Cecchinato: "Selfie e autografi. Sono famoso ma... resto sulla terra" (Cocchi). Monza all'inglese: torneo sull'erba nel 2020? (Sonzogni). "Torino, manca soltanto un passo ma fra tre giorni sarà tutto inutile" (Guerrini)

Rassegna stampa

Cecchinato: “Selfie e autografi. Sono famoso ma… resto sulla terra” (Cocchi). Monza all’inglese: torneo sull’erba nel 2020? (Sonzogni). “Torino, manca soltanto un passo ma fra tre giorni sarà tutto inutile” (Guerrini)

La rassegna stampa di mercoledì 27 febbraio 2019

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Cecchinato: “Selfie e autografi. Sono famoso ma… resto sulla terra” (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Il sorpasso, ufficialmente, è avvenuto lunedì scorso, quando l’aggiornamento del ranking mondiale ha visto Marco Cecchinato al numero 16 davanti a Fabio Fognini […] Marco, come va lassù al numero 16? «Benissimo! È un’emozione unica, quello per cui ho sempre lavorato, faticato, lottato. Praticamente mi sento diverso. Appena sono uscite le classifiche le ho guardate bene per essere certo che fosse tutto vero». Quanto vale questo primato? È anche il suo best ranking. «Vale moltissimo, perché è arrivato in una fase storica in cui ci sono stati tanti italiani molto forti. Essere primo tra gli azzurri nell’epoca dei Fognini, Seppi, Lorenzi, Bolelli è davvero speciale». Con Fabio è un testa a testa serratissimo, vi divide appena un punto. Com’è la vostra rivalità? «Una rivalità corretta e positiva. Fabio non si discute, i suoi risultati e la sua storia parlano per lui. Resta sempre un punto di riferimento e un esempio. Ha giocato partite incredibili, in Davis ha fatto sognare l’Italia». Fino al Roland Garros del 2018 lei era conosciuto principalmente dagli appassionati di tennis, ora è il primo italiano in classifica. Come ha vissuto la «transizione»? «È stata abbastanza improvvisa, ma ammetto che la fama mi piace. Mi piace essere riconosciuto, mi piacciono i selfie con i tifosi, firmare autografi. Certo, non sempre si ha voglia di essere sorridenti e affabili, capita a tutti di avere la luna storta, ma mi rendo conto di essere fortunato e cerco sempre di rendermi disponibile. Soprattutto con i bambini, in loro mi rivedo da piccolo e quando sono andato a Palermo li ho fatti giocare, abbiamo passato una giornata in campo con tanti ragazzi». Resta l’ultimo ad aver battuto Novak Djokovic in un torneo dello Slam. «E infatti faccio il tifo per lui sempre. Spero che vinca tanti altri Slam… così continuerò a restare nelle statistiche come l’ultimo ad averlo sconfitto». Le aspettative su di lei crescono, si sente sotto pressione? «La pressione è il bello di qualunque sport. Almeno io la vedo in questo modo. Se devi confermarti è perché hai fatto bene. Ho iniziato positivamente la stagione, mi sono portato avanti con 350 punti pesanti, sono consapevole che al Roland Garros potrebbe arrivare una bella botta, ma diciamo che mi sto preparando all’impatto» […] Tra poco l’attendono Indian Wells e Miami, non proprio il suo pane. «Certo, il cemento non è la mia amata terra, ma avendo pochi punti da difendere spero di cavarmela senza troppi problemi, poi potrò godermi Montecarlo e poi Roma, che è sempre speciale, con un pubblico stupendo. Non vedo l’ora di giocare sul Pietrangeli, ti dà una marcia in più. Sul rosso potrò puntare al prossimo obiettivo, il numero 15». Cita spesso la sua compagna Gaia, detta Peki. Quanto è importante nella sua carriera avere accanto una persona che sa gestirla in momenti «complicati». «Ci vuole coraggio per gestirmi perché io non ho un carattere facile… Si sa che prendo fuoco facilmente. Lei è più grande ed è riuscita a farmi maturare sotto molti aspetti. Ci scontriamo, ma ne usciamo sempre più forti […]

Monza all’inglese: torneo sull’erba nel 2020? (Cristian Sonzogni, Gazzetta dello Sport)

L’esperienza Next Gen ci insegna che il mondo del tennis viaggia sempre più spedito. Ma il tennis italiano non è da meno, e va talmente veloce da voler trovare casa in un autodromo. Quindici anni dopo l’ultima edizione del torneo Atp di Milano, una prova del circuito maggiore potrebbe tornare in Lombardia nell’ultima settimana di giugno del 2020. E non sarebbe una prova qualsiasi. Per tre motivi: la superficie, erba vera; la data, a ridosso di Wimbledon; e soprattutto la location, cioè non un tennis club bensì l’autodromo di Monza, uno dei luoghi sacri della Formula 1. Il condizionale serve perché parliamo di una candidatura presentata all’Atp, che ha aperto una data per un «250» nel calendario del prossimo anno. Ma è una candidatura forte, per diversi motivi. Su tutti, la novità di un torneo in un autodromo, una prima mondiale che desterebbe curiosità e beneficerebbe di tutte le strutture (tribune, parcheggi) già pronte per il Gran Premio d’Italia. Un primo obiettivo dovrebbe essere restare a Monza almeno fino al 2022 (quando si festeggerà il centenario dell’autodromo), il minimo per ammortizzare l’investimento. Il nome che sta dietro al progetto, e che dirigerebbe la manifestazione, è l’ex arbitro internazionale Giorgio Tarantola, brianzolo, già al comando di diversi Challenger, tra cui quello di Lugano, premiato, sotto la sua direzione, come migliore al mondo nella categoria. L’organizzazione sarebbe affidata invece alla Mito Group di Roma. Entro pochi giorni la presentazione agli sponsor, poi la palla passerà di nuovo all’Atp, che dovrà scegliere nei prossimi mesi tra una manciata di candidature […]

“Torino, manca soltanto un passo ma fra tre giorni sarà tutto inutile” (Piero Guerrini, Tuttosport)

Il conto alla rovescia è cominciato e lo rammenta Diego Nepi Molineris, direttore marketing e sviluppo del Coni, nonché direttore operativo degli Internazionail d’Italia di tennis, tornato a Roma dopo viaggio lampo a Torino che ancora per tre giorni spera in un miracolo che consenta di sperare di ospitare per 5 anni dal 2021 le Atp Finals. «La proroga concessa dall’Atp Tour scade venerdì. La commissione si ritroverà il 5 marzo a Indian Wells e dopo una serie di riunioni, il 14 annuncerà la città designata tra Londra, Singapore, Tokyo, Manchester e Torino». Se Torino ci sarà. Eppure Nepi ha ricavato solo sensazioni positive in città: «In Camera di Commercio ho rilevato che il sistema delle imprese, delle aziende è estremamente compatto, riunito intorno alla visione della sindaca Appendino. Si sono trovate energie economiche locali per un percorso quinquennale, che rilascerebbe tantissimo sul territorio». Già, la disponibilità a versare 2 milioni all’anno e trovare altre risorse: «Ho visto grande attenzione da parte di aziende quali Lavazza e Kappa, ma continua a mancare un passo». L’appoggio politico del Governo che si dovrebbe manifestare in garanzie economiche per 18 milioni l’anno. E il tempo stringe. «Torino è una città meravigliosa, che ha soltanto bisogno di essere attivata. Nelle visite di Atp è parsa come una donna bellissima. E c’era grande sintonia sul progetto. Il sogno si stava trasformando in una concreta attenzione, progetto credibile. Il Pala Alpitour è struttura ideale, c’è una casa per allenamenti a un passo (il Circolo della stampa Sporting ndr), ricezione alberghiera, aeroporti di Caselle e Malpensa, la presenza della Juventus, la cultura sportiva della città. La nostra stima prudenziale è di 240.000 spettatori, solo il 50% italiani. Ci sarebbe poi la ricaduta indiretta in termini di reputazione globale. In ogni torneo, tutto l’anno nel mondo si parla di Race to London, sarebbe lo stesso per la Race to Torino […] In effetti lo ribadisce il presidente del Coni Giovanni Malagò a margine della Giunta Coni: «Il problema mi sembra di carattere esclusivamente politico. Noi avevamo solo un ruolo tecnico assolto a detta di tutti, a partire dalla sindaca Appendino, in modo esemplare. Siamo sempre a supporto dei progetti sportivi, poi ci sono delle questioni di pertinenza politica sulle quali non posso aggiungere niente. Nel momento in cui il governo ha preso la decisione politica di non sostenere finanziariamente la candidatura olimpica dell’Italia ai Giochi 2026, poi portata avanti interamente dalle regioni Lombardia e Veneto, è evidente che non passerà mai più niente. Il problema è politico». Ore di passione, con poche o nessuna speranza. Salvo un miracolo.

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