Wimbledon: passa solo la Williams più forte. Bertens fatale a Venus

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Wimbledon: passa solo la Williams più forte. Bertens fatale a Venus

Continua lo stillicidio di tds: cadono anche Venus e Keys, 9 e 10. Gli USA si rifanno con Serena, che predica prudenza: “Oggi non mi sento una top player”. Si salva Pliskova

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da Londra, la nostra inviata

BERTENS SUGLI SCUDI – Nel Wimbledon delle sorprese, arriva anche l’eliminazione della penta-campionessa, nonché finalista del 2017, Venus Williams che viene sconfitta in tre set dalla n.20 del seeding Bertens. Una prestazione solida e tatticamente perfetta quella messa in campo dalla tennista europea, che ha saputo contenere le accelerazioni dell’america, apparsa lenta negli spostamenti laterali e confusa sulle possibili contromosse. Lo score poteva anche essere più severo, ma Bertens non ha saputo affondare il colpo ed ha subito la rimonta, seppur parziale, dell’ex n.1 del mondo. Kiki, che già a Miami in primavera era riuscita ad arrivare a match point, ben tre, contro Venere, ora ha completato l’opera con pieno merito.

Già dal primo game è apparso evidente il diverso stato di forma delle due giocatrici, perché ad una Bertens propositiva ed ordinata, faceva da controaltare una statunitense “pesante” e poco reattiva. Il primo set scorre veloce, l’olandese chiude sul 6-2 al quarto tentativo utile, ma soprattutto dà l’impressione di essere pienamente padrona del campo. Pur trovandosi meglio sulla terra battuta, dove ha conquistato il miglior risultato a livello Slam (semifinale al Roland Garros nel 2016) e cinque titoli nel circuito, il tennis di Bertens si sposa bene con le qualità intrinseche dell’erba. Venus è in chiara difficoltà, da fondo fa pochi punti e la battuta manca di penetrazione e di precisione, infatti la sua avversaria si riporta di nuovo avanti nel punteggio.

Sul 4-3 e servizio, Bertens sente la tensione del grande risultato (sarebbe il suo primo ottavo di finale in carriera a Wimbledon) e subisce il controbreak, ma Venus pasticcia e rimanda Kiki a servire sul 5–4. Ora è un momento di confusione, la rappresentante dei Paesi Bassi ha meno intensità ed è poco “ordinata” con i suoi fondamentali, mentre Venus riesce a spingere con il rovescio ed a trovare angoli più pronunciati. C’è un secondo controbreak, quindi il set si riapre e trova il suo epilogo nel tiebreak finale, in cui la 38enne di Lynwood aumenta i “giri” dei suoi colpi e porta l’incontro all’atto conclusivo. ll terzo parziale inizia con Venus al comando, ma dal 2-0 la campionessa americana subisce il ritorno veemente della sua avversaria che, dopo un comprensibile appannamento psicologico, è ritornata aggressiva. Si gioca punto a punto, ma il match è di ottima qualità anche perché si alternano vincenti ed errori provocati. L’equilibrio sembra spezzarsi a favore dell’olandese, che si procura due palle break, ma la n.9 del seeding le annulla con sicurezza.

Venere è più accorta, cerca la profondità ma non le righe, in modo da controllare lo scambio con tranquillità e senza eccessive ansie. Ora è l’aspetto psicologico, nonché l’esperienza, ad incidere in quanto il margine di errore si fa sempre più sottile ed ogni punto ha un peso specifico importante. Dal punto di vista atletico Venus fa più fatica, ma si aggrappa alla sua voglia di dimostrare di poter essere ancora competitiva pur con l’età che avanza e con la Sindrome di Sjogren che l’ha colpita anni fa. Un game innocuo, vede, invece, Venus incartarsi dal 40–15 fino ai match point contro, mentre i primi due vengono annullati con altrettanti vincenti, è un errore di rovescio a consegnare la vittoria alla Bertens. Per Venus un finale amaro, mentre per l’olandese la possibilità di avanzare in uno Slam da sempre avaro di soddisfazioni.

SERENA NON FALLISCE – Una Serena non perfetta ma impietosa nel momento topico elimina Kiki Mladenovic con il punteggio di 7-5 7-6(2). La francese si sfalda sul più bello, mentre l’americana si fa sentire nei momenti caldi. Al prossimo turno troverà la qualificata Rodina, giustiziera di Madison Keys, ennesima testa di serie a capitolare in questi Championships. Parte con il turbo Kiki Mladenovic che riesce a strappare il servizio a Serena sul 2-2 e portarsi poi in vantaggio 5-3. Ma da questo momento – forse anche a causa di un appoggio sbagliato che gli procura un fastidio al ginocchio destro – la Mladenovic non ce la fa ad ottimizzare il vantaggio e si fa riprendere dalla Williams che la aggredisce rabbiosa. L’americana non solo la raggiunge, ma sale 6-5 con tre setpoint a disposizione. La francese è brava ad annullarli tutto ma, al quarto, nulla può e Serena chiude il primo parziale 7-5. È vero che fa un gran caldo ma la francese sembra essersi sciolta del tutto.

Kiki subisce un altro break ad inizio di secondo set e la statunitense può allontanarsi sul 2-0. Ma ora è l’ex n. 1 del mondo a distrarsi commettendo errori banali e concedendo così tre palle per il 2-1. Un malaugurato doppio fallo aiuta la transalpina ad accorciare le distanze. Riesce a starle attaccata al 3-3 ma Serena fa ancora la differenza salendo 4-3. Kiki tenta di farla muovere disegnando molto bene il campo con geometrie precise, per poi chiudere di dritto. Serena si muove un po’ meglio di quanto non facesse a Parigi ma la forma atletica non è certo ottimale. La tattica di Kristina funziona perché pareggia ancora sul 4-4. Non è finita per la Mladenovic, neanche quando Serena ha un matchpoint sul 6-5. La francese glielo annulla e si assicura il tie-break sul 6-6. Adesso però Serena non “scherza” più. Nella fase decisiva, lascia soltanto due punti alla Mladenovic e chiude con autorità.  La minore delle sisters ovviamente è raggiante, ma non perde la lucidità che la contraddistingue: “Sono davvero felicissima di questo risultato. Ho lavorato tanto per questo. Tuttavia, dal punto di vista tecnico, oggi non mi sento una top player“.

Serena Williams – Wimbledon 2018 (foto Roberto Dell’Olivo)

EMERGONO VEKIC, MAKAROVA E GOERGES – Parte bassa in via di definizione, tra lotte furibonde, rimpianti diffusi e una fifa blu che tutto permea. Opportunamente descritte le opposte, più o meno rocambolesche vicende con protagoniste le sorelle Williams, e rammaricatici il giusto per i continui suicidi tattici di Madison Keys, finiamo per accorgerci, con stupore congruo alla portata dell’evento, che a sud del tabellone la più pericolosa testa di serie ancora viva è proprio lei, Serenona. Come già scritto nei giorni scorsi, allo stato dei fatti può accadere qualsiasi cosa.

A buona ragione, del menù odierno ad apparire interessante era certo la sfida mancina tra Makarova e Safarova, anche considerato il prestigioso precedente giocatosi su questi prati nei quarti edizione 2014. Quella volta vinse la ceca, ma il tempo è talvolta galantuomo: alla seconda settimana andrà la moscovita, la quale, in quest’annata di scarsa grazia, non aveva mai vinto più di due partite nello stesso torneo. Riempito il serbatoio di fiducia grazie all’inopinato successo su Caroline Wozniacki, Makarova non si è fatta abbattere da un primo set perso ai bussolotti e deciso dall’unica palla break del parziale, materializzatasi nel nono gioco e convertita da Lucie. La tenuta atletica di Safarova, minata da un paio d’anni costellati da seri guai fisici, ha tuttavia contribuito a mantenere la russa in partita: sempre meno certa al servizio e impossibilitata ad aggrapparsi alla chela mancina, visto il mancinismo dell’avversaria, nella seconda frazione la tennista nata a Brno ha finito per cedere la battuta in coincidenza con il terzo set point, crollando poi completamente nella terza. La prossima avversaria di Camila Giorgi, in un match apertissimo, sarà dunque Ekaterina.

Tra le poche favorite a salvarsi, Julia Goerges ha una chance enorme di strappare un gran risultato. La condizione non sembra quella di fine 2017, e infatti la fatica per eliminare Barbora Strycova sul 10-8 del terzo set è stata ciclopica. Vinto il primo set al tie break e messa la strada in discesa, Julia si è impappinata al cospetto degli insidiosi cambi di ritmo cechi, finendo travolta nel secondo più di quanto il punteggio non riveli. Nel terzo set, più o meno governato dai servizi, è stata la giocatrice di Bad Oldesloe a strappare per due volte, prima segnando il 7-6, poi l’8-7, ma due turni in battuta governati dal cosiddetto braccino hanno consentito a Strycova di rientrare. Per sua fortuna e merito, il braccio ha tremato un po’ meno dopo il terzo break consecutivo, quello del 9-8: servizio nel diciottesimo game tenuto rimontando da 0-30 e ottavi conquistati a Wimbledon per la prima volta in carriera. Affronterà Donna Vekic, la quale ha dovuto pagare con il tie break del primo set (comunque vinto) l’eccessiva prodigalità mostrata contro Yanina Wickmayer, per poi dominare a piacimento nel secondo. Occhio anche a lei: sul verde può rappresentare un pericolo.

CADE ANCHE KEYS – Parlare di sorprese nel torneo femminile di Wimbledon 2018 ormai non è più una notizia, ma la sconfitta di Madison Keys, undicesima nel ranking mondiale e quarta giocatrice in termini di classifica rimasta in corsa (dietro Halep, Pliskova e Venus Williams), era impensabile ad inizio giornata. La sua avversaria, la ventinovenne russa Rodina (n. 120 WTA), aveva un bilancio di 15 sconfitte e 0 vittorie contro giocatrici tra le prime 20, ma ha giocato una partita onesta e coraggiosa anche se Keys ha regalato molto ed è apparsa veramente poco concentrata.

La partita sembra una corsa sulle montagne russe. Rodina, alla sesta sfida dopo avere vinto i tre turni di qualificazione, parte lenta come nei due precedenti match nel tabellone principale; Keys sale subito 5-2, con un parziale di punti che non lascia dubbi (22-12), 7 ace e un dominio con i fondamentali dalla linea di fondo. Ma il tennis ha due facce. Keys si spegne all’improvviso, perdendo 9 giochi consecutivi. Il finale del primo set è imbarazzante per l’americana che conquista appena 8 punti contro i 22 della russa. Keys si risveglia sotto 4-0 nel secondo set ed è lei a questo punto a vincere 5 giochi consecutivi e, alla fine a conquistare un sudatissimo secondo set. La giostra continua per tutto il terzo set, con break continui fino alla vittoria finale della russa che conquista il migliore risultato in uno Slam nella sua carriera. Keys incamera una sconfitta pesante dopo avere ben figurato negli ultimi tre Slam (finale agli US Open 2017, quarti in Australia e semifinale al Roland Garros nel 2018) e dovrà lavorare duramente sulla costanza di gioco se vuole puntare a vincere tornei più importanti dei tre vinti finora (Eastbourne 2014, Birmingham 2016 e Stanford 2017).

CHE FATICA PLISKOVA! – Sull’orlo della sconfitta contro la volitiva Buzarnescu, la n.7 Pliskova ribalta un match che sembrava compromesso e irrompe agli ottavi di finale di Wimbledon, dove affronterà da favorita l’olandese Bertens.  Un incontro dai due volti, in cui la ceca, una volta ristabilita la parità nel secondo set ha saputo approfittare del calo emotivo della sua avversaria. Per potere avere una chance di vittoria, tuttavia, Pliskova deve migliorare negli spostamenti ed essere più aggressiva, solo il servizio non basta. Mihaela ha molto da recriminare, perché ha rimesso in partita Karolina, che per lunghi tratti sembrava già pensare al viaggio di ritorno a casa. Resta straordinario il 2018 della rumena Buzarnescu, che dopo le due finali perse in stagione (Hobart e Praga) ottiene un buon risultato a Wimbledon, mancando la terza vittoria stagionale contro una top ten, dopo quelle su Ostapenko e Svitolina. Lo schema usato dalla Buzarnescu è stato di facile applicazione, ovvero ridurre i gratuiti e sfruttare le difficoltà della sua avversaria, che quando è chiamata a colpire in movimento fa molta fatica. Sotto di un set e di un break, Pliskova si scuote e, complice un po’ di emotività della sua avversaria, si riporta in partita nel parziale. Un 4–4 bugiardo, anche perché la ceca si è aggrappata  con la forza della disperazione al proprio colpo migliore, ovvero il servizio. Mihaela è consapevole di trovarsi ad un passo importante per la sua “nuova” carriera, ma si rende conto che l’ex n.1 del mondo ha i mezzi tecnici per ribaltare la situazione. Ritrovata la concentrazione (per una manciata di minuti si sente la rumena parlare da sola quasi a rimproverarsi per gli errori, banali commessi) Buzarnescu continua a non affondare il colpo. Pliskova riesce ad andare al terzo set, ma la rumena deve riflettere molto e calmarsi perché altrimenti sarà difficile uscire dal campo vincendo. Come era prevedibile, Pliskova sale in cattedra e approfitta dell’ansia da prestazione che immobilizza il tennis della sua avversaria, che evapora quindici dopo quindici.

hanno collaborato Tommaso Voto, Emmanuel Marian e Stefano Ancilli

Risultati:

C. Giorgi b. K. Siniakova 3-6 7-6(6) 6-2
[Q] E. Rodina b. [10] M. Keys 7-5 5-7 6-4
E. Makarova b. L. Safarova 4-6 6-4 6-1
D. Vekic b. Y. Wickmayer 7-6(2) 6-1
[13] J. Goerges b. [23] B. Strycova 7-6(3) 3-6 10-8
[20] K. Bertens b. [9] V. Williams 6-2 6-7(5) 8-6
[7] Ka. Pliskova b. [29] M. Buzarnescu 3-6 7-6(3) 6-1
[25] S. Williams b. K. Mladenovic 7-5 7-6(2)

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