Garcia, Pliskova, Bertens, Kvitova: spunti da Madrid - Pagina 2 di 4

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Garcia, Pliskova, Bertens, Kvitova: spunti da Madrid

Il terzo Premier Mandatory del 2018 ha offerto alcune delle migliori partite dell’anno e molti spunti tecnico-tattici interessanti

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Kiki Bertens
Nell’articolo di presentazione della stagione sulla terra rossa 2018 avevo pubblicato questa tabella, che ripropongo:

E l’avevo così commentata: “Fra le prime 32 del mondo Halep e Bertens sono le uniche a superare la soglia dell’80% di vittorie su terra, anche se va sottolineato che Simona le ha ottenute grazie all’ottimo rendimento nei tornei di prima fascia, mentre Kiki ha raccolto i migliori risultati a livello International. Nel 2018 però Bertens ha dato un segnale significativo vincendo a Charleston, primo successo in un torneo Premier in carriera. Rimane da capire se saprà gestire le pressioni nelle occasioni più importanti, visto che Kiki ha spesso sofferto di crisi di braccino. Parere del tutto personale su Bertens: pur avendo nel dritto il colpo da fondo più forte, secondo me possiede la più elegante esecuzione del rovescio slice in scivolata tra le giocatrici in attività. A dimostrazione di quanto si trovi a suo agio sulla terra battuta e di come sappia approfittare delle specificità di questa superficie”.

A Madrid Bertens ha ribadito che quell’82% di vittorie non è frutto del caso. Senza dubbio finora ha dimostrato di essere la giocatrice che interpreta tecnicamente meglio la terra, con soluzioni specifiche per la superficie. Nessuna colpisce in scivolata meglio di lei e questo le permette di coprire il campo in modo straordinario. Non solo: la difesa in scivolata le costa fisicamente meno rispetto alle tradizionali rincorse destra-sinistra che si devono fare sui campi veloci. E così Kiki riesce ad allungare gli scambi spendendo relativamente poco, e dando la sensazione alle attaccanti di trovarsi di fronte a un muro quasi insormontabile. Picchiare al massimo, essere convinte di aver eseguito un colpo definitivo e vedersi invece tornare indietro la palla, quasi sempre nell’ultimo metro di campo. Poi colpirla ancora al massimo e ritrovarsi la palla che torna di nuovo, grazie ai chop di dritto e di rovescio di Bertens. Contro di lei c’è da esaurirsi sia mentalmente che fisicamente.

Nei quarti di finale Sharapova è riuscita a tenere testa a Kiki per un set, e grazie alla sua tipica grinta ha saputo anche metterci il quid necessario per aggiudicarsi il parziale (dal 4-4 al 6-4). Ma lo sforzo profuso lo ha pagato nei set successivi, nei quali ha raccolto 5 game totali, che avrebbero potuti essere anche meno se Bertens non avesse dimostrato di non avere del tutto risolto la questione del “braccino”, di cui avevo parlato sopra (4-6, 6-2, 6-3). Mi spiego: Kiki è forse la giocatrice a cui ho visto commettere più spesso doppi falli nei game in cui è chiamata a servire per il match. E in generale ha mostrato di andare incontro a crisi nei finali di partita. Come ad esempio contro Venus a Miami 2018, dove ha servito per il match nel terzo set senza successo.

A Madrid contro Sharapova sul 5-2 terzo set ha commesso due doppi falli, finendo per perdere il game, e chiudendo solo nel gioco di risposta successivo. Anche contro Garcia nel game finale, pur essendo comodamente avanti sul 6-2, 5-2, ha comunque commesso un doppio fallo.
Contro Kvitova invece non è stata nella condizione di condurre il match e la gara a inseguimento l’ha agevolata sul piano psicologico. Ma non sono ancora sicuro che se si trovasse a dover chiudere un match importante con un vantaggio esiguo sarebbe capace di mantenere la freddezza necessaria per evitare errori gravi. C’è però da dire che a Madrid ha dimostrato che contro quasi tutte le avversarie riesce a vincere per distacco.

Se non sono ancora convinto della tenuta mentale, mi ha invece stupito sul piano fisico e tecnico. A fine match le sue avversarie hanno tutte dato l’impressione di essere più stanche di lei. Ma più di tutto mi ha sorpreso il rendimento del rovescio. Avevo elogiato l’eleganza del suo slice, pur sottolineando come il colpo più forte fosse il dritto. Ma a Madrid ha dimostrato che il suo rovescio in back è diventato particolarmente efficace. Può usarlo per rallentare il gioco e non dare peso alla palla, ma può anche caricarlo di un surplus di rotazione tale da renderlo estremamente velenoso e “cattivo”. Guardate questo slice, di una aggressività che lo rende quasi incontrollabile:

https://youtu.be/7ZwDXo3CT0Y?t=3577

Per gestire uno spin del genere occorre non solo essere rapide, ma anche scendere moltissimo di gambe. Immaginate di farlo decine di volte in un match, e poi vedete se non se ne pagano le conseguenze sul piano fisico.

Kvitova nella finale ha cominciato il primo set con un piano tattico evidente: martellare sul rovescio l’avversaria, insistendo sulla diagonale sinistra (quella del suo dritto contro il rovescio di Kiki), con l’obiettivo di mandare in crisi il colpo sulla carta più debole di Bertens. Non solo non ci è riuscita, perché Kiki rimandava tutto, ma cammino facendo Kvitova ha (lucidamente) cambiato obiettivo, finendo nel terzo set  per insistere sulla diagonale opposta. Si è infatti resa conto che tutto sommato otteneva più punti semplici fronteggiando con il suo cross di rovescio il dritto in topspin di Bertens. Kiki infatti di dritto le replicava con una palla pesante ma meno faticosa da controllare rispetto ai backspin velenosi del lato opposto. E di dritto sbagliava perfino più spesso.

Si dice sempre (e secondo me è vero) che la condizione di forma di una tennista si misura dal rendimento del suo colpo più debole. Ebbene, se questa è l’efficacia del rovescio di Bertens abbiamo il quadro di una giocatrice in condizione come non mai. D’altra parte contro Garcia i maggiori danni li ha ottenuti con il dritto, che ha utilizzato in modi differenti: a volte con potenza, a volte caricandolo di spin con parabole alte sulla rete, quasi dei moonball dal rimbalzo estremamente alto. Ogni volta obbligando Caroline ad aggiustare la meccanica dei propri colpi, e impedendole così di entrare in ritmo.

Grazie a questa efficacia a tutto campo, che unisce la qualità difensiva alla spinta del servizio e del dritto, nei primi turni Bertens ha regolato in due set avversarie per nulla banali come Sakkari (6-4, 6-4), Sevastova (6-1, 6-4), e Wozniacki. Alla numero 2 del mondo Kiki ha lasciato appena quattro giochi (6-2, 6-2).
Non so se Bertens riuscirà a mantenere una tale condizione anche nei prossimi impegni, ma di una cosa sono sicuro: mentre alcune attaccanti sono state agevolate dall’indoor di Stoccarda o dall’altura di Madrid, per Kiki è proprio la superficie a fare la differenza. Che sia al livello del mare o all’aperto non cambia. Anzi. Per lei  il vantaggio in più è la possibilità di scivolare, e lo si è visto chiaramente a Charleston come a Madrid. Se a Parigi sarà ancora con questa forma e non si farà prendere dall’ansia, le più forti dovranno fare i conti con lei.

a pagina 3: Petra Kvitova

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