L’urlo di Giorgi e Fognini: l’Italia sogna (Gibertini). Il servizio lento che protegge la salute di re Rafa (Clerici). Muguruza fa le 3 di mattina: "E adesso vado a colazione" (Cocchi). Australia, dal fair play agli stracci che volano (Semeraro)

Rassegna stampa

L’urlo di Giorgi e Fognini: l’Italia sogna (Gibertini). Il servizio lento che protegge la salute di re Rafa (Clerici). Muguruza fa le 3 di mattina: “E adesso vado a colazione” (Cocchi). Australia, dal fair play agli stracci che volano (Semeraro)

La rassegna stampa di venerdì 18 gennaio 2019

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L’urlo di Giorgi e Fognini: l’Italia sogna (Vanni Gibertini, La Nazione)

Poker. Dopo l’habitué Seppi e la rivelazione “ammazzagiganti” del brevilineo Fabbiano, anche Fabio Fognini e Camila Giorgi sono approdati al terzo turno dell’Australian Open. Entrambi hanno vinto senza perdere un set, contro la diciassettenne polacca che aveva vinto Wimbledon junior (e anche il torneo giovanile olimpico) Swiatek e con l’argentino Mayer contro il quale finora il bilancio era di 3-2 per Fabio, ma i cinque match si erano giocati tutti sulla terra. I “nostri” (soprattutto Camila che ha dominato in 59 minuti perdendo due game), non hanno mai dato la sensazione di essere a rischio. Un anno fa Fognini e Seppi giunsero insieme agli ottavi, prima volta in questo torneo. Persero entrambi, ma se stavolta ci approdassero in tre, sarebbe la prima volta in assoluto nella storia degli Slam dell’era Open (cioè dal ’68 in poi). Le cose sembrano essersi rovesciate. Prima l’onor patrio era salvato dalle donne, dalle quattro moschettiere Schiavone, Pennetta, Vinci ed Errani (quest’ultima, scontata la squalifica del “tortellino” tornerà in gara nel mese prossimo), ora ci difendono meglio gli uomini, anche se Fognini viaggia verso i 32 anni, Seppi verso i 35 e Fabbiano a maggio avrà 30 anni. Sono Cecchinato, 25 anni, e Berrettini, 22 ad aprile, ad avere ancora diversi anni davanti a loro e probabili progressi. Per qualche misteriosa ragione i tennisti italiani sono sempre maturati piuttosto tardi. Le stesse Schiavone, Pennetta e Vinci hanno colto i migliori exploit dopo i 30 anni. In campo femminile, meno male che abbiamo Camila Giorgi, capace di battere 9 top-ten in carriera ma ancora incapace di mostrarsi continua, tant’è che oggi vanta la sua miglior classifica,, n. 27 Wta, ma per salire ancora dovrebbe qui passare un altro turno e battere un’altra top-ten, l’ex n. 1 del mondo e testa di serie n. 7 Karolina Pliskova, che proprio sul cemento esprime il suo miglior tennis. Infatti la sola vittoria di Camila in cinque duelli precedenti è stata ottenuta sulla terra battuta, a Praga. Anche la Pliskova, che ha mezzi tecnici notevoli, è piuttosto discontinua. Quindi si può sperare. Ieri ha vinto agevolmente Djokovic su Tsonga, faticosamente al quinto set Zverev su Chardy e Nishikori su Karlovic, nonché Raonic in 4 set tutti al tiebreak su Wawrinka. Si è fatto male e ritirato Thiem n.7.


Il servizio lento che protegge la salute di re Rafa (Gianni Clerici, La Repubblica)

Nadal non vince in Australia dal 2009. Al suo esordio di quest’anno, seguito a vari accidenti muscolari che lo hanno costretto a rifarsi un ginocchio, a ripulirsi una caviglia, e a occuparsi clinicamente degli addominali per quattro mesi, gli spettatori che conoscono di più il tennis, hanno notato in lui qualcosa di nuovo. Rafa stava infatti servendo in modo simile al passato, ma con un atteggiamento lievemente dissimile. Era al suo esordio nel torneo contro un invitato australiano, James Duckworth, e quindi si poteva permettere una partita simile a un allenamento. Gli statistici avevano rilevato nella sua battuta 122 aces in 49 match del 2018, quindi il 66% di prime. Con la sua battuta di lunedì avrebbe migliorato sino al 67, inclusi 6 aces. Ma, al di là delle statistiche, si è notata nel maiorchino una partenza più lenta del braccio, prima della seconda fase, quella che giunge dopo l’incontro palla racchetta. Nadal ha detto in conferenza stampa che la dolcezza iniziale evita una eventuale ferita al braccio, e insieme al dorso. «La tecnica di un tennista si evolve tutta la carriera soprattutto per proteggersi» ha osservato. Dello stesso parere non potevano non essere i suoi due allenatori, Carlos Moya e Francisco Roig, subentrati a quel fenomeno dello zio Toni, che trasse fuori un tennista mancino da un bambino che teneva la penna con la destra. […]


Fognini e Giorgi, grinta e sicurezza al terzo turno (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Convince Fabio Fognini che vince il match del secondo turno contro Leo Mayer, un avversario che conosceva molto bene e che avrebbe potuto creargli qualche grattacapo in più: «Ho giocato molto bene — ha commentato dopo la partita — ho servito anche bene. Peccato per quella piccola distrazione nel terzo set, quando ero avanti di un break e ho rischiato di complicare il match. Quel set avrei potuto anche perderlo, invece al tie break ho chiuso la partita senza troppi rischi». Segnali positivi dunque in vista del prossimo appuntamento al terzo turno contro Carreno Busta: «Non guardo il tabellone — spiega — preferisco andare avanti giorno per giorno». Vola al terzo turno in meno di un’ora Camila Giorgi che ha piegato il due set la 17enne polacca Iga Swiatek, numero 177 del ranking mondiale e campionessa di Wimbledon Junior, promossa dalle qualificazioni e alla sua prima esperienza in questo Slam. La ragazza dal servizio potente ieri ha messo a segno 6 ace contro la numero uno azzurra, ma non sono bastati per impensierire Camila, che mette in campo un’altra prestazione convincente dopo quella di apertura contro la slovena Jakupovic. «È solo inizio stagione, ma probabilmente sto giocando il mio miglior tennis — ha commentato Camila dopo la vittoria — sono molto solida soprattutto sul servizio. È il risultato del lavoro fatto in allenamento e in preparazione, ci ho lavorato molto e continuo a farlo». Per la 27enne questa è la 7a partecipazione agli Australian Open, dove aveva raggiunto il terzo turno anche nel 2015, quando fu poi eliminata in tre set da Venus Williams. Questa volta, nella corsa alla seconda settimana del torneo, si trova contro un’avversaria ben più pericolosa delle due affrontate finora: contro la ex numero 1 Karolina Pliskova ci vorrà la Camila precisa e convincente vista in questi primi due turni a Melbourne.


Muguruza fa le 3 di mattina: “E adesso vado a colazione” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Straordinari notturni, o meglio mattutini, a Melbourne dove Garbine Muguruza e Johanna Konta hanno terminato alle 3.12 del mattino il loro match iniziato a mezzanotte e mezza. Ha prevalso la spagnola di origine venezuelana che ha piegato la britannica in tre set di fronte a qualche centinaio di spettatori nottambuli sulla Margaret Court Arena, uno stadio che ne contiene circa settemila. «Davvero, non posso credere che ci fosse gente disposta a seguirci fino a notte fonda» ha detto la vincitrice di Wimbledon 2017. Il protrarsi dei match della sessione diurna oltre l’orario previsto ha fatto sì che le due rivali scendessero in campo superata la mezzanotte. Lo stop per la pioggia ha fatto il resto. Il match che fino a ieri era iniziato più tardi nella storia del torneo era stato quello tra Mertens e Gavrilova un anno fa, quando si era partiti alle 23.59. Ma c’è un precedente di match terminato all’alba: le 4.34 dell’incontro tra Hewitt e Baghdatis nel 2008. La Muguruza, intervistata su cosa a avrebbe fatto dopo il match ha risposto col sorriso: «Beh, credo che andrò a fare colazione…». Si frega le mani Timea Bacsinszky, la svizzera che dovrà incontrare una Muguruza sicuramente meno fresca del previsto: «Cercherò di recuperare nel miglior modo possibile perché a parte l’orario — ha spiegato Garbine — è stato un match piuttosto stancante». […]


Australia, dal fair play agli stracci che volano (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

L’Australia del tennis è stata per decenni la patria del fair play, educata dal sergente di ferro Harry Hopman che ha tirato su tre generazioni di fenomeni gentili, oltre che vincenti, da Emerson a Laver, da Hoad a Newcombe. Altri tempi, decisamente passati, perchè oggi, la terra magica del tennis, è un reality greve e maleducato. Non in campo, dove la etnicamente molto composita nouvelle vague locale dei tre Alex – De Minaur (cresciuto ad Alicante da genitori latini), Popyrin (nato a Sydney ma di origini russe) e l’ossigenatissimo Bolt – si sta facendo valere. Ma fuori, dove infuria una polemica cattiva, velenosa, che ha al centro Lleyton Hewitt e Bernard Tomic. Bernie, il bad boy del tennis mondiale, tre giorni fa aveva sputato veleno contro l’ex numero 1 e capitano di Coppa Davis, accusandolo di pensare solo a se stesso e di gestire in maniera poco trasparente – tradotto: intascandosi dei soldi – le convocazioni e le wild card nei tornei australiani. «Si è ritirato, ma continua a giocare (in effetti anche agli Open ha appena perso in doppio; ndr), una volta odiava la federazione e ora ne paria solo bene, in più non fa giocare Kyrgios e Kokkinakis (e neppure lui, ovviamente; ndr). Come mai tutto questo? Ah, certo, lo stipendio, e i suoi interessi personali… Onestamente è tempo che se ne vada, perché nessuno più lo sopporta». Kyrgios, che è già uscito dal tabellone, si è tenuto lontano dalla polemica, Kolkkinakis ha reagito stizzito a chi gli chiedeva un commento, ma da un anno ormai non parla con il capitano. Hewitt, l’ex antipaticissimo trasformatosi con l’età in venerato maestro, ha risposto ad alzo zero. «Sono le cose che ti aspetti da Bernie: perde al primo turno di uno Slam e ne tira fuori una nuova. Mi dà fastidio, perché in campo i nostri ragazzi stanno vincendo e lui gli ruba spazio nelle notizie. La verità è che stiamo cercando di mantenere uno standard culturale per chi è chiamato a rappresentare l’Australia in Coppa Davis. E Bernie non ci si è neanche avvicinato». De Minaur ha un 109 tatuato sul petto, perché è stato il 109° australiano a giocare in Coppa, Kyrgios con la Davis ha un rapporto conflittuale ma sta lavorando con gli psicologi. Tomic, più famoso per i match buttati apposta e le frasi insopportabilmente arroganti («Che mi importa se perdo, con il tennis farò molti più soldi di voi e a trent’anni mi godrò la vita»), è un capitolo a parte. «Per un anno e mezzo ha minacciato me e la mia famiglia, cercando di ricattarmi, ora per fortuna non ha più il numero del mio cellulare – racconta Hewitt – La cosa che mi dispiace di più è che ho speso tanto tempo con lui, ho cercato di dargli ogni opportunità. Ma ora basta, non gli parlo più. Non so perché si comporta così, forse c’è qualcuno che lo sobilla…». Ovvero Ivica Tomic, detto John, iracondo padre-padrone-coach nato in Croazia, famoso per gli insulti rivolti ad arbitri, giornalisti e per il pugno con cui ha spaccato la faccia ad un ex sparring partner del figlio. Povera Australia.


La leggerezza di Giomila (Daniele Azzolini, Tuttosport)

«Il miglior tennis della mia vita…». In quanti possono dire una frase del genere? Sono espressioni che lo sport tende a tenere secretate, per motivi sin troppo comprensibili E molteplici. Su tutti trionfa la scaramanzia, che molti dei tennisti praticano nei modi più variopinti, accomunati però da da gesti che si vorrebbero segreti in realtà talmente ripetitivi da diventare parte del corredo tennistico di ognuno. Ivan Lendl non cambiava mai i polsini tergisudore, Borg lasciava che la barba crescesse incolta durante i tornei del Grand Slam, Panatta si affidava ad alcuni chiodi di ferro trovati chissà dove. […] A dire di non aver mai giocato così bene è la nostra Camila Giorgi, che per sua fortuna se ne infischia dei dettami della Legge di Murphy, forse perché è fra le poche iscritte al movimento di idee organizzato dalle sorelle Williams, quello secondo cui a tennis si è forti se si evita di farne l’unico scopo della propria vita. Camila, lo sapete, ha una sua griffe di abbigliamento sportivo con la mamma, e da quest’anno per la prima volta non si limita a indossare gli abitini che le vengono cuciti addossa ma funge da testimonial della sua fresca attività, sotto il marchio di Giomila. Cosi, appare più spensierata di altre quando parla di sé, delle sue intenzioni, dei suoi sogni, certo assai più di quando parla di tennis o descrive le sue avversarie. La prossima, battuta ieri la polacca diciassettenne Swiatek, è l’ex numero uno Karolina Pliskova, che nella descrizione rilasciata da Camila è «una tennista», «sì, brava», «una che tira colpi». E tanto basta. Ma lei si sente al meglio, «perché ho lavorato tanto sul servizio, e comincio a ricavare punti anche da quello», ed è pronta a fare il suo gioco, per provare a entrare fra le prime 25 del mondo. […]

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