Statistiche
Le chiavi del rompicapo serbo
Cosa non ha funzionato nel gioco di Federer a Cincinnati e Bercy, in occasione delle ultime due sconfitte con Djokovic? Nadal è stato ‘tatticamente’ risolto da Federer, ma il serbo rimane un rebus… proviamo a capire perché

La più lunga sfida due set su tre fra il serbo e lo svizzero ha regalato al pubblico di Bercy tre ore di emozioni e spettacolo. Se Roger negli ultimi due anni ha trovato le contromisure – rosso a parte – per mettere il guinzaglio alla sua nemesi storica, alias Rafa Nadal, le cose con RoboNole da un po’ di tempo a questa parte si stanno mettendo male. Negli ultimi tre anni il bilancio è di 7-3 per il serbo, con l’ultima vittoria di un certo peso di Federer risalente a Cincinnati 2015. Per capire allora quali sono le chiavi tattiche che potrebbero permettere a Federer di riportare le cose in parità, esaminiamo anche con l’aiuto dei dati hawk-eye quattro match peculiari:
- Federer vs Djokovic – Bercy 2018
- Federer vs Djokovic – Cincinnati 2018
- Federer vs Nadal – Miami 2017
- Federer vs Nadal – Shanghai 2017
Abbiamo quindi a disposizione due incontri ben giocati da Federer (Bercy 2018 e Miami 2017), uno perso malamente (Cincinnati 2018) e uno in cui Roger ha probabilmente espresso un picco assoluto di rendimento indoor (Shanghai 2017).
RENDIMENTO AL SERVIZIO (FEDERER)
Bercy18 | Cinci18 | Shanghai17 | Miami17 | |
First serve % | 67% | 58% | 68% | 63% |
Point won 1st serve | 74% | 67% | 83% | 87% |
Point won 2nd serve | 54% | 47% | 79% | 48% |
Sotto il profilo della continuità al servizio la partita di Bercy è stata di assoluto spessore, con una percentuale di prime che ha sfiorato il 70% come a Shanghai, la prestazione di riferimento per determinare probabilmente il picco di rendimento a disposizione di Roger. Confrontando anche i dati con la prestazione di Cincinnati, la soglia di sopravvivenza per il campione di Basilea si attesta su una percentuale di prime palle del 65%.
Bercy18 | Cinci18 | Shanghai17 | Miami17 | |
SERVES UNRETURNED |
33% | 38% | 48% | 26% |
1ST SERVES UNRETURNED |
43% | 49% | 56% | 31% |
2ND SERVES UNRETURNED |
13% | 22% | 29% |
17% |
AVERAGE 1ST SERVE NET CLEARANCE | 23 CM | 20 cm | 21 CM |
24 CM |
AVERAGE 2ND SERVE NET CLEARANCE | 31 CM | 30 cm | 24 CM |
27 CM |
Se a Shanghai sembra essere stata una giornata di grazia al servizio, è curioso notare come Bercy e Cincinnati siano state in termini di resa pura al servizio migliori rispetto a Miami 2017. In quell’occasione i punti ottenuti direttamente con il servizio erano stati decisamente inferiori rispetto a Cincinnati e Bercy. Il problema di Federer sta nel fatto che quando Nole è riuscito ad avviare lo scambio in maniera sufficiente, poi sono stati quasi sempre dolori. Nel match di Miami contro Nadal, invece, lo svizzero era riuscito ad ottenere buoni risultati anche nelle situazioni di scambio mediamente prolungato (tra cinque e nove colpi). Risulta vitale quindi per Federer contro Djokovic poter disporre di un servizio che assicuri un flusso importante di punti diretti. Condizioni più lente come quelle di Miami sembrano di base proibitive e il target minimo che Roger dovrebbe assicurarsi con questo fondamentale sembra quindi nell’ordine del 45% con la prima e del 15% con la seconda in termini di punti diretti.
Come nota a margine va rilevato che a Bercy la seconda era molto lavorata e ben alta sopra la rete. Considerando la capacità di Djokovic di gestire questo tipo di rotazioni, allo svizzero potrebbe essere utile considerare un approccio meno conservativo sulla seconda, anche a costo di commettere qualche doppio fallo in più.
RENDIMENTO IN RISPOSTA
Bercy18 | Cinci18 | Shanghai17 | Miami17 | |
1ST SERVE RETURNS MADE |
73% |
68% | 72% | 76% |
2ND SERVE RETURNS MADE | 68% | 33% | 78% |
77% |
Per quanto riguarda il rendimento in risposta la prima evidenza è data dalla capacità dello svizzero di far partire lo scambio. È interessante notare come contro Djokovic la percentuale di risposte positive sia stata superiore contro la prima di servizio: ciò è sicuramente dovuto al tentativo dello svizzero di essere incisivo in avvio di scambio. A Cincinnati lo scarto è stato addirittura clamoroso: solo il 33% delle risposte sulla seconda di Djokovic si sono rilevate efficaci, il che ha implicato un totale incapacità di manovrare sui servizi teoricamente meno incisivi del serbo. Tale statistica ha sicuramente avuto il suo peso anche nell’approccio alla partita di Bercy, come si può vedere meglio dall’ulteriore dettaglio dei dati sulla risposta.
Bercy18 | Cinci18 | Shanghai17 | Miami17 | |
AVERAGE RETURN SPEED ON 1ST SERVE |
84 KMH | 88 KMH | 97 KMH | 93 KMH |
AVERAGE RETURN SPEED ON 2ND SERVE |
97 KMH | 103 KMH | 107 KMH | 106 KMH |
FOREHAND RETURNS % | 36% | 42% | 53% |
62% |
BACKHAND RETURNS % |
64% | 58% | 47% |
38% |
RETURN SPINS – TOPSPIN / SLICE |
50% / 50% |
63% / 37% | 95% / 5% |
95% / 5% |
La partita di Bercy è quella che registra i colpi di risposta con le velocità più basse fra quelli esaminati. L’indicazione sembra chiara: dopo la batosta di Cincinnati, match nel quale i colpi non sarebbero entrati in campo neanche con una rete da ping pong, Roger ha deciso di sollevare il piede dall’acceleratore e far almeno partire lo scambio, con velocità di crociera più basse e un uso massiccio dello slice. Se nelle sfide con Nadal la chiave di volta era stata la risposta coperta aggressiva, sia di diritto che di rovescio, nella partita di Bercy la tendenza è opposta: risposte in (relativa) sicurezza con lo slice di rovescio. E se il 2017 è stato l’anno della svolta, nel quale Roger ha cominciato a rispondere coperto e aggressivo alle uncinate di Nadal soprattutto dal lato del vantaggio, con Nole siamo ancora in mezzo al guado.

Roger Federer – ATP Parigi-Bercy 2018 (foto via Twitter, @RolexPMasters)
Il servizio kick sul rovescio di Roger è ancora una rompicapo senza soluzione e consente al serbo il vantaggio tattico di iniziare lo scambio su di una palla facilmente aggredibile. L’indicazione tattica pertanto sembra chiara: pur giocando una partita gagliarda, Federer ha raccolto la miseria di due palle break in 18 turni di servizio del serbo. Una performance insufficiente, almeno in risposta, sebbene lo svizzero abbia saputo tenersi a galla in modo mirabile grazie agli altri comparti del gioco. Volendo dare anche in questo caso dei “numeri magici”, ci sembra di poter dire che Roger non può prescindere dal giocare almeno un 65% di risposte coperte sul servizio di Nole, mantenendo però una percentuale di risposte positive non inferiore al 60% sulla seconda.
RENDIMENTO NEL PALLEGGIO
Bercy18 |
Cinci18 | Shanghai17 |
Miami17 |
|
FOREHANDS % |
46% | 51% | 56% | 65% |
BACKHANDS % |
54% | 49% | 44% | 35% |
BACKHAND SHOT SPINS – TOPSPIN / SLICE |
49% / 51% | 66% / 34% | 70% / 30% |
55% / 45% |
Il rovescio sembra decisamente la chiave tattica che può indirizzare la partita. Nadal a Miami, reduce dallo shock del quinto set di Melbourne e dalla scoppola di Indian Wells, tenta di sottrarsi alla solita strategia di attaccare il rovescio dello svizzero sparigliando le carte e attaccando sul diritto, senza però ottenere successo. A Shanghai addirittura si abbatte sul malcapitato maiorchino la tempesta perfetta, con Roger che gioca rovesci coperti in quantità che spazzolano il campo. Roger prova a riproporre il ‘tema’ del rovescio anche a Cincinnati contro Djokovic, ma – come abbiamo visto – con scarsi risultati. E anche qui emerge una certa memoria tattica; nella testa di Federer l’idea sembra quindi: “Non sono riuscito a incidere, anzi, sono andato incontro a una valanga di errori non forzati? Ok, allora applico una tattica più conservativa e cerco di rimanere in partita e trovare ritmo con i colpi, giocando se necessario con le unghie”. Risultato? Un ritorno prepotente del rovescio in back che a Bercy torna a superare il 50% delle esecuzioni dopo il minimo storico di Shanghai.
Bercy18 |
Cinci18 | Shanghai17 |
Miami17 |
|
POINTS WON UNDER 5 SHOTS as % of TOTAL POINTS PLAYED |
30% | 27% | 41% | 32% |
POINTS WON BETWEEN 5-9 SHOTS as % of TOTAL POINTS PLAYED |
14% | 15% | 18% |
20% |
RATIO BREAK POINT FOR/AGAINST |
17% | 17% | Nessun BP affrontato | 225% |
BREAK POINT SAVED % | 100% | 50% | Nessun BP affrontato |
100% |
Considerando l’attuale fase della carriera di Federer, i punti giocati sopra i 9 scambi dovrebbero essere una parte residuale e da limitare il più possibile, una strategia per cui optare solo quando il punteggio lo richieda necessariamente. Per non andare troppo in sofferenza, l’obiettivo di Roger dovrebbe essere idealmente un 47-48% di punti vinti sotto i 9 scambi. Nella partita di Bercy tale soglia non è stata raggiunta e infatti la pressione nei turni di servizio è stata spesso enorme, traducendosi in un rapporto break point a favore/contro quasi insostenibile. A Miami le palle break a disposizione di Federer sono state 2,25 volte quelle di Nadal, mentre a Cincinnati e a Bercy sono state in entrambi i casi il 17% di quelle avuti a disposizione di Djokovic. Una delle grandi differenze dell’ultima sfida è stata evidentemente la tigna con cui Roger si è aggrappato al servizio con le unghie e con i denti, azzerando le 12 (!) palle break e salvando il servizio in tutti e 18 i suoi turni di battuta.

Novak Djokovic e Roger Federer – ATP Parigi-Bercy 2018 (foto via Twitter, @RolexPMasters)
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Se siete tifosi di Roger la speranza è quella di vedere queste statistiche a fine match:
London18 | |
First serve % |
65% |
Point won 1st serve |
80% |
Point won 2nd serve |
55% |
SERVES UNRETURNED |
35% |
1ST SERVE RETURNS MADE |
75% |
2ND SERVE RETURNS MADE |
60% |
RETURN SPINS – TOPSPIN / SLICE |
65% / 35% |
AVERAGE RETURN SPEED ON 2ND SERVE |
103 KMH |
BACKHAND SHOT SPINS – TOPSPIN / SLICE |
65% / 35% |
RATIO BREAK POINT FOR/AGAINST |
1:1 |
BREAK POINT SAVED % |
80% |
POINTS WON UNDER 5 SHOTS as % of TOTAL POINTS PLAYED |
33% |
POINTS WON BETWEEN 5-9 SHOTS as % of TOTAL POINTS PLAYED |
15% |
Se poi neanche una cosa del genere fosse sufficiente, allora meglio farsene una ragione e aspettare che RoboNole torni in letargo.
Federico Bertelli
ATP
Un occhio ai numeri: è stato il dritto di Sinner a fare la differenza contro Fritz
19 vincenti, oltre 120 km/h di velocità media e una “shot quality” di 8.9: (anche) così Jannik si è preso la semifinale a Indian Wells

Una prestazione da 9 in pagella ha permesso a Jannik Sinner di superare il campione in carica di Indian Wells Taylor Fritz e di ottenere la seconda semifinale in un Masters 1000. Il 9 Jannik se l’è guadagnato per quanto fatto vedere nell’arco dei tre set, ma è soprattutto il suo dritto ad aver meritato un voto così alto. Non a caso, è la stessa ATP ad averglielo assegnato in collaborazione con Tennis Insights che dalla fine dello scorso anno fornisce nuove misure statistiche in grado di offrire nuove prospettive sull’andamento dei match. Tra questi innovativi dati c’è anche la shot quality che viene tradotta in un punteggio su una scala da 0 a 10. Ebbene, il dritto di Sinner nel match contro Fritz ha raggiunto una quotazione di 8.9. Ma rendiamo meglio l’idea di cosa ciò significhi: il punteggio medio nel circuito è di 7.2.
La domanda che sorge spontanea è però come venga calcolata questa misura. Alla base di tutto c’è l’intelligenza artificiale che riconosce che ogni tipo di colpo (dritto, rovescio servizio, smorzata, etc.) richiede una diversa combinazione di vari fattori e che elabora i dati di tracciamento della palla e del giocatore. Il calcolo della shot quality avviene in tempo reale analizzando velocità, spin, profondità, angolazione e impatto sull’avversario di ogni colpo. Inoltre, vengono prese in considerazione anche le caratteristiche del colpo immediatamente precedente dell’avversario: maggiore è la qualità della palla proveniente dall’altra parte del campo, infatti, più difficile sarà controbattere con un colpo in modo altrettanto qualitativo.
Le statistiche messe insieme da Sinner sul dritto contro Fritz sono a dir poco impressionanti e rendono giustizia a quell’8.9. L’azzurro ha tirato 184 volte questo colpo, sbagliandone solo il 10%. La velocità media è stata di 122 km/h, quella massima, invece, ha toccato i 168 km/h. Questa punta è stata raggiunta da Jannik nel corso del suo primo turno di battuta, proprio quando ha dovuto annullare l’unica palla break del set. Con quel dritto fulminante, a cui ne sono seguiti altri tre tutti sopra i 150 km/h, il 21enne di San Candido ha difeso il vantaggio conquistato nel game precedente in cui aveva strappato il servizio all’americano.
In totale Sinner ha messo a segno 19 vincenti con il dritto, ben 11 in più rispetto a Fritz che pure non è uno che si limita a rimettere la palla in campo quando può colpire dal suo lato destro. I gratuiti di Jannik sono stati 18 e anche in questa statistica la differenza con Taylor è di 11 unità, ma questa volta è davanti, a suo discapito, il californiano. Insomma, il gap è evidente qualsiasi dato si metta a fuoco. Un ultimo numero importante è quello che si trova alla voce net clearance, ovvero l’altezza media – in questo caso del dritto – sopra la rete. 71 cm, un dato di poco superiore alla media del circuito maschile e quindi piuttosto incoraggiante: Sinner non dispone, né vuole disporre per caratteristiche di gioco, del top di Nadal che ha permesso allo spagnolo di raggiungere nel corso della carriera picchi di net clearance superiore al metro e venti, ma ha comunque bisogno di aumentare la sua solidità da fondocampo prendendosi margini più ampi, pur senza eccedere.
Non è un caso, a tal proposito, che Jannik abbia fatto suoi 24 dei 31 scambi che si sono protratti oltre il nono colpo: un dato che porta a galla anche i progressi fatti dall’altoatesino dal punto di vista fisico e che si colloca all’interno di una tendenza che si era palesata già nella recente finale di Rotterdam con Medvedev, quando Sinner era riuscito a fare partita pari proprio nei punti più lunghi e faticosi (29 pari negli scambi sopra i nove colpi).
A conclusione di questo focus statistico, possiamo affermare che forse si è parlato fin troppo della necessità di Sinner di aumentare l’efficacia del suo servizio e di migliorare nel gioco a rete, mentre si è persa di vista un’altra chiave fondamentale, rappresentata proprio dal dritto. Sinner non è certamente basso, ma rimane difficile pretendere da lui un numero di ace pari a quello che possono mettere insieme giocatori come Medvedev, Berrettini, Aliassime, Tsitsipas e Zverev (e comunque la differenza si sta assottigliando – qui un’analisi specifica su questo colpo, confrontato a quello di Medvedev nella finale di Rotterdam, ad opera di Federico Bertelli). Per quanto riguarda il gioco al volo (aspetto nel quale Jannik si sente sempre più sicuro, come lui stesso ha detto nella conferenza stampa dopo la vittoria su Fritz), invece, è chiaro che una maggiore efficacia a rete è legata ai colpi con cui ci si arriva e un buon dritto in avanzamento non può che facilitare il compito.
Flash
Numeri: sul cemento nessuno ne ha vinte più di Medvedev. Ma in percentuale spicca Djokovic
112 partite vinte su cemento outdoor dal 2019 a oggi: nessuno meglio di Daniil Medvedev. Lo inseguono Rublev e Fritz

112- le partite vinte sul cemento all’aperto da Daniil Medvedev a partire dall’estate 2019. L’ex numero 1 del mondo è tornato prepotentemente alla ribalta nelle ultime settimane, durante le quali ha vinto tre tornei consecutivi (Rotterdam, Doha e Dubai). Un ruolino di marcia davvero impressionante, anche perché Medvedev per accumulare i 1250 punti raccolti (e gli oltre 1 milione e 130 mila euro di montepremi guadagnati) in queste quattordici partite vinte (nelle quali ha perso appena tre set), ha sconfitto top 20 come Sinner e Coric, top ten del valore di Auger-Aliassime (due volte) e Rublev. Soprattutto, nella bella semifinale di Dubai Daniil si è imposto nettamente contro un grande campione reduce da una impressionante serie di successi, Djokovic, legittimando le speranze di ritorno ad altissimi livelli da parte dei suoi tifosi sparsi per il mondo, accumulati durante le 16 settimane passate come numero 1 del mondo e le altre 129 già trascorse in top 5 ATP.
I recentissimi risultati di Medvedev non sorprendono però più di tanto e non solo perchè Daniil tra fine 2020 e inizio 2021 ha inanellato una serie di partite vinte ben più lunga (20, terminata con la finale degli Australian Open persa contro Djokovic). Non va infatti dimenticato che Doha e Dubai si giocano su campi in cemento outdoor e nessun suo collega ha vinto -in queste condizioni di gioco- tante partite come riuscito al 27enne tennista moscovita. Daniil, quasi quattro anni fa, entrato da poco meno di un mese nella top ten, ha dato una svolta alla sua carriera con un piuttosto repentino miglioramento del suo rendimento. La sua ascesa definitiva nei grandi tennisti del decennio è iniziata con la finale persa contro Kyrgios a inizio agosto 2019 all’ATP 500 di Washington: da quella settimana nella capitale statunitense Medvedev ha inanellato una serie di risultati che lo ha imposto all’attenzione generale come uno dei tennisti più forti al mondo, in particolar modo quando si gioca sul cemento, indoor o outdoor che sia. Nel suddetto periodo nei palasport europei ha vinto il Masters 1000 di Parigi-Bercy, le ATP Finals e ben altri quattro tornei (l’ultimo a Rotterdam meno di un mese fa): una quantità di titoli non raggiunta da nessun altro collega e che testimonia il suo valore assoluto sui campi indoor.
Ma è soprattutto sul cemento all’aperto, superficie sulla quale ha giocato inevitabilmente anche molto di più, che la sua credibilità di grande campione è confermata anche statisticamente, nonostante un 2022 non brillante, chiuso “solo” da 7 ATP e con appena due titoli aggiunti nella sua bacheca, l’ATP 250 di Los cabos e l’ATP 500 di Vienna. Per verificarlo, basta dare un’occhiata alla tabella 1, nella quale sono raggruppate una serie di statistiche dei giocatori più forti (secondo l’attuale classifica ATP) e di alcuni specialisti eccellenti come Sasha Zverev e Nick Kyrgios. Ci si rende facilmente conto della pregevole portata dei risultati di Medvedev quando ha partecipato a tornei che si giocavano sul cemento all’aperto. Non solo Daniil ha vinto con ampio margine più partite di tutti (come detto, ben 112, con il secondo, Rublev, fermo a 86), ma è dietro al solo Djokovic nella percentuale di match vinti (83.6%, una statistica davvero impressionante, anche rapportandola al grandissimo numero di partite giocate, ben 134). Medvedev è inferiore al solo campione serbo pure nella percentuale (78.9) di set vinti, così come è secondo -tra i colleghi che li hanno affrontati almeno cinque volte- nel bilancio contro i top 5, mentre è primo in assoluto (con un notevolissimo 12-1) contro tennisti tra la sesta e la decima posizione ATP. Quello che impressiona è la qualità dei numerosi successi di Daniil: delle 112 partite vinte, ben 17 sono arrivate contro top 10, e altre 15 sono contro tennisti comunque nella top 20. Che teoricamente Daniil non sia secondo a nessuno quando si gioca sul cemento all’aperto lo testimoniano anche gli scontri diretti: contro Djokovic, che pure in molte categorie ha numeri qualitativamente superiori ai suoi, Daniil dall’estate del 2019 ha giocato sul cemento all’aperto sei volte, vincendone tre. Nel periodo considerato, dando un’occhiata agli h2h contro alcuni degli avversari più forti, è 2-0 con Zverev e 3-1 con Tsitsipas, mentre è sotto 1-3 con Kyrgios e 0-3 con Nadal.
La continuità ad altissimo livello di Medvedev è testimoniata anche dalla seconda tabella che ho preparato, nella quale sono indicati i principali piazzamenti ottenuti da ciascuno dei giocatori presi in considerazione. Il russo dall’estate di quattro anni fa ha raggiunto ben dodici finali in tornei che si giocavano sul cemento all’aperto -numero ineguagliato dai colleghi- dalle quali ha raccolto ben sette titoli. Il solo Djokovic ne ha vinti altrettanti, ma va in verità evidenziato come il serbo abbia conquistato un numero maggiore, tre, della categoria più importante del circuito, i Major. Medvedev, che pure ha vinto lo US Open nel 2021, paga in tal senso lo scotto di aver raggiunto “inutilmente” ben altre tre finali Slam (due delle quali perse piuttosto rocambolescamente con Nadal). Al russo non basta di certo la grande soddisfazione di essere il tennista ad aver vinto più Masters 1000, ben tre, sul cemento all’aperto negli ultimi quattro anni: dal ritrovare fame tennistica e serenità in campo e, soprattutto, dal miglioramento del suo bottino negli Slam e del proprio tennis quando gioca su terra rossa ed erba passano le fortune della sua ancora giovane carriera.
Tabella 1- Risultati sul cemento all’aperto a partire da luglio 2019
Giocatore | Tornei giocati | Partite W-L TOT | Set W-L TOT | Partite W-L Vs top 5 ATP | Partite W-L Vs 6-10 ATP | Partite W-L Vs 11-20 ATP |
Djokovic | 15 | 75-9 (89.3%) | 187-42 (81.7%) | 7-2 (77.8%) | 8-3 (72.7%) | 10-1 (90.9) |
Medvedev | 27 | 112-22 (83.6%) | 276-74 (78.9%) | 5-9 (35.7%) | 12-1 (92.3%) | 15-5 (75%) |
Alcaraz | 14 | 31-12 (72.1%) | 81-40 (66.9%) | 2-1 (66.7%) | 2-2 (50%) | 7-2 (77.8%) |
Tsitsipas | 27 | 73-30 (70.9%) | 182-102 (64.1%) | 3-7 (30%) | 3-1 (75%) | 11-4 (73.3%) |
Ruud | 26 | 43-27 (61.4%) | 107-79 (57.5%) | 1-4 (20%) | 1-3 (25%) | 7-5 (58.3%) |
Fritz | 41 | 78-42 (65%) | 194-128 (60.2%) | 2-6 (25%) | 5-2 (71.4%) | 12-5 (70.5%) |
Rublev | 36 | 86-32 (72.9%) | 207-99 (67.6%) | 2-4 (33.3%) | 4-4 (50%) | 8-4 (66.7%) |
Nadal | 13 | 52-11 (82.5%) | 137-45 (75.3%) | 3-2 (60%) | 2-1 (66.6%) | 7-3 (70%) |
Auger-Aliassime | 31 | 52-38 (57.8%) | 133-108 (55,1%) | 1-6 (14.3%) | 1-5 (16%) | 6-3 (66.7%) |
Sinner | 23 | 49-20 (71%) | 125-195 (64.1%) | 0-4 (0%) | 0-1 (0%) | 5-3 (62.5%) |
Zverev | 23 | 65-27 (70.7%) | 175-261 (67%) | 4-7 (36.4%) | 1-6 (14.3%) | 10-4 (71.4%) |
Kyrgios | 21 | 43-19 (69.4%) | 108-56 (65.9%) | 2-4 (33.3%) | 5-3 (62.5%) | 2-2 (50%) |
Tabella 2- Principali piazzamenti sul cemento all’aperto a partire da luglio 2019
Bilancio Complessivo Titoli/finali | Titoli/Finali Slam | Titoli/Finali Masters 1000-Olimp. | Titoli/Finali ATP 500 | Titoli /Finali ATP 250 | |
Djokovic | 7-1 | 3-1 | 1-0 | 2-0 | 1-0 |
Medvedev | 7-5 | 1-3 | 3-1 | 1-1 | 2-0 |
Alcaraz | 2-0 | 1-0 | 1-0 | 0-0 | 0-0 |
Tsitsipas | 0-5 | 0-1 | 0-1 | 0-3 | 0-0 |
Ruud | 1-2 | 0-1 | 0-1 | 0-0 | 1-0 |
Fritz | 3-3 | 0-0 | 1-0 | 1-1 | 1-2 |
Rublev | 4-2 | 0-0 | 0-1 | 1-1 | 3-0 |
Nadal | 6-1 | 2-0 | 1-1 | 2-0 | 1-0 |
Auger-Aliassime | 0-1 | 0-0 | 0-0 | 0-0 | 0-1 |
Sinner | 2-1 | 0-0 | 0-1 | 1-0 | 1-0 |
Zverev | 3-2 | 0-1 | 2-1 | 1-0 | 0-0 |
Kyrgios | 2-0 | 0-0 | 0-0 | 2-0 | 0-0 |
evidenza
Sinner – Medvedev ai raggi X: manca ancora qualcosa al servizio, ma la crescita di Jannik negli scambi prolungati è reale
Un Sinner in crescita sbatte contro il fuoco di sbarramento di Medvedev, che tira fuori il suo miglior tennis

Visto il successo della scorsa settimana vi proponiamo un altro articolo di approfondimento sul nostro Jannik, uscito purtroppo sconfitto contro un Medvedev che ha alzato i giri del proprio motore e ha mandato al tappeto il nostro. Per la cronaca puntuale del match vi rimandiamo all’articolo a firma di Michelangelo Sottili.
La partita di oggi rappresentava una sorta di test di maturità per l’azzurro che è uscito battuto, ma ha dimostrato di essere sulla strada giusta. Il problema semmai è che per scalzare un top 5 che gioca da tale serva ancora qualcosina.
Riepilogo generale: anche stavolta approfittiamo per presentare una elaborazione nostra delle principali dimensioni di analisi rispetto a servizio e risposta:
i dati sono i seguenti (tutti i valori sono espressi in termini percentuali, lungo gli assi del grafico a “radar”):
- 1st_in à prime di servizio in campo
- 1st_won à punti vinti sulla prima di servizio
- 2nd_won à punti vinti sulla seconda di servizio
- Bp_saved à break point salvati
- Bp_converted à break point convertiti
- 1st_ret_won à punti vinti in risposta sulla prima di servizio dell’avversario
- 2nd_ret_won à punti vinti in risposta sulla seconda di servizio dell’avversario
- Pt_won à punti vinti
- Ret_Won à punti vinti in risposta
- Srv_won à punti vinti al servizi

Il vantaggio di questa visualizzazione è quello di vedere immediatamente la dominanza di un giocatore rispetto all’altro per le varie dimensioni di analisi. Quello che si vede è innanzitutto come il grosso della differenza l’abbia fatta la capacità di Medvedev di elevare la % di prime di servizio in campo dopo il primo set. Di solito a questi livelli un gap di primi di servizio in campo di oltre il 12% è un handicap considerevole e quindi tanto di cappello a Daniil per aver scalato un paio di marce del suo gioco. Interessante invece vedere che a livello di rendimento sulle seconde di servizio Jannik sia riuscito a fare match pari; in realtà si tratta di un dato estremamente confortante considerando la qualità del russo in palleggio e che la partita si sia giocata spesso e volentieri su scambi prolungati. Certo una bella differenza per Sinner rispetto al match di domenica scorsa contro Cressy.
Direzioni al servizio: sulla base del charting (mappatura) che potete trovare in fondo all’articolo – abbiamo rappresentato graficamente nel dettaglio le scelte al servizio dei due giocatori:
I grafici si leggono in questo modo: le frecce azzurre rappresentano le direzioni dei servizi dal lato della parità (con i giocatori che servono da destra verso sinistra). Le frecce gialle invece rappresentano le direzioni dei servizi dal lato del vantaggio (con i giocatori che servono da sinistra verso destra). Lo spessore della freccia da visivamente conto di quanto sia stata pronunciata la scelta di una determinata direzione rispetto all’altra. I valori sono espressi in percentuale, con l’area di servizio che è divisa in 6 aree:
- Servizi dal lato della parità
- Servizi ad uscire (wide)
- Servizi centrali (body)
- Servizi sulla “T” del servizio
- Servizi dal lato del vantaggio
- Servizi ad uscire (wide)
- Servizi centrali (body)
- Servizi sulla “T” del servizio
Con riferimento alle scelte sulla prima di servizio abbiamo delle previsioni abbastanza simili, eccetto la distribuzione della prima ad uscire dal lato della parità. In questo caso Medvedev ha avuto una maggiore decisione nel cercare l’angolo aperto.

Dal lato della seconda di servizio la scelta di Sinner è stata prevalentemente quella di cercare un servizio con rimbalzo centrale, carico di kick, con la volontà di dare pochi angoli a Medvedev in risposta. Dal canto suo il russo sulla seconda ha privilegiato anche in questo caso una maggiore ricerca degli angoli esterni. In termini di efficienza delle scelte invece possiamo vedere che Sinner avrebbe potuto privilegiare maggiormente la prima di servizio ad uscire dal lato della parità, mentre in generale ha avuto difficoltà a mandare fuori posizione Medvedev dal lato del vantaggio: in questa situazione di gioco il russo è stato molto bravo a gestire i servizi esterni di Jannik e a far partire lo scambio spesso e volentieri. Da parte sua invece Medvedev è quasi sempre riuscito a costruirsi situazioni di vantaggio sulla prima riuscendo anche a smazzare i servizi al centro e ad uscire con buona variabilità.

Performance in risposta: entrambi i giocatori sono stati estremante conservativi, in quanto in pochissime occasioni hanno cercato di entrare in maniera incisiva sulla seconda di servizio dell’avversario. In particolare Sinner quando Medvedev ha servito una seconda, nel 12% delle occasioni è riuscito ad essere aggressivo e in tutte quelle occasioni è riuscito a portare a casa il punto. Il problema per l’azzurro è stato che le seconde scodellate da Medvedev sono state veramente pochine, per cui lo spazio probabilmente era poco. Ciò non toglie che col passare del match e con l’aumentare della pressione imposta dal nativo di Mosca una soluzione sarebbe potuta essere un fuori tutto con risposte a tutta. Ecco, questo ad esempio potrebbe essere una chiave per lo sviluppo futuro di Jannik, la capacità di aggredire di Jannik sulle seconde dell’avversario. Medvedev invece, si è sempre placidamente posizionato dai teloni di fondocampo, macinando gioco e riducendo al minimo i servizi vincenti per Sinner.

Eloquente in questo senso la grafica della posizione in risposta del russo, sia sulla prima che sulla seconda di servizio:


Sinner invece ha avuto un approccio pià propositivo, sia sulla prima che sulla seconda, ma che purtroppo come visto non si è trasformato come avrebbe voluto in una maggiore capacità di prendere il comando delle operazioni fin dalla risposta.


Lunghezza degli scambi: merita vedere come questa sia stata una partita particolarmente intensa per gli standard indoor; rispetto ad un match come quello di settimana scorsa fra Cressy e Sinner, nel quale la prevalenza degli scambi brevi era netta, oggi abbiamo avuto un contesto completamente diverso:



La distribuzione è abbastanza chiara: Sinner è riuscito a fare partita pari sugli scambi prolungati, cosa assolutamente non scontata contro un fine tattico e maratoneta come Medvedev. Ma purtroppo il russo ha fatto valere una maggiore efficienza sulla prima di servizio che gli ha consentito di sbattere la porta in faccia all’italiano. Emblematico in particolare il sesto gioco del secondo set, dove Sinner si era trovato nella situazione pià unica che rara di poter disporre di 3 palle break consecutive, ma Medvedev è riuscito a tirare fuori una serie di 6 prime di servizio consecutive, che gli hanno permesso di uscire dalla buca.
Conclusioni: la differenza grossa oggi l’ha fatta la capacità di Daniil di elevare la propria qualità al servizio, un’arma di cui oggi Jannik ancora non dispone. O meglio: il servizio di Jannik funziona, ma ancora non ai livelli della creme de la creme del tennis mondiale; e avere la possibilità di incidere maggiormente e chiudere punti più in fretta alla lunga può dimostrarsi un fattore determinante, specie sulla distanza Slam.