Indian Wells: del Potro come ai bei tempi, rimontato Kohlschreiber

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Indian Wells: del Potro come ai bei tempi, rimontato Kohlschreiber

L’argentino di forza supera Kohli in tre set. Torna in semifinale dopo cinque anni, quando batté Djokovic

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[6] J.M. del Potro b. [31] P. Kohlschreiber 3-6 6-3 6-4

Agli assolutisti che sanno solo guardare attraverso la lente della storia, spiegare la tensione bruciante di chi potrebbe riscrivere la sua storia approdando, dopo 82 tentativi falliti, alla prima semifinale di un Masters 1000, diventa un’impresa impossibile. Troppo distante dal loro modo di pensare, la sommessa epopea delle medaglie di legno. Come quelle vinte in tanti anni di onorata carriera da Philipp Kohlschreiber, che oggi si giocava contro Juan Martin del Potro il suo quarto d’ora di celebrità tennistica. Sfida persa, come tante altre, per il tedesco dal braccio d’oro quanto fragile. Ma che ci ha riportato nel mondo normale, quello in cui le decime sono solo degli antichi tributi. Il suo avversario sta invece ripassando il copione che lo indica al momento come l’unica alternativa allo strapotere di Roger Federer.

L’argentino parte più convinto rispetto al turno precedente. Manovra bene col dritto, anticipato e carico. L’altro controbatte pennellando magnifici rovesci. Colpisce in particolare la facilità che dimostra nel cambiare la direzione di questo colpo. Il servizio non sembra avere una particolare incidenza nelle fasi iniziali. Errori e accelerazioni da circoletto rosso producono un break per parte. La partita non ha trovato ancora un padrone. Vive piuttosto di fiammate casuali. Un paio di bombe che fendono l’aria tersa del deserto californiano, seguite da sbracciate senza senso e misura. Specie da parte di del Potro. I due, comunque, muovono il gioco per il divertimento degli spettatori. La posta è alta. Kohlschreiber è il primo tedesco dopo Haas, l’attuale direttore del torneo che ha appena annunciato il ritiro, a raggiungere i quarti di finale qui a Indian Wells. Era il 2008, un’era fa. Anche il gigante argentino non è propriamente abituato a palcoscenici del genere. Se è vero che sono passati 5 anni dall’ultima volta in cui si è trovato in questa situazione, quando, dopo un tabellone durissimo, perse in finale da Nadal.

Le sue insicurezze riaffiorano improvvise nell’ottavo gioco. Ceduto esibendo una pigrizia un po’ irritante. Il tedesco si scrolla di dosso i dubbi residui, annullando magnificamente una palla break per andare a chiudere sul 6-3. Un set strameritato in cui ha fatto muovere con grande intelligenza un del Potro pachidermico. Sorprendenti i 7 vincenti in più e il 100% di conversione delle palle break. È nervoso il sesto favorito del torneo. Lo si capisce da come scaglia palle sui teloni al primo unforced. Quanto più Juan Martin forza, tanto più l’altro tagliuzza rovesci velenosi che espongono la sua non impeccabile mobilità. Il footwork lo tradisce troppo spesso, anche quando il servizio apre voragini nel campo aperto. Erroracci cui riesce faticosamente a porre rimedio. Alla fine, la maggior potenza di del Potro non può essere arginata dal tedesco. Che cede il servizio sul 4-3 per l’avversario. Tanto basta per allungare il match al set decisivo.

Fantastica ouverture della stretta finale, il terzo gioco è una pioggia mista di traccianti, palle corte e pallonetti. Meravigliosamente salvato da Kohlschreiber, che annulla altre 3 palle break. Molte le occasioni non sfruttate dall’argentino. Ma ciò significa che la sua potenza sta incrinando gli schemi intelligenti del tedesco. Che, non a caso, cede il servizio sul 2-2. I suoi deliziosi ricami non bastano più. L’attuale numero 37 della classifica ATP, ci prova ancora. Ma il peso della storia sta tutto nei sette anni abbondanti che separano la partita di oggi dall’ultimo quarto di finale in un Masters 1000. Giocato e perso contro Nadal a Toronto nel 2010. Non si tratta di destino, ma di statistica. Le troppe quasi vittorie di Philipp sono una testimonianza del suo scarso killer instinct. Il fuoriclasse di Tandil, dal canto suo, non trema. Chiude al decimo gioco, pregustando una semifinale non certo impossibile che lo vedrà opposto a Milos Raonic. Dieci vittorie consecutive, per confermare le sue ambizioni. Nonostante un po’ troppi alti e bassi, del Potro appare l’unico in grado di impensierire re Federer. Oggi, però, ha diviso la ribalta con il suo degno avversario. A volte, le medaglie di legno brillano quasi quanto quelle d’oro.

Juan Martin dopo il match:Il mio corpo è stanco, lo sento, ma terrò duro, e poi potrò riposare qualche giorno, sono stati match difficili. Ho fatto errori banali col dritto, è frustrante, soprattutto sulle palle break. Non sto minimamente pensando di smettere con il tennis adesso, certo in passato mi è successo di pensarci, con tante operazioni. Ma ora sono qui, sto bene, sono top-10 di nuovo, sento tanto affetto da parte del pubblico, e faccio quello che amo. Penso che la mia sia una storia che mostra come si possa fare quello che si vuole, pagando un prezzo anche alto, ma se lo si vuole davvero ci si può riuscire. Dopo aver vinto lo US Open, ero giovane, la mia vita è cambiata, con la popolarità, puntavo al numero uno, non avevo tanti punti da difendere all’inizio della stagione successiva. Ma poi mi sono fatto male e sono stato fermo un anno, e anche quello me l’ha cambiata, poi le medaglie olimpiche, che emozione. Roger, Milos, Coric stanno giocando benissimo, tutto può succedere adesso“.

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