Coppa Davis: USA in semifinale, vantaggio per Germania e Croazia

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Coppa Davis: USA in semifinale, vantaggio per Germania e Croazia

Stati Uniti avanti a punteggio pieno dopo la giornata dei doppi. A Valencia i Lopez rischiano la clamorosa rimonta, ma Struff e Puetz tengono botta: 2-1 per gli ospiti. I kazaki spaventano Varazdin, poi Dodig e Mektic mettono le cose a posto

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COPPA DAVIS, QUARTI DI FINALE

SPAGNA-GERMANIA 1-2

Puetz/Struff (GER) b. Lopez/Lopez (SPA) 6-3 6-4 3-6 6-7(4) 7-5 (da Valencia, Raoul Ruberti)

Tra i vari tormentoni – quasi tutti con un fondo di verità – che ogni weekend di Coppa Davis obbliga a rispolverare, c’è anche quello su come la competizione per nazionali più antica del tennis sia l’unica in cui il doppio conta ancora davvero qualcosa.

Da questo punto di vista la Spagna sembrava aver guadagnato dalla sostituzione forzata del giovedì: fuori Pablo Carreño Busta, vittima di una infiammazione al pollice della mano destra ma presente in panchina a “fare gruppo”, e dentro Marc Lopez a riformare la coppia di doppio con l’omonimo Feliciano, con i singolaristi a rifiatare. I due Lopez, insieme dall’inizio del 2016, possono vantare una fama e un palmares congiunto e individuale che difficilmente Jan Lennard Struff e Tim Puetz potranno mai eguagliare. Aggiunti il fattore campo e l’esperienza, un superficiale pronostico dava gli iberici come netti favoriti.

Eppure sono stati i tedeschi, a sorpresa ma non troppo, a prendersi il cruciale punto di mezzo in questo quarto di finale valenciano. Al termine di un match che ha sforato le quattro ore e mezza di durata, in un tempo grigio e freddo e su una terra rossa estremamente pesante – “German weather” lo ha pragmaticamente definito un reporter ospite – è arrivata una vittoria tribolata e intensissima, chiusa da una volée scomposta ma vincente di Struff e festeggiata da un lungo abbraccio a rete prima della stretta di mano e delle feste del resto della squadra.

Una liberazione, dopo la miriade opportunità concesse e salvate già nei primi due set apparentemente lisci – in Davis non c’è deciding point, che di certo avrebbe alzato il numero di break point concessi dagli spagnoli rispetto al microscopico 2/20 finale – e poi la rimonta dei padroni di casa, capaci di ritrovare energia emotiva e precisione buone a prolungare il match fino al 4-3 del set decisivo. I crescenti errori di Struff e Puetz, non madornali ma pericolosi se sommati, avevano contribuito a portare gli avversari per cinque volte fino alla palla per servire per il match. Ma quel singolo punto in più in risposta non è mai arrivato e Marc, il Lopez senza una insalatiera in bacheca, si è sciolto sul più bello un momento dopo.

Proprio sul game che avrebbe potuto completare il clamoroso capovolgimento del risultato si sono concentrati in conferenza stampa gli sconfitti. “Sulle palle break loro hanno avuto due seconde di servizio sulla linea, una volée col telaio… Se rigiochiamo questo match cento volte, lo vinciamo novantanove. Non abbiamo nulla da rimproverarci sotto il profilo tecnico, tattico o mentale” ha sentenziato il selezionatore Bruguera. Molto più deluso Feliciano: “Eravamo sotto due set a zero eppure eravamo riusciti a rimontare, che è una cosa difficilissima. Eppure non siamo riusciti a concludere. Senza dubbio è una delle mie sconfitte più dure in Davis”.

Non sono comunque mancate le congratulazioni al duo tedesco, sconosciuto al grande pubblico. La distanza di ranking impedisce a Puetz e Struff di giocare insieme nel circuito ATP, ma a testimoniare che il secondo punto per il team guidato da Michael Kohlmann non arriva dal nulla c’è una striscia di risultati positivi non indifferente al di fuori del circuito: in Bundesliga, la Serie A tedesca che disputano per la squadra di Halle, e proprio in Coppa Davis, dove sono ora alla terza vittoria su altrettanti incontri, tutti in trasferta e al quinto set. Con loro la Germania, dopo un triennio in cui aveva cambiato otto giocatori in cinque rubber rimediando sconfitte su sconfitte, sembra aver trovato una piccola garanzia per i match del sabato.

Al contrario, per i Lopez si tratta della terza sconfitta in tre apparizioni per la Roja. Ennesima dimostrazione che, quando di mezzo c’è l’insalatiera, i nomi contano poco e i valori sono un po’ meno difficili da sovvertire. Il loro risultato negativo costringerà domani Rafa Nadal alla vittoria contro Sascha Zverev, nel primo confronto Davis tra due top 5 dal lontano 2009, se vuole che il team iberico esca dalla Plaza de Toros da matador e non da matado. Perché non solo il tie è ancora in piedi, ma adesso è terribilmente complicato.


COPPA DAVIS, QUARTI DI FINALE

CROAZIA-KAZAKISTAN 2-1

I. Dodig/N. Mektic vs T. Khabibulin/A. Nedovyesov  6-7(2) 6-4 6-4 6-2 (da Varazdin, Ilvio Vidovich)

La Coppa Davis è spesso teatro di incredibili sorprese, e per poco più di un’ora e mezza a Varazdin è sembrato che stesse per materializzarsene un’altra. L’inedita coppia croata formata da due specialisti come il n. 10 ed il n. 33 del ranking ATP di doppio, Ivan Dodig e Nikola Mektic, si è trovata infatti incredibilmente in svantaggio di un set contro il duo kazako composta da Aleksandr Nedovyesov e Timur Khabibulin, entrambi oltre la 250esima posizione mondiale della specialità. Il merito va ascritto soprattutto al 31enne Nedovyesov, che per i primi due set è sembrato essere il doppista più forte del lotto. Poi, grazie anche ad un Dodig tornato a giocare ad un livello accettabile dopo una primo set inguardabile e soprattutto alle incertezze dell’altro giocatore kazako, Khabibulin, obbiettivamente il giocatore più debole in campo, le gerarchie sono state rispettate. Vittoria croata in quattro set, dopo tre ore di gioco, e locali in vantaggio 2-1 nel tie.

In campo dunque le coppie dichiarate alla vigilia. Il ct croato Krajan non cambia idea e non schiera i brother in love di Medjugorje Marin Cilic e Ivan Dodig (il n. 3 del mondo è stato testimone di nozze del suo concittadino), imbattuti in Davis da cinque anni (ultima sconfitta contro gli azzurri Bolelli e Fognini al Palavela di Torino, nel febbraio 2013). Per la squadra di casa scendono quindi in campo Ivan Dodig e Nikola Mektic, due specialisti del doppio, il primo da anni ai vertici assoluti della specialità e l’altro top 40 ATP.
Ma all’inizio, sulla terra battuta della Varazdin Arena, tutta questa differenza con la coppia kazaka formata da Aleksandr Nedovyesov e Timur Khabibulin, rispettivamente invece n. 288 e n. 262 del ranking, non si nota. Nei primi sei game ci sono ben quattro break e la sensazione è che il maggior affiatamento della coppia kazaka (giocano insieme anche nel circuito, oltre ad aver vinto entrambi i precedenti in Coppa Davis) conti di più del ranking e del teorico livello assoluto di gioco. Inoltre Nedovyesov, come spesso gli capita, nel doppio di Davis fa esattamente quello che fa Kukushkin nei singolari: gioca ad un livello superiore a quanto fa normalmente durante l’anno. E Khabibulin, grazie alla grinta che compensa i limiti tecnici a tratti evidenti, lo supporta adeguatamente: la coppia ospite in difesa è strepitosa e spesso i loro avversari devono fare il punto almeno tre volte prima di portarlo a casa. Dall’altra parte della rete invece c’è un Dodig irriconoscibile, falloso alla risposta e lento in difesa da fondo. Mektic fa il suo compitino, ma servirebbe qualcosa in più in questo momento del tennis elegante ma leggero del 29enne di Zagabria. Anche se nella conferenza stampa post match la coppia croata ha voluto sottolineare soprattutto i meriti iniziali degli avversari. “Non abbiamo giocato male noi, sono stati molto bravi loro nel primo set” ha detto Mektic.  “All’inizio hanno servito molto bene e in doppio questo vuol dire molto” ha aggiunto Dodig.
Si arriva senza ulteriori sussulti al tie-break, dove Nedovyesov diventa assoluto protagonista e fa la differenza, mentre Dodig conferma le sue difficoltà odierne nei colpi di rimbalzo. Sette punti a due per gli ospiti e 7-6 Kazakistan.

Il pubblico di casa – anche oggi non molto numeroso, smentendo così le previsioni del team croato di ieri sera che si professava certo che almeno di sabato pomeriggio gli spalti si sarebbero riempiti – è allibito e ammutolito, mentre i tifosi kazaki (di cui una parte ce li ritroveremo in in sala stampa con le guance dipinte dei colori della bandiera nazionale con buona pace del “no cheering in press box“, anche se ad onor del vero il tifo lo hanno fatto sugli spalti con gli altri connazionali e non nelle zone riservate alla stampa) fanno un baccano incredibile. Solo la banda di ottoni di tifosi locali cerca di non darla vinta agli ospiti anche sugli spalti.

Per la Croazia ci vuole qualcosa che cambi l’inerzia del match. E quel qualcosa accade. Dodig inizia finalmente ad uscire dal suo torpore: il pugnetto su una bella volée bassa vincente all’inizio del secondo set è il primo segnale che le cose stanno cambiando. Il secondo, quello più importante, sono i due doppi falli che commette nel terzo gioco Khabibulin e che consentono alla coppia di casa di strappargli il servizio. È la svolta, dato che i croati non fanno più alcuna fatica a tenere la loro battuta mentre invece i loro avversari sono costretti agli straordinari, come nel quinto gioco dove hanno bisogno di 22 punti e di più di dieci minuti per accorciare sul 2-3. Il 22enne Timur ora sembra un po’ il classico vaso di coccio tra i vasi di ferro e sbaglia qualche colpo di troppo. Nedovyesov è sempre “on fire”, ma nel cercare di compensare il calo del compagno ogni tanto va fuori giri: qualche prima che esce di un niente, qualche tentativo di intervenire a rete un po’azzardato. Ma gli ospiti sono dei gran bei lottatori e non si arrendono facilmente, tanto che ad un certo momento – complice un momento di rilassamento della coppia di casa che era in vantaggio 40-15 – hanno anche la palla del 4 pari, cancellata da un ace di Mektic che fa tirare un sospiro di sollievo a tutti i connazionali sulle tribune. I croati capiscono che oggi non è il caso di scherzare con il fuoco e non corrono più rischi: 6-4 Croazia e un set pari.

Il terzo set è deciso nuovamente da un break al terzo gioco su Khabibulin. “Peccato per i break all’inizio del secondo e del terzo set, hanno fatto girare il match” dirà in merito in conferenza stampa il ct kazako Doskarayev. Ed in effetti è cosi. Ora Dodig e Mektic, pur senza entusiasmare, sentono di avere il controllo del match e nei loro game di battuta lasciano solo le briciole. 6-4 Croazia e Cilic dalla panchina esulta. La sensazione di tutti è che per la squadra di casa ormai il pericolo sia passato.

Il quarto parziale lo conferma e di fatto si rivela una pura formalità. “Ci siamo sciolti e a quel punto è venuta fuori la nostra maggior qualità” spiegherà Dodig nel dopo partita. Khabibulin puntuale come un orologio svizzero perde il servizio nel terzo game e a quel punto neanche Nedovyesov ci crede più. La Croazia vola sul 5-1 e poi chiude all’ottavo gioco, non prima di aver concesso un paio di palle break tanto per dare ancora qualche ulteriore brivido – non certamente richiesto – ai suoi tifosi. 6-2 Croazia, nona vittoria consecutiva in doppio nella manifestazione, con Marin Cilic che domani nel primo incontro contro Kukushkin ha il match point per chiudere la sfida.

USA-BELGIO 3-0 (USA qualificati)

J. Sock/R. Harrison b. S. Gille/J. Vliegen 5-7 7-6(1) 7-6(3) 6-1

Dopo il successo nei 2 singolari svoltisi nella prima giornata, la Nazionale USA capitanata da Jim Courier sfrutta la prima possibilità di chiudere la sfida con il Belgio e accedere alla semifinale del World Group di Coppa Davis. L’ex numero 1 mondiale è troppo esperto per sottovalutare gli avversari, sa benissimo che quando si scende in campo per rappresentare il proprio paese i rapporti di forza sono spesso sovvertiti e vengono a galla delle capacità di cui i giocatori stessi non sono a conoscenza, quindi non cede alla tentazione di rischiare di mandare una coppia diversa da quella costituita da Jack Sock (26 ATP in doppio) e Ryan Harrison (17 ATP in doppio) per affrontare il team belga composto da Sander Gille (84 ATP in doppio) e Joran Vliegen (98 ATP in doppio).

Fin da subito la scelta si rivela azzeccata, i belgi tengono botta con facilità e mantengono alte percentuali al servizio, la coppia statunitense deve giocare con molta attenzione e senza sottovalutare gli avversari, che paiono in attesa dell’occasione buona per cercare di avvantaggiarsi. Il momento arriva nell’undicesimo gioco, quando gli Usa non riescono a chiudere il game nonostante il vantaggio di 40-0, anche a causa di 2 doppi falli consecutivi, e concedono ai belgi l’unica palla break che, prontamente trasformata, li manda a servire per il primo set consentendogli di aggiudicarsi la frazione per 7-5. L’esperienza e la classe di Sock e Harrison consentono alla squadra USA di non sbandare, le 2 occasioni concesse nel corso del set a Gille/Vliegen sono prontamente annullate, da parte loro i tennisti europei non mollano nulla e continuano a giocare bene. Con queste premesse è scontato che l’epilogo della frazione avvenga al tie-break, deciso da alcune preziose giocate dell’ex numero 8 mondiale Sock e chiuso sul 7-1 per gli Stati Uniti.

I giocatori a stelle e strisce fanno palesemente comprendere che raggiungere la parità nel conto dei set era un requisito fondamentale per poter giocare in tranquillità e fare definitivamente pesare il maggior tasso tecnico, Gille e Vliegen non demordono ma lentamente ma inesorabilmente l’inerzia del match comincia a spostarsi verso la sponda americana, per ben 5 volte nella frazione gli americani hanno l’occasione per avvantaggiarsi ma la strenua resistenza dei giocatori belgi gli consente di portare anche questo set al tie-break. L’esito del jeu decisif è nuovamente a favore degli USA, con 3 punti realizzati dai belgi.

Nel quarto set il match continua a svilupparsi all’insegna dell’equilibrio, Gille-Vliegen continuano a giocare bene ma la partita sembra saldamente nelle mani (o meglio nelle racchette) di Sock-Harrison, tutti i giocatori svolgono bene il loro compito quando sono chiamati a servire, nessuna palla break viene concessa fino al decimo gioco, quando un violento rovescio di Jack Sock al corpo di Joran Vliegen appostato a rete manda gli USA sul match point. Di nuovo il rovescio di Sock in risposta al servizio di Gille mette la parola fine all’incontro ed alla sfida, fa esplodere di gioia il catino di Nashville e spedisce gli Stati Uniti nella semifinale della Coppa Davis 2018, a sei anni dall’ultima apparizione (sconfitta contro la Spagna a Gijon). Affronteranno Croazia o Kazakistan.

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