Crepe nel muro Fab 4 (Cocchi). Moya: "Nadal sta per tornare, ancora più forte" (Piccardi). Federer perde la testa (Schito). La clamorosa caduta di Re Roger. E Nadal lo sorpassa dai box (Baldissera)

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Crepe nel muro Fab 4 (Cocchi). Moya: “Nadal sta per tornare, ancora più forte” (Piccardi). Federer perde la testa (Schito). La clamorosa caduta di Re Roger. E Nadal lo sorpassa dai box (Baldissera)

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Crepe nel muro Fab 4. Tra età e infortuni quante incertezze per Federer & co (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport 26/03/2018)

Qualcuno salvi i Fab Four. Dopo il secondo k.o. consecutivo di Roger Federer, sconfitto all’esordio nel secondo turno del Masters 1000 di Miami da Thanasi Kokkinakis, il futuro più prossimo del tennis non prevede nulla di buono per i fantastici quattro che a turno hanno dominato la scena negli ultimi 10 anni. Anzi di più, visto che era dal torneo di Parigi Bercy a novembre 2004 che ai sedicesimi di un Masters 1000 non arrivava neanche uno tra Federer, Nadal, Djokovic e Murray. In realtà in quell’edizione nessuno di loro aveva partecipato, e da allora si sono giocati 119 Masters 1000. Roger, che nella finale di Indian Wells ha interrotto la striscia record di 17 match consecutivi senza sconfitte dall’inizio del 2018, è apparso piuttosto affaticato… [SEGUE]“È il momento di staccare la spina – ha detto il Magnifico dopo il k.o. contro il giovane australiano -, e quindi col mio team abbiamo deciso di non fare tornei sul rosso per concentrarci su due sole superfici. Mi piacerebbe allungare la mia carriera il più possibile. La scorsa settimana non ho giocato molto bene e a Miami non è cambiato nulla”. La sconfitta in Florida ha causato anche la sua caduta dal trono Mondiale, su cui tornerà a sedersi Nadal: “È stato importante tornare n.1 a Rotterdam – ha chiuso Federer —, continuare ad esserlo o tornare a diventarlo nel corso della stagione non è fondamentale”. Cambio della guardia in vetta, dunque, con Nadal che invece scalda i motori per affrontare la stagione sull’amata terra rossa che lo scorso anno l’ha visto centrare il decimo Roland Garros. Ma anche il maiorchino ha le sue gatte da pelare: fermo dagli Australian Open per un infortunio muscolare all’ileo psoas della gamba destra è ancora fermo, e non si conoscono le sue reali condizioni. Avrebbe dovuto rientrare ad Acapulco, ma l’infortunio lo ha nuovamente bloccato. Novak Djokovic, risolti chirurgicamente i guai al gomito destro non ha ancora trovato la condizione, uscendo all’esordio sia a Indian Wells che a Miami: “Purtroppo non sono al livello in cui vorrebbero vedermi e a cui anche a me piacerebbe vedermi – ha spiegato un abbacchiato Djoker -. Ma adesso va così. La vita va avanti, non devo lamentarmi per quello che ho passato, perché tanti hanno avuto problemi anche più seri dei miei”. E Murray? Lo scozzese, operato all’anca a Melbourne a gennaio, è fermo da Wimbledon 2017 e prevede di rientrare non prima della stagione sull’erba. C’erano una volta i Fab Four.


Intervista a Carlos Moya: “Nadal sta per tornare: ancora più forte” (Gaia Piccardi, Corriere della Sera 26/03/2018)

Numero uno, in contumacia, nello psico-tennis che sarebbe piaciuto a Freud… [SEGUE]. Per capirci qualcosa ci siamo rivolti al migliore del 1999 diventato coach del migliore (sulla terra ma non solo) di sempre. Carlos Moya.

Innanzitutto Rafa: come sta? Si sta allenando?
Ha avuto lo stesso problema dell’Australian Open. Abbiamo cercato di capire perché si è riverificato: è una ricaduta? È un male cronico? Gli infortuni sono la peggiore sconfitta per un tennista: ti tengono fuori, togliendoti fiducia. Ma ora è in campo a Manacor.

Siete andati fino ad Acapulco per scoprire che non poteva giocare?
Ci siamo allenati in Messico per una settimana, fino al giorno prima del match era tutto perfetto.

Preoccupato, da coach?
No. Ero più preoccupato per l’infortunio al ginocchio dell’anno scorso. Quando ci sono di mezzo le giunture di Rafa, allora mi allarmo. Ma questa volta no: si tratta di un muscolo della coscia. E poi il passato mi conforta….

Perché Nadal torna sempre. Spesso più forte.
Sano è un top-player assoluto, l’ha dimostrato. Ora dobbiamo trovare un equilibrio: meno ore in campo, con più qualità. In partita la strategia è essere più aggressivo per accorciare i punti.

È lo scopo di altri ultratrentenni: Federer, per esempio.
Numero uno, fino a ieri, a 37 anni: sembra fantatennis, eh? Ai miei tempi, negli Anni 90, alla sua età ci si era già ritirati da 6-7 anni… Ma Roger è fenomenale. Anche Rafa, in vetta al ranking 31enne, non è malaccio! Il tennis è cambiato: non mi stupirei di vederli ancora lì quarantenni…

Djokovic, Murray e Wawrinka, gli altri Fab Five, che fine hanno fatto?
Torneranno anche loro. Li conosco: non è gente che si arrende facilmente. Però non sarà facile: tutti vogliono il trono del tennis.

Quale sarà il primo del Next Gen a sbancare un torneo dello Slam?
Potenzialmente, Nick Kyrgios: ha il tennis per farlo ma deve tenere insieme la testa per sette match, con la pressione di uno Slam sulle spalle. Zverev lo vedo un passo indietro, Shapovalov diventerà forte: secondo me hanno più margine di Chung, che in Australia in semifinale ha sfiorato il suo massimo.

Abbia pazienza Carlos, ma come si maneggia uno come Rafa Nadal dopo una vita in simbiosi con zio Toni?
Intanto non sono solo: siamo un team. Il mio mestiere è che sia sempre sano e ben allenato. In Spagna, ma non solo, è una grande responsabilità: quando le cose vanno bene, è scontato; quando vanno male, mi faccio un sacco di domande. So cosa rappresenta Nadal per il tennis.

E come lo si allena?
Si lavora sui dettagli, cercando di renderlo più aggressivo senza alterare la tecnica dei colpi. In campo, giorno dopo giorno, immaginiamo tutti gli sviluppi possibili del match, soprattutto nel caso in cui si allunghi. Di me si fida, mi segue.

Qualcosa di Rafa che ancora oggi la sorprende.
Ha 31 anni, ha vinto tutto, eppure vuole migliorarsi. E poi è aperto alle nuove idee: non è scontato.

È un tennis molto diverso dal suo, questo, Carlos?
Non ci sono più gli specialisti delle superfici: oggi tutti giocano lo stesso tennis. Il livello medio è più alto. Una volta il migliore era il battitore più forte, oggi se non rispondi da maestro sei morto. È cambiato tutto ma Nadal e Federer sono ancora numeri 1 e 2 del mondo. Gratitudine eterna.


Federer perde la testa (Francesca Schito, Il Tempo 26/03/2018)

Assonanze e divergenze segnano la stagione di Roger Federer. Come lo scorso anno, il campione svizzero è partito fortissimo imponendosi agli Australian Open, poi le cose hanno seguito scenari diversi. Dopo il ritorno in vetta alla classifica ATP lo scorso febbraio in quel di Rotterdam a 36 anni e sei mesi, Federer ha provato a bissare i successi nei primi due Masters 1000 della stagione. A Indian Wells ha trovato uno straordinario Juan Martin del Potro a sbarrargli la strada in finale in uno di quei match che fanno innamorare di questo sport, sul cemento di Miami è stato invece uno dei talenti persi e poi ritrovati ad eliminarlo al secondo turno. Thanasi Kokkinakis, il ventunenne australiano di origini greche spesso fermato dagli infortuni, spera di prendere presto il posto di Re Roger sul monte degli dei. Per il momento è riuscito a fare lo sgambetto all’esordio del campione in carica in Florida. L’elvetico ha mostrato segni di non eccellente forma fisica, confidandolo senza problemi ai giornalisti al termine del match: “Il match con Kokkinakis – ha detto – non l’ho giocato bene perché non mi sono sentito bene, i miei movimenti non funzionavano. Non stavo più giocando bene, avrò tempo di capire perché. Ho passato la partita a cercare il mio tennis, senza trovarlo”. Poi l’annuncio di ripetere il percorso dello scorso anno saltando completamente la stagione della terra, dando appuntamento direttamente a Stoccarda in vista di Wimbledon… [SEGUE]. Alza bandiera bianca l’elvetico, che dal 2 aprile dovrà lasciare la testa della classifica a Rafael Nadal: “È stato importante tornare numero uno a Rotterdam, continuare ad esserlo o tornare a diventarlo nel corso della stagione non è fondamentale. Cerco di restare positivo: ogni match è un’opportunità nuova. Farò una pausa e poi tornerò in campo per allenarmi al massimo”. L’ultimo dei Fab Four ad arrendersi agli acciacchi dell’età è Re Roger, dopo l’infortunio del maiorchino, la caduta di un irriconoscibile Novak Djokovic e i problemi fisici di Andy Murray. Che un’epoca stia per chiudersi può anche darsi, ma sia Federer sia Nadal hanno spesso dimostrato che mollare non fa parte del loro dna… [SEGUE].


La clamorosa caduta di Re Roger. E Nadal lo sorpassa dai box (Luca Baldissera, Giorno-Carlino-Nazione Sport 26/03/2018)

Gli eterni duellanti del terzo Millennio continuano a sorpassarsi e controsorpassarsi molto più di quanto non facciano Hamilton e Vettel. Anche per Rafa Nadal, da oggi nuovo numero 1 a seguito della sconfitta choc di Roger Federer con il ventunenne australiano Thanasi Kokkinakis n.175 del mondo a Miami, e per Federer è spesso un problema di pit-stop. Pero nella Formula Uno chi si ferma troppo a lungo è perduto. Nel tennis accade il contrario. Chi è fermo passa davanti. Roba di punti e computer. Nadal è ai box per un’anca malmessa. In Australia fu costretto al ritiro. Ha dovuto saltare i Masters 1000 di Indian Wells e Miami, ma torna sul trono del tennis mondiale, sia pure soltanto per 100 punticini, perché Federer, lo scorso anno dominatore a Indian Wells e Miami e con 2.000 punti di bottino, dopo aver perso in finale in California (da del Potro che gli annullò 3 matchpoints), è uscito di scena al primo turno. Roger, lento sulle gambe, poco reattivo nella risposta di rovescio tornata all’antico slice anziché all’aggressivo backhand coperto della inattesa resurrezione, falloso anche di dritto, sembrava voler ricordare a tutti che i 36 anni e mezzo non sono una finzione della carta d’identità. Solo il servizio l’ha tenuto in piedi per tutto il terzo set: 5 punti concessi in 6 games di battuta, prima di sprofondare nel secondo tiebreak perso di fila, dopo quello con del Potro. Prima del ko con Kokkinakis, Federer aveva già deciso di saltare per il secondo anno di fila tutta la stagione sulla terra battuta. Due mesi di pausa agonistica, poi i tornei tedeschi sull’erba, Stoccarda e Halle, con obiettivo Wimbledon e nono trionfo. “Ho meritato di perdere, sto giocando male”. Per tenere giù dal trono appena riconquistato l’eterno rivale svizzero, Nadal ha però cambiali pesantissime da pagare. 4680 punti perché nel 2017 ha vinto i Masters 1000 di Montecarlo e Madrid (2000 p.), Barcellona (500), Parigi (2.000) e Roma (solo 180, perse presto). Rivincere 4 tornei non è uno scherzo. Un anno fa Federer prese la decisione giusta. 3 set su 5 sul “rosso”, con un ginocchio così così, non erano consigliabili. Oltre a Nadal c’erano Djokovic, Murray, Wawrinka, terraioli doc. Le sue 5 finali a Parigi (una vinta) sono datate. Ma ora sono tutti più malmessi di lui. Improbabile che cambi idea, ma non escluso. Troppo gentleman per fare… il tifo contro Nadal. Però starà alla finestra… [SEGUE].


Metodo Federer, un altro stop: “Non gioco sulla terra rossa” (Paolo Rossi, Repubblica Sport 26/03/2018)

Il computer ci anticipa che Nadal a Pasquetta sarà il nuovo n. 1 del mondo, con Federer costretto a cedere il vertice. Ma la verità è diversa, c’è un’altra storia da raccontare oltre a quella matematica, perché è vero che il clan svizzero è dispiaciuto per aver dovuto lasciare Miami anzitempo ma aveva già messo in conto l’ipotesi, tanto che lo svizzero è già andato oltre pianificando il resto della stagione. “Non gioco sulla terra rossa” ha annunciato Federer, lasciando Miami. È “il lodo Ljubicic”, il modello vincente cui lo svizzero si è attenuto già l’anno scorso e che gli ha regalato le soddisfazioni che tutti ricordiamo. Ljubicic, il tecnico di Federer (insieme a Luthi), in cuor suo immaginava le difficoltà di una ripetizione del 2017, un’altra accoppiata Indian Wells-Miami. Certo, Roger ha pur perso di un nulla la finale con del Potro, ma è anche vero che non ha mostrato quella brillantezza e quello smalto fisico che lo hanno contraddistinto nei trionfi del recente passato. Perché? Forse perché la trasferta americana stavolta aveva un elemento nuovo, che allo svizzero è costato energie preziose. Da Indian Wells il jet di Federer ha fatto deviazione verso Chicago, dove a settembre si terrà la seconda edizione della Laver Cup. Per Roger è stata una levataccia, ma era un blitz cui teneva, anche se poi ha pagato un prezzo inatteso, perché oggettivamente la sconfitta con Kokkinakis (praticamente gemella di quella con del Potro, ancora al tie-break del terzo set) non era proprio prevista. Deluso, Federer ha detto di citofonare a Wimbledon, per rivederlo (in realtà ci saranno un paio di tornei propedeutici sull’erba). Però al suo staf ha fatto una domanda: “Perché non sono riuscito a tenere il picco di forma del 2017?”. La risposta è ora a Pierre Paganini, il suo preparatore fisico, nonché il motore segreto dello svizzero. Lo scettro perso non è un dramma, anche perché adesso – per i prossimi due mesi – toccherà a Nadal vincere sempre sulla terra rossa per poter restare al top della classifica.. [SEGUE].


Papà Fognini al 3° turno nel torneo “di famiglia” (f.co., Gazzetta dello Sport 26/03/2018)

L’esordio a Miami è stato sul velluto. Fabio Fognini ha facilmente battuto il 18enne spagnolo Nicola Kuhn al secondo turno nel torneo che per lui ormai è quasi di casa. A Miami infatti Fabio Fognini e Flavia Pennetta hanno una casa ed è il quartier generale della preparazione fuori stagione del ligure. Con il coach argentino Franco Davin e il preparatore atletico Douglas Cordero, Fabio sta tornando pian piano ai livelli che gli competono. Rientrato tra i primi 20 al mondo (il suo best ranking è numero 13), oggi cercherà di fare un altro passo avanti contro Nick Kyrgios. Lo scorso anno, nel Masters 1000 della Florida, Fognini era arrivato in semifinale fermandosi soltanto di fronte a Rafa Nadal. Quest’anno Fabio sembra ancora più in forma e soprattutto, a differenza del 2017, può contare su un tifoso speciale in più: il piccolo Federico che in questi giorni è con la mamma Flavia a Miami… [SEGUE]. In Florida poi il tifo italiano non manca, compreso quello di Bobo Vieri, grande amico di Fognini-Pennetta che quando può sempre da vicino il torneo in Florida. Poco prima di entrare in campo, il suo grido di battaglia, ovviamente sempre su Instagram: “Forza Fogna, spacca tutto”. Messaggio arrivato a destinazione. Per oggi ne serve un’altro: contro Kyrgios ci vorrà un grande Fabio.


Under 18 che forza (Franco Morabito, Nazione Sport 26/03/2018)

Prende il via oggi sui campi in rosso del Circolo Tennis Firenze il 43esimo torneo internazionale Under 18, Trofeo CR Firenze, che, com’è ormai consuetudine, si concluderà il lunedì di Pasqua. Oggi e domani, con inizio alle 9, si giocheranno i turni di qualificazione maschile e femminile con la presenza di giocatori provenienti da 24 nazioni, compresa l’Australia. Nel tabellone maschile spicca la presenza di un azzurrino di grandi prospettive: il pesarese Luca Nardi, 15 anni il prossimo 6 agosto, che si propone come una delle più giovani promesse del torneo, piazzatosi al primo posto del ranking internazionale under 14 del 2017 dopo essersi laureato campione europeo di categoria e aver trionfato nel prestigioso torneo Le Petit As di Tarbes, in Francia, e ai Tricolori individuali. Poi, all’esordio in un torneo under 18, a Tirana (Albania), ha fatto sorprendentemente centro partendo dalle qualificazioni stabilendo così un record assoluto in quanto mai prima d’ora nessun italiano era riuscito a quella età a vincere un torneo junior del circuito ITF. Fra gli altri partecipanti alle qualificazioni da segnalare anche alcune tenniste fiorentine: Bianca Caselli, nata nel 2005 e reduce da una stagione nella quale ha collezionato numerosi risultati positivi; ed Eleonora Parducci, 17 anni, che ha già fornito indicazioni positive in un under 18 che si è giocato in Norvegia… [SEGUE].

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