Camila Giorgi ha servito bene ma risposto male

Editoriali del Direttore

Camila Giorgi ha servito bene ma risposto male

LONDRA – Un bel torneo, grandi progressi. Davvero è pronta ad attuare un piano B o ha bluffato? Serena in progresso e favorita. Questo Djokovic può battere Nishikori e Nadal, forse non Federer

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da Londra, il Direttore

Ci sono poche cose insopportabili negli articoli scritti da un giornalista che le autocitazioni, quelle frasi del tipo “lo avevo detto io”. Ma dopo aver letto 200 dei vostri commenti al match della Giorgi, gran parte dei quali condivisibili e così globalmente capaci di sviscerare un po’ tutto quel che c’era da sviscerare, mi resta così poco da aggiungere che voglio soltanto partire – e non per autocitarmi, vi prego di volermi credere – da quanto avevo scritto ieri nell’editoriale di presentazione del match. Ho fatto un copia e incolla che qui ripropongo.

“Camila deve stare attenta a non esagerare. Perché lei è abituata a tirare tutto, una risposta dopo l’altra, comunque serva la sua avversaria. Ma nessuna serve come Serena in giornata. E quindi il rischio è che si faccia prendere dalla frenesia di fare subito i punti anche contro servizi impossibili”.

Ora dopo la bella partita conclusa  posso constatare e dire che… non è stata attenta. Posso dire che Camila ha servito piuttosto  bene se ha perso solo due volte la battuta (una per set e le è stato fatale) anche se la percentuale di prime non è stata straordinaria. Ha fatto tutto sommato pochi doppi falli nonostante tante seconde palle assai rischiose più rapide dei 160 km orari, ma anche che ha risposto decisamente male. Che Serena serva bene non può essere una sorpresa. Che si debba studiare l’avversaria e cercare di prendere le opportune contromisure anche dovrebbe essere un must. Se Camila le abbia prese con il suo team – è riapparso papà Sergio che non era a Londra al contrario di quanto era stato detto – o abbia pensato di prenderle, non lo sapremo mai, visto che il suo mantra è “Io faccio il mio gioco, il tennis femminile non lo seguo, come giocano le altre tenniste non mi interessa”. Io non cambierò mai idea sul fatto che il tennis è uno sport che deve invece tenere conto anche delle caratteristiche dell’avversario/a. Non se ne può prescindere. Se so che a un avversario dà più fastidio una palla bassa piuttosto che una più alta, tirargli sul lato del dritto anziché su quello del rovescio, e per me è indifferente in una data circostanza, giocare quella bassa anziché quella alta, tirare sul dritto anziché sul rovescio, se non lo faccio… sbaglio!

È talmente scontato capire questo, che se mi sento dire che “a me come gioca l’avversario non mi interessa” penso che non mi si dica la verità. E preferisco pensare  che sia così. A fine match, un match sostanzialmente giocato bene da Camila e anche da Serena che si è mossa meglio di quanto mi aspettassi anche se negli scambi prolungati oltre i quattro palleggi l’equilibrio è stato notevolissimo con 16 punti di vinti da Camila e 15 da Serena, la stessa Camila ha ammesso che forse sarebbe stato meglio stare un metro più indietro per cercare di rispondere con più agio alle cannonballs di Serena (che in un’occasione ha servito anche sopra ai 200 km orari: “Il mio braccio è… amazing, stupefacente!” avrebbe commentato con ammirato orgoglio). Se alla fine del primo set ho sinceramente sperato che Camila potesse davvero farcela, mi sono presto reso conto poi che purtroppo con quella strategia che le imponeva di stare dentro la riga di fondo per rispondere immancabilmente a tutta randa a qualunque tipo di servizio le arrivasse, non c’erano chances di impensierire Serena. Camila mi è piaciuta per la personalità, per l’assenza di timore reverenziale nei confronti di una leggenda vivente come Serena, ma non mi è piaciuta per come le ha stretto la mano a fine match senza neppure guardarla, proprio mentre Serena – che era stata molto carina nei suoi confronti prima del match e lo sarebbe stata, nonostante quelle evidente scortesia, anche dopo – accennava a volerle dire qualcosa, probabilmente a complimentarsi e a incoraggiarla per la futura carriera.

Non ho mai sopportato l’atteggiamento di Sara Errani che si comporta allo stesso modo quando finisce un match perso, ho sempre trovato invece grazioso quello di Flavia Pennetta che in tutte le occasioni mostrava la buona educazione certamente derivata dai genitori, persone civilissime. Sarò all’antica, ma la maleducazione non la digerisco, non riesco a mandarla giù. Mi ha sorpreso l’altro giorno anche un ragazzo che fuori dal campo è sempre gentile e educatissimo, Simone Bolelli, e che invece sul campo nel match contro Fognini bestemmiava come un turco ad ogni piè sospinto (e chiedo scusa ai turchi perché non ho mai capito come mai sia entrato nel gergo popolare questa espressione). Mi è stato riferito da più di uno spettatore delle prime file e mi pare giusto farglielo presente, perché la bestemmia è proprio gratuita, dà fastidio, e su un campo da tennis che dovrebbe essere uno sport di una certa eleganza e stile, è un comportamento proprio stridente. Inaccettabile.

Camila dice che non segue il tennis in tv, evidentemente non ha mai visto con attenzione Wimbledon e la conclusione degli incontri per accorgersi che dal Centre Court si esce insieme all’avversaria, la si aspetta, per una forma di rispetto, dell’avversaria e del pubblico. Oggi non si chiede più alle giocatrici di fare l’inchino al Royal Box – e lì si esagerava – però anche le giovani di oggi dovrebbero capire che il rispetto di una certa etichetta fa parte del nostro sport, è bello che sopravviva. Anche rispondere in modo cortese alle domande che ti vengono rivolte in conferenza stampa fa parte di quell’educazione, di quello stile, cui non si dovrebbe mai rinunciare. Finito questo predicozzo che a molti risulterà insopportabile quanto l’autocitazione iniziale, torno a parlare della partita. Buona partita, certamente.

Ma permettere a Serena di vincere tutti quei game di servizio senza procurarle il benchè minimo stress è stato concederle un vantaggio, anche psicologico, troppo grande. Camila, sorridendo ma forse irridendo noi tutti in sala conferenze, ha detto di essere più esperta, più matura e pronta anche a mettere in atto “il piano b!”. Mi sa che scherzasse, ma speriamo sia vero. Contro Serena un piano B, cioè assumere una posizione più arretrata in fase di risposta, sarebbe stato utile. Magari nel terzo set visto l’andamento del secondo. Con l’esperienza… forse riuscirà a farlo la prossima volta. Serena ha avuto 14 turni di servizio: sette li ha vinti a zero! Per carità, sappiamo tutti che Serena ha il miglior servizio fra tutte le donne del circuito (e anche di parecchi maschi). È forte, potente, vario, imprevedibile. Però ha messo anche un bel po’ di seconde. Non esiste che tu non risponda mai. Sette servizi jeu blanc, come dicono i francese, o love-serves come dicono gli inglesi, ma negli altri? Tolto l’unico break patito nel sesto game del primo set, quando Camila ha fatto quattro punti (con il contributo di due errori gratuiti e di una steccaccia di Serena)ed  è salita sul 4-2,  Serena nel primo set aveva tenuto 3 servizi a zero. Quindi aveva perso 4 punti. Nel secondo set ne ha ceduti 7, perché tre volte Camila è arrivata a 30, una a 15 e l’altra a zero, nel terzo set ne ha concessi 3 nei primi due turni, il primo a 15 e il secondo a 30, e poi ha tenuto tre servizi di fila a zero.

Insomma, se togliamo quel break, restano 13 turni di servizio: in quelli sette sono stati persi a 0, due a 15, quattro a 30. Neppure uno a 40, ergo nemmeno più l’ombra di un breakpoint. Per questo motivo dal primo set in poi, o meglio da quel momento in cui sull’1 pari del secondo set e 15-30 (dopo lo 0-30 iniziale) Camila ha commesso un banale errore gratuito di rovescio – peraltro il primo, eh, quindi ci stava, mica poteva non sbagliare mai!  – non si è mai più avuto la sensazione che Serena potesse perdere il match. A Camila, di contro, va dato atto che è stata brava a interpretare i suoi game di servizio. Così come è stata complice lei sui servizi di Serena contribuendo a farglieli vincere senza sforzo, anche Serena ha sbagliato non poche risposte, ha commesso anche diversi errori gratuiti: e infatti Camila i suoi servizi del secondo e del terzo set, salvo quelli dei due break patiti (sul 2-1 del secondo set a 30, sull’1 a 1 del terzo a zero), li ha tenuti senza che Serena arrivasse a 40. In questo senso, come ha opportunamente osservato l’Hall of Famer Steve Flink nel video in inglese, questo match è stato più simile nell’andamento a certi singolari maschili che a gran parte di quelli femminili. Tre soli break, uno per set, hanno deciso il match.  E le poche pallebreak tutte nei primi sette game del primo set.

Per la prima volta da che sento parlare Camila post match l’ho sentita dire “Ho giocato bene” anche se aveva perso. Serena è… riuscita, con la sua credibilità e forza, a fare anche questo piccolo miracolo. Ed è stata straordinariamente carina quando, nel rispondere ad una mia osservazione sui soli 14 punti persi e se ciò fossero legati più alla grande efficacia dei suoi servizi o ad una certa impazienza di Camila nell’affrontarli, che lei ha detto, testualmente: “Onestamente tutte e due le cose. Sapevo che dovevo servire proprio bene perché lei era molto aggressiva nelle risposte. Ma anch’io rispondo più o meno allo stesso modo. Non sono davvero paziente. Anch’io rischio su quasi tutte le mie risposte. Non è necessariamente una cosa sbagliata” in pratica assolvendola. Dopo averla vista in questo stato di forma Serena, che intanto è salita grazie a questa vittoria da n.181 a n.51 (“Beh…siamo sulla strada giusta, il n.1 c’è al suo interno…il 5 non c’entra invece”), secondo me è la favorita n.1 del torneo. Si è mossa anche meglio di quanto la credessi capace anche se lei si schermisce: “È solo il mio quarto torneo, certo meglio che al Roland Garros sto andando…pressione di dover assolutamente vincere non ce l’ho, se perdo…si va avanti, la maternità ti aiuta a relativizzare”.

Contro la Goerges a mio avviso non può perdere. E nemmeno contro la Ostapenko. La sola che la può battere secondo me è la Kerber che una volta, fino a che vinse l’open d’Australia, giocava meglio in altri tornei che negli Slam. Poi diventò n.1 del mondo. Quest’anno non ha giocato granché bene nei vari tornei, ma negli Slam ha infilato una semifinale dopo l’altra. Quanto a Camila, beh, ora si parrà sua nobilitate. Ha fatto un gran bel torneo, ha giocato benissimo con la Makarova, ha battuto un’avversaria tostissima nella Siniakova che ha talento da vendere. Dovremo vedere, ora che dovrebbe salire a n.34, a due passi da un posto fra le teste di serie all’US Open e a 4 dal suo best ranking, se Camila riuscirà a dimostrare quella continuità che finora è stato il suo tallone d’Achille. Se fosse maturata come parrebbe, non dovrebbe più perdere – di regola – da tenniste piazzate oltre il cinquantesimo posto. Vedremo. Per le sue prossime conferenze stampa mi auguro, infine, che papà Giorgi non compaia. Quelle di Camila quando non c’è Sergio sono troppo più disinvolte, simpatiche, sincere.

Due parole infine su Novak Djokovic: mi sembra tornato quello che, come lui stesso ha ricordato, è stato per una decina di anni tra i primi tre giocatori del mondo. È parso finalmente anche ottimista, più sereno. Forse non sarà quello che del 2011 o del 2015, quando vinceva uno Slam dopo l’altro fino ad arrivare a quota 12, però onestamente penso che dominerà Nishikori e potrà giocare alla pari con Nadal che dovrebbe riuscire a battere un del Potro abbastanza provato dalla maratona di 4 ore e 25 m combattuta nell’arco di due giorni con Gilles Simon. Nole ha perso sei game con Sandgren, altri sei game con Zeballos, nove game con Edmund dopo aver perso il primo set (l’unico fin qui nel torneo), otto game con Khachanov che pure – così come Edmund – ha un signor servizio. Se arrivassimo alla prevista semifinale Djokovic-Nadal siete proprio sicuri che Nadal sia il favorito? Io non tanto. Io penso che questo Djokovic possa già battere, oltre a Nishi, anche Nadal. Ma non ancora Federer.

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