Roland Garros: Serena non muore mai, sulla strada di Sharapova

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Roland Garros: Serena non muore mai, sulla strada di Sharapova

PARIGI – Serena rimonta da campionessa contro Barty. Sharapova e la n.1 del mondo avanti spedite. Maria troverà Karolina Pliskova che soffre contro Safarova

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da Parigi, i nostri inviati

LA FORZA MENTALE DI SERENA – Pur non essendo in condizioni fisiche ottimali, Serena Williams ingaggia la lotta con Ashleigh Barty e, furibonda per aver perso il primo parziale, ruggisce ad ogni palla e mette in campo tutto il suo carisma. Funziona. La Barty piano piano si scioglie, perde in precisione ed esplosività e la 23 volte campionessa slam, dopo 1 ora e 46 minuti, attua la rimonta e fa suo l’incontro per 3-6 6-3 6-4.

All’inizio, la tutina da Catwoman non mette soggezione ad Ashleigh che, in soli 29 minuti, “beffeggia” una Serena Williams in netta difficoltà nei movimenti, infliggendole un severo 6-3. Ottima al servizio e nelle angolazioni, l’australiana scaraventa senza remore i suoi fendenti da una parte all’altra del campo, prendendo il tempo all’avversaria e inducendola all’errore. Il primo set sfuma ma Serena non si scompone. E allora, se non può impensierire la Barty con una performance atletica, decide di farsi sentire e aumentare in potenza, “Dovevo trovare una soluzione e ci sono riuscita!dirà poi dopo il match. L’americana urla ad ogni palla così come ruggisce ad punto che fa suo, imponendo all’avversaria il suo carisma e la sua “presenza”. E così, ecco che Ashleigh comincia a perdere in precisione e, tra una bordata e l’altra della Williams, perde campo e, strano a dirsi, sembra che Serenona sia anche più a suo agio nei movimenti. Stavolta è la Barty a subire un inappellabile 6-3.

Nel terzo set, la tennista Aussie risente della rimonta di Serena e cede il servizio sull’1-1 con qualche errore di troppo, permettendo così alla statunitense di salire in vantaggio 2-1. Ed ora è sempre più Serena show. Poco importa se fisicamente non sia nella condizione ottimale, l’ex n. 1 del mondo si scatena con i dritti e rovesci, spiazzando la povera Barty che non riesce a trovare soluzioni alternative e comincia così a cedere anche nella mobilità. Serena sale ancora 4-3. Fallisce un matchpoint ma il successivo è suo. È finita. Un’emozionatissima Williams accede al secondo turno del Freanch Open, tra gli applausi interminabili  del pubblico: “Grazie!! Sono molto contenta ed emozionata, per me è incredibile; grazie, grazie, grazie! Ce l’ho fatta! Domani gioco con mia sorella in doppio e ogni giorno qui è una grande giornata per me, è una sensazione così straordinaria!”. La prossima sfidante di Serena sarà la n. 11 del mondo, la tedesca Julia Goerges.

MASHA A FASI ALTERNE – Dopo le perplessità mostrate al primo turno, Maria Sharapova continua a vincere senza convincere contro Vekic, che si spegne nella parte conclusiva di entrami i parziali e lascia via libera alla sua più titola avversaria. L’inizio è equilibrato, perché la croata non ha alcun timore reverenziale e punge da fondo l’incerta Sharapova, la quale è sicuramente brava a ristabilire l’immediata parità, ma fatica a contenere il diritto di Donna. Le due giocano praticamente allo specchio e questo ha permesso a Masha di controllare le operazioni e di “prevedere” quasi le giocate, pur alternando vincenti ad errori gratuiti frutto della troppa precipitazione. Tutta la tensione emotiva accumulata contro Hongenkamp si è dissolta dopo qualche game, in cui l’ex n.1 del mondo ha dimostrato di poter spingere i suoi fondamentali con discreta continuità, quella che è poi mancata nei momenti nevralgici all’esordio. Vekic ha provato, con il servizio, a tenere lontana la russa, tuttavia manca ancora di mobilità e sulla terra battuta la fase difensiva ha un ruolo precipuo. Il primo parziale si infiamma nella parte centrale, perché Vekic fallisce due palle break con due errori in risposta banali e poi perde la battuta, ma sul 5-3 Sharapova è un po’ confusa tatticamente e non riesce a chiudere. Si gioca sul filo, la sensazione è che la siberiana possa prendere il largo nel punteggio una volta sistemato il servizio e la profondità dei fondamentali da fondo. E da vera campionessa non molla la presa e ottiene il primo set. Da questo punto in poi la partita resta gradevole con la russa sempre a fare corsa di testa ma mai del tutto convincente. Con un colpo di coda Vekic ritrova il controbreak sul 5-3, ma Masha al sesto tentativo chiude le ostilità con una risposta fulminante. Sono due i colpi su cui Sharapova ha costruito il suo successo: il diritto lungolinea, eseguito in spinta e dalla gittata profonda, e la risposta praticamente sempre nelle stringhe della croata. Un combinato disposto letale, che ha permesso alla cinque volte campionessa Slam di ritrovare fiducia e di vincere, ma occorre un ulteriore salto di qualità per poter essere una candidata credibile per il Roland Garros.

HALEP SUL VELLUTO – Dopo le incertezze e la tensione nel match di primo turno, quest’oggi è tutto facile per la n. 1 del mondo Simona Halep che, in 1 ora e 8 minuti, sbriga la pratica Taylor Townsend (n. 72 del mondo) per 6-3 6-1. Un primo set in scioltezza per “Simo” che infligge all’avversaria un perentorio 6-3. L’americana di Chicago, tuttavia, lotta su ogni punto e, dall’1-5 riduce il distacco fino al 3-5. Ma non c’è nulla da fare. La rumena è solida e sicura di sé e non ha problemi a chiudere il set. Nel secondo non c’è storia e la finalista dell’anno scorso può continuare la sua corsa. Ricordiamo che deve raggiungere la semifinale per conservare la prima posizione mondiale. Ora l’aspetta Andrea Petkovic, vittoriosa su Mattek-Sands per 6-0 7-6(5).

MUGU NON BRILLA, PLISKOVA FATICA – Di fronte all’ostacolo più alto mai affrontato in carriera, la wild card di casa Fiona Ferro esce battuta ma rimedia un’inattesa bella figura. Successo non brillantissimo quello di Garbine Muguruza contro la numero 257 del mondo. La sensazione è che la spagnola, fallosissima, avrebbe rischiato di brutto trovando dall’altra parte della rete gente in grado di infilarsi nelle crepe della sua instabilità. La ventunenne francese nata in Belgio, frequentatrice abituale degli ITF, non perde comunque mai contatto col match fino alle battute finali. Garbine avanza d’inerzia, nonostante i 23 errori, uscendo fuori alla distanza quando migliora il saldo dei vincenti (saranno 23 a 13) sulla base di una prima di servizio abbastanza solida (diventa punto sette volte su dieci). Il break decisivo è quello che le vale il 4-3 del secondo set, da cui prende il largo verso Sam Stosur che la attende al terzo turno per il remake della semifinale 2016. Come già accaduto a Madrid, l’australiana in poco più di un’ora e mezza rispedisce a casa Pavlyuchenkova (seconda testa di serie ko) con un primo set di risposte devastanti e la forza mentale per aggredire il tie break del secondo parziale. Dura 14 game l’illusione che Lucie Safarova possa prevalere sulla sua connazionale Pliskova per la terza volta in carriera. Karolina gioca un primo set horribilis, gambe cementate a terra e movimenti laterali che ricordano la famosa similitudine Sharapovesca. L’unica cosa che tiene Karolina ancorata al match è ovviamente il servizio; dal canto suo Safarova gioca un primo set godibile, nel quale non lascia scampo alle seconde palle di Pliskova e da sfoggio del suo tennis mancino e dalla spiccata intelligenza tattica. Pliskova, abbandonato l’atteggiamento svogliato del primo set (perfino racchette lanciate a terra con nonchalance), inizia a muoversi e ad aggredire bene la palla, annullando le resistenze mentali della connazionale come solo i numeri uno sanno fare.

RIMONTA GAVRILOVA – Nello stesso quadrante, in proiezione ottavi, Magdalena Rybarikova lascia sei game a Belinda Bencic in una sfida più equilibrata di quanto dica il punteggio (si è giocato per un’ora e tre quarti). Avanti con buon piglio Elise Mertens, sedicesima del seeding, che conferma la sua tradizione positiva contro Heather Watson già superata nei due precedenti. In un match in cui il servizio è puro optional, la belga riesce comunque a far meglio della sua dirimpettaia che su dieci turni di battuta ne difende appena due, sparando gratuiti da tutte le parti. Troverà Daria Gavrilova, capace di risalire dagli abissi sotto di un set e 5-2 con Bernarda Pera al servizio. Testata di questi tempi sulle maratone (vedi Muguruza a Roma), è però Dasha a tagliare a braccia alzate il traguardo, approfittando del suicidio della talentuosa ma ingenua croata d’America. I tre break subiti di fila quando aveva il match in pugno si ritorcono contro Pera, tradita anche nel set decisivo quando – avanti 2-0 – avrebbe potuto rimettere le cose a posto.

hanno collaborato Pietro Scognamiglio, Michele Blasina e Tommaso Voto

Risultati:

[24] D. Gavrilova b. B. Pera 5-7 7-5 6-3
[3] G. Muguruza b. [WC] F. Ferro 6-4 6-3
[16] E. Mertens b. H. Watson 6-3 6-4
[19] M. Rybarikova b. B. Bencic 6-2 6-4
S. Stosur b. [30] A. Pavlyuchenkova 6-2 7-6(1)
A. Petkovic b. B. Mattek-Sands 6-0 7-6(5)
[6] Ka. Pliskova b. L. Safarova 3-6 6-4 6-1
[28] M. Sharapova b. D. Vekic 7-5 6-4
[1] S. Halep b. [WC] T. Townsend 6-3 6-1
L. Tsurenko b. [15] C. Vandeweghe 3-6 6-4 6-0
[18] K. Bertens b. A. Sasnovich 6-4 6-2
[12] A. Kerber b. A. Bogdan 6-2 6-3
[11] J. Goerges b. A. Van Uytvanck 7-5 7-6(5)
[7] C. Garcia b. S. Peng 6-4 3-6 6-3
S. Williams b. [17] A. Barty 3-6 6-3 6-4
I.C. Begu b. [27] S. Zhang 6-3 6-4

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