da Zara, il nostro inviato
COPPA DAVIS, SEMIFINALI
CROAZIA-USA 2-1
M. Bryan/R. Harrison (USA) b. I. Dodig/M. Pavic (CRO) 7-5 7-6(6) 1-6 6-7(5) 7-6(5)
Courier l’aveva detto ieri in conferenza stampa dopo la sconfitta di Tiafoe: “Siamo qui per dare battaglia.” E battaglia è stata, vinta dopo quasi cinque ore dall’inedito duo Mike Bryan/Ryan Harrison. La coppia yankee si era trovata in vantaggio di due set prima di subire la rimonta croata e riuscire a spuntarla proprio sotto lo striscione del traguardo, 7-5 nel tie-break (il terzo in cinque set, a dimostrazione dell’equilibrio in campo) del parziale decisivo. Ai croati rimangono i rimpianti per i primi due parziali, in entrambi dei quali non hanno saputo sfruttare un set point. Oltre ad un vantaggio di 5-2 nel tie-break del secondo. A fare la differenza nei momenti decisivi l’esperienza e la sagacia tattica di Mike Bryan (“Questi sono i match che quando riguarderai la tua carriera ti ricorderai, ricorderai di come hai giocato per la tua nazionale” ha detto nel post partita Bryan, che rientrava in Davis dopo due anni di assenza) che ha saputo compensare le amnesie a rete di Harrison, che dall’altro canto col dritto in risposta ha provocato non pochi danni nelle file croate. I padroni di casa invece hanno forse sentito un po’ troppo la responsabilità di poter conquistare il punto decisivo. In particolare Mate Pavic, al rientro in Davis dopo tre anni e mezzo, è sembrato accusare la tensione del match (“Abbiamo giocato un buon match. Peccato per come sono andati i punti decisivi nei primi due set ma con Ivan siamo stati bravi a recuperare. Poi, arrivati al tie-break del quinto, si è deciso tutto su un paio di punti. Peccato” ha commentato il tennista spalatino dopo il match). Tutto rimandato a domani dunque: toccherà a questo punto a Cilic, impegnato nel primo match contro Johnson (“Ma potrebbero anche sorprenderci con qualche altra scelta” ha ipotizzato il ct croato Krajan nel dopo partita), ottenere il punto della qualificazione per i croati. Sicuramente però gli statunitensi hanno dimostrato che per loro il tie è ancora tutto da giocare.
LA CRONACA – Si parte e tutti fanno fatica a portare a casa i turni di servizio. Sarà che la morbida terra croata assorbe la potenza delle battute, sta di fatto che cinque dei primi sei giochi vanno ai vantaggi. Ed è proprio nel sesto gioco che c’è il primo momento clou. I croati annullano una palla break e poi conquistano il gioco con Pavic che scherza Bryan in una sfida ravvicinata di volée di tocco. Il tennista di Spalato si esalta, si scrolla un po’ di dosso l’evidente tensione per il rientro in Davis dopo tre anni e mezzo di assenza – a causa delle tensioni e delle polemiche con il ct Krajan seguite alle condizioni che Pavic pose per rispondere alla convocazione contro l’Olanda nello spareggio per la permanenza nel World Group del 2014 – e nel game successivo con un paio di poderose risposte provoca il break del 5-3. Nel game successivo la coppia di casa arriva al set point. Ma proprio sul più bello, Dodig e Pavic si spengono. Con un parziale di 15 punti a 2, la coppia USA infila quattro giochi consecutivi ed intasca il primo parziale per 7-5.
Il pubblico di Zara, che ora ha quasi completamente riempito le tribune all’inizio piene solo per metà, si ritrova ammutolito e riprende fiato solo quando il doppio croato conquista il secondo game del secondo set, interrompendo la striscia di cinque giochi consecutivi USA. La sensazione è che se i croati giocano al loro massimo riescano a far valere la loro maggior qualità tecnica. Ma nel tennis, doppio compreso, è quasi sempre la consistenza piuttosto che i picchi assoluti a far vincere le partite. La potenza delle risposte di dritto di Harrison (“Sono abituato. Funziona così anche con Jack (Sock, ndr)” osserverà nel dopo partita Mike Bryan) e le capacità tattiche di Bryan sono la chiave per una partita sinora giocata in modo solido ed attento della inedita coppia ospite (Dodig e Pavic invece insieme hanno vinto anche un torneo, ad Amburgo lo scorso anno) . Ed il break per il 4-2 USA sembra confermare la teoria. Ma Dodig e Pavic si scuotono dal torpore che li aveva colti dal 5-3 del primo set ed ottengono subito il controbreak. Ora le tribune si scaldano, non solo per il sole che picchia forte sul campo del Centro Sportivo Visnjik. Altro passaggio a vuoto dei croati che nel 12esimo gioco dal 40-0 si ritrovano a dover annullare un set point prima di conquistare il tie-break. E qui la combinano grossa. Si involano 5-2 e sugli spalti si alza forte l’urlo “Croazia Croazia”. Che però si spegne subito in gola ai tifosi croati. Un paio di volée non difficili sbagliate dalla coppia di casa consentono agli USA di rimontare, annullando un set point e chiudendo per 8 punti a 6. 7-6 USA, in vantaggio di due set dopo due ore.
Vantaggio che sembra definitivo quando nel primo game del terzo Pavic si trova a dover annullare una palla break. Il n. 4 ATP della specialità si cava fuori dagli impicci con due ace ed evita una partita in salita nel terzo parziale. Ed invece, inaspettatamente, sono Bryan ed Harrison a calare all’improvviso: doppio break e la Croazia si ritrova sul 5-0 e poco dopo porta a casa un parziale senza storia per 6-1.
Il quarto set si gioca nuovamente sul filo dell’equilibrio. Si avvicina lo scoccare della terza ora di gioco ed adesso entrambe le coppie mettono tutto quello che hanno in campo. Si nota in questi momenti come mai Bryan abbia vinto 120 titoli in doppio. Difficile che il n.1 del mondo sbagli qualche scelta: può sbagliare qualche esecuzione, ma mai il tipo di colpo da giocare. Comincia invece a supportarlo meno a rete Harrison e i croati lo capiscono: quando gli yankee sono a rete la regola è sparare sul soldato Ryan. E la cosa comincia a dare i suoi frutti. La Croazia arriva a doppia palla break nell’undicesimo gioco ma Bryan si salva. Ora sulle tribune è una bolgia e Pavic e Dodig seguono l’onda: dodicesimo game a zero e 5-1 nel tiebreak. Ma ecco che quasi arriva la replica del tie-break precedente: Dodig invece di spingere sbaglia una volée bassa che voleva un po’ presuntuosamente smorzare e poco dopo con un doppio fallo regala il 5 pari agli USA, che si trovano a due punti dal match. Le tribune sono in silenzio ma ci pensa Harrison a graziare la squadra di casa, con una voléé alta di rovescio che ricorda a molti quella sciagurata di Roddick nella finale di Wimbledon nel 2009 contro Federer. 7 punti a 5 per Dodig e Pavic: 7-6 Croazia e si va al quinto.
Ora le coppie sono stanche, si vede, e sono i nervi a comandare. Pavic si fa breakkare nel primo game ma poi i croati si riprendono subito strappando la battuta a Bryan nel quarto gioco. Il pubblico continua a incitare Dodig e Pavic (“Sono stati fantastici” dirà Dodig dopo il match “ci spiace aver perso soprattutto per loro“), ormai vengono usati tutti i cori da stadio a supporto delle nazionali croate di qualsiasi sport, ma chi fa più fatica a tenere il servizio sono proprio i giocatori di casa. Come nel nono gioco in cui ci sono anche un paio di punti contestati per uno smash di Pavic che tocca la riga di pochissimo ed un dritto di Harrison fuori di un nonnulla. La giusta conclusione di un match così equilibrato non può che essere il terzo tie-break in cinque parziali. Stavolta sono gli statunitensi a partire bene, con Bryan che gioca tutti i punti in maniera perfetta, da manuale del doppio (non si contano le sue chirurgiche difese in lob oggi). La coppia ospite si invola sul 5-2 – con Pavic colto da crampi dopo il primo punto – e poi sul 6-4 Harrison può servire il primo match point dell’incontro. Ma invece di una volée stavolta sbaglia un dritto, proprio il colpo con cui ha fatto la differenza oggi alla risposta. Ma il verdetto è solo rimandato di pochi secondi. Stavolta sono i croati a sbagliare e a consegnare per 7 punti a 5 il tie-break che vale il 7-6 decisivo per gli Stati Uniti dopo 4 ore e 43 minuti di gioco (“Siamo stati fortunati a uscire vincitori. 7-6 al quinto, non avevo mai giocato un match come questo” dirà ancora Bryan nel post match).
Verdetto rimandato a domani dunque, con in programma gli ultimi due singolari: Cilic contro Johnson e Coric contro Tiafoe.