Djokovic non ha più paura: “Posso eguagliare i 20 Slam di Federer”

Editoriali del Direttore

Djokovic non ha più paura: “Posso eguagliare i 20 Slam di Federer”

LONDRA – Novak si è lasciato andare. Ma più che lo svizzero è Nadal il suo vero rivale. Vincere le ATP Finals, finora deludenti, è importante perché…

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I mille record di Roger Federer e la sua longevità al vertice del tennis mondiale, certo insieme al suo tennis elegante, vario e fantasioso, lo mettono al di sopra di tutti i suoi rivali più agguerriti. Leggasi Nadal e Djokovic. Rafa Nadal grazie alla sua precocità è emerso un bel po’ di tempo prima come “il grande rivale” di Roger, sebbene fra Rafa e Nole ci sia meno di un anno di divario anagrafico. Però mentre Roger ha troppi meriti per essere messo in discussione, il dibattito su chi sia stato il miglior giocatore fra Rafa Nadal e Novak Djokovic è vivo e ha ragione di sussistere. Nadal ha patito più di Djokovic la competitività di un Federer più giovane e il suo record ne ha certo risentito. È stato n.2 per un’eternità. E salvo che sulla terra rossa dove è stato lui il dominatore, si è trovato tantissime volte un Federer superiore sulle altre superfici a sbarrargli la strada. Più di quanto non sia capitato a Djokovic.

Grazie soprattutto all’indubbio margine che Rafa ha avuto su Roger sulla terra rossa il maiorchino è riuscito a conquistare 17 Slam, di cui 11 a Parigi. Ne ha quindi 3 più di Djokovic, che però gli rende la pariglia per aver vinto – unico fra tutti – tutti quanti i Masters 1000 e ben 5 ATP Finals (o Masters di fine anno che dir si voglia). Nadal può vantare complessivamente un Masters 1000 in più, Djokovic può vantare un bilancio positivo nei confronti diretti. Tecnicamente Djokovic è più completo, può vincere più o meno allo stesso modo su tutte le superfici. Il tennis di Nadal non è soltanto più adatto a esprimere il meglio sulla terra rossa, ma è anche più… originale, più diverso da quello di quasi tutti i giocatori e anche per questo contrasto di stile con Federer la loro rivalità ha finito per offrire match generalmente (con le debite eccezioni) più spettacolari. Ha quindi colpito maggiormente l’immaginario collettivo. Il tennis di Djokovic, che non ha praticamente veri punti deboli da fondocampo, suscita solitamente meno emozioni perché molto simile – seppur su un livello superiore – al tennis giocato da tanti altri tennisti meno bravi ed efficaci.

Chi è il più forte fra i due in definitiva? Lo dirà il tempo. Sì, perché mentre Federer sembra inarrivabile – e come leggerete fra poco ascoltando Djokovic non è detto che lo sia – fra Nadal e Djokovic le differenze sono minime e spesso, fra i tifosi, sono dettate più dalla simpatia per l’uomo e per il tipo di tennis, che da una ratio indiscutibile e incontestabile. I tifosi più accaniti e tradizionali di Federer non possono sopportare Nadal, perché lo spagnolo ha procurato loro qualche ferita mai completamente cicatrizzata. Al Roland Garros soprattutto, in altri tornei “rossi” ma soprattutto a Wimbledon. Sono meno intransigenti, più indulgenti e comprensivi con Djokovic. Djokovic ha sofferto a lungo, però, di essere considerato una sorta di intruso nella più grande rivalità, un terzo incomodo. E talvolta lui stesso si è sentito così, un giocatore meno affascinante degli altri due.

La mia sensazione è che adesso lui possa riprendersi con gli interessi tutto quello che la luce abbagliante degli altri due marziani ha offuscato. Superata la crisi morale che lo aveva attanagliato, Djokovic oggi sta meglio degli altri due. Ha 11 mesi meno di Nadal, 6 anni meno di Federer. Se gli Zverev e gli altri Next Gen non si sbrigano a “esplodere” lui può vincere ancora tanto, più di Federer per ovvi motivi, più di Nadal che è sempre più spesso incerottato. E gli basterebbero un paio di annate davvero buone, da 2 o 3 Slam, per scavalcare Nadal anche negli Slam e per accorciare notevolmente le distanze con Federer. Fino a qualche tempo fa Novak era stato sempre molto prudente, non si era mai sbilanciato. Ora però con l’amico e collega dello Sportski Zurnal di Belgrado Vojin Velickovic si è mostrato un tantino meno diplomatico, un po’ più aperto a raccontarsi fino nei sogni ad oggi più reconditi. E non si è limitato a puntare a vincere il confronto a distanza con Nadal – che secondo i suoi tifosi avrebbe già vinto – ma si è spinto anche a pensare al sorpasso fino a poco tempo impensabile, quello a spese di Roger Federer.

“Non è certo facile, ma non è nemmeno impossibile che io possa raggiungere i 20 Slam vinti da Roger Federer!”. Così si è espresso l’attuale n.1 del mondo Novak Djokovic, risorto da una crisi paurosa (sì, anche di paura…) che lo aveva fatto precipitare a n.22 del mondo. Prima non aveva mai osato dirlo. E forse fuori dai confini patri non lo avrebbe mai detto, principalmente per non passare da presuntuoso. Vojin gli ha chiesto: “Ma tu ci credi davvero?”. E lui: “Sì che ci credo”. “E lo vuoi?” “Sì che lo voglio”. “Ma accadrà?” “Non lo so, ma ho fiducia che possa accadere”. “E che cosa è necessario che avvenga perché ciò accada davvero?” lo ha incalzato il mio amico Vojin che ha registrato tutto e al quale devo queste informazioni. “Molte cose. La prima è legata a quanto a lungo giocherò. La seconda a per quanto saprò giocare a un così alto livello come quello di questi ultimi mesi…”.

Inciso con mia nota: da giugno in poi, dopo lo choc della sconfitta a Parigi con il nostro Cecchinato che quasi lo aveva sospinto sul precipizio della depressione (prima della famosa passeggiata-trekking sulle montagne delle Alpi francesi) e che stava per persuaderlo a saltare addirittura la stagione sull’erba, Nole ha vinto 35 match su 38 a partire dal Queen’s (Finals escluse). Riprendo dal suo virgolettato:La terza quanto reggerà il mio fisico che oggi onestamente mi sembra in condizioni eccellenti (attenzione: chi lo segue da vicino dice però che Nole è un po’ ipocondriaco, ha sempre paura di avere qualche problema, si “ausculta” tantissimo, come nessuno; nota di Ubs). La quarta quanto riuscirò a essere così determinato mentalmente così come lo sono in questi giorni. Oggi come oggi credo di avere buone chance di reggere su tutti questi piani, credo in me stesso e nelle mie capacità, ma solo il tempo potrà dire se ce la farò davvero”.

In teoria Nadal potrebbe essere raggiunto già nel 2019, sempre in teoria Federer nel 2020. Nell’intervista esclusiva che ho realizzato con Vajda, il simpaticissimo coach slovacco aveva detto: Federer è un vero fenomeno ad essere ancora così competitivo a 37 anni e mezzo, anche se ha perso qualcosa in velocità ma Novak ha cinque anni di meno e un fisico ancor più straordinario. Può vincere ancora tantissimo, solo che lo voglia. Aveva mille dubbi, mille paure, aveva perso 12 partite su 19, temeva di non essere più lui. Poi c’è stata la finale del Queen’s, pur persa con Cilic ma con il matchpoint… e poi il momento davvero chiave: la sua vittoria con Nadal a Wimbledon, match straordinario, e con quel tifoso che gridò: ‘Grazie per questo match splendido!’. Quelle parole sono rimaste nelle orecchie di Nole e quando poi ha vinto Wimbledon, tutte le ansie sono evaporate”.

Questo Masters londinese fin qui così deludente, con 11 match su 12 tutti conclusi in due set rapidi rapidi – l’eccezione è venuta dall‘incontro vinto da Cilic su Isner, maratona inutile perché nessuno dei due si è qualificato per le semifinali – ci ha condotto però alle due migliori semifinali possibili. Nel pomeriggio Federer sfida Zverev che serve da far paura (3-2 i precedenti, 1  a 1 sui campi duri, lo svizzero rischia tanto ma qui lo considerano leggermente favorito), in serata Djokovic offre a Anderson (7-1 il bilancio), la rivincita della finale di Wimbledon. Questo torneo in teoria non dovrebbe cambiare granché nelle graduatorie che gli appassionati hanno in testa. In realtà i riflessi psicologici di una vittoria e di una sconfitta, per Federer ma forse soprattutto per Djokovic che da se stesso pretende di più e ha dimostrato di essere più fragile mentalmente nei ripetuti periodi di crisi, rischiano di non essere secondari. Chiaro che l’universo del tennis tifa per la finale da sogno, Djokovic contro Federer. Hanno giocato contro mille volte, ma nessuno si è mai stancato di ascoltare Mozart e Beethoven.

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