Ai lettori gli auguri più sentiti e un'ipotesi: Ubitennis forse non sarà più tutto gratuito

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Ai lettori gli auguri più sentiti e un’ipotesi: Ubitennis forse non sarà più tutto gratuito

Un pay-wall per potervi dare tutti i nostri servizi. L’exploit solitario di Cecchinato, il best ranking di Fognini non bastano. L’80% dei giornali di qualità non sono più totalmente gratuiti. Scelta di sopravvivenza

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È il momento degli auguri di Natale a voi lettori. Li faccio da 12 anni, prima come blogger di Servizi Vincenti e poi come direttore di Ubitennis che, qualcuno ricorderà, il 10 maggio di quest’anno ha compiuto 10 anni. Ubitennis non è un mio bambino, anche se mia moglie sostiene che lo sia perché è quello cui ho finito per dedicare in assoluto più tempo e impegno, ma è un bambino di tanti. Compresi voi lettori. I collaboratori sono stati tanti; non li ho contati e non li voglio neppure contare perché quelli che ci hanno lasciato a me hanno lasciato un vuoto. Li conto sulle dita di una mano quelli che ho visto andare via senza dispiacermene. Mi sono affezionato, ho condiviso tanti momenti con quelli del primissimo anno, quelli che lo hanno lasciato, quelli che sono subentrati. Tutti hanno dato qualcosa, chi moltissimo, chi molto,  ma io non posso che essere grato anche a quelli che hanno dato poco o comunque meno.

Il premio che abbiamo avuto recentemente dall’AIPS, l’Associazione Internazionale della Stampa Sportiva –anche se non sappiamo ancora se sarà il primo, il secondo o il terzo nell’ambito di una selezione fra 1273 candidature provenienti da 119 Nazioni… ma nella categoria weblog saremo stati all’incirca un centinaio a competere – è comunque un premio che ci deve inorgoglire tutti davvero molto e che non sarebbe mai arrivato se non avessimo avuto tutti voi lettori a sostenerci, in numero sempre crescente. E se non avessi avuto al mio fianco i bravissimi collaboratori che ho avuto, ciascuno con le proprie conoscenze e caratteristiche. Per quanto nel 2018 Ubitennis sia cresciuto passando  da 10 milioni di visite a 11 milioni e – ecco un dato che interessa soprattutto chi volesse promuoversi attraverso il sito – da 22,5 milioni di pagine visualizzate abbia fatto un balzo enorme a 29 milioni (il 30% di incremento è quasi incredibile per chi poteva pensare che non ci fossero quasi margini di crescita… ma io so che ci sono ancora), questi restano numeri che purtroppo fanno solo sorridere la maggior parte degli editori dei siti di calcio.

Il tennis continua a essere purtroppo uno sport minore, almeno fino a quando un nostro giocatore non sarà in grado di imporsi in un torneo dello Slam. O ad arrivare con una certa continuità alle fasi finali. Quest’anno con la semifinale di Cecchinato a Parigi – 40 anni dopo Barazzutti – si è registrato improvvisamente un interesse eccezionale nell’opinione pubblica, ma è durato un paio di settimane o poco più. Già con Wimbledon siamo rientrati nella nostra modesta normalità. Noi abbiamo invece bisogno di trovare quel campione che non abbiamo avuto per 40 anni. Potrebbe essere Matteo Berrettini? O Marco Cecchinato? Forse Fognini potrebbe riuscire a fare quei tre passettini per entrare tra i top 10, ma purtroppo non risolverebbe il problema. Il suo tennis è certamente più divertente rispetto a quello di tanti pedalatori senza fantasia, ma non è immune da difetti – tennistici e non – e il prossimo anno andrà per i 32.

Il tennis italiano insomma si tiene a galla e prova a fare anche di più, ma il quadro che ne deriva non è ugualmente in grado di sostenere economicamente come vorrei lo sforzo di chi collabora a tutti i livelli, social (cresciuti anch’essi tantissimo, ma a prezzo di uno sforzo collettivo massiccio), commerciale e più strettamente giornalistico. Quest’anno abbiamo pubblicato 4.422 “elementi” fino al 22 dicembre (e 3139 nella home inglese di Ubitennis.net, quasi altrettanti in quella spagnola). Significa (per la sola italiana) 12,5 articoli al giorno andati on line sul nostro portale, senza contare gli elaborati che sono confluiti sotto un unico titolo (è il caso delle cronache, ma anche di tutti quei giorni in cui quarti di finali, semifinali raccontate in una serie di diversi contributi da parte di più autori, sono state accorpate in un unico articolo) e naturalmente tutto quello che è finito sui social. Vi basti sapere che in pochi anni sul Twitter di Ubitennis (che può contare su 12.000 followers) abbiamo inserito oltre 58.000 tweets; su Facebook ci seguono in oltre 100.000, su Instagram un po’ meno di 5.000, su YouTube un migliaio. Tutte queste ultime attività mi vedono pochissimo presente di persona: è più roba per voi giovani. Ai numeri non sto più dietro. Scrivo, scriviamo, inseriamo talmente tanto materiale che non ricordiamo più neppure tutto quel che abbiamo scritto. Il database si appesantisce, le spese di gestione crescono e non sempre sono “coperte” dagli introiti pubblicitari. Questi sono stati penalizzati anche dalle modificate abitudini di connessione internet degli utenti.

Se fino a pochi anni fa il 70% delle visite provenivano dal desktop (leggi: computer) e il 30% dal mobile (leggi: cellulare e tablet), oggi il rapporto si è letteralmente rovesciato. La conseguenza di tutto ciò è che la pubblicità sul cellulare sembra più invasiva, a chi non sta attento con il dito scatta anche in maniera traditrice, finisce per fare maggior fastidio di una volta all’utente che si difende con l’ad-block. Comunque il lettore la “apre” meno.

Se è vero che su Ubitennis gli utenti più fidelizzati entrano più volte e aprono più pagine (anche perché con la possibilità di scorrerle lateralmente e non solo dall’alto in basso tutto è molto più facile), lo fanno però quasi tutti di fretta. Insomma la durata della permanenza sul sito è mediamente calata sebbene ci siano molti più articoli di una volta da leggere. Ma si legge più alla svelta. L’informazione la si divora. E si pretende, legittimamente, che essa sia sempre più accurata, approfondita. Il che comporta una maggiore professionalità di chiunque rediga e controlli i prodotti redazionali con aggravi di tempi non indifferenti. Il dito sul cellulare scrolla su e giù, da sinistra a destra e viceversa, ma il lettore – quando può – salta la pubblicità a piè pari.

I grandi giornali on line ormai obbligano l’utente a sorbirsi una decina di secondi (o più) di video prima dell’accesso al contenuto. Capirete bene che non sono tempi facili per gli editori digitali. Quando gli utenti leggevano i siti dal computer a lato degli articoli la pubblicità restava sempre ben visibile, ora la fruizione è molto più frammentata e origina con più frequenza spesso dai social; Facebook, ad esempio, è diventato il più grande hub di informazione del mondo e nessun attore nel mondo dell’editoria digitale vi si può sottrarre.

D’altra parte questo trend non stimola certamente chi vorrebbe promuoversi pubblicitariamente e per questo occorre arrangiarsi in modo diverso. Aggiungo che Ubitennis si è fatto vanto da sempre di aver ritenuto giornalisticamente importante seguire con i suoi inviati anche più di 30 tornei l’anno. Alla fine, poiché in molti tornei siamo stati presenti in tre o quattro, sono stati un’ottantina i collaboratori di Ubitennis presenti nei vari tornei.Anche il lavoro di preparazione degli accrediti, il suo data base, ha un costo.  Crescendo così anche i costi delle trasferte, tutto si riflette in una crescente difficoltà operativa. Chiaro che alla lunga tutto incide a indebolire la presenza degli inviati. Ora però non sto qui a farvi tutto il cahier de doleances, che sarebbe noiosissimo per tutti.

Nonostante i progressi accennati, siamo alla ricerca di soluzioni che ci consentano di andare avanti con meno angosce. I giornali americani di qualità hanno all’80% optato per un sistema paywall. Dopo un certo numero di visite mensili gratuite, chi vuole farne di più, o leggere certi contenuti “premium”, deve pagare qualcosa. Anche un costo minimo, magari. Ma non si può più pensare di reggere una piccola impresa ‘regalando’ tutto il lavoro sempre più complesso che sta dietro a un giornale online. La pubblicità diretta che arriva dai Google Adsense o prodotti similari è rapportata al traffico, ma produce noccioline. Stiamo valutando se prendere la via del “metered” Pay-Wall, un pay-wall moderato. Essa comporterebbe un grosso rischio e una possibile perdita di contatti per tutti coloro i quali, una volta esaurito il bonus di articoli gratuiti, non vorranno sottoporsi alle forche caudine della registrazione e del piccolo pagamento.

Ci rendiamo conto della difficoltà anche psicologica che frenerebbe molti. Sebbene oggi soprattutto le giovani generazioni si siano abituate a comprare molto con l’e-commerce, con Amazon, eBay, Itunes, sappiamo bene che l’Italia sotto questo profilo è lontana anni luce rispetto agli Stati Uniti. Ma dopo dieci anni è arrivato anche il momento di capire se lo zoccolo duro dei lettori di Ubitennis è sufficientemente fidelizzato da affrancarsi da quel blocco psicologico oppure no. Ho parlato di blocco psicologico e organizzativo più che di un freno economico, perché l’esborso economico sarebbe certamente modesto. Quanto esattamente ancora non so, si dovrà valutare attentamente. Al momento abbiamo riscontrato che sono almeno 10.000 i lettori (su punte di 70.000) che aprono Ubitennis più di 15 volte al mese. Quelli dovrebbero essere i nostri lettori più fidelizzati e – speriamo – disponibili a sostenerci affrontando una minima spesa. Non abbiamo un’idea precisa dell’importo: se fosse un euro al mese?

Mi spiace se qualcuno se ne avrà a male, ma il rapporto fra Ubitennis e i lettori deve essere franco, schietto, come lo è sempre stato.

Per il momento il nostro interesse è sondare il terreno, sebbene sarebbe prematuro trarre indicazioni definitive dai vostri commenti. Se intanto i lettori che ci seguono con affetto e ci vogliono bene ci dicessero se hanno intenzione di sostenerci  (o anche no, con le relative motivazioni) forse cominceremmo ad avere una minima indicazione. Purtroppo comunque non decisiva perché non è detto che la risposta arrivi in numeri congrui. A chiunque ci darà una risposta, qui sotto o anche inviando una mail a direttaubitennis@gmail.com (qualora il vostro parere sia più esteso), noi saremo non grati, ma gratissimi. Ribadisco che per ora siamo allo stadio del progetto.

Siamo forse diventati una realtà di un certo rilievo per tutti quelli che non hanno mai voluto guarire da questa bella malattia che chiamiamo tennis. Sono 10 anni di sacrifici per tanti di noi, intrecciati con i successi raccolti e alcuni obiettivi raggiunti, in un costante processo di crescita continua. Ubitennis ha sempre cercato di mantenere la sua identità e di ospitare ogni voce. 

In un altro articolo, che potrebbe assomigliare più a una letterina a Babbo Natale piuttosto che a un riassunto del 2018 e le scuse di rito… se qualche volta siamo stati cattivi!,  ricostruirò un po’ quello che ci ha riservato questo 2018, con Federer e Nadal che hanno continuato a stupire nella prima metà dell’anno, con la quasi incredibile resurrezione di Djokovic nel secondo semestre fino a chiudere l’anno per la quinta volta da n.1, con le ragazze che con Serena fuori gioco per la maternità hanno continuato ad avvicendarsi sul podio degli Slam – otto diverse regine negli ultimi due anni! – con le buone notizie in campo maschile per il tennis italiano – sei vittorie in tornei ATP, 3 di Fognini, 2 di Cecchinato, 1 di Berrettini – con le notizie meno buone giunte dal tennis femminile… ma quest’ultima cosa era abbastanza scontata dopo la “scomparsa” agonistica del quartetto Schiavone, Pennetta, Vinci e Errani… sebbene quella di Sara potrebbe essere augurabilmente solo temporanea.

Ubitennis ha continuato a istruire nuove leve verso il giornalismo e spero che possa continuare a farlo. Un amico molto esperto nel campo delle risorse umane mi ha promesso che mi darà una mano per esaminare le varie proposte di collaborazione (alcune ferme dal luglio scorso…, scusateci), per gestirle assegnando alcuni incarichi rispetto alle competenze segnalate. Ho saputo poco prima dell’estate che il mio vice primario, Carlo Carnevale – che naturalmente ringrazio con tutto il cuore per quanto ha fatto in questi due anni in cui ha dovuto coordinare molte cose fino a scrivere sempre meno (capita anche a me e ne soffro) – ci avrebbe lasciato a fine anno (quantomeno nel suo ruolo), così da rendere necessaria una riformulazione interna dell’organigramma.

Come ho già avuto modo di dire in passato sono consapevole del fatto che starmi vicino richieda anche una buona dose di pazienza.  Ringrazio tutti i lettori che continuano a darci fiducia, aspetto con fiducia vostre indicazioni riguardo al pay-wall, e a tutti i consigli che riterrete opportune mandarci per aiutarci a far sì che Ubitennis sia sempre più il Vostro sito. Auguri affettuosi a tutti,  proprio a tutti…in attesa di ricevere un vostro feedback tra un pandoro (o un panettone, non voglio entrare anche in questa disputa!) e l’altro.

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