Parole allo specchio: Federer ammira Delpo, Delpo ammira Federer

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Parole allo specchio: Federer ammira Delpo, Delpo ammira Federer

Federer è sereno: “Quella di del Potro è una bella storia, per questo sono felice per lui oggi”. L’argentino gli fa eco: “Tutti amano Roger. Ma oggi manca qualcuno come Guga o Hewitt”

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Non lo ricordo neanche, ad essere sinceri. Non voglio entrare nel dettaglio, penso stessi soltanto cercando di incitarmi, per trovare energie positive. Non ha avuto effetti sull’esito del match: entrambi ce la siamo presa con l’arbitro per motivi diversi, o per gli stessi motivi, in momenti diversi“. L’operato di arbitro (l’irlandese Fergus Murphy) e giudici di linea non è stato impeccabile e i momenti di tensione non sono mancati – allo svizzero sono sfuggite un paio di esternazioni inusuali – ma alla fine l’incontro è finito nelle mani di chi ha saputo sfruttare meglio le occasioni che gli sono capitate.

Beh, non è tornato in campo già da un po’? Un paio di anni? All’inizio ha fatto fatica, anzi mi ha sorpreso il tempo che è riuscito a dedicare per ritrovare fiducia, ma penso che adesso ci sia arrivato. Ovviamente solo lui potrà rispondere: dopo, quando verrà qui, potrete chiederglielo. Ma mi sembra che abbia ritrovato fiducia anche sul rovescio: la cosa interessante è che si è messo lì quasi senza poter giocare il rovescio a due mani, usando semplicemente lo slice e nonostante le sconfitte, perché sapeva che contro alcuni giocatori non sarebbe stato abbastanza. Questo lo ammiro molto. Con il tempo ha ritrovato quella fiducia e ora è qui e ha vinto un Masters 1000. È una bella storia ed è il motivo per cui oggi sono felice per lui“. Questa è l’analisi che Roger fa del ritorno ad alti livelli di Juan Martin, e onestamente sembra anche una delle più ponderate, oltre che sincere. “Da quando ho passato del tempo lontano dal tennis pensi di comprendere meglio chi ha avuto delle difficoltà. Certo, quando qualcuno è costretto a un intervento chirurgico e a una riabilitazione non puoi metterti nei suoi panni se non l’hai mai vissuto. Per questo ho grande rispetto di chi ha dovuto superare quelle difficoltà“.

Per chi fosse interessato al motivo del suo nuovo look ‘non sbarbato’ una risposta evasiva, col sorriso: “Non c’è un motivo particolare!. Ma la serenità con cui lo svizzero ha incamerato la sconfitta la si evince anche da un altro passaggio della sua conferenza. “A prescindere dal tempo che abbiamo a disposizione, penso che rimanere positivi sia sempre la chiave nei momenti difficili. Affronterai alti e bassi nella tua carriera, o nella vita privata. Non splende il sole tutti i giorni. A volte è più difficile prendere le decisioni migliori, anche se ti circondi delle persone giuste e con le quali sei felice. Ovviamente puoi cercare di avere sempre di più, ma potresti non essere mai davvero soddisfatto. Sono stato felice per un periodo molto lungo, penso che la mia vita fosse completamente dedicata al tennis quando ho vinto Wimbledon nel 2003 o sono diventato n.1 nel 2004. Erano i miei sogni fin da bambino. È per questo che il ritiro può aspettare, mi sto semplicemente godendo il viaggio. Ho avuto problemi nel 2016 anche se alla gente piace concentrarci sulla parte semplice della questione, su come io l’abbia fatto sembrare semplice, ma per me non lo è mai stato, non lo è per nessuno a questi livelli. Però sì, è bello che la mia storia possa ispirare e motivare altre persone“.

‘Delpo’ conferma quasi tutto, come avesse suggerito al rivale sconfitto le risposte da dare a riguardo, aggiungendo un punto di vista più dettagliato. “È un lavoro quotidiano (parla del giocare con maggiore frequenza il rovescio a due mani, ndr). Ho confidenza con il mio rovescio ma non quanta me ne servirebbe per giocare come vorrei giocare. Il miglioramento più importante però l’ho fatto in risposta, adesso rispondo sempre con il rovescio bimane. Grazie a questo posso prendere il controllo dello scambio ed è una grande occasione per me, perché posso correre di meno. È la differenza più grande tra il mio gioco adesso e qualche anno fa“. Questo aspetto tattico è emerso chiaramente in alcuni momenti decisivi del match, quando l’argentino ha saputo controbattere soprattutto al servizio centrale da destra di Federer, probabilmente persuaso di incontrare una resistenza molto più flebile in quella circostanza di gioco.

Per quanto attiene alla narrativa dominante sul tennista argentino, sembra ormai quasi inevitabile ricadere nel solito, piuttosto giustificato, paradigma: il campione sfortunato, umano, che suscita una naturale empatia. Il giocatore che trasuda umiltà. “L’ho imparato dai miei genitori. Quando ero piccolo mi hanno insegnato gli sforzi necessari per andarti a prendere quello che vuoi. E Guga (Kuerten, ndr) è un esempio perfetto. Ha lavorato tanto per fare quello che ha fatto ed è una splendida persona. Tutti amano Guga e a tutti manca nel circuito. Ho un grande rapporto con lui. Poi Roger, certo, tutti amano Roger e Rafa: questi ragazzi stanno facendo la storia del nostro sport. Ma per quanto riguarda gli altri che avete citato, Guga, Leyton Hewitt o Marat Safin, questi ragazzi hanno creato sentimenti diversi, unici nel pubblico. Penso che oggi manchi questo tipo di personaggi“.

Quindi una domanda conclusiva per tentare di stimolarne lo spirito di competizione, di cui un giocatore che vince un Masters 1000 non può certamente essere privo. Questa vittoria conferma nella mente di del Potro che è tornato ai livelli di un tempo?Non lo so, certo sono in buona forma, fino ad oggi non avevo mai vinto un titolo così importante (indica il trofeo, ndr). Non lo so, mi sorprendo ogni giorno. Non mi piace comparare questo periodo con il passato, preferisco godermi il presente“. Con un solo giocatore che sembra realmente competitivo in questo momento, proprio l’avversario che ha appena battuto in finale, le mire di del Potro possono arrivare in alto. Molto in alto.

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