Nadal e Serena stelle degli Internazionali (Stoppini). Bella notizia ma il centrale va coperto si spera nel 2019 (Clerici). L'ora Next Gen (Azzolini). Il re della Terra promessa (De Bellis)

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Nadal e Serena stelle degli Internazionali (Stoppini). Bella notizia ma il centrale va coperto si spera nel 2019 (Clerici). L’ora Next Gen (Azzolini). Il re della Terra promessa (De Bellis)

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Nadal e Serena stelle degli Internazionali – Torna Serena e la Vinci saluta. Roma prepara il torneo di platino (Davide Stoppini, Gazzetta dello Sport 12/04/2018)

Tennis di platino, dalle parti del Foro Italico. «Vero, sembrano un’enormità. Ma avete letto lo studio britannico secondo cui il tennis è lo sport che rende più longevi in assoluto?». Angelo Binaghi, presidente della FIT, scherza mentre presenta l’edizione degli Internazionali d’Italia, la numero 75 per l’appunto. E saranno giorni preziosi davvero, dal 7 al 20 maggio, dal 13 (con i primi turni del torneo maschile) per i tabelloni principali. Tra gli uomini mancheranno, come previsto, Andy Murray e Roger Federer, l’attesa è tutta per Rafa Nadal. Tra le donne, invece, hanno confermato la loro partecipazione Serena Williams, al rientro dopo l’assenza dello scorso anno causa maternità, e Victoria Azarenka: tradotto, vuol dire che le prime 42 giocatrici della classifica WTA saranno in campo a Roma. E gli occhi, tra le donne, saranno anche (o soprattutto?) su Roberta Vinci, che ha annunciato l’intenzione di lasciare il tennis proprio dopo gli Internazionali. A lei, oltre che a Sara Errani, le due wild card concesse dagli organizzatori. La terza uscirà dalla vincente delle prequalificazioni. Tra gli uomini, scontati gli inviti per Andreas Seppi e Paolo Lorenzi, oltre (anche qui) al vincitore delle prequali, la quarta wild card sarà musica per le orecchie del romano Matteo Berrettini, tennista dell’Aniene allenato da Vincenzo Santopadre, fresco convocato azzurro in coppa Davis dopo aver festeggiato il suo best ranking entro i top 100 (95°, ora è n°104). «Se l’è meritata – ha sottolineato Binaghi -, ha reagito alla perfezione a qualche ingiustizia legata alla NextGen e noi abbiamo apprezzato il suo comportamento. Questa wild card è un giusto premio». Nessuna novità per quanto riguarda l’upgrade del torneo, che ambisce – un anno fa era stato annunciato come data possibile il 2019 – a diventare un torneo di dieci giorni in stile Miami. «Il discorso è stato stoppato e verrà ripreso in queste settimane – ancora Binaghi -. Non è più andato avanti perché diversi giocatori hanno ritenuto di dover fermare questa programmazione». Vicino a lui il sindaco di Roma Virginia Raggi e il presidente del Coni Giovanni Malagò, i compagni di viaggio migliori per annunciare: «Quest’anno sarà allestito a piazza del Popolo un campo in vera terra rossa, in cui si disputeranno incontri del torneo di prequalificazione». Non solo: in pieno centro non mancheranno le partecipazioni dei campioni, per qualche seduta di allenamento. E Raggi ha spiegato: «Questo torneo è un evento di prestigio per tutta la città. Posso aggiungere, poi, che a breve ci sarà un confronto di idee per quanto riguarda la copertura del Centrale, ci stiamo muovendo per accelerare e per far sì che l’impianto possa vedere del tennis anche in altri periodi dell’anno». Malagò ha applaudito: «Se il sistema Coni è cresciuto in questi anni, una parte significativa del merito va dato a questa manifestazione». Manifestazione che, almeno in questa prima fase, fa segnare un decremento nella vendita di biglietti (-6%) e di abbonamenti (-11%)… [SEGUE].


Internazionali a tutto campo (Mario Viggiani, Corriere dello Sport 12/04/2018)

La marcia su Roma degli Internazionali BNL d’Italia continua imperterrita. I rapporti laboriosi o quasi inesistenti in passato con il Comune sono ormai solo un brutto ricordo: Roma Capitale dal 2017 è diventata la sponda giusta per gli slanci di Federtennis e Coni Servizi, da tempo ormai coppia motore a pieni giri dell’evento, e così il torneo del Foro Italico prende sempre più spazio nella realtà cittadina. Lo hanno ribadito ieri tutte le parti in causa, in occasione della presentazione dell’edizione numero 75 che si terrà dal 7 al 20 maggio, illustrando le iniziative e le novità di quest’anno. Per quello che ormai, come ha sottolineato il presidente del Coni Giovanni Malagò, «è il simbolo dello sport italiano. Il quale, se è così cresciuto, in modo particolare negli ultimi anni, per una parte significativa lo deve proprio agli Internazionali». Se l’anno scorso, per esempio, Piazza del Popolo aveva finalmente ospitato quattro campetti di minitennis (un vecchio pallino del presidente FIT Angelo Binaghi) per coinvolgere giusto i bambini, stavolta il fantastico scenario ai piedi del Pincio ospiterà addirittura un vero e proprio campo di gioco (manca solo un’autorizzazione formale) destinato a ospitare alcune partite delle pre-qualificazioni che per il resto si disputeranno naturalmente al Foro Italico. Con tanto di mini tribuna per ospitare un pubblico magari composto da turisti o semplici passanti in transito. Il compito più oneroso toccherà al direttore del torneo Sergio Palmieri, che dovrà allestire il campo e soprattutto mantenerlo al meglio in un contesto logistico davvero particolare, nel periodo che andrà dal 5 all’11 maggio, quello appunto delle pre-qualificazioni… [SEGUE]. La Raggi è poi tornata sull’argomento “copertura del Centrale”, annunciando che a breve verrà avviato «un concorso di idee» finalizzato a questa sospiratissima operazione del tetto mobile che metterebbe al sicuro il tennis dalla sgradita pioggia nei giorni di torneo e consentirebbe l’uso dell’impianto sempre e comunque per ogni evento per il resto del tempo… [SEGUE]. Invece Binaghi ha anticipato ufficiosamente che per la prima volta dopo dieci anni non dovrebbe essere migliorato l’incasso della biglietteria, con un -6% rispetto al 2017, fatto questo legato magari all’assenza di Roger Federer e agli acciacchi di altri big (i tagliandi venduti dovrebbero comunque andare oltre la barriera dei 200.000). Ha però anche annunciato ufficialmente che in cassa questo calo sarà compensato dall’incremento del fatturato legato a sponsor (già un milione di euro in più sull’anno scorso) e vendita dei diritti televisivi (200.000 euro di crescita sul 2017). Insomma: comunque vada, sarà un successo.


Bella notizia ma il centrale va coperto si spera nel 2019 (Gianni Clerici, Repubblica Roma 12/04/2018)

Dirigessi un giornale, a parte la sicura chiusura, lo dividerei in due parti. Quella Ottimistica, e quella Negativa. Oggi, in quella Ottimistica, ci sarebbe la notizia del Tennis in Piazza. Sembrerebbe la fine di una vicenda iniziata con “Tennis in Villa” dei cui quadri mi sto occupando per un prossimo libro, da quando i britannici importarono il giuoco con racchette, già famoso nel 1500, a Bordighera, nel 1878, e di lì si diffuse nei Villoni con giardini, come racconta Bassani nel Giardino dei Finzi Contini. A Roma sta accadendo esattamente il contrario, grazie a una buona idea del Presidente della Federazione Italiana Tennis, Binaghi, felicemente accolta dalla sindaca Virginia Raggi, a proposito della quale un ottimista ha commentato «il suo diritto splende come il suo cognome». Avevo già ammirato, al Tridente, la mia amata Venus Williams, e altri giocatori. Ma si erano soltanto scambiati qualche palla, come a Broadway, e tutto era terminato in una ressa di autografi. Ora ci saranno, fatico a crederlo, incontri veri, con il vincente e il perdente, che probabilmente si lamenterà dello stato dei fondi. La notizia felice che giunge insieme al Tennis in Piazza, è però quella della copertura del Campo Centrale, come ormai avviene in tutto il mondo, in modo che gli spettatori sfortunati non passino una intera giornata sotto la pioggia, a immaginarsi il tennis. Ricordo che ne parlai con l’Assessore Incompetente, anni fa, il cui nome ho felicemente dimenticato, e gli domandai il perché della sua opposizione, indicandogli la mole del vicino Stadio Olimpico. E quel genio mi rispose: «Se è stato fatto un errore, perché farne un altro?». Devo ricordare che il Tennis nella piazze italiane ebbe un lontano precedente, da parte di una Associazione chiamata Gli Amici del Tennis, presieduta da Nicola Pietrangeli, della quale mi onoro di essere stato vice-presidente e soprattutto raccattapalle. C’erano con noi grandi campioni quali i romeni Tiriac e Nastase, e lo jugoslavo Jovanovic, e tra le donne la Divina Pericoli. Ma la federazione di allora fece di tutto per scoraggiarci. Speriamo di ritrovarci asciutti sotto il tetto del Centrale, nel 2019.


Internazionali a piazza del Popolo (Francesca Schito, Il Tempo 12/04/2018)

Cresce l’attesa per il grande tennis. Ancora poche settimane e gli Internazionali BNL d’Italia apriranno i battenti replicando, per la 75esima volta, il grande spettacolo offerto dai migliori atleti del mondo. Ieri mattina, al Foro Italico, sono state presentate le novità dell’edizione 2018. La più succosa è quella che riguarda la fase finale dei tornei di pre-qualificazione. Gli ultimi superstiti di questi tornei, che hanno preso il via a gennaio e hanno visto la partecipazione di circa 16.000 iscritti, si sfideranno sulla terra rossa non del Foro Italico, bensì del campo che verrà allestito a piazza del Popolo. Uno scenario decisamente atipico ma di grande fascino farà dai cornice agli atleti alla ricerca del pass per le qualificazioni che si svolgeranno invece regolarmente al Foro. Proprio dalle prequalificazioni usciranno 2 delle 7 wild card concesse dal torneo: una per il vincitore del torneo maschile, l’altra per la vincitrice femminile. Poi a comporre la squadra azzurra al momento formata esclusivamente da Fabio Fognini, unico capace di accedere direttamente al main draw, ci saranno Sara Errani e Roberta Vinci, mentre nel maschile spazio ad Andreas Seppi, Paolo Lorenzi e al giovane talento del Canottieri Aniene Matteo Berrettini, fresco di convocazione in Coppa Davis… [SEGUE].


L’ora Next Gen (Daniele Azzolini, Tuttosport 12/04/2018)

E siamo alla terra rossa, ai mostri che cela fra le sue spire di mattone. Siamo alle parole estenuate che si usano per descriverne i trabocchetti: l’aia, l’arenile, quando è vizza come cartapecora, o troppo morbida e incerta, addirittura le sabbie mobili, quando vi si affonda e ci si sente sommersi. Monte-Carlo apre lunedì, primo Masters 1000 in rosso di un mese troppo fitto di tornei che contano (Barcellona, Madrid, Roma prima di Parigi), e non ancora violato dai nuovi “baby boomers’. È la penultima sfida, il rosso (l’ultima e più grande resta lo Slam), per una nuova generazione che sta prendendo possesso del tennis, e inevitabilmente pone domande senza risposta, e confronti perdenti con il passato più recente. Era meglio prima… Forse, ma anche questa rischia di non essere la risposta giusta. C’è di peggio, in fondo, per gli impazienti e irrequieti ventenni del nostro sport, c’è la possibilità di ritrovarsi ancora una volta in coda, in quella zona di penombra che li descriveva, fino all’anno scorso, come la Generazione dei Quarti di Finale, l’equivalente della Generazione 1000 Euro per i nostri figli con i contratti a tempo determinato. I “vorrei ma non posso” di questi anni fessi. Ce l’ha ricordato d’un tratto Rafa Nadal, tornato dopo due mesi di sosta in officina, l’ennesima. In Davis per “far gamba” e preparare l’assalto all’undicesimo Monte-Carlo, all’undicesimo Barcellona, all’ottavo Italian Open e al decimo Roland Garros, Rafa ha smontato il numero quattro Alexander Zverev, annichilendolo. È stata una di quelle ripassate, sul campo allestito nella Plaza de Toros a Valencia, che aprono le porte alla depressione: tre set di dominio, zero pericoli creati, zero chance di capovolgere l’andazzo né di darla a bere a qualcuno. Proprio lui, Sascha, che con la sua vittoria romana dell’anno scorso sembrava aver aperto le porte del bastione terricolo alla Meglio Gioventù tennistica, salvo poi franare all’impatto con il Roland Garros: primo turno, quattro set, per una sonora scoppola rimediata da Verdasco, trentaquattro anni ben portati. Un risultato, quello fra Rafa e Sascha, che riporta la Next Generation un passo indietro, nella sua rincorsa ai miti da denuclearizzare. Gli unici che vi siano riusciti, quest’anno, sono Chung contro Djokovic a Melbourne, e Kokkinakis contro Federer a Miami. Eppure, il progresso è evidente, addirittura veloce a stare a questo primo quarto di stagione: dei venti tornei sin qui giocati, sei sono andati alle nuove leve, Brisbane a Kyrgios, Sydney a Medvedev, Marsiglia a Pouille, Buenos Aires a Thiem, Marsiglia a Khachanov e Delray Beach a Tiafoe. Non solo… Nei tornei più importanti, la presenza dei Next Gen ai piani alti è stata decisamente ampia, ben più di un anno fa: in quattro agli ottavi, poi due nei quarti e due in semifinale (Chung e Edmund) nello Slam australiano, a Rotterdam in due nei quarti (Rublev e Medvedev), a Rio un semifinalista (Jarry), a Dubai un finalista (Pouille) e tre nei quarti, ad Acapulco due in semi (Donaldson e Zverev) e quattro nei quarti. E ancora, a Indian Wells si è visto Coric in semifinale, a Miami Zverev in finale, e nei quarti ce n’erano tre (anche Chung e Coric), più Kokkinalás che ha messo alla porta Federer. «Sta per succedere», dicono nel circuito. Il momento di transizione è ormai avviato, non ancora completato ma quasi… [SEGUE]. In attesa che i “Next” riescano a cancellare gli ultimi mostri che turbano i loro sonni giovanili. La terra rossa col suo padrone Nadal. E lo Slam, con il suo portavoce Federer.


Il re della Terra promessa (Giuseppe De Bellis, Panorama 12/04/2018)

Il campo arancione, le righe da scoprire con i piedi, il segno della pallina e le stille di sudore di Rafa Nadal. La terra rossa del tennis è un rito con un solo padrone. Un padrone che ricomincia adesso, a Montecarlo, a cercare di migliorare se stesso, a certificare la protezione di un territorio che è fatto esattamente di quello. Sai che comincia questo pezzo di stagione: Montecarlo, Barcellona, Madrid, Roma, Parigi. Sai che questa è roba sua. Roger Federer non c’è, è il primo che ha concesso la vittoria prima di iniziare, unica resa preventiva della sua carriera: non si è fermato davanti all’età, ma lo ha fatto davanti a una superficie che non può avere altro padrone che Rafa. Comincia il suo momento con il prequel della Coppa Davis, giocata manco a dirlo sulla terra e quindi dominata: ciao ciao Zverev, nuovo talento globale del tennis, capace di vincere gli Internazionali di Roma del 2017, dunque terra, ma dominato nello scontro diretto della Davis. Nadal svetta per distacco sul terreno più duro, dove le partite si allungano e gli scambi anche. Entra nella sua parte della stagione da numero uno, per effetto della sconfitta di Federer al primo turno di Miami e all’assenza voluta dello stesso Roger dai campi in terra. Il dominio nadalesco dura da 13 anni: non è un ritorno, quanto è stato quello di Federer, negli Slam veloci. Non si ritorna se non si è mai andati via e Rafa la terra non l’ha mai abbandonata: Parigi l’ha vinto anche l’anno scorso, per la decima volta in carriera, cosa mai riuscita a nessun altro tennista nella storia. Ha superato Pete Sampras nel numero complessivo degli Slam vinti, rimanendo dietro solo a Federer con cui condivide oggi l’essere ancora il traino di un movimento che senza la loro forza sportiva e morale avrebbe difficoltà a trovare un motivo di interesse. È come se i due rivali, ma adesso anche molto amici, si siano divisi i compiti: a Roger il cemento, a Rafa la terra. L’unico momento di ostilità dichiarata diventerebbe Wimbledon, dove Federer ha ottenuto il record dei record lo scorso anno e dove Rafa vuole tornare a vincere almeno un’altra volta. A quasi 32 anni sta lì, come sempre: ha voglia di allenarsi, di stare ore a picchiare la palla per migliorarsi continuamente. A condividere con lo zio Toni e con il resto dello staff la variazione del suo gioco che resta iconico anche se non stiloso come quello di altri. Un modo di fare tennis che ha fatto epoca e la fa ancora. Perché Rafa c’è sempre. Maratoneta cinque metri oltre la linea di fondo, creatore di gesti e di colpi che non esistevano prima del suo arrivo. O quantomeno non esistevano se non come difensivi… [SEGUE]. L’anno scorso, dopo il Roland Garros gli chiesero: vuoi tornare numero uno? E lui: «Perché no?». Oggi lo è e lo sarà fino a quando l’orizzonte sarà arancione.

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