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Al femminile

Dal Roland Garros verso Wimbledon

Da Stephens a Serena Williams, da Muguruza a Ostapenko, da Pliskova a Sharapova, le protagoniste in positivo e in negativo dello Slam francese

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Le delusioni: Ostapenko, Pliskova, Svitolina
In un torneo dello Slam ci sono al via 128 giocatrici, e una sola vince; le altre 127 escono tutte sconfitte. Ma naturalmente c’è modo e modo di uscire. Le tre giocatrici che ho scelto come maggiori delusioni del Roland Garros non solo hanno perso, ma secondo me lo hanno fatto particolarmente “male” in rapporto alle loro capacità. Quando questo accade, quasi sempre dipende da una difficoltà mentale: si rimane con la sensazione di una partita persa, prima ancora che per la forza dell’avversaria, soprattutto a causa di difficoltà personali, soggettive.

Jelena Ostapenko
Come sempre la campionessa uscente di ogni torneo si presenta nell’edizione dell’anno successivo con tutti gli occhi puntati. Figuriamoci poi se si tratta di una vincitrice a sorpresa, chiamata alla verifica.
Jelena Ostapenko non è riuscita a confermarsi: eliminata all’esordio dalla numero 67 del ranking Katerina Kozlova, in due set (7-5, 6-3). Kozlova avrebbe poi perso al turno seguente da Siniakova. In questo caso non credo avrebbe molto senso analizzare nel dettaglio la sconfitta di Ostapenko: semplicemente Jelena non è riuscita a esprimersi, bloccata dal timore di sbagliare, di fallire. Proprio questo eccesso di preoccupazione le ha impedito di colpire come suo solito; e con il braccio che perdeva di fluidità e di controllo, il rendimento di insieme è risultato molto lontano dai suoi standard. Ultimo strascico della delusione francese: la fine della collaborazione con David Taylor, lo storico coach di Samantha Stosur, che aveva cominciato a lavorare con lei dal dicembre 2017.

Sarebbe però sbagliato, sulla scorta di questo “fallimento”, considerarla una meteora. Ce lo dicono sia la qualità del tennis mostrato negli ultimi dodici mesi, sia i numeri: senza i punti della vittoria al Roland Garros 2017 oggi è comunque a ridosso della Top 10 (posizione 12), a dimostrazione che dopo il successo a Parigi ha offerto un rendimento molto positivo per una giocatrice di appena venti anni.

Karolina Pliskova
Chissà cosa ha pensato Karolina Pliskova di fronte alla composizione della finale di Parigi: sia Halep che Stephens, infatti, erano state battute da lei a Madrid in modo netto (6-2, 6-3 a Sloane, 6-4, 6-3 a Simona). Ricordo anche che Pliskova era reduce dalla semifinale del Roland Garros 2017. Già questi dati sarebbero sufficienti per parlare di delusione.

Ma la cosa più preoccupante è il modo con cui è uscita al terzo turno contro Maria Sharapova (6-2, 6-1). Karolina ha dato l’impressione di avere perso il confronto prima ancora di scendere in campo, affrontando il match svuotata, bloccata dall’importanza del torneo e dell’avversaria. Davvero una giornata terribile. Per questo penso che il cambio di superficie per lei arrivi al momento giusto, per provare a lasciarsi alle spalle una esperienza così negativa.

Elina Svitolina
Svitolina era arrivata a Parigi con lo slancio del secondo successo consecutivo a Roma, eppure si è dimostrata nuovamente incapace di arrivare in fondo a uno Slam. È accaduto così tante volte che ormai rischia di diventare un complesso, se non lo è già diventato: in carriera mai oltre i quarti di finale.

In questa occasione a fermarla è stata al terzo turno Mihaela Buzarnescu, testa di serie numero 31. Per carità, ottima giocatrice, in crescita nell’ultimo periodo; però lascia perplessi se diventa un ostacolo insormontabile per Svitolina, che si era presentata come testa di serie numero 4 del torneo e come seconda favorita per i bookmaker. Nota ulteriormente negativa, l’andamento del match, terminato addirittura in due set (6-3, 7-5), in cui la sensazione è stata che il primo problema di Elina fosse proprio quello mentale.

Secondo me Svitolina, che è estremamente professionale e molto concentrata sul tennis, tiene così tanto a fare bene negli Slam da farsi sopraffare dal suo stesso impegno. È sempre un peccato vedere atlete che non riescono a dare il meglio di sé, schiacciate dalle aspettative e dall’eccesso di responsabilità. Come per Pliskova, anche per Elina occorre voltare pagina e provare a riscattarsi a Wimbledon, dove se non altro non avrà la stessa pressione di Parigi.

a pagina 4: Le trentenni: Venus, Sharapova, Serena

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