La speranza di Murray: "Non avverto dolore, vorrei tornare a giocare"

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La speranza di Murray: “Non avverto dolore, vorrei tornare a giocare”

Lo scozzese ha finalmente rilasciato dichiarazioni positive sul suo stato di salute. “La riabilitazione è lenta ma sta procedendo bene”

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Andy Murray - Australian Open 2019 (foto @Sport Vision, Chryslène Caillaud)
 

A poco più di un mese dall’intervento per l’installazione di una protesi metallica all’anca destra, Andy Murray dà segnali di speranza a chi crede di poterlo rivedere in campo. Al Queen’s Club di Londra, dove ha presentato la sua partnership con il marchio d’abbigliamento Castore, il tre volte campione Slam si è mostrato ottimista sul suo futuro agonistico. “Non avverto dolore in questo momento, la riabilitazione è lenta ma sta procedendo bene. Bisogna aspettare per valutare i progressi, ma se fosse possibile vorrei tornare a giocare“.

Lo scozzese ha provato così a delineare il suo orizzonte, visto che la volontà di finire sotto i ferri poteva essere anche interpretata – a prescindere dal tennis – come uno step per il recupero di una buona qualità della vita. Murray, nell’emozionante conferenza stampa di Melbourne, aveva infatti ammesso dolorose difficoltà anche nei piccoli gesti quotidiani. Tutto sembrava propendere per l’annuncio di un ritiro, compreso il tributo che il pubblico di Melbourne Park gli ha riservato al termine dell’epica sconfitta al primo turno contro Bautista-Agut.

Ma la voglia di provare a non dire basta, quantomeno immaginando un ultimo giro nel suo giardino preferito di Church Road nel 2020, era emersa già al momento di lasciare l’Australia. Al “non lo vedo pronto a lasciare” di mamma Judy ha fatto seguito la chiacchierata con Bob Bryan, che ha indirizzato lo scozzese dal chirurgo che lo aveva sottoposto allo stesso tipo di intervento prospettandogli tempi di recupero – alla fine rispettati – di circa otto mesi. Lo stesso doppista statunitense ha onestamente evidenziato le differenze tra il suo ritorno in pista nel doppio e la strada più complicata per un singolarista. In sostanza, tutto resta molto complicato. Ma il tentativo di Andy Murray rimane da seguire con la giusta considerazione. La caparbietà non gli ha mai fatto difetto.

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