti a morire di inedia tra una formula ormai anacronistica e il disinteresse conclamato dei big. MIAMI La rinascita dell’insalatiera, se davvero il progetto andrà in porto, verrà ascritta alla visione e all’ambizione di Gerard Piqué, che quando non comanda la difesa del Barcellona è un oculato e intraprendente uomo d’affari, già coinvolto nel marketing del club e proprietario di un’azienda di videogiochi. Ci aveva già provato all’inizio dell’anno scorso, a entrare con il peso del suo prestigio e di sponsor munifici nel mondo del tennis, chiedendo all’Atp la gestione della World Team Cup, la gara a squadre che si è giocata dal 1978 al 2012 a Dusseldorf la settimana prima del Roland Garros: l’idea era di farne un grande evento di fine o inizio anno. Respinto, Piqué si è subito rivolto all’Itf, la Federazione internazionale, che ha in carico la Coppa Davis, facendo breccia nelle crepe di un evento che sta perdendo appeal per la sua incapacità di riformarsi . E così ieri, con il presidente ITF Haggerty, attraverso il fondo di investimento Kosmos di cui è socio, il centrale dei Blaugrana ha concluso un preaccordo per gestire la manifestazione per 25 anni, versando due miliardi e 400 milioni di euro. Soldi che serviranno al rilancio della Coppa, ma destinata anche allo sviluppo dell’attività di base e alla crescita complessiva del tennis a livello planetario con investimenti mirati. LA FORMULA Una cifra garantita dal colosso giapponese Rakuten, tra i leader mondiali dell’ecommerce. L’Asia, del resto, sarà centrale nel progetto. La formula agonistica, infatti, prevede una sola settimana di competizione (o forse 10-12 giorni) in sede unica e neutrale, che sarà appunto una città di quel continente, alla fine di novembre con 18 nazioni partecipanti (le 16 del Gruppo Mondiale e due wild card), divise in due gruppi da nove con un Round Robin da cui usciranno le otto che poi si giocheranno quarti, semifinali e finale a eliminazione diretta. Ogni match prevederà due singolari e un doppio al meglio dei tre set e contemporaneamente si disputerà un playoff per decidere le otto squadre del Gruppo 1 promosse per l’anno successivo. Se la proposta verrà votata dai due terzi dell’Assemblea Itf il prossimo agosto a Orlando, diventerà operativa e verrà firmato un accordo formale, con la possibilità di assistere alla nascita fin dal 2019 (con l’Italia presente, visto che siamo nel Gruppo Mondiale). L’Itf è già rimasta pesantemente scottata nei tentativi di cambiare la Davis, ma questa volta gli interessi sono troppo ramificati e la cifra troppo allettante per immaginare passi indietro. Soprattutto, la proposta ha l’avallo dei giocatori, perché la collocazione in calendario non intralcia la programmazione e perché a loro spetterà una parte cospicua della torta: Djokovic è addirittura socio della Kosmos (un pensiero al futuro extratennis?), mentre Nadal e Murray appoggiarono caldamente Piqué fin dal primo tentativo di far rivivere la Coppa del Mondo. Rivoluzione in atto. E stavolta senza sorprese.

 

La Davis cambia dal 2019 fase unica a novembre con i miliardi di Piqué “Sarà il festival del tennis”

 

Enrico Sisti, la repubblica del 27.02.2018

 

Dal 2019 la Coppa Davis “revisited” si chiamerà Coppa del Mondo e sarà una super finale che si svolgerà a novembre come adesso ma riguarderà ben 18 nazionali (le 16 del World Group accedono direttamente, le 2 delle altre “zones” dovranno qualificarsi) che si giocheranno tutto nell’arco di una sola settimana, con gironi e eliminazione diretta dai quarti. Ogni partita sarà composta da due singoli e un doppio al meglio dei tre set. La ratifica ad agosto in Florida. Ma in pratica è già deciso: il tennis a squadre avrà uno “showdown” mai visto prima. Era chiaro come il sole che bisognava fare qualcosa. Così com’era e come ancora sarà almeno per tutto il 2018, la Coppa Davis aveva qualcosa di sacro e di mortalmente anacronistico. Era un intreccio di valori e di scomodità, un evento la cui nobiltà si misurava ormai in altrettanto nobili defezioni. Tutti lo sapevano, tutti toccavano con mano e con disagio il vecchio giradischi a 78 giri ma nessuno faceva niente o quasi. Perché? Perché si stavano cercando i soldi per rigirare la frittata. I soldi sono arrivati. E allora viva la Coppa Davis perché la Coppa Davis è morta ma come la fenice, una fenice capace di fare pure serve e volley all’occorrenza, rinascerà. Stessa trama ma epilogo diverso e magari un nome diverso. Scomparse le riserve che ad agosto avevano frenato gli aggiustamenti normativi per i quali la Itf non aveva ricevuto abbastanza consensi (tre set invece di cinque, tie-break in ogni set), ecco finalmente la delibera per un futuro migliore. Qualcosa è cambiato negli ultimi mesi. A livello di sensazioni. Forse la Laver Cup ha funzionato da grimaldello, forse i tanti “no” hanno fatto riflettere. Di sicuro anche il più conservatore degli sport deve adeguarsi ai tempi e intercettare i mutamenti del concetto di spettacolo. E soprattutto deve tenere conto delle esigenze di chi lo pratica. Senza i giocatori puoi inventarti quello che vuoi ma poi resti al palo. Il piano di risanamento culturale e logistico del tennis malato di vecchiaia passa per un investimento di 3 miliardi di dollari in 25 anni. Tale finanziamento verrà garantito dal gruppo Kosmos, che si dice certo di poter assicurare al tennis nuovi introiti, insospettabili fino a ieri. Kosmos è una creatura nata dalla fertile fantasia imprenditoriale e dalle disponibilità economiche di Gerard Piqué, la star del Barcellona. «Sono emozionato per la nuova partnership con il tennis mondiale», ha twittato il difensore di Valverde. Dietro di lui nel tempo si è formata un’accolita di entusiasti e facoltosi tycoon dell’e-commerce che fanno capo a Hiroshi Mikitani, amministratore delegato della Rakuten, gemma dell’e-commerce giapponese. «Stiamo la vorando», spiega David Haggerty, presidente dell’Itf, «a uno sviluppo di modernizzazione del tennis con un piano che punta a perfezionare l’intero sistema entro il 2024, incluso l’innalzamento del prize money per giocatori e nazioni e l’assistenza tecnica ai giovani in tutto il mondo. La (male della nuova Coppa Davis sarà il festival del tennis mondiale». Ossia l’esatto contrario di ciò che per molti era diventata quella vecchia. Indipendentista e imprenditore 31 anni, qui con la compagna Shakira, conosciuta ai Mondiali del 2010 in Sudafrica

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