Il gigante buono vince per la moglie e per l'America (Lopes Pegna). La strana idea: Thiem può farcela con Nadal (Bertolucci). Nishikori è cresciuto: ora può fare centro (Azzolini). Nadal vs Thiem, agli US Open la rivalità si fa "dura" (Mancuso). Nadal ora è pronto a scalare le marce (Zanni)

Rassegna stampa

Il gigante buono vince per la moglie e per l’America (Lopes Pegna). La strana idea: Thiem può farcela con Nadal (Bertolucci). Nishikori è cresciuto: ora può fare centro (Azzolini). Nadal vs Thiem, agli US Open la rivalità si fa “dura” (Mancuso). Nadal ora è pronto a scalare le marce (Zanni)

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Il gigante buono vince per la moglie e per l’America (Massimo Lopes Pegna, Gazzetta dello sport)

«Maddy ti amo», dice John Isner per salutare la prima volta nei quarti degli Us Open dal 2011, la terza così lontano in uno Slam su 42 tentativi. È una dedica che lo emoziona perché Maddy (Madison, la moglie) è rimasta a Dallas, pronta a far nascere la loro primogenita. John tentenna: «Dovrebbe succedere il 22 settembre, ma ho chiesto in giro a tante mamme che hanno partorito il primo bambino: mi dicono che potrebbe accadere qualche settimana prima o dopo. Non ho il controllo, ma ora è la cosa più importante della mia vita, molto più di questo torneo». Insomma, il gigante di due metri e otto centimetri, numero 11 del mondo fa intendere che se dovesse arrivare la telefonata pianterà tutto e andrà a casa. Domenica ha eliminato Milos Raonic in cinque set, ma incredibilmente senza mai un tiebreak. Non una di quelle maratone per cui è celebre. A Wimbledon gli hanno dedicato una targa sul campo dove con il francese Mahut nel 2010 disputò il match più lungo (vinto) della storia: 70-68 al 5°, in 11h05′ spalmate su tre giorni. Quest’anno su quell’erba sacra in semifinale aveva perso da Anderson 26-24 nel set decisivo in 6h36′. Ma questi sono primati statistici e a lui interessa altro: il tennis. Spera che quella prima semifinale di uno Slam a 33 anni raggiunta a Londra sia solo il principio di una nuova carriera, non certo il canto del cigno. Anzi. Sorride: «Sono maturato tardi, sempre così alto e grosso. Ci ho messo un po’ per adattarmi a questo fisico. Ma oggi sono un tennista migliore del 2011: più forte, più saggio e più esperto». L’anno era partito male con una manciata di sconfitte premature, poi si è trasformato nella stagione più bella. A inizio marzo uno dei suoi tre allenatori, Justin Gimelstob, lo ha convocato a Los Angeles per un minicamp di quattro giorni. C’era da progredire negli altri aspetti del gioco, perché non si può arrivare al top solo con la battuta da bombardiere (anche se agli Us Open probabilmente scavalcherà Federer al secondo posto assoluto negli ace). Così ha lavorato sulla risposta, sul rovescio, sugli attacchi a rete, sul movimento di piedi e sulla psicologia. Poco dopo ecco il primo trionfo in un Masters 1000, a Miami; poi il primo ottavo a Parigi, la semi di Wimbledon (unico a riuscirci senza mai perdere il servizio: 95/95), la vittoria ad Atlanta, il ritorno fra i primi 10 (fino all’8) e adesso il secondo quarto sul cemento di casa. Spiega: «Ci sono match in cui l’ho spuntata solo con il servizio, ora credo di aver dimostrato di possedere altre qualità. Quei 4 giorni di ritiro sono stati la svolta»[SEGUE].


La strana idea: Thiem può farcela con Nadal (Paolo Bertolucci, Gazzetta dello sport)

Dominic Thiem, nelle tre sfide sulla lunga distanza al Roland Garros contro Nadal, non ha mai vinto un set. Proprio guardando la loro partita nella finale parigina di giugno mi chiedevo come avrebbe potuto scardinare sulla terra il muro difensivo dello spagnolo. Non erano sufficienti le potenti sbracciate, e il complesso kick di servizio perdeva consistenza ed efficacia nell’impatto con il terreno. Era stato costretto ad assumersi troppi rischi per non cadere poi vittima di un numero elevato di gratuiti. È stato in quei momenti che mi balenò in testa l’idea alquanto balzana, visti gli scarsi risultati ottenuti sul cemento da Dominic, di concedergli maggiori possibilità in un torneo sul duro. Pensavo che l’immenso Centrale di New York gli avrebbe permesso di frequentare le zone predilette, le accelerazioni avrebbero guadagnato in efficacia, la palla sarebbe salita in alto con maggior vigore. Ero e resto convinto che nello sport in due mesi molti parametri possono cambiare. Nadal naturalmente resta il logico favorito anche se nelle ultime uscite non ha convinto del tutto… [SEGUE].


Nishikori è cresciuto: ora può fare centro (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Non è uno come il portoghese Joao Sousa, 29 anni, già gratificato da una presenza negli ottavi degli Us Open mai ottenuta in una carriera da n. 68 in classifica, a poter frenare i ritrovati slanci del nuovo Djokovic, riemerso ricostruito nel cuore e nell’anima da un’edizione dei Championships vinta da dietro la linea di fondo campo, ma di nuovo con il pieno di benzina nel motore e una moglie ululante d’amore e di sostegno al centro del suo team, dal quale sono spariti il volto assai poco interessato di Andre Agassi e quelli al contrario sin troppo interessato del guru Pepe Ymaz, partigiano dell’AmoryPaz, la cosiddetta “filosofia della sconfitta felice” applicata al tennis… [SEGUE]. Finora si sono visti né il miglior Djokovic (basta ricordare i quasi due set persi con Marton Fucsovics), né il miglior Federer (con il servizio quasi azzerato nei primi due confronti), e nemmeno il miglior Nadal (anche lui a un passo dallo 0-2 contro Khachanov). La sintesi non appare invitante, ma vi sono nobili scappatoie alle quali affidare le speranze per una degna conclusione dell’ultimo Slam stagionale. Una è giunta dai risultati pomeridiani, con la vittoria di Kei Nishikori sul tedesco Philipp Kohlschreiber, che non sarà un fulmine di guerra ma è quello che ha sbolognato Sascha Zevrev dal torneo. Kei e gli Us Open hanno un conto in sospeso, quella finale con Cilic di quattro anni fa che il giapponese di fatto non giocò, bloccato sul campo da un impegno troppo più grande delle sue possibilità di allora. «Fu strano», ricorda, «perché fino all’ingresso in campo mi sentivo sicuro di me, in grande fiducia. In fondo, giocavo con un ragazzo che conosco bene sin da quando eravamo entrambi juniores. Poi, varcatala soglia del Centrale, me la sono fatta sotto, e lì è finita la mia finale». Diretto, come si vede. Ma onesto. Tanto più che un possibile nuovo confronto con Cilic potrebbe prendere forma proprio nei quarti di questi torneo. «Quest’anno è diverso», spiega Nishikori, che in America ha vissuto per molti anni da giovane, in Florida, e considera il suo secondo Paese, «vengo da un bruno infortunio al polso, ho dovuto attenermi ai tempi molto lunghi del recupero, ma per fortuna le cose stanno andando per il verso giusto. Sulla terra rossa ho tirato fuori una bella finale a Monte-Carlo, sull’erba un ottimo quarto di finale ai Championships, e ora sono nei quarti agli Us Open. Ma non provo quella pressione che senti la volta della finale. Prendo quello che il tennis mi può dare e vivo meglio, quest’anno me lo posso permettere». Con il gioco che si pratica oggi, gli infortuni al polso sono ormai all’ordine del giorno. Non più epicondiliti, ma veri e propri traumi interni sui quali è quasi sempre necessario intervenire. «Per me è stata lunga, sei mesi senza tennis. All’inizio non ne ho sentita la mancanza e mi sono dedicato a me stesso, a camminare e ritrovare amici, poi la voglia di tornare in campo si è fatta sentire. Il dolore c’è ancora, e non è una bella sensazione. Ne farei volentieri a meno… Ma i medici dicono che mi devo abituare a conviverci».


Nadal vs Thiem, agli US Open la rivalità si fa “dura” (Angelo Mancuso, Messaggero)

Se si giocasse sulla terra rossa di Parigi sapremmo già come andrebbe a finire. Basta ricordare la finale dell’ultimo Roland Garros stradominata da Rafa Nadal su Dominic Thiem. Ma agli US Open si gioca sul cemento, superficie sulla quale non si sono mai affrontati. Non accadeva dal 2011 che il mancino spagnolo raggiungesse almeno i quarti in tutti e quattro gli Slam. Allora aveva 25 anni, ora ne ha 32 e nel frattempo ha infilato successi ma anche patito infortuni. Al di là della vittoria contro Basilashvili (6-3 6-3 6-7 6-4), la notizia migliore per Rafa riguarda le condizioni fisiche. Il ginocchio destro fasciato e qualche risposta sibillina nei giorni scorsi avevano fatto scattare il campanello d’allarme. Invece contro il georgiano si è mosso molto bene e l’argomento non è stato sfiorato dopo il match. Neppure dai giornalisti spagnoli che lo conoscono meglio di tutti. Intanto Rafa è nei “last eight” a New York per l’8a volta. A inizio carriera il Major a stelle e strisce non lo gradiva granché. Faticava a essere protagonista sul cemento, forse perché ci arrivava a fine stagione e in riserva di energie. Poi le cose sono cambiate e, numeri alla mano, è il suo secondo Slam più vincente dopo il Roland Garros: tre successi, compreso quello della passata stagione. Oggi troverà sulla sua strada un Thiem che contro Kevin Anderson si è fatto un bel regalo di compleanno (ieri ha compiuto 25 anni). L’austriaco ha firmato la sorpresa che ha chiuso la prima settimana degli US Open mettendo ko il gigante sudafricano: 7-5 6-2 7-6(2)… [SEGUE]. «Sarà la nostra prima volta lontano dalla terra – ha sottolineato – quindi un’esperienza nuova. Mi auguro che affrontarlo sul cemento sia un pochino meno complicato. Ma non ne sono così sicuro».


Nadal ora è pronto a scalare le marce (Roberto Zanni, Corriere dello Sport)

Oggi nei quarti degli US Open sarà la prima volta che Rafa Nadal affronterà Dominic Thiem sul cemento. Curioso che tutti i dieci precedenti (7-3 per lo spagnolo) si siano disputati sulla terra. L’ultimo poi molto particolare, la finale di Parigi, il 17° Slam per il magico Rafa. Il ginocchio destro ogni tanto scricchiola, gli avversari, da Khachanov a Basilashvili gli tirano sassate da ogni parte del campo, ma lui continua a rispondere da numero 1 e ora cercherà di proseguire la sua corsa per aggiudicarsi il secondo Slam dell’anno. Gli altri se li sono presi Federer (Australian Open) e Djokovic (Wimbledon) che, a meno di eventi paranormali, si troveranno uno di fronte all’altro già nei quarti, nella parte bassa del tabellone. Rafa ha perso due set negli ultimi due incontri, ma l’unico pensiero è quello di offrire un rendimento ai suoi livelli. «Si tratta solo di giocare bene – ha ribadito – perché alla fine della giornata è l’unica cosa che importa, non centra la pressione e nient’altro. Durante la mia carriera mi sono trovato in questa posizione un sacco di volte. Sempre si è trattato di offrire un livello di gioco superiore. Se vai bene, puoi gestire tutto il resto. E visto che sono già alla seconda settimana a New York, questa è una bella cosa…». La conquista dei quarti di New York hanno riportato Nadal indietro nel tempo. «Quest’anno – ha ricordato – ci sono riuscito in tutti e quattro gli Slam, qualcosa che mi mancava dal 2011». Ecco allora che lo spagnolo sta già preparandosi per lo sprint finale, un avvertimento per l’austriaco Thiem (9 del ranking), prossimo avversario, o forse ancora di più per Djokovic o Federer, chi dei due, in teoria, potrebbe affrontarlo in finale. «Adesso – ha aggiunto Rafa – è arrivato il momento di effettuare il passo successivo, giocare in maniera più aggressiva. Durante tutta la stagione ho fatto tante cose nella giusta maniera, ora bisogna fare in modo che tutto ciò possa ripetersi un’altra volta. Spero di essere pronto per farlo succedere ancora». Per riuscirci dovrà subito vedersela con Thiem, dalla terra al cemento. «Un tipo differente di partita – ha sottolineato lo spagnolo, ‘The King of Clay” – ma è sempre una partita di tennis. Io so come gioca e lui lo sa di me. Sarà un incontro duro con la speranza che chi giocherà meglio abbia le opportunità migliori»[SEGUE].

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