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Al femminile

Dal Roland Garros verso Wimbledon

Da Stephens a Serena Williams, da Muguruza a Ostapenko, da Pliskova a Sharapova, le protagoniste in positivo e in negativo dello Slam francese

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Le trentenni: Venus Williams, Maria Sharapova, Serena Williams
Riportavo all’inizio dell’articolo l’età delle quattro semifinaliste, tutte comprese fra i 23 e i 26 anni. L’ultimo Roland Garros non è stato il torneo delle giocatrici della generazione precedente: per una ragione o per l’altra nessuna si è rivelata all’altezza delle più giovani.

Venus Williams
Emblematico della difficoltà delle più anziane è il rendimento di Venus Williams. Paragoniamo le sue ultime due stagioni (primi sei mesi). 2017: finalista agli Australian Open e quarto turno al Roland Garros. Quest’anno invece negli stessi tornei non ha vinto una partita: eliminata al primo turno a Melbourne (da Belinda Bencic) e a Parigi (da Wang Qiang). Ecco perché per Venus diventa ancora più importante Wimbledon, dove difende la finale: senza i 1300 punti dello scorso anno l’uscita dalla Top 10 sarebbe inevitabile. Del resto nella Race al momento è 33ma.

Maria Sharapova
Difficile valutare il torneo di Sharapova. Direi che siamo nella condizione del bicchiere con l’acqua a metà: mezzo pieno o mezzo vuoto? Sceglierei la versione pessimista, anche se ha buoni argomenti anche il punto di vista opposto.
A Parigi ha raggiunto i quarti di finale, ma anche grazie al forfait di Serena al quarto turno. I numeri dicono: tre partite vinte e una persa. E tennis altalenante, a cominciare dal servizio: prestazione faticosa contro la qualificata Hogenkamp (6-1, 4-6, 6-3), partita così-così contro Vekic (7-5, 6-4), poi molto bene contro Pliskova. Che però sembrava l’ombra di se stessa (vedi prima). Dopo il forfait di Serena, Maria ha raccolto solo tre giochi contro Muguruza, in una partita mai in discussione (6-2, 6-1). Alla fine però lo Slam le ha portato 430 punti, che non sono pochi, utili per salire in classifica.

Sappiamo che Sharapova ha avuto diversi problemi fisici nel 2017, ma al momento non so quanto si possa considerare positivo il suo rientro dopo la squalifica della WADA. Sono passati quattordici mesi e la Top 10 non è proprio vicinissima, visto l’attuale 23mo posto. Un po’ meglio la Race, dove è 18ma. Ma stiamo parlando di Maria Sharapova, che in carriera ha vinto cinque Slam (due Roland Garros). Per fare bene a Wimbledon avrà bisogno di una maggiore costanza nel rendimento del servizio.

Serena Williams
Dopo le partecipazioni forse premature di Indian Wells e Miami, Serena è tornata a giocare uno Slam a distanza di sedici mesi dall’Australian Open 2017, torneo che aveva vinto senza perdere un set. La sua presenza a Parigi ha fatto discutere: inizialmente per la valutazione delle sue condizioni di forma nei primi tre match, poi per la decisione di dare forfait al quarto turno, subito prima del confronto con Maria Sharapova.

Cominciamo dal forfait. Dopo avere approfondito la questione, considero poco fondate certe interpretazioni “maliziose”. Serena ha dichiarato di aver deciso di rinunciare al singolare dopo che, durante il doppio disputato il giorno precedente, aveva avuto problemi ai muscoli pettorali. C’è la possibilità di vedere alcune immagini della partita di doppio. È evidente la anomalia del movimento al servizio comparsa nel terzo set, con Williams che “appoggia” la palla, senza spingere:

QUI dal minuto 2’30”

Stando così le cose, non concordo con chi ha parlato di un ritiro ad personam, causato dalla presenza di Maria Sharapova come avversaria. Servendo in quel modo, a mio avviso in singolare sarebbe stata praticamente senza speranze contro qualsiasi giocatrice rimasta in gara. Ricordo che in doppio, in quelle condizioni, aveva finito per perdere per 6-0 nel terzo set (6-4, 6-7, 6-0). A questo si aggiungeva la prima sommaria valutazione medica, che parlava di un possibile peggioramento del muscolo giocandoci sopra, e che avrebbe potuto mettere a rischio la partecipazione a Wimbledon. Nelle situazione in cui era, non aveva più ragionevoli possibilità di arrivare in fondo: fermarsi per non compromettere lo Slam successivo era semplicemente la decisione più sensata.

Infine la valutazione sui primi tre match. Ho letto giudizi molto severi sulle sue condizioni, ma se consideriamo le avversarie battute (Kristyna Pliskova n°70 del ranking, Ashleigh Barty n°17, e Julia Goerges n°11), e come lo ha fatto, penso che il suo torneo sia stato positivo. A me ha lasciato buone impressioni soprattutto contro Ashleigh Barty, per come ha saputo alzare il livello quando si è trovata sotto di un set e un break. Nel secondo set ha prima reagito di “tigna”, ma poi nel terzo set mi ha sorpreso per la qualità di gioco: non agilissima ma precisa negli spostamenti, efficace in risposta ed incisiva al servizio (3-6, 6-3, 6-4). Non so se sarà in grado di farlo con continuità, ma se riuscirà a mantenere il livello del terzo set contro Barty per me avrà concrete possibilità di arrivare in fondo a Wimbledon, dove la superficie la avvantaggia.

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