Mi ritiro, poi ritorno e vinco: Anastasija Sevastova - Pagina 3 di 3

Al femminile

Mi ritiro, poi ritorno e vinco: Anastasija Sevastova

Non sempre un ritiro mette davvero fine alla carriera: la storia di una giocatrice che sul piano tennistico ha già vissuto due volte

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Sul piano della personalità non sono convinto che il suo modo di stare in campo sia sempre quello ideale. Mi sembra che qualche volta il body language risulti po’ troppo negativo, con frequenti lamentele verso il suo angolo (l’allenatore è anche il fidanzato, Ronald Schmidt). E ho l’impressione che comportamenti del genere finiscano per dare fiducia all’avversaria. In alcune occasioni ho anche la sensazione che conduca il match basandosi un po’ troppo sui nervi. Un atteggiamento-limite, che se superato può trascinarla in parziali negativi oltre le reali difficoltà tecniche. Ma se riesce a trasformarne le emozioni in carica agonistica positiva può diventare una giocatrice estremamente battagliera, e in quelle giornate è davvero difficile da sconfiggere. Ma naturalmente queste sono impressioni da spettatore esterno: non posso nemmeno essere sicuro che corrispondano ai suoi reali stati d’animo.

Alla fine del 2017 il ranking ha certificato la sua ottima stagione ad alti livelli: numero 16 del mondo. È poi stata capace di spingersi sino al numero 15 (massimo di carriera). Qualche dubbio sulla tenuta nel tempo a questi livelli continuo ad averlo, ma nel 2018 sembra essere in grado di confermarsi su standard simili, visto che nella Race è al ventesimo posto.

E così dopo l’esplosione di Jelena Ostapenko la Lettonia si è improvvisamente trovata con due giocatrici davvero forti. Solo Repubblica Ceca, Germania e Stati Uniti sul piano del ranking hanno una situazione simile o migliore. Perfino Spagna e Francia in questo momento sono leggermente dietro. Inevitabilmente c’è la curiosità di capire se la Lettonia riuscirà a sfruttare il momento in Fed Cup. Nel 2018 la piccola nazione balrica, con circa due milioni di abitanti (e con la popolazione in calo) ha schierato finalmente il suo “dream team”. È accaduto in due occasioni. In febbraio, nel confronto di ultima fascia (la “serie C”), disputato a Tallin. Incontro vinto, che ha poi permesso di affrontare lo spareggio di aprile, per salire in “serie B”. Ironia della sorte, avversaria la Russia, oggi in crisi. Turno superato grazie alla doppia vittoria di Ostapenko (su Pavlyuchenkova e Makarova) e il terzo punto portato da Sevastova (contro Makarova). E così la Russia è addirittura retrocessa in terza serie, mentre la Lettonia cercherà nel 2019 una ulteriore promozione, con l’obiettivo di arrivare nel World Group (la “serie A”) nel 2020 e quindi giocarsi la vittoria della Coppa.

Evidentemente non sarà tutto scontato, perché molto dipenderà dai programmi delle giocatrici, e dal loro desiderio non solo di impegnarsi, ma anche di coesistere e lavorare insieme come team. A questo proposito ricordo per esempio le difficoltà della Serbia, arrivata ad avere la numero 1 e 2 del mondo (Ivanovic e Jankovic nel 2008) eppure quasi mai nella condizione di schierarle contemporaneamente, e quando accadeva spesso con attriti di difficile gestione. Tanto è vero che quella Serbia è arrivata in finale di Fed Cup solo una volta, nel 2012, quando forse il meglio Ivanovic e Jankovic lo avevano dato, perdendo in trasferta contro il “solito” team ceco.

Al momento il rapporto tra Sevastova e Ostapenko sembra ancora in costruzione, almeno stando alla conferenza stampa newyokese del settembre 2017. Alla domanda: “Qual è la tua relazione con Ostapenko?” la risposta è: “Le dico ciao qualche volta. E qualche volta lei risponde… qualche volta no… Scherzo, è una battuta. Mi sono congratulata con lei dopo la vittoria del Roland Garros; ma non ci alleniamo insieme.”

Diceva ancora Sevastova: “Fino ad ora non ho giocato in Fed Cup, non era compatibile con i miei impegni. Ne stiamo parlando; forse accadrà. E poi non mi è piaciuto come loro (cioè la Federazione ndr) si sono avvicinati a me. Se cambieranno il loro approccio, vedremo. Ma il team sarebbe forte”.

Da allora qualcosa è davvero cambiato se poi entrambe hanno giocato e lo hanno fatto già due volte; la conoscenza reciproca è sicuramente aumentata. La mia impressione è che Sevastova e Ostapenko siano due personalità non molto malleabili. Però potrebbero scoprire di avere due caratteri “tosti”, ma anche compatibili. Scopriremo solo nel 2019 se ci sarà un futuro per il dream team di Fed Cup lettone.

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