Djokovic è nel tunnel. Altro k.o. all'esordio. Paire lo batte in un'ora (Gazzetta). Da ribelle in castigo a Genio, i segreti del "Codice Federer" (Brusorio)

Rassegna stampa

Djokovic è nel tunnel. Altro k.o. all’esordio. Paire lo batte in un’ora (Gazzetta). Da ribelle in castigo a Genio, i segreti del “Codice Federer” (Brusorio)

Pubblicato

il

 

Djokovic è nel tunnel. Altro k.o. all’esordio. Paire lo batte in un’ora (Gazzetta dello Sport)

Nole non c’è. Fa anche un po’ male al cuore vedere Djokovic vagare per il cemento di Miami, arrancare in una semplice palla corte, trovarsi imballato negli spostamenti laterali: ieri il francese Benoit Paire, numero 47 del circuito, si è sbarazzato del croato (numero 9 del tabellone) in poco più di un’ora per 6-3 6-4. Già nel primo set il match è sembrato indirizzarsi verso Paire, dopo aver constato che i colpi di Djokovic (20 errori gratuiti) non erano quelli di un tempo: poco profondi, con ampie difficoltà nel servizio. «Non sento più dolore», aveva detto nei giorni scorsi raccontando alla stampa i suoi mesi passati tra operazioni al gomito e un recupero che non è così semplice, così si è visto ieri, quando continuava a piegarsi tra un punto e l’altro e a darsi a pugni sui polpacci. Ha avuto un sussulto sotto 4-2 nel secondo set, brekkando e mantenendo il servizio, ma sul 4-4 è tornato ad essere il giocatorino impaurito del set precedente. RECORD Così, dopo Indian Wells (quando fu il giapponese Taro Daniel a metterlo k.o.), ecco Miami: due eliminazioni di fila al primo turno di tornei 1000 sono un record negativo per lui, vincitore di ben 12 Slam in carriera. A fine gara si è comunque fermato a firmare autografi, pur deluso dall’esito di un match che si aspettava sicuramente diverso. E in sala stampa la conferma che tutti si attendevano: «A Montecarlo ci sarò», le prime parole di Djokovic che ha senz’altro bisogno di giocare per ritrovare la forma dei vecchi tempi. Intanto, in campo femminile si interrompe ad otto la striscia di match vinti consecutivamente da Naomi Osaka: la giapponese, numero 22 del ranking mondiale, fresca vincitrice ad Indian Wells del suo primo titolo in carriera ha ceduto per 6-4 6-2, in un’ora e 22 minuti di gioco, all’ucraina Elina Svitolina, numero 4 del ranking e del seeding. Oggi tocca a Roger Federer contro l’australiano Kokkinakis e al nostro Fabio Fognini, numero 15 del tabellone, che incrocia il 18enne spagnolo Nicola Kuhn, numero 211 Atp.

 

Da ribelle in castigo a Genio, i segreti del “Codice Federer” (Paolo Brusorio, La Stampa)

Forse è meglio dichiarare subito le proprie debolezze. Tra queste ci sono Federer e Semeraro, una vera e propria coppia di fatto viste le volte in cui il secondo ha scritto del primo: insieme girano il mondo (ok, più Roger che Stefano) e insieme regalano emozioni. Ora questa simbiosi è diventato un libro, «II Codice Federer»: per chi ama il Genio e ha, come scrive Semeraro «un interesse quasi erotico» per lui, leggerlo è una goduria. Punto e stop. Per chi invece ha un approccio più laico alla materia è una racconto documentato (e ben scritto) farcito di aneddoti e valutazioni tecniche al termine del quale si ha la sensazione di aver esplorato in lungo e in largo l’Eden del tennis. Ma voi ve lo immaginate Roger Federer obbligato a pulire per una settimana i bagni del centro tecnico svizzero dove si allenava? E successo anche questo, il ragazzo aveva i capelli mechati e l’abitudine di spaccare racchette e insultare gli avversari. Chi, lo stesso Federer dello smoking bianco sul prato di Wimbledon? Si, proprio lui. Quello che prima di «scendere dalla montagna incantata della sua adolescenza» aveva già i cromosomi del campione, ma ancora in ordine sparso. Nel libro la grandezza di Federer è raccontata anche attraverso le voci di chi lo ha cresciuto, lo ha seguito e poi anche abbandonato, uomini di tennis e non solo. Ci sono le vittorie in serie e, snocciolata come a specchio, la serie dei suoi avversari: diventati grandi con lui, alcuni passati alla storia perché Federer è nella Storia. La costruzione di un campione, un genio al lavoro, una poltrona per tre, il lungo sonno, il risveglio della Forza: sono i capisaldi del libro, pareti divisorie di una carriera che sembra non finire mai e che nessuno vorrebbe mai veder finire. Tutti sanno, sappiamo, però che quel momento arriverà, «prima o poi Federer ci lascerà orfani». Succederà e allora forse vedremo le cose con più distacco, capiremo davvero se abbiamo avuto la fortuna di ammirare il più forte tennista della storia. Perché ora è così difficile assumersi tale responsabilità, un rischio che l’autore non si è preso ne «Il Codice Federer» e neanche nell’infinita serie di articoli scritti per «La Stampa». E questo nonostante la reiterata istigazione a delinquere che gli viene sollecitata a giorni alterni, anche se prima o poi cederà alle debolezze della penna. Per ora si affida ai numeri, è la sezione conclusiva del libro, dove la carriera del Genio respira game dopo game, match dopo match. Gene Gnocchi, uno dei seguaci di Roger, racconta il proprio stato d’animo quando gioca lo svizzero: «Non è umano soffrire così tanto». Forse non è umano neanche Federer e nemmeno leggere che almeno una volta nella vita ha cambiato i pannolini ai figli, cancella il dubbio.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement